lunedì 18 agosto 2025

SE QUESTO TRENO VA...

 


                                                           Aprendomi la strada tra banchi di nebbia...




SE QUESTO TRENO VA...


Voglio andare senza fuggire,

aprendomi la strada tra banchi di nebbia

nel mio castello di cartapesta e niente.


Lascia che scappi da un sole malato,

ché di raggi forti che scottano il viso

ho bisogno, e che riempiano stanze.


Lascia che scenda dalle tue mani incerte

ancora quel raggio a illuminare la via,

ché di cadere io temo da fragili steli.


Aspetto - ancora di te - il nostro vagone

carico di ciò che noi siamo.




                                                      frida




9 commenti:

  1. ULTIMO VIAGGIO

    In treno puoi scegliere
    se rivolger lo sguardo
    a quel che lasci
    o quello che man mano
    appare.

    Potendo,
    se i tuoi compagni di viaggio son d’accordo,
    oscurare con la tenda ogni visione,
    lasciando che l’apparire sia
    un movimento dell’immaginazione
    e lo scomparire
    un ritorno alla memoria.

    In questi tempi sempre più difficili
    non potete esser certi
    che il treno, per qualche motivo,
    non si fermi per un un po’
    o del tutto.

    Così che non arriverete in tempo
    o per nulla
    alla vostra destinazione.

    Quella che pensavate
    fosse la vostra destinazione,
    prima che l’imponderabile
    o il prevedibile,
    ne decidesse un’altra
    per voi.

    Ritrovarsi in compagnia
    non è detto
    sia un vantaggio
    e neppure un sollievo.

    Dipende dalla compagnia
    e dalla forma
    con cui si manifesta
    l’imponderabile
    e se, nell’altro caso,
    il prevedibile
    mantenga la promessa.

    Oggi, nel viaggio,
    i miei occhi
    son rivolti a quel che lascio
    e dentro di me,
    in quello spazio
    di cui non son mai riuscito a scorgere i confini,
    per suo conto,
    a volte aggiornandomi,
    procede una sorta
    di conto alla rovescia.

    Via via che la distanza diminuisce
    alle mie spalle,
    o proprio le mie spalle,
    osservano
    la destinazione che si avvicina.

    Qualcosa in noi
    ci collega
    a tutte le cose,
    vede con le spalle
    e respira con gli occhi,
    seguendo i rumori
    che provengono
    da fuori,
    rincorrendoli
    uno dopo l’altro,
    sinché l’ultimo rumore,
    l’ultimo suono,
    è quello dal quale
    avete iniziato il viaggio
    e, stranamente,
    anche la vostra destinazione.

    Prima o poi
    in uno dei miei viaggi,
    in uno dei vostri viaggi,
    in uno dei viaggi dell’intero mondo,
    si presenterà
    l’imponderabile,
    o il prevedibile.

    L’ultimo suono
    sarà come il primo,
    il suono
    di un respiro.

    Il mio
    il vostro
    quello di tutti
    quello del mondo.

    Quello dell’imponderabile,
    o del prevedibile,
    che solo allora
    saremo capaci
    di udire.

    Chi qui legge
    sente una voce
    dentro di sé
    che gli scandisce
    queste parole
    che son simboli, forme,
    a cui vien prestata voce.

    A chi appartiene
    quella voce?

    È la vostra,
    la vostra voce interiore?

    O quella che immaginate
    sia la mia?

    O son le due assieme?

    O non c’è alcuna voce,
    solo l’illusione di una voce?

    In un viaggio
    lo spazio cambia,
    i panorami cambiano,
    il tempo scorre
    dall’ora di partenza
    a quella d’arrivo,
    se ci sarà.

    Ma senza quella muta
    eppur parlante
    voce interiore,
    non ci sarebbe
    alcuno spazio,
    alcun tempo
    né alcun viaggio.

    Una voce che legge
    una sillaba per volta,
    una parola alla volta,
    uno sguardo per volta,
    un tocco alla volta,
    a volte una carezza.

    Una voce che è
    un unico respiro
    che si muove
    dentro e fuori di te,
    dentro e fuori dal mondo.

    E come il mare
    accoglie ogni cosa
    che incontra.


    Quando arriverò,
    se arriverò,
    ci sarà un sentore di mare
    ad accogliermi,
    e il respiro

    delle sue onde.

    ………………………..

    https://www.lamacchinadiluce.com/2018/09/ultimo-viaggio.html

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  2. Questo viaggio, di cui avete letto, dopo qualche giorno ebbe un ritorno:


    Era sera ed il primo treno a causa di un problema nella linea ha subito un ritardo importante che non mi ha permesso d’arrivar in orario per la coincidenza con un altro.

    Ma, fortunatamente, quasi come un gioco d’incastro, una combinazione d’orari e poter prender senza prenotazione né sovrapprezzo un Freccia, mi ha rimesso (è il caso di dirlo) in binario… anzi, addirittura con la prospettiva dell’arrivo anticipato di una decina di minuti.

    Proprio il caso di dir che non tutti i mali vengono per nuocere, almeno i piccoli mali.

    Così pensavo, comodamente attendendo la conclusione del viaggio… ma ecco, qualcosa di strano, uno strappo dovuto alla forte frenata del treno in procinto di superare una stazione senza fermata.

    Mi è parso di sentire un rumore sordo prima che il convoglio si fermasse, un centinaio di metri oltre la stazione.

    Il rumore, forse un guasto, il cedimento di qualche pezzo…


    Prima o poi
    in uno dei miei viaggi,
    in uno dei vostri viaggi,
    in uno dei viaggi dell’intero mondo,
    si presenterà
    l’imponderabile,
    o il prevedibile.

    Il treno è fermo e solo dopo una decina di minuti vien comunicata la sosta a causa di non meglio precisati problemi.

    Inizia il passaparola… dopo una ventina di minuti arriva la notizia che una persona è stata travolta dal treno, qualcuno dice volontariamente.

    Il treno vien fatto retrocedere sino alla stazione.
    Arriva la polizia a bordo a chieder informazioni (?).
    Passano altre due ore.

    Sbarcati su un binario si attende un altro freccia, anch’esso in ritardo a causa dell’incidente, dove saliamo.

    Ma qualcuno non ha più d’arrivar da nessuna parte, avendo scelto di por fine ad un altro tipo di viaggio, quello dell’esistenza.


    L’ultimo suono
    sarà come il primo,
    il suono
    di un respiro.

    L’ultimo respiro di quella persona e quello dei passeggeri, ancora in essere…

    Il mio
    il vostro
    quello di tutti
    quello del mondo.

    Il viaggio riprende… era destino che non s’arrivasse in orario, quella sera.
    Qualcuno s’interroga sulla vita, altri guardan l’orologio… il poliziotto deve averne viste altre di scene (il corpo è stato recuperato) analoghe e par sinceramente dispiaciuto… dicono fosse giovane.

    Quel rumore sordo… cosa c’era in esso e oltre esso, chissà se altri l’hanno avvertito, chissà se altri l’han sentito, come me, un suono sinistro…


    Quello dell’imponderabile,
    o del prevedibile,
    che solo allora
    saremo capaci
    di udire.



    Om namah Shivaya

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    1. Di questo tuo lungo e complesso post pieno di echi, di rimandi e di riflessioni sul " prevedibile e l' imponderabile ", proposti attraverso una personalissima esperienza che mi ha lasciata un po' stranita, mi è rimasto impresso, come significato portante di tutto il discorso e conclusione, il senso del mantra Om namah Shivaya, ( molto diffuso nell' induismo ) che si rivolge a Shiva , inteso come divinità della distruzione, ma anche della trasformazione e del rinnovamento, che recita : " Mi inchino a Shiva " , " Sia lode a Shiva ", che ha lo scopo - come spesso i mantra - di purificare corpo e mente, liberando l' uomo dalla paura, favorendo il cambiamento e l' evoluzione interiore.

      Non so se tu intendessi nell' " Ultimo viaggio " portarci ad una riflessione sulla sopravvenuta capacità di decodificare la ( presumo ultima ) voce interiore ) , abbiamo però appreso che " quando arriverai ", ci sarà un sentore di mare ad accoglierti.
      Grazie!

      P.S. Senza aver letto questo tuo commento, avevo già in mente di proporre come prossimo post poesie ( di veri autori ) sul tema del mare.
      Coincidenza o empatia ?

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  3. Risposte
    1. Sono contenta che sia stata una sorpresa ; abbi fede e forse ne avrai altre....
      Buon giorno piovigginoso a te.

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  4. Temi troppo quei fragili steli che non recheranno nessuno dolore..abbi fede e scorgi meraviglia di paesaggio promessa..🤗

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  5. Forse hai ragione ; imparare a fidarsi delle piccole cose fragili può portare a felicità più grandi, inimmaginate...

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