Tician Tabizde
Ciascuno combatte come può, secondo i reami del proprio spirito, la frequenza angolare del respiro. Boris Pasternak pareva sempre in apnea al tempo, un sonnambulo : ritroso, retrattile, più serpe che colomba, aveva capito che il potere non si combatte con le insinuazioni, ma insinuandosi. L' Autobiografia, di cui fu impedita la pubblicazione, si conclude con il capitolo " Tre ombre", dove rievoca la morte di tre amici diversamente schiacciati dal regime sovietico. Il primo cammeo-straziante - è dedicato a Marina Cvetaeva. La sua morte, insieme a quella dei poeti georgiani Paolo Jasvili e Tician Tabizde, " è il maggior dolore della mia vita", scrive Pasternak. Evocare quelle tre ombre significa riconoscere che lo stalinismo ha ucciso la sua giovinezza -con le sua aspirazioni - per soffocamento.
Nato, come Pasternak, nel 1890, figlio di un prete ortodosso, studi compiuti all' Università di Mosca, Tabizde è stati il più talentuoso e inafferrabile poeta georgiano del secolo. Fondatore del clan lirico " Corna blu ", opponeva al realismo socialista e al cinico civismo propagandati come formula poetica unica nella Georgia sotto tiro sovietico, la propria lotta solitaria. Espulso dall' Unione degli scrittori georgiani dell' ottobre del 1937, fu arrestato dalla polizia sovietica con l'accusa di tradimento. Il poeta fu torturato e ucciso poco dopo, ma soltanto nel 1955 la verità sulla sua sorte venne a galla.
IL MAR NERO
Splendido Mare Nero:
chi ha creato la sinuosa
voce
che mi ha fatto rabbrividire
mentre cantavi di Medea?
Credo nell'uragano della
fantasia
nella mascella infuocata del
drago :
io cerco il Vello d' Oro.
Precipito in ciò che è fatale.
Credi ciò che vuoi : la poesia
eguaglia l'immortalità.
Una slavina mi salva.
L' indicibile
mi incatena . Le onde di
Mitos: una tenaglia
mentre emergo con un
nuovo canto.
Nuova Argo, Orfeo io sono.
Voglio dire dei nostri eroi,
dolci come questo oscuro
mare,
ma le intenzioni mi
strangolano.
Questa città è una colomba
nel palmeto.
Vola tra le montagne, viene
a me.
La luna si nasconde tra la
marea di nubi
i demoni la condannano a
morte per annegamento.
Come il canto degli
Argonauti
questa notte di agosto si
accartoccia nel cielo:
così il cielo ritorna terra
e io mi innamoro ancora.
( Gagra 1925 )
***
NOVEMBRE
I pipistrelli accerchiano i
platani, gialli e nudi,
che coprono la cupola della
chiesa.
Il cupo canto delle gru
intristisce i prati. Brindisi
d' autunno
bianco inverno. La
tempesta, dunque,
non ha pietà neanche per
se stessa : il fuoco
si mescola alla rabbia del
vento.
Il tramonto ha un consolato
- nell' anima - è sabato.
La nebbia della sera ricopre
la terra
il prete termina la sua
orazione.
Preghiere a brandelli sulla
barba bianca :
è cieco da un occhio. Il
demone del vento
spezzetta il mondo e i miei
piedi affondano nel fango.
Annego tra foglie gialle: per
favore, seppelliscimi.
( 10 Gennaio 1916 )
***
INSCRITTO NELLA POESIA
Io non scrivo poesie:
sono le poesie a scrivermi.
Il poema scorta la mia vita.
La poesia: voragine
che mi fa sparire
mi seppellisce vivo.
Sono nato nel mese di
aprile
quando sbocciano i fiori di
melo.
Il bianco mi piove addosso.
Quando le lacrime
mi scendono dagli occhi
divento tempesta.
Le lacrime confermano che
morirò.
Pretendo che rimangano le
mie parole.
Toccassi il cuore di un solo
poeta...
premio che surclassa ogni
forma di fama.
Avranno compassione del
povero ragazzo
che abitava sulla riva del
fiume.
Le poesie erano il suo
viatico
la sua unica guida.
Il cielo e la terra di Georgia
lo hanno torturato finché è
morto.
Gli hanno negato la felicità
che si deve al poeta.
Non scrivo poesia
sono le poesie a scrivermi.
Il poema scorta la mia vita.
Questa poesia è una
voragine:
mi inghiotte
mi seppellisce vivo.
( 1927 )
Tician Tabidze
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