Il tuo riflesso opalescente è malattia incurabile...
" Viaggio spesso,
non sempre torno "
(Scritta su un muro di Roma )
In epigrafe al Libro.
Respirare ti rende vertigine oleosa, immaturo frutto.
Questo sesso lontano
dal mio corpo, tu unica sorvegliante
dei miei risvegli, quando nell' ora della colazione
sei briciola di pane.
Nello specchio ovale il tuo riflesso opalescente
è malattia incurabile, immagine invincibile.
Spegnendoti le meningi ammalate discendi,
il sacro e profano, amore mio.
Giostra incontrollabile di dolore, squama
elettrizzata sulla tua schiena, la gratto. Maltratto
il pane della colazione, il formaggio del pranzo.
La sera è cena vuota, tavola inappetente.
Ospedale Biancosporco colore petrolifero.
Questo tutto illuminato
è un organo tumefatto, sole.
***
Era già previsto che scoppiasse
questa guerra nel mio corpo, nel
momento in cui era tutto vederti
da lontano. Avrei preferito prevedere
l' imprevisto, nella vita tutta insieme
che passa in un bacio di nascosto.
Nel racconto non so dire di
aver amato, brucia il tempo dei
guasti funzionali, tecnici apparati
in disuso : tutto il mio corpo in questa
condizione, spaventa essere vivi,
la guerra non il corpo.
***
Nel giorno più isolato dell' estate, è l' ombra del
vulcano spento a sentire la mancanza delle rive. La mitologia
matura nelle brame dei tuoi desideri. Il celeste cielo celeste
è sfigurato nelle braccia.
L' immaginario della consolazione, sotto la sfera del disfare,
non si definisce il mare, sconfinato nelle bestie delle onde,
e il travalico del selvaggio rende obliquo tutto il dentro
del mio petto.
Michele Zacchia da Il taccuino dell' ospite
Mi tengo il "viaggio spesso", certo c'è un ritorno, un riporre valige, ma poi un riprenderle, una lista di cose ferme un attimo, in cassetti stretti. Viaggio spesso, e rimango lì, prima di andare altrove. Che brutto vizio questo di non starsene sereni, pur amando visceralmente la mia casa, più di tanti che conosco che mai potrebbero allontanarsene troppo, ma hanno sofferto come bestie in gabbia il lockdown.
RispondiEliminaIo so quello che amo, e conoscere ciò che fa stare bene te lo fa godere appieno.
Sia un libro sul divano, che un sentiero controsole, che un bosco a nasconderti tutto il cielo.
Sembrerà paradossale, ma a me - dei viaggi -piace il ritorno. Non provo nessun rincrescimento nel lasciare posti belli dove pure sono stata bene, ma sento che è una parentesi che contribuisce a formare quello che sono, ma che poi va ad arricchire i ricordi. E in genere non ritorno mai nei luoghi già vissuti. Mi piace sentirmi così, in fondo non legata a niente, ma sempre aperta al nuovo. Appassionatamente.
RispondiEliminaPreferisco sempre posti nuovi, ma certe sensazioni legate a luoghi visitati rimangono talmente pulsanti che il desiderio di tornare cova ardente sotto la cenere. Così al volo ti dico Maldive, New York, isole greche (che però cambiamo ogni volta, fermo restando lo spirito ellenico sempre felicemente ritrovato). Non legati neanche noi, soprattutto a Roma..ahah
EliminaRitengo improbabile per me tentare " questo esperimento ", perché la magia che ho nella mente ( e che è un mix di luoghi ed emozioni ) so che non la ritroverei intatta.
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