Arrivo sempre un poco dopo...
Arrivo sempre un poco dopo,
sempre dopo
aver sbagliato, dopo
aver aggiunto troppo sale,
dopo
aver detto o
parlato male;
mi salvo sempre dopo
che ci sia
qualcosa da salvare;
mi abbraccio, mi consolo,
mi dico non importa;
imparerò come si vive
quando sarò già morta.
***
Potrei scriverti una lunga
lettera,
per spiegarti con parole
- se lo vuoi -
di che cosa tu mi spogli,
come tu abbia fatto piccolo
questo corpo amato male.
Ma rimanevo nel cortile,
seduta sui gradini,
nei primi pomeriggi
digeriti dagli anziani
nei letti di sopra
delle case popolari
e da lì ti scriverei
con la mano più grande,
con l'identico cuore:
io sono una che piange
una cornacchia che sguazza
nel parcheggio soleggiato
sullo svincolo.
Nel becco,
con la mia identica gioia,
divora un gran pezzo
di carta stagnola.
***
Com'è misurato amarsi meno,
è un lavoro sartoriale,
millimetrico,
amicale;
chirurgica la mano che
tutto fa per non sfiorare,
stare
in cabina di controllo
come da tuo protocollo:
nel collo,
la vene giugulare
col suo flusso da invertire;
nel petto,
silenziare
il rumore del rumore.
Che lavoro disarmare,
soffocare,
che cesello da artigiana
che ci vuole,
lambiccare che l'amore
riesca a smettere di amare.
Sempre un triste mestiere
seppellire.
***
Nere, verdi e gialle
e ordinate e snelle;
aironi senza volo,
soldate al servizio
di stazioni di servizio.
Modeste sentinelle,
a testa china dentro un buco:
fatte per rifornire, capaci solo
di dare;
recluse, incatenate,
tutto il giorno a non guardare
qualcuno che va via.
***
Le tue mani sono mazzi
di spighe e gambi di fiori,
muovono dinoccolate
dita; il polline tattile
dei polpastrelli fioriti,
viti e vigneti, a grappoli,
ortiche,
le tue mani seminate,
nelle pieghe dei vestiti;
sono lente primavere,
in cui tutto può accadere
e a cui tutto perdonare,
le carezze non sbocciate,
le distanze dell'estate:
zitte come delle mani,
belle come le tue mani,
le tue mani. Le tue mani
sono aprili, senza uscire.
***
Per quanto io mi sforzi,
studiando dal bordo di una
piazza,
seduta sul gradino in cui ti
aspetto
come se fossi ferma in una
pesca,
nel mare delle facce che non
sei,
nel mare delle vite che non
sono,
non mi ricordo mai
come siano capaci tutti quanti,
come facciano gli altri umani
vivi,
in questo spazio - tempo che ci
tiene,
ad essere nel mondo e a non amarti.
Beatrice Zerbini da D' amore
Molto carina.
RispondiEliminaAnch'io arrivo sempre subito dopo.
Soprattutto subito dopo aver sbagliato... Che se uno ci pensasse un attimo prima...( ma sappiamo che coi " se" e coi " ma" non si va da nessuna parte...)
RispondiEliminaC'est la vie!
Grazie per la visita...