Tra sole e memoria
di neve - nel nostro incanto
dorato, in un prato di steli,
e foglie deposte sul muschio
di inviti al torpore
e al silenzio - siedi
con me
immobile
sottobosco
del sogno.
Alice Rossi
Tra sole e memoria
di neve - nel nostro incanto
dorato, in un prato di steli,
e foglie deposte sul muschio
di inviti al torpore
e al silenzio - siedi
con me
immobile
sottobosco
del sogno.
Alice Rossi
Buongiorno !
frida
io sono orizzontale
ma preferirei essere verticale
un albero con radici
nel suolo
cercarmi in quest'altra
linea del tempo
dove la vita si confessa il
sabato pomeriggio
e salta dall'altalena mentre
ancora oscilla
le vene sui palmi
nuovi segni sui dorsi
linee di una metro
con cui andare sotto sotto
poter fare ancora tutto.
***
ho sognato che tu mi sognavi?
avevo un vestito bianco
e tu mi abbracciavi
- quest' idea che la vita non è vita
se tu non la vedi, se non te la dico
come se tu fossi un codice
il linguaggio, e senza io fossi muta.
***
c'è stato pure amore - dici -
in fondo in fondo molto in
fondo dove io non ero io e si
allungavano gli arti
nel sonno mi trasfiguravi e
la trasfigurata lei la amavi
" elena cerca di stare tranquilla
elena cerca di dormire serena "
e a guardarla bene questa lei mi
somiglia
- quello lo spazio concesso
troppo largo il tempo
prima del giorno metteva la muffa.
***
la mancanza è una bocca spalancata
dice anna e dico io
con quale io
nel canto che nomina
imparo la misura dell'io
che accoglie
il tu che non risponde.
***
la morte è un problema
dei vivi
tu che arrivi in sogno e mi dici
col cazzo.
Elena Zuccaccia da Sotto i denti
Prima dell'uso...
ISTRUZIONI PER L'USO
Gioisci almeno due volte.
Non ha effetti collaterali.
Non disturba chi ti sta intorno.
La contagiosità non è fatale.
Uccide più lentamente del fumo.
Fai attenzione agli spazi tra le righe.
Ingrandisci, guarda cosa c'è tra le lettere.
Dapprima tocca solo leggermente.
Scuoti prima dell'utilizzo.
Ciò che eccede, cadrà.
Ciò che eccede, non lo farà più.
Vorrei regalarti un ramoscello.
Una rosa vorrei regalarti.
Alcune punture non sono piacevoli.
Sono però belle.
Alcune ripetizioni non lo sono.
Prima dell'uso leggi con attenzione.
Come segue.
Primoz Cucnik ( Trad . di Michele Obit )
Se puoi richiamami su questa poesia...
Tu piangi: ma sembri credere alla parola
e quello che hai visto si potrà raccontare
come una rappresaglia della musica sulle immagini
le braccia dell'esistenza ci hanno preso
in ostaggio : sapere ora
che rimane un solo modo per non morire,
vivere davvero : urgeva confessare che cosa eravamo.
***
Avevamo bisogno di una famiglia immaginaria
per cercare la tregua
o sostenere la pazzia come una morula comune.
Ti rivolgevi di nuovo alla vita :
bisognava gridare, giurare l'eternità.
***
Ho provato a portarti lontano
ma il mostro ci seguiva ovunque
come a spaziare l'alberata in una grillaia :
sentiva l'odore del sole, tu piangevi
dietro a ogni angolo. Una lubricità
non bastava a nascondere la sfogliatura,
a scivolare altrove : avevamo paura
delle grandezze
come l'acqua dentro una fontana.
***
Ieri sera ho consumato un prodotto culturale
con lei : anche la poesia è una
merce replicabile. Eppure io
sono uguale a te, ma sono
Antonio. Anche questa poesia
si farà chiamare Antonio : Antonio
se puoi richiamami su questa poesia.
Antonio Merola da Allora ho acceso la luce
I NOSTRI NOMI.
coltivo l'erba della nostra aiuola
come custodisco la parola che mi vive
dentro la casa che porta il nostro nome
e tutti i pensieri i desideri i dolori
la felicità che insieme abbiamo imbastito
tessuto rovesciato nel freddo degli inverni
al lume fioco di una candela e nel tripudio
delle estati quando pronunciavamo i nostri nomi
in impasti sempre nuovi
rincorrendo le increspature turchesi
del Tirreno sulle rive delle isole arruffate
dal vento rapiti da un vento circolare
lento senza orgoglio che incideva gli istanti
dentro te dentro me rischiarando il noi
nell'incerto provvisorio volo dell'esistere.
***
FUOCHI D' AGOSTO
se sul mio cuore piovono le stelle
non toglierne ti prego la polvere d'oro :
sulla pelle orchestra un dolce contrappunto.
rimani in questa notte che splende di fuochi
e di comete fin sulle rade pietre ai bordi dell'argine
e dentro la mia bella solitudine distende pene lontane
ma non dirmi un altro se mentre accarezzano il turchino
con le chiome le robinie, non caricarmi d'incertezza
quando i fiori tremano di piacere e di viola s'ammantano
nell'ascesa della notte mentre un grillo intona una melodia
perduta, e intenso esala stordisce, vestendo indiscreto
non visto la siepe di lauro, il profumo dei tigli sulla strada.
***
MEMORIA DI PARADISO
alza le ali all'angelo quando
nel crudo del dolore si fa cieco il sentiero
arranca il passo, vacilla, si perde
fa' che la compassione smuova la nostra
miseria il magone che affanna e strazia il respiro
strozza la voce mentre noi - maldestri - a tentoni
vaghiamo - separati insieme - abbaiando il dolore
frugando in cerca trasalendo tra sogni e sangue
strappa dal corpo il pensiero finché si apra
a preghiera in quello spazio liminale di verità
memoria di Paradiso.
***
E' IN QUESTO NOSTRO ANDARE
è in questo nostro andare
che alle spalle lascia rimpianti
sillabe umane frante misura spaiate
è in questo nostro andare quando
la lontananza pare irrimedibile e cede
il respiro all'ombra di presagi viola
è in questo nostro andare
il tempo di tessere tele incantando
l'invidia le vacue astrazioni i cammini
rigonfi di glorie improvvise e vacanze
il tempo di divorare l'orizzonte patteggiare
con l'impossibile puntando con passo quieto
al brivido del lento desiderare
per farne prossima ogni lontananza levando
sipari inganni frastuoni.
***
LIEVE IL TOCCO
lieve il tocco della porta
la chiave nella toppa
ti dico arrivo dalla stanza
in fondo dove silente scrivo
per contrastare chi assassina
i sogni, per dare un ordine
alle cose, come ai calzini
nel cassetto, al quotidiano
mezzo letto aperto sopra i libri
nella quiete bianca del salotto
ma tu non senti - forse non volevo -
e ancora col cappotto appoggi
i pacchi della spesa e io ti sono grata
per questo tuo lasciarmi assorta
a dipanare il senso delle cose
dentro a una riga che s'accende
dietro a un ritmo zoppicante
a una parola spudorata
capace di svuotare il nostro io
di fare posto al noi
sì, lo scarto del ruolo
nella pietà di una preghiera.
Nadia Scappini da Preghiere imperfette
SENSIBILITA' PASSIVA
Il tuo grado, il mio,
di traducianesimo,
organico disorganico
o ragione pratica.
Pathicus, lascivo :
se il sensibile è tale
perché sottrarti, hai
la dinamica per farlo?
Abolita ogni riduzione
al sensibile: se si cerca
più in là. Spegni la
sete di psicanalista. Grida
il tuo grado, il mio,
di traducianesimo :
non avere paura.
***
ARMONIA
Ordine del mondo quale fu
dei pitagorici,
comunicazione fra monadi.
Dati A e B se il successivo
di A è identico al successivo di B
i due termini sono uguali.
Armonia numero coesione
orologi perfetti
di numeri dispari, incapaci
a capire
distinzione non distinta.
Oggetto e causa non
si confondono nell'unità
del fondamento, fondo
non lotta, di raggiunta armonia.
***
COLLOQUIO
Le ore a colloquio con te stesso :
pensiero e atto, non
perderle
abbiamo logorato la parete oltre
la quale possiamo
ritrovare
noi stessi, più veri, meno realizzati.
***
TERZO MODO
Il terzo modo per distinguere A consiste
nel rapporto tra A e se stessi. A
si identifica, non si ha
alternativa, da
qui il monoteismo.
***
LA FORMA
La forma non ha imperfezioni
non è partecipazione né parte :
si compie. La forma che guardi
ci conosce, si contrappone
alla disgregazione : già scontata
prima della fine.
Annalisa Cima da Terzo modo
POESIA
Non sta il nostro amore nei nostri rispettivi
e casti genitali, il nostro amore
nemmeno nella nostra bocca né nelle mani :
tutto il nostro amore è custodito in un presentimento
sotto il sangue puro degli occhi.
Il mio amore, il tuo amore aspettano che la morte
si rubi le ossa, il dente e l' unghia,
aspettano che solo nella valle
i tuoi occhi e i miei restino insieme,
guardandosi ormai fuori dalle orbite,
anzi come due stelle, come una.
Carlos German Belli ( Trad. di E. Coco )
E sei con me... vicino a me...
Come a ridosso del cuore,
come picchio, martello,
o solido soffio di vento.
Così - più o meno - ti ho ritratto,
in modo abbastanza impreciso,
tanto da assomigliarti.
Come uno scavo, un tuorlo,
come un arcaico lamento,
come l'ultima luce
dove hai soffiato l'anima fuori,
che ha riempito di semi
ogni tempo...
dove, per il tempo che basta,
sotto ogni pietra hai nascosto
il tuo nome.
Come un piccolo osso, un suono,
come scheggia, frazione,
come la polpa intorno al nocciolo.
Una solitudine immensa ti partorisce
ovunque tu la contempli,
il più bel fiore.
***
Hai incontrato quattro volte il tuo tempo:
era una campana,
una strada e un villaggio
e la polvere dietro i risvolti,
erano le anime dei morti
e quelle dei sopravvissuti
che in te cercano conforto.
Questa notte - voglio dirti - abbiamo
raddrizzato un po' il mondo...
Non molto, quanto basta.
Il baricentro è fiorito
ai poli di una qualche lontana rinascita.
Ma racchiusi noi in atomi di perfetta armonia,
come non sentirlo il miracolo risalire
le correnti terrene del ricordo?
Come non guardarti e rivedere
ciò ch'era ammassato alla rinfusa
nei palmi della mia vita?
Un dolore così maturo, pronto a sbocciare.
Il giovane ricordo riempie tutti gli spazi,
si accovaccia spezzato,
trema nella fessura di luce.
Questa notte un po' l'abbiamo raddrizzato, il mondo
con le sue smanie,
i suoi vicoli e le sue frequentazioni.
Abbiamo cominciato a riconoscerci
con la porta aperta
e un pallido amore tremante dentro le cellule,
uno spazio tra il cuore e il costato
che non lascia scampo alla vita.
( Quando la gioia ti sarà dolorosa,
riparti sempre dal tuo silenzioso " maràsi " *.)
***
Imparo a semplificarmi
come l'ultima stella, nell'alba
quando spegne la sua
dentro un'altra luce.
La smagliatura di silenzio
nell' attimo,
e ciò che non c'è più
appare.
Chiara Catapano Inediti
* " Maràsi " si può tradurre con " dolore ", duraturo, che non passa, per qualcuno che ci manca. O che non siamo riusciti a raggiungere o ad avere. E' un prestito diretto dal turco " maraz", " malattia ", a sua volta dall' arabo " marad " con lo stesso significato.
Tracanno da ogni vena di luna...
COSA RESTA DEL SOGNO?
Io non lo so che cosa resta del sogno. Io sono inutile come la pace. Sono il ras delle ombre, luce cariata dell'avvenire. Conservo questa macellazione del bianco e tracanno, da ogni vena di luna, quel vino fatto aceto che chiamavo incanto.
Giovanni Ibello da Dialoghi con Amin
Margerita Guidacci
Non a te appartengo, sebbene nel cavo
della tua mano ora riposi, viandante,
né alla sabbia da cui mi raccogliesti
e dove giacqui lungamente, prima
che al tuo sguardo si offrisse la mia forma mirabile.
Io compagna d'agili pesci e d'alghe
ebbi vita dal grembo delle libere onde.
E non odio né oblio ma l'amara tempesta me ne divise.
Perciò si duole in me l'antica patria e rimormora
assiduamente e ne sospira la mia anima marina,
mentre tu reggi il mio segreto nella tua palma
e tu stupito vi pieghi il tuo orecchio straniero.
***
Amore
è questo senso d'ali: averle, aprirle,
fendere con il petto un elemento ignoto
finora - e a un tratto divenuto la patria.
Come sono lontani il guscio e il bozzolo
a cui credemmo appartenere, il buio
dove crescemmo e dove non faremo
mai più ritorno!
Lieta o dolorosa
che sia la nostra ultima sorte, ormai
siamo per sempre segnati dal cielo.
***
Le mie mani non sono ancora vuote
ch'io possa alzarle a Te.
Io che fallii nella stretta, fallisco
ora nella rinunzia. E' così poco
quel che trattengo, scherno alla mia fame,
e tuttavia è un ingombro smisurato
che mi sbarra il cammino verso Te.
Perché per queste briciole furiosamente amate
non sono pronta al tuo dono
di nudità, di bellezza severa,
al silenzio più trasparente delle lacrime.
***
A OBSCURAS Y SEGURA
Un'impazienza d'ali, dentro di me, improvvisa.
E' l' impulso del volo, se non ancora
la direzione del volo. Qualcosa
mi ha chiamata, qualcosa in me risponde.
Io che rispondo sono sconosciuta
a me stessa come la voce che mi chiama.
Certezza senza mappe è l'invisibile,
le sue vie hanno nel cuore il loro azimut.
Come rondine al suo primo viaggio,
io non so quale mare dovrò traversare,
ma mi preparo oscuramente a traversarlo.
***
ANNIVERSARIO CON AGAVI
Questo giorno, che fu d'amore e lacerazione,
tanti anni fa, ci vede ora camminare
insieme su sabbie e rocce, la tua mano
aiutandomi nei passi difficili
e il tuo sguardo orientando il mio, verso l'alta
barriera di agavi e di canne,
limite di nord- est al litorale.
" Ecco - mi dici - sono queste", e indichi
le cinque agavi ormai pronte,
dopo la quasi centenaria attesa,
all'incredibile fioritura. Racchiuso
nel suo grosso uovo bruno, ogni fiore - fenice
si prepara ad erompere in un volo
estatico : la breve festa nuziale
al sole e al vento, celebrata da sciami
d' api d'oro - poi, subito, la morte.
Osserviamo le agavi protendersi
al loro compimento, nello slancio
degli steli, indomabile, e la resa
delle foglie già esauste, che immolarono
ogni linfa all'unico fiore e si ripiegano
come vele ammainate. Qualcosa in noi
profondamente, quasi perdutamente,
risponde a quello slancio, a quella resa.
Io sento un nodo alla gola e rimango
in silenzio. Tu dici piano : " Anche le piante
hanno il loro destino ".
***
Alcuni desideri si adempiranno.
Altri saranno respinti. Ma io
sarò passata splendendo
per un attimo. Anche se nessuno
mi avesse guardata
risulterebbe ugualmente giustificato -
per quel lucente attimo - il mio esistere.
Margherita Guidacci da Le poesie ( a cura di M. Del Serra )
La trasparenza non è mai cosa semplice...
IL MIO UOMO
Mio padre batteva il grano
il mio uomo batteva me
e tutto il vede diventava rosso
e le spighe e l'oro
mio padre stava sempre in ginocchio
il campo era la sua chiesa
il mio uomo mi portava a Messa
di domenica.
***
ANCORA UN ATTIMO
Grandinava, non mi sono spostata
sei sparito col tuo ombrello di marca
nei sottopassaggi della metropolitana
la mia bocca pronunciava scintille
e c'era un cane che mi ascoltava
come tu non faresti mai
con la tua compagna.
***
SULLA STRADA ( BUSINESSMAN)
Non ho paura dei tuoi soliloqui
quando me ne sto supina e la strada mi entra nel midollo
io non temo nessuna parola
mentre tu mi scivoli accanto come fossi aria
brandendo gli strumenti del tuo lavoro
ti preferirei con una spada vichinga
un elmo - magari - o uno scudo rotondo
ma tu sei banale anche in questo
io da quaggiù registro la flaccidità del tuo passo
il tuo sesso invisibile, la punta delle dita infiammate
dal calore dello schermo, mentre io lo so
come si carezza un sesso o un fiore
io lo so e per questo a volte piango.
***
A CASA NELLA MIA BOCCA
Ho le labbra rotte come questa vetrina
mentre scandisco il tuo nome
ti è sconosciuto - lo so - non è una colpa
tornare a casa nella mia bocca
sdentata, credimi se ti dico che anch'io
succhiavo latte da bambina e mi riempivo di neve
la bocca che adesso pullula di schegge e coperte infeltrite
albe fradicie radici spaccate
pensi che io sia elementare e trasparente
ma la trasparenza
non è mai cosa semplice.
***
CI SONO COSE CHE SPLENDONO
Adoro i pomeriggi in cui la città si accascia
sotto un temporale improvviso
e i giardini si svuotano e quelli sul retro
vuoti da sempre hanno accensioni
di clorofilla lungo i marcapiani
l' ho presa in pieno fin dentro le ossa
tutta l'acqua di Milano
ma non ho mosso un muscolo
oltre i vetri opachi del Mc
i ragazzini sono al sicuro
e debolmente felici
accade spesso anche a te
debolmente felice oltre un vetro
ma ci sono cose che splendono.
***
SANGUE
Mi sveno per irrorare la città
col mio sangue tumultuoso
così ho detto alla tizia del Pronto Soccorso
ieri sera perché oggi sono già qui
lembi cuciti vestiti puliti
bocca spalancata sul buio
rosso delle ringhiere fiorite
non tace, non le piace
morire.
***
LA DIFFERENZA
Un tempo non tossivo mai
e i gatti si sarebbero fatti mettere un guinzaglio
pur di seguirmi
anche gli uomini
li ritrovavo sempre alle ore sbagliate
ma c'erano, con le dita affusolate
e tutto il resto che a me è sempre piaciuto,
sicuramente non spazzavo le sagrestie
per guadagnarmi un pasto caldo
è indecente come l'età ci trasformi tutte
in ombre senza sesso
barbone sciancate o bambole di plastica
dimmi tu la differenza.
Elisabetta Sancino da L' ocra in punta di lingua