Perfino così tardi avviene: l'amore che arriva, la luce che viene. Ti svegli e le candele si sono accese forse da sé, le stelle accorrono, i sogni entrano a fiotti nel cuscino sprigionando caldi bouquet d'aria. Perfino così tardi gli ossi del corpo splendono e la polvere del domani s'incendia in respiro. Mark Strand da The Late Hour
" Il topo mangiò la briciola e il gatto mangiò la crosta. Ora che sono innamorati parlano mille lingue "
(...) Nessuna lista delle cose da fare. Ogni giornata sufficiente a se stessa. Ogni ora. Non c'è un dopo. Il dopo è già qui. Tutte le cose piene di grazia e bellezza che ci portiamo nel cuore hanno un'origine comune nel dolore. Nascono dal cordoglio e dalle ceneri. Ecco, sussurrò al bambino addormentato. Io ho te. (...) Cormac MacCarthy da La strada
(...) Da dove nasce la magia dello Zodiaco, il suo fascino irriducibile, che da millenni esiste senza mostrare il minimo senso di debolezza malgrado gli attacchi che da sempre ha subito da parte della Filosofia, da buona parte della Religione e da quasi tutto il mondo accademico e scientifico? Da dove nasce la sua forza e perché - nonostante tutto - appena se ne parla, subito si risvegliano la curiosità, l'interesse, la passione? Non è solo questione di ricavarne " buoni presagi", di ottenere risposte più o meno valide al senso di precarietà umana, di attenersi a " ordini" prestabiliti che proteggono e rassicurano, e nemmeno soltanto un tentativo di " esorcizzare" o giustificare il negativo di cui la vita è intrisa. Forse il fascino e la forza dell'astrologia sussistono perché essa è il ponte più chiaro e lampante tra la fiaba e la realtà, tra l'immaginazione e la verità, tra l'inconscio e la ragione. L'astrologia è nello stesso tempo vera - la prova che " funziona" è a disposizione di chiunque si dia appena la briga di studiarla - e aperta a qualcosa che va oltre la verità stessa, mostrandola nel suo movimento, che ha il passo ininterrotto del cielo. Il suo discorso non si chiude nell'inflessibilità di una logica statica che toglie il respiro all'ampiezza di un vero senza falsi confini, ma nello stesso tempo rispetta una razionalità che non tradisce la propria logica. In questo senso il linguaggio dell'astrologia indica e conforta, conferma e incoraggia, mostra senza illudere e amplifica la consapevolezza. L'azione dei suoi simboli prima circoscrive e determina, ma subito dopo spinge ad andare oltre. La sua risposta riapre la domanda e la domanda trova una risposta che a sua volta non ha l'ingannevole pretesa di essere definitiva e certa. Nessuna geometria planetaria- dalla notte dei tempi - è mai stata uguale ad un'altra; la ripetitività di molte posizioni che ciclicamente ritornano la rendono prezioso orientamento, mai legge inappellabile. (...)
Marco Pesatori da Segni ( Simboli e caratteri dei dodici tipi zodiacali )
(...) Il cerchio dello Zodiaco, la fascia dell'eclittica, è il Tempo senza tempo, sul quale il cammino dei pianeti disegna una traccia che diventa storia, misura, identità, punto di riferimento per gli uomini da sempre in cerca di qualcosa che plachi l' angoscia dell'esistenza e del destino. Il cerchio dello Zodiaco vuoto - bisogna vederlo vuoto per mettere a fuoco i pianeti che vi si muovono sopra - è simbolo di qualcosa che non è facile nominare, che forse non è nemmeno possibile nominare. Come il fascio di luce che entra da una persiana permette di vedere i granelli di polvere che si muovono, così il cerchio zodiacale consente la visione della luce del pianeta in movimento e lo stardust di un senso che è nascite, storie, esperienze, discorsi, pensieri ritmati da una scansione regolare e offre la possibilità - più che i una regola - di una regolazione. Gli uomini, dal primo sguardo rivolto verso l'alto, lo hanno visto come un " segnale" a cui aggrapparsi per colmare il vuoto di una Domanda che non potrà mai ricevere una risposta infallibile. (...) Marco Pesatori da Segni ( Simboli e caratteri dei dodici tipi zodiacali )
(...) Lo Zodiaco è il Vuoto, il simbolo di ciò che esiste prima che tutto nasca e di ciò che - una volta nato tutto - tende a celarsi dietro le apparenze e le forme, in sintonia con l'adagio di Eraclito che vuole la verità innamorata del nascondersi. Anche se - di fatto - non esiste Zodiaco senza pianeta che gli scorra più o meno lontanamente sopra. Lo Zodiaco vuoto è la " sostanza", ciò che soggiace alla storia e a tutte le storie, il meccanismo o l'inganno primordiale che dà inizio alla vita. La riflessione sullo Zodiaco vuoto è il primo passo nel cammino dello studio dell'astrologia e, insieme ai dodici "segni" che lo compongono costituirà l'oggetto di questo lavoro. Anche per sottrarla a quel magma dell' irrazionale o dello pseudo esoterico in cui il luogo comune e l'ignoranza vorrebbero relegarla. (...) Marco Pesatori da Segni ( Simboli e caratteri dei dodici tipi zodiacali )
Un anno passato tra le parole, una sfida di consistenza estrema...
Un anno passato tra le parole, una sfida continua di consistenza estrema, vitale e di unico spessore. Ho costruito versi premendo lievi le dita sopra i tasti in uno sfiorare ripetuto, in un seducente scivolare. Ho composto armonie con la mente, profumate di cannella e cioccolato da intingere nei nostri sensi. Ho scritto di voglie per il puro piacere di farlo - a volte con crudeltà - sempre con libertà suprema. Parole di fuoco hanno abbattuto argini di rabbia e di dolore. E sono arrivata al cuore, divorando giorni che hanno vibrato di luce propria. Ho vissuto e scritto; ho scritto e amato. frida
Guardando l'orizzonte un'aria di infinito mi commuove...
LA PAROLA NEGATA Davanti al tuo letto d'ospedale, al tuo sguardo smarrito di appassito infante che cerca protezione, alla mano rattrappita che avvicina alle labbra la cannuccia infilata nel bicchiere, quasi volesse offrire ad una bocca offesa, lesa l'occasione di succhiare vita e dunque voce, vorrei trovare - amico mio - la via per aiutarti. Ma quella via è intessuta di parole, irrinunciabile sostegno ad un reciproco scambio di calore che tra noi viene negato. E tu lo sai. Lo sa il tuo occhio - sgomento e spalancato. *** ASSOPIRSI Un disordinato tappeto di libri cinge d'assedio il letto. Dallo studio sale il suono limpido e perfetto di un oboe impegnato in mozartiana sinfonia. Incombe dal cielo una pioggia restia a donarsi in questo pomeriggio di scirocco: mi sto assopendo, mentre i pensieri - tramutati in sogni - alludono a un disegno dove tutto rimanda a tutto e tutto è bello e senza senso. Terribilmente dolce, terribilmente immenso. *** LA CURA Il bene è sinonimo di cura, e assieme strenua lotta con lo strazio per l'impotenza di quella stessa cura a preservare vive creature inermi e dolci che la natura ci ha affidato. *** RITMO Non sono i giorni a dileguarsi, ma noi, che davanti ad essi trascorriamo: per questo al ritmo, la litania di chi non crede, ci affidiamo. Al ritmo che non è misura, ma un andare verso, pensiero liberato proteso ad un oltretempo che coincide con l'inizio - con l'ignoto originario che trabocca in precipizio. *** LO SPECCHIO Perché tra i genitori si cerca di evitare quello a cui maggiormente si assomiglia? Proprio perché ci fa da specchio, e pur di non vedere le storture ereditate, voltiamo infastiditi il viso altrove:" che inutile tormento, questo vecchio." *** LAPOTENZA DELL' ABBRACCIO Che dici? Se ti abbraccio forte forte, ho qualche chance in più di scampare dalla morte?
I sei brevi romanzi in cui perdersi in questo libro sono quelli di Marie Curie, Lise Meitner, Emmy Noether, Rosalind Franklin, Hedy Lamarr e Mileva Maric. Per molti saranno nomi sconosciuti, eppure queste sei donne sono state delle pioniere. Sono nate tutte nell'arco di cinquant' anni e hanno operato negli anni cruciali e ruggenti del Novecento, che sono stati anni di guerre terribili, ma anche di avanzamenti scientifici epocali. C'è la chimica polacca che non poteva frequentare l'università, la fisica ebrea che era odiata dai nazisti, la matematica tedesca che nessuno amava, la cristallografa inglese alla quale scipparono le scoperte, la diva hollywoodiana che fu anche ingegnere militare e la teorica serba che fu messa in ombra dal marito. Le sei eroine moderne raccontate da Gabriella Greison non sono certo le sole donne della scienza, ma sono quelle che forse hanno aperto la strada alle altre, con la loro volontà, la loro abilità , il talento e anche la protervia, in un mondo apertamente ostile fatto di soli uomini. Sono quelle che hanno dato alla scienza e a noi tutti i risultati eclatanti delle loro ricerche e insieme la consapevolezza che era possibile - e necessario - dare accesso alle donne all'impresa scientifica. E non averlo fatto per tanto tempo è una perdita che è stata pagata a caro prezzo dalla società umana. frida
(...) Racconterò di Marie Curie. Racconterò di quando l' Università di Varsavia era vietata alle donne. Racconterò del suo secondo premio Nobel e nelle vicende stucchevoli nelle quali dovette mettersi per andare a ritirarlo. Racconterò del suo periodo più nero, di quando la stampa si accanì contro di lei gettandole addosso una vera e propria macchina del fango. Racconterò di quando Albert Einstein la definì " la più grande scienziata di tutti i tempi". Racconterò dei suoi studi, delle sue ricerche e delle sue conquiste scientifiche. Per lei la canzone è My way nella versione di Frank Sinatra. Un passaggio fondamentale del testo è questo: " But through it all, when there was doubt. I shot it up, or kicked it out, I faced the wall, and the wall...and did it my way ". (...)
Gabriella Greison da Sei donne che cambiarono il mondo
" Ho cominciato a piangere e ho fatto ridere il mondo intero ..."
(...) Racconterò di Lise Meitner. Racconterò della sua vita in Germania e della sua fuga in Svezia per sfuggire alle persecuzioni razziali naziste. Racconterò dell'importanza del suo contributo alla nascita dell'era atomica. Racconterò di quelle ingiustizie che così spesso colpiscono le donne. Racconterò del premio Nobel per la chimica, per la scoperta della fissione nucleare, e del fatto che fu attribuito nel 1944 soltanto a Otto Hahn, mentre lei non ebbe mai quel riconoscimento che le sarebbe ben spettato. Per lei la canzone che ho scelto è dei Bee Gees, I started a joke, che finisce così : " I looked at the skies running my hands over my eyes, and I fell out of bed hurting my head from things that I said ..." (...) Gabriella Greison da Sei donne che hanno cambiato il mondo
(...) Racconterò di Emmy Noether. Racconterò di quando Albert Einstein ne pubblicò un apprezzamento sul New York Times poche settimane dopo la sua morte. Racconterò di quando alcuni membri della Facoltà di Filosofia in Germania si opposero al suo inquadramento sostenendo che il titolo di Privatdozen non potesse essere attribuito alle donne, e lei trascorse quattro anni tenendo lezioni a nome di David Hilbert. Racconterò della sua fuga negli Stati Uniti dove ottenne un posto al Bryn Mawr College in Pennsylvania. Racconterò dei suoi studi e delle sue ricerche. La sua canzone è Easy going woman degli Air. Gli Air sono un duo, composto da Nicolas Godin e Jean- Benoit Duckel e quest'ultimo è professore di matematica. La copertina di questo disco ( Talkie Walkie ) mostra i due artisti in primo piano e alle spalle una lavagna piena di formule matematiche. Questa canzone in particolare è tra quelle che più mi fa pensare alla Noether e inizia così : " Don't let the routine kill our life..." (...) Gabriella Greison da Sei donne che hanno cambiato il mondo
" Tu sei il libro che ho aperto e ora voglio saperne di più..."
(...) Racconterò di Rosalind Franklin. Racconterò di quando, nel 1951 tornò a Londra per costituire un'unità di cristallografia a raggi X nel laboratorio di J.T. Randall, al King's College e venne osteggiata in quanto donna. Racconterò di quando riuscì a identificare la forma B del DNA. Racconterò di quando divenne per tutti un'icona femminista. Racconterò delle lotte che una donna intelligente deve affrontare per essere accettata nel mondo della scienza, che spesso considera le donne nulla più che un piacevole diversivo al lavoro serio. Racconterò dei suoi studi e delle sue ricerche. La sua canzone è Unfinished sympathy dei Massive Attack, una delle mie preferite in assoluto, che utilizzo spesso come sottofondo musicale per via di questo passaggio : " You' re the book that I have opened and now I' ve got to know much more." Ma non è tanto il testo di questa canzone che mi fa pensare a lei ( se fosse stato questo il motivo avrei dovuto scegliere Bialogical degli Air ), quanto l'intero percorso che i Massive Attack hanno fatto . (...) Gabriella Greison da Sei donne che hanno cambiato il mondo
" C'è una signora che è sicura che sia oro tutto ciò che luccica..."
(...) Racconterò di Hedy Lamarr. Racconterò della sua carriera di attrice famosa e di diva hollywoodiana. Racconterò della sua mentalità scientifica, delle sue scoperte e dei suoi brevetti. Racconterò del sistema che aveva ideato per criptare le comunicazioni via radio. Racconterò della sua vita e dei suoi tanti matrimoni. Racconterò della sua Hollywood. Racconterò di quando ideò un sistema per criptare i messaggi radio tra i centri di controllo e i siluri in modo che non potessero essere intercettati e delle altre sue invenzioni. Per lei c'è una sola canzone nella mia testa che la rappresenta: Starway to beaven dei Led Zeppelin. Questo il passaggio più bello, compreso il ritornello :" When she gets there she knows, If the stores are all closed, With a word she can get what she came for. Ooh ooh and she's buyng a stairway to heaven (...) Gabriella Greison da Sei donne che hanno cambiato il mondo
" Sono il controllore di Les Lilas, il tizio che si incontra e a cui non si fa caso..."
(...) Racconterò di Mileva Maric. Racconterò dei suoi studi nella Serbia del XX secolo. Racconterò che fu una delle prime donne a studiare fisica al Politecnico di Zurigo. Racconterò del suo compagno di studi, Albert Einstein, nonché suo marito e del contributo che diede ai suoi lavori. Racconterò delle sue passioni: la musica, il canto, la danza. Racconterò delle diverse interpretazioni che circolano sul ruolo che ha avuto nella vita di Einstein. Racconterò dei suoi ingegnosi successi in ambito scientifico. Per lei la canzone è Le Poinçonneur des Lilas, di Serge Gainsbourg. Lui è il mio cantante preferito e questa canzone mi fa pensare a lei perché la immagino sempre nelle sue piccole azioni quotidiane, che avrebbero portato a qualcosa di grande, esattamente come fa il testo della canzone, che parla di un uomo che fa i timbri sui bigletti dei treni e sogna altro. Inizia così : " Je suis le poinçonneur del Lilas, le gars qu'on croise et qu'on ne regarde pas ..." (...) Gabriella Greison da Sei donne che hanno cambiato il mondo
Quando saremo due saremo veglia e sonno, affonderemo nella stessa polpa come il dente di latte e il suo secondo, saremo due come sono le acque, le dolci e le salate, come i cieli del giorno e della notte, due come sono i piedi, gli occhi, i reni, come i tempi del battito i colpi del respiro. Quando saremo due non avremo metà, saremo un due che non si può dividere con niente. Quando saremo due, nessuno sarà uno, uno sarà l'uguale di nessuno e l'unità consisterà nel due. Quando saremo due cambierà nome pure l'universo: diventerà diverso. Erri De Luca da Solo andata. Righe che vanno troppo spesso a capo
Tu piccola neve che leghi a piena voce gomitoli gentili, accesi rifluenti di miele : perché intorno mi prendeva un crudele tramestìo, che rovinoso mi bruciava. Ma tu, rovistandomi allora, ricombinavi i bordi cagionevoli del cuore, sagomavi silenziosa il fuoco, leggera preparavi la luce. Mario Fresa da L'uomo che sogna
Stare così...come una disperazione o un'infanzia...
Le poche carte che ho con me piegato sulle pagine da scrivere con una calma assira da scriba senz'altra direzione che il dolore, un giardino che filiazioni e filiazioni, un'umanità tutta intera ha finito per attraversare; le poche carte, e questi occhi lo specchio immobile dell'iride screziato dall'ombra delle foglie; stare così, senza distanza tra il tempo e il tempo la mano e la mano senza memoria come una disperazione o un'infanzia. Pierluigi Cappello da Azzurro elementare
" ...Eri tu il mistero, la radiosa notte che racchiudeva il giorno, che avrebbe rivestito di carne la luce e dato un nome al silenzio. " David Maria Turoldo
Razzismo, fanatismo, sentimenti antidemocratici: il dibattito politico cui partecipiamo è sempre più polarizzato, dominato da un pensiero pronto a contestare la posizione degli altri, ma incapace di mettere in discussione le proprie. Carolin Emcke ( studiosa di filosofia e Premio della Pace dei librai tedeschi ) oppone a questa omologazione la ricchezza di una società aperta e voci differenti: una democrazia si realizza pienamente soltanto con la volontà di difendere il pluralismo e il coraggio di opporsi all'odio. Con questi anticorpi possiamo sconfiggere i fanatici religiosi e nazionalisti, che raccolgono consensi ma hanno paura della diversità e della conoscenza. Che sono le armi più potenti che abbiamo. frida
Affondo nel fango e non ho sostegno; sono caduto in acque profonde e l'onda mi travolge. Sono sfinito dal gridare, riarse sono le mie fauci; i miei occhi si consumano nell'attesa del mio Dio. Più numerosi dei capelli del mio capo sono coloro che mi odiano senza ragione. (Salmi, 69, 3-5 ) (...) A volte mi chiedo se non debba invidiarli. A volte mi chiedo come facciano a provare tutto questo odio, come possano essere così sicuri. Perché coloro che odiano devono esserlo, altrimenti non parlerebbero, non offenderebbero, non ammazzerebbero in quel modo. Non potrebbero sminuire, mortificare, aggredire gli altri in quel modo. Devono essere sicuri di sé, non avere alcun dubbio. Se si dubita del proprio odio non si può odiare. Se dubitassero, non potrebbero essere così fuori di sé: per odiare c'è bisogno di una consapevolezza assoluta. I " forse" disturbano, i " magari" interferiscono, sottraggono energie che invece devono essere canalizzate. L'odio è un sentimento inesatto. Non si può odiare bene in maniera precisa, perché la precisione implicherebbe una certa delicatezza, uno sguardo o un ascolto mirato, quello sforzo di differenziazione che nella singola persona - con tutte le sue qualità e inclinazioni - riconosce un essere umano. Sfumano i contorni - invece - gli individui diventano irriconoscibili, restano solo collettività indistinte e si può insultare, urlare e fare chiasso un po' come viene: gli Ebrei, le donne,gli infedeli, i neri, le lesbiche, i rifugiati, i mussulmani o anche gli Stati Uniti, i politici, l'Occidente, i poliziotti, i media, gli intellettuali. L'odio si fabbrica il proprio oggetto su misura. L'odio è sempre verso l'alto o verso il basso, si colloca su un asse dello sguardo verticale, contro un categoricamente altro che opprime o minaccia il proprio , laddove l' Altro viene dipinto come una forza presumibilmente pericolosa o una cosa presumibilmente inferiore: e così i successivi maltrattamenti o crimini risultano misure non solo giustificabili, ma necessarie . L'Altro è quell'entità che si può denunciare e disprezzare, ferire o uccidere uscendone impuniti. Sul versante opposto abbiamo coloro che vivono quest'odio sulla propria pelle, che sono esposti ad esso, per strada o in Rete, di notte o alla luce del giorno. Coloro che devono sopportare insulti, che si portano addosso un'intera storia di soprusi nelle parole e nei fatti, ricevendo minacce più o meno serie di morte o violenze sessuali. Coloro cui spetta solamente una parte di diritti, i cui corpi o copricapi vengono derisi, coloro che devono indossare una maschera per paura di essere aggrediti o devono restare barricati in casa perché fuori c'è una massa di violenti aizzati alla violenza. Chi è oggetto di odio - però - non può e non vuole abituarsi.(...) Carolin Emcke da Contro l'odio
(...) L'odio di cui si parlerà in questo libro non è un fenomeno individuale, e tanto meno casuale. Non è soltanto un vago sentimento che ogni tanto - per sbaglio o per finta necessità - esplode. No, si tratta di un odio collettivo e di matrice ideologica. L'dio - per sfogarsi - ha bisogno di modelli preformati. I concetti usati per offendere, le suggestioni e le immagini utilizzate per classificare, le griglie indispensabili al giudizio devono essere preformati. L'odio non deflagra all' improvviso, va coltivato. Tutti coloro che lo considerano un fenomeno spontaneo o individuale, inconsapevolmente contribuiscono ad alimentarlo. L'odio va affrontato respingendo il suo invito alla fraternizzazione. Chi affronta l'odio con l'odio - infatti - si è già fatto influenzare, deformare da esso. In parole povere, un po' è già come vorrebbero che fosse coloro che odiano. Invece va affrontato con l'atteggiamento che a coloro che odiano manca: l'osservazione puntuale, la differenziazione senza sconti e la messa in discussione di se stessi. Così questo sentimento acuto si scioglie nelle sue componenti, si separa dai presupposti ideologici; al contempo, s'innesca una riflessione su come sia nato e come operi in un contesto storico, regionale e culturale specifico. Sì, può sembrare poco. Con i fanatici più estremi non basterà,obietterà qualcuno. Forse, ma sarebbe già d' aiuto: se le fonti di alimentazione dell'odio, le strutture che lo rendono possibile e i meccanismi cui obbedisce diventassero più riconoscibili; se coloro che lo approvano e applaudono venissero spogliati della loro sicurezza; se coloro che lo diffondono - coniando i modelli di pensiero e di sguardo- venissero privati della loro colpevole superficialità e cinismo. Sarebbe già d'aiuto se a doversi giustificare non fossero più le persone che danno una mano, silenziose e pacifiche, ma quelle che le disprezzano; se a doversi spiegare non fossero più quelle che - come è ovvio - assistono le persone in difficoltà, ma coloro che negano l'ovvio. Se a doversi difendere non fosse più chi desidera una società aperta e umana, ma chi la mette a rischio. (...) Carolin Emcke da Contro l'odio
(...) Riflettere sulle strutture a priori dell'odio significa mettere in luce i contesti della giustificazione passata e del consenso futuro senza cui queste strutture non potrebbero prosperare. Analizzare concretamente le varie forme di cui si nutrono l'odio e la violenza significa sfatare il mito secondo cui l'odio sia una cosa naturale, come se fosse più autentico del rispetto. L'odio non è già dato: l'odio si crea. Lo stesso vale per la violenza, che viene preparata. In quale direzione odio e violenza si scateneranno, contro chi saranno diretti, quali soglie e ostacoli verranno giocoforza oltrepassati, tutto questo non è un caso o una realtà preesistente: sono elementi che vengono incanalati. Condannare l'odio e la violenza - quindi - non è abbastanza. Bisogna sforzarci di analizzarli nella loro modalità operativa, mostrare dove sarebbe stato possibile qualcosa di diverso, in che momento si sarebbe potuto decidere diversamente , in che frangente qualcuno sarebbe potuto intervenire, scendere dal treno. Descrivere con precisione il corso dell'odio e della violenza vuol dire indicare il punto in cui ci sarebbe stata la possibilità di interromperlo, di infiltrarsi. Considerare l'odio non soltanto nel momento in cui deflagra dischiude altre opzioni di azione. Per alcune sue manifestazioni la responsabilità spetta alle procure e alle forze dell'ordine, ma per le pratiche di esclusione e di limitazione, per le piccole e malvagie tecniche di emarginazione fatte di gesti, abitudini e convinzioni, per questo sono responsabili tutti. Togliere a coloro che odiano lo spazio per fabbricarsi su misura il proprio oggetto è responsabilità di ogni membro della società civile, nessuno escluso. Non sono ammesse deleghe. E aiutare coloro che vengono minacciati a causa di un aspetto, fede o amore diverso, non richiede molto. Sono le piccole cose che possono fare la differenza: aprire spazi sociali e di dialogo a coloro che ne sono esclusi. Il gesto più importante - forse - è evitare che l'odio ci isoli, che ci chiuda nel silenzio, nella sfera privata, nella protezione del proprio refugium o milieu . Il passo decisivo - probabilmente - è uscire da se stessi e andare verso gli altri. Per riaprire - tutti insieme - gli spazi pubblici e sociali. Se lasciamo solo chi è in balia dell'odio, questi diventa la voce disperata del salmo citato all'inizio: affonda nel fango e non ha sostegno. Non ha più appigli, nessun terreno che lo sostenga. Si sente precipitare in acque profonde e l'onda lo travolge. Il punto - quindi - è non è abbandonarlo, ascoltarlo quando chiama. Non permettere che l'onda dell'odio monti di nuovo, bensì creare un terreno ben saldo in cui ci sia spazio per tutti. Sempre. (...) Carolin Emcke da Contro l'odio
E' come se mi fossi appoggiato male: un dolore nella schiena o sul fianco...
Non sto pensando a niente, e questa cosa centrale,che a sua volta non è niente, mi è gradita come l'aria notturna, fresca in confronto all'estate fresca del giorno. Che bello: non sto pensando a niente! Non pensare a niente è avere l'anima propria e intera. Non pensare a niente è vivere intimamente il flusso e riflusso della vita. Non sto pensando a niente. E' come se mi fossi appoggiato male. Un dolore nella schiena o sul fianco, un sapore amaro nella bocca della mia anima: perché - in fin dei conti - non sto pensando a niente, ma proprio a niente, a niente... Fernando Pessoa da Poesie di Alvaro de Campos
Insulti, discriminazioni di ogni genere, misoginia, istigazione alla violenza, omofobia, fake news dal retrogusto razzista e anti scientifico, revenge porn. Solo per citare le manifestazioni più evidenti. Non c'è alcun dubbio che la Rete, in particolare con i social media, sia diventata un luogo nel quale scaricare rabbia e frustrazioni senza sensi di colpa; in cui attaccare ferocemente personaggi politici o emeriti sconosciuti con la sola colpa di avere opinioni diverse. A monte di questa valanga di fango sembra esserci l'idea che Internet sia una zona franca, un Far Web in cui non esistono regole, in cui vige l'impunità e dove è legittimo e pratico farsi giustizia da sé. Ma è poi davvero colpa della Rete se la gente odia? Siamo veramente disposti a mettere in gioco la nostra libertà di espressione per portare avanti una crociata indiscriminata contro l'odio online? Qual è - in questa partita - il ruolo che giocano le diverse piattaforme? Quanto incide su queste derive la mancanza diffusa di educazione digitale? E qual è il quadro normativo a cui far riferimento oggi? In questo saggio pop brillante e godibilissimo, Matteo Grandi ( giornalista e autore televisivo ) indaga da vicino il fenomeno dell'inquinamento della Rete in tutte le sue manifestazioni, per spiegarci di cosa parliamo quando parliamo di odio e social media. frida
(...) Sul fatto che oggi l'odio divampi online, e insieme all'odio tutta una serie di derive - che vanno dalla discriminazione alla misoginia, dall'istigazione alla violenza all'omofobia, dalla creazione di gruppi chiusi in cui vengono fatte circolare immagini di donne ignare sotto alle quali orde di maschi allupati vomitano commenti della peggior specie fino alla piaga del revenge porn, ovvero la messa online a scopo di vendetta di immagini intime della propria ex - ci sono pochi dubbi. Sul fatto poi che i social media siano diventati una valvola di sfogo in cui vengono scaricate rabbie e frustrazioni di ogni sorta, in cui le persone insultano con disarmante disinvoltura politici, sportivi, personaggi pubblici o emeriti sconosciuti che hanno la sola colpa di avere opinioni diverse, c'è ben poco da obiettare. Sul fatto - infine - che le fake news stiano intossicando il dibattito civile a suon di falsità dal retrogusto razzista, discriminatorio e antiscientifico, non vi è ombra di dubbio. E a fare da collante ai tasselli di questa cloaca virtuale c'è una clamorosa falsa percezione, figlia di superficialità e mancanza di cultura digitale: l'idea diffusa in gran parte degli utenti, secondo la quale la rete sarebbe una zona franca, un Far Web in cui non esistono regole, in cui vale tutto, in cui vige l' impunità e dove è molto più pratico farsi giustizia da sé. Questa illusione contribuisce troppo spesso a far saltare i freni inibitori e a trasformare la libertà di pensiero in libertà di insulto . (...) Matteo Grandi da Far Web ( Odio, bufale, bullismo. Il lato oscuro dei social )