lunedì 1 maggio 2023

IL LAVORO DI LUIGI DI RUSCIO



                                                    Gustave  Courbet - Gli spaccapietre , 1849



Luigi di Ruscio fu un poeta che scrisse di miseria, di lavoro, di vita vissuta in fabbrica e di morti sul lavoro. I suoi testi sono un esempio di umanità vera e attualità, un lascito crudo ma veritiero, reale e schietto. Di certo non scrisse né selezionò per le sue raccolte poesie belle a leggersi o che si attenevano ad uno standard di solennità nello stile e nel linguaggio, ma piuttosto che ci riportano alla violenta ( a volte ) concretezza del lavoro. La sua è - quindi - una poesia " di testimonianza" fatta di versi che si ispirano a fatti accaduti in un momento storico per l' Italia e per  il mondo.





E' morto lavorando

ottant'anni   l'ha   passati   sulla

fatica

sulla fossa che ha la croce di latta

un  numero   e  un   mucchio   di

terra

andava  a   tutte   le

manifestazioni di partito

diceva che non avrebbe voluto

il prete

ma la paralisi

non lo fece parlare.



                                            ***


Per colazione hanno acqua e

pane

bevono molta acqua

la  saliva  che  hanno  devono

sputarla sulle mani

perché il martello non scivoli

 a   mezzogiorno   mettono   nel

brodo d'erbe

il solito pane nero

al coprirsi del sole se io sono 

pieno di malinconia

per loro è bello tornarsene a 

casa ridendo

sedersi   in  famiglia  giocare  con

i figli

dopo   dieci  ore  di  lavoro  sulle

pietre

per quel poco pane e perché la

moglie

continui  a  fare  per  ultimo  il

piatto

perché   a  nessuno  manchi  la  

parte.



                                                 ***


La pensione da impiegato

comunale

è  di  ottanta  mila  al  mese

quarant'anni di fatica

per  pane  e  formaggio

grattugiato

per  imparare  a  stendere  la

mano e morire solo

oppure   finire  al  ricovero  dei

vecchi

ubbidire  a bacchetta  la  madre

superiora

alzarsi  presto  imparare   a

pulirsi l'anima

per  avere  un  pasto

abbondante

e morire in un posto fatto per i

vecchi

perché   crepino  senza  dare

fastidio.



                                                   ***


E' morto con la testa spaccata

sul selciato

sporco di olio benzina sangue

e senza dignità buttando pezzi

di cervello

tutta la nostra fragilità davanti

ai mostri

in quello spavento del cozzo in

quell'ultimo istante

con gli occhi scoppiati vedere

la vita che esplode.



                                          ***


Il colpo di martello che spezza

il mattone

e   il  verso  allucinato  che

smaglia

 guardare   la  cosa  mentre  ci

accieca

 l' improvviso   bagliore   della

fiamma ossidrica

o quello che cadde nella vasca

della calce viva

 scavata la fossa scaricate le

pietre cotte

poi con l'acqua tutto ribolliva e

fumava

il ribollire delle pietre cotte fu

l' ultima cosa che vide.




                 Luigi  Di  Ruscio   da   Poesie scelte  1953 - 2010



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