giovedì 3 luglio 2025

LA SETE INTATTA DI BENZONI



                                                                       Vi aspetto.... Tornate !



Nel deserto civile e culturale che contraddistingue questi anni, la fievole voce di Ferruccio Benzoni riemerge - quasi per miracolo - dall' ombra che per troppo tempo ha avvolto questo poeta discreto, confinato in una marginalità tragica che lo ha portato su solitari sentieri, dove ha cercato di preservare ciò che fugge : gesti, amici scomparsi, la dolcezza dell' amore, forse la Bellezza. E quanto più il poeta ha percepito l' inverno di tutte le cose, il gelo personale e collettivo, tanto più si è contrapposto al Nulla, nell' umana speranza che non tutto sia perduto.




A MIA INSAPUTA


Vorrei per una volta tutti

della mia vita i volti s' affollassero,

e uno in particolare contro

invetriata senza desideri.

Sorridono e all' implorante:

" Vi aspetto, tornate "  -

socchiuso lasciano il battente

neanche spettasse a me seguirli ( chi qua chi là scomparendo )

o fossi dei loro già, senza saperlo.



                                                      ***


DI GIUGNO


Altre calamità 

non sempre dicibili non

miniaturizzabili sempre

- e il sole a bruciapelo

di un' estate irrompente soccorrendo

tutto il verde delle robinie.

Ma vedi come l' età aiuta a mitigarne lo sfarzo ( lo spasimo )

adducendo brividi in un poco

d' ombra serale

vociferando

piovaschi da una sventagliata

bassissima di rondini...

Così un inverno è divampato

e i suoi bracieri gelandosi

in un marzo stentoreo - ma non credere ai miei crepuscoli a

un infortunio d' amore, tu sai

non esiste grazia senza l' orrore.



                                              ***


CANZONCINA


Canicola in presagio d' autunno.

Pure un' ombra serpeggia s' insinua,

ma non diradare i tuoi passi.

Lasciami un bricco di caffè e rum

per quando non ci sei e una gloria

s' infoltisce di serpi e foglie.

Verrà un crepuscolo d' inverno.

Il tuo tailleur pesante che sa

di verdeamaro squillante.

Ma lasciami lagrimare

diradando i tuoi passi

- non esimermi da un sole svenato -

dall' insonnia, dalla calvizie.



                                                     ***


A MIO PADRE


Neanche con te che ora mi sorridi

con occhi nuovi in sogno

tra il viola delle nubi il giallo

asfissiante dei crisantemi -

lo slancio d' un volo ch'è finito,

neanche con te troverebbe ali.

E mentre t' allontani ( rimuori )

timido come da una riva ti guardo,

ti sorrido, dopo quanti anni ?



                                                ***


NOTIZIA D' ADDIO


- " Ferruccio, Ferruccio..."-

Dal tuo profilo spigoloso

di grazia il pigolìo.

Odoravi d' ascelle. Di bucce

di mele aspre, lisce.

Assonnati gli occhi in prestito

un giorno solo alla terra.

" Ferruccio, Ferruccio..."

Aspettavi tra i binari ridendo.

Ridendo fuggivi in una folata

lumescente di liquidi vetri.

( Sia pure su un treno spettrale, sparisti ).

E io ( io ) non così vecchio, roso

dallo sconforto, dall' ebbrezza di

un giorno rivederti.


Oltre la porta, nella sera

strofinata di fiammiferi

il tempo franava aizzando

un etilismo di rimpianti.




                      Ferruccio  Benzoni          da    La sete intatta




2 commenti:

  1. Io non giurerei sull'assioma "non esiste grazia senza l'orrore", forse statisiticamente, ma non siamo di fronte a equazioni matematiche dimostrabili; probabilmente siamo più noi ad attribuire eccessi di tragedia e di meraviglie ad armi pari, e quindi non mancano le occasioni di crogiolarci nel disastro o quelle dove non scorgiamo bellezza neanche se ci ammanta interamente.
    Poi parliamo sempre di sensazioni soggettive, sia chiaro..

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  2. Quando mi trovo di fronte ad una poesia, non sempre conosco la biografia dell' autore. Spesso la studio, ma dopo aver interpretato ( e gustato ) a mio modo la lirica in questione . In questo caso però, essere a conoscenza delle vicende personali di Benzoni fa la differenza, altrimenti riesce difficile capire " l' eccesso di tragedia " come lo chiami tu, che ha infornato la sua vita e che ne ha determinato la morte.

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