martedì 7 marzo 2023

UNA CANZONE PER TE


    

                                                           Arrivo sempre un poco dopo...





Arrivo sempre un poco dopo,

sempre dopo 

aver sbagliato, dopo

aver aggiunto troppo sale,

dopo

aver detto o

parlato male;


mi salvo sempre dopo

che ci sia

qualcosa da salvare;


mi abbraccio, mi consolo,

mi dico non importa;


imparerò come si vive

quando sarò già morta.



                                       ***


Potrei scriverti una lunga 

lettera,

per spiegarti con parole

- se lo vuoi -

di che cosa tu mi spogli,

come tu abbia fatto piccolo

questo corpo amato male.


Ma rimanevo nel cortile,

seduta sui gradini,

nei primi pomeriggi

digeriti dagli anziani

nei letti di sopra

delle case popolari

e da lì ti scriverei

con la mano più grande,

con l'identico cuore:


io sono una che piange

una cornacchia che sguazza

nel parcheggio soleggiato

sullo svincolo.


Nel becco,

con la mia identica gioia,

divora un gran pezzo

di carta stagnola.



                                      ***


Com'è misurato amarsi meno,

è un lavoro sartoriale,

millimetrico,

amicale;


chirurgica la mano che

tutto fa per non sfiorare,

stare

in cabina di controllo

come da tuo protocollo:

nel collo,

la vene giugulare

col suo flusso da invertire;

nel petto,

silenziare

il rumore del rumore.


Che lavoro disarmare,

soffocare,

che cesello da artigiana

che ci vuole,

lambiccare che l'amore

riesca a smettere di amare.

Sempre un triste mestiere

seppellire.



                                                 ***


Nere, verdi e gialle

e ordinate e snelle;

aironi senza volo,

soldate al servizio

di stazioni di servizio.


Modeste sentinelle,

a testa china dentro un buco:

fatte per rifornire, capaci solo

di dare;


 recluse, incatenate,

tutto il giorno a non guardare

qualcuno che va via.



                                                ***


Le tue mani sono mazzi

di spighe e gambi di fiori,

muovono dinoccolate

dita; il polline tattile

dei polpastrelli fioriti,

viti e vigneti, a grappoli,


ortiche,


le tue mani seminate,

nelle pieghe dei vestiti;


sono lente primavere,

in cui tutto può accadere

e a cui tutto perdonare,


le carezze non sbocciate,

le distanze dell'estate:


zitte come delle mani,

belle come le tue mani,


le tue mani. Le tue mani

sono aprili, senza uscire.



                                            ***


Per quanto io mi sforzi,


studiando dal bordo di una

piazza,

seduta sul gradino in cui ti

aspetto

come se fossi ferma in una

pesca,

nel mare delle facce che non

sei,

 nel mare delle vite che non

sono,


 non mi ricordo mai


come siano capaci tutti quanti,

come facciano gli altri umani

vivi,

in questo spazio - tempo che ci

tiene,


ad essere nel mondo e a non amarti.




                  Beatrice  Zerbini  da     D' amore



2 commenti:

  1. Molto carina.
    Anch'io arrivo sempre subito dopo.

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  2. Soprattutto subito dopo aver sbagliato... Che se uno ci pensasse un attimo prima...( ma sappiamo che coi " se" e coi " ma" non si va da nessuna parte...)
    C'est la vie!

    Grazie per la visita...

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