Le foglie cantano... i fiori dicono sorrisi...
Dio ranuncolo, fammi crescere dall'ala
della montagna dove la vanga non può conficcarsi
e l'aria esiste per i prati che ridono;
dove tutto è smisurato di bellezza,
anche la terra pregna di fango
che sgrava la vacca, che fa muggire il vitello.
Fammi essere quel vitello
che vibra, che cresce e poi marcisce
per concimare le radici del tuo esempio giallo.
***
Una lettera per i prati,
una lettera per ringraziarli di essere prati
che sanno - che verdissimamente incitano -
all' altissima forma del vuoto.
Con ogni filo d'erba la sostengono,
col grano e con la brina;
senza timore la confondono
fino al vento e alla pioggia,
così che ogni cosa diventa
corpo che marcendo canta;
e gli alberi cantano, le foglie dicono sorrisi,
le api semplicemente ronzano, gli uccelli volano
di un volo felice di essere volo,
azzurro e vivace e libero.
Così, anch'io cado di mio vento,
in quel modo che sangue e ossa
fondono verde con bocca e l'odore
squillante dell'erba e l'altissimo prato e me.
***
Si accosta al corpo fiorito
- è l'erba accasa sul sentiero -
entra - mentre tutto è sospeso -
tocca una a una le consonanze :
pietra con pietra
cielo con cielo
spazi vuoti con spazi vuoti
le unghie dell' aquila precisamente insieme
alle unghie dell'altra aquila.
Conta finemente il poco che viene
il tanto che va via.
***
I fiori mi hanno detto
di lasciare le chiavi
di togliermi i vestiti
e di andare dentro il verde
fino a quando brucia
fino a quando la pelle brucia
fino a quando gli occhi bruciano
e le spalle, la nuca, le corde lasciate cadere bruciano,
fino a quando divento verde
e mi riempio di muschio e puzzo di fango
e mi disfo in melma e marcisco.
I fiori poi mi hanno detto
di restare ferma
anche quando la pioggia mi avrebbe sotterrato
e le radici mi avrebbero infilzato
e la terra mi avrebbe spinto
a impastarmi con altra terra.
I fiori mi hanno detto
di tenere stretta la paura
di tenere stretto il silenzio
di tenere stretto il dolore
di tenere stretti i larici la vigna il sole.
I fiori mi hanno detto
di credere a loro che sanno.
Iole Toini da Niente di tiepido
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