venerdì 12 maggio 2023

LA DISCIPLINA DELLA NEBBIA

 


                                                                   Abbi cura di me , dico.....




Sognano i bambini, ma non raccontano

agli adulti i loro sogni, solo ad altri bambini:

è necessaria una simile statura per abitare

mondi invisibili. Di notte certe creature hanno fame

e noi non sappiamo prevedere la prossima carestia.


Se aperti, i nostri libri non cantano più.



                                              ***


Bisogna essere prossimi alla terra

avere già nel corpo l'ambizione della fossa.

Sentire nella carne l'appassire delle ore.

E  come si fa urgente fare il bene

praticare la salvezza.


Avere già negli occhi un po' di quello che vedremo

quando gli occhi chiuderemo a questa luce.


Bisogna poi saperlo un po' di cielo

averlo imparato dall'allodola e dal gufo.

Seguire come cambia la stagione

intuirne nei colori le promesse.


E poi bisogna andare

quando è ora essere pronti.

Allora sarà chiaro finalmente

che avevamo fatto tante prove

che in fondo vivere è coltivare

il seme eterno dell'attesa.



                                             ***


Tutti siano benedetti

i baci che sorprendono gli occhi.



                                              ***


Vegliare si deve su ogni stelo

che sorregge un petalo solo

ora che cadere non ha età

e i nomi restano nomi, sulle labbra.


Necessario si fa, vegliare

per intuire il mormorìo del gelsomino

che fiorisce di nascosto nel buio

ma non cela all'occhio sveglio la sua bellezza.


Venuto è il tempo della veglia

per chi ha visto il mare gonfiarsi

e la pioggia scendere irruenta

i fiumi esplodere, il fango scorrere.

Abbiamo guardato gli occhi

dei padri oscurarsi giorno dopo giorno.

Li abbiamo visti diventare estranei al mondo

dirsi battuti.



                                                       ***


Abbi cura di me, dico,

tutto affidando.

Poi con la fronte tocco terra,

chiedo perdono al vicino di casa

perché quando lo guardo 

negli occhi non vedo

l'eterna sua giovinezza, non vedo

la fronte rugosa che chiama speranza

non vedo la sua adolescenza.


Vedo soltanto la forma del mento

l'imprecisione del colletto

della camicia, mal piegata

la giacca sgualcita.

Vedo il passo insicuro,stanco

adeguato al peso dei suoi settant'anni.

Vedo solo quello che misero

riesco a vedere.


La pelle che muore.




            Massimiliano Bardotti   da    La disciplina della nebbia



2 commenti:

  1. Davvero. A giugno di un anno fa, pubblicai qui - dello stesso poeta - " La terra e la radice " e mi piacque molto. Ma non sempre capita di trovare la stessa corrispondenza in tutti i testi del medesimo autore . In questo caso il piacere è stato doppio...
    Grazie per il commento.

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