So che si può esistere non vivendo...
So che si può vivere
non esistendo,
emersi da una quinta,
da un fondale,
da un fuori che non c'è
se mai nessuno
l'ha veduto.
So che si può esistere
non vivendo,
con radici strappate
da ogni vento
se anche non muove
foglia e non un soffio
increspa
l' acqua su cui
s' affaccia il tuo
salone.
So che non c'è magia
di filtro o d'infusione
che possano spiegare
come di te s'azzuffino
dita e capelli, come il
tuo riso esploda
nel tuo ringraziamento
al minuscolo dio a cui
ti affidi,
d'ora in ora diverso, e
ne diffidi.
So che mai ti sei posta
il come - il dove - il
perché,
pigramente
rassegnata al non
importa,
al non so quando o
quanto, assorta in un
oscuro
germinale di larve e
arborescenze.
So che quello che
afferri,
oggetto o mano,
penna o portacenere,
brucia e non so se
n' accorge,
né te n' avvedi tu
animale innocente
inconsapevole
di essere un perno e
uno sfacelo, un'ombra
e una sostanza, un
raggio che si oscura.
So che si può vivere
nel fuochetto di paglia
dell'emulazione
senza che dalla tua
fronte dispaia il segno
timbrato
da Chi volle tu fossi... e
se ne pentì.
Ora,
uscita sul terrazzo
annaffi i fiori, scuoti
lo scheletro dell'albero
di Natale,
ti accompagna in
sordina il
mangianastri,
torni indietro, allo
specchio ti dispiaci,
ti getti a terra, con lo
straccio scrosti
dal pavimento le orme
degli intrusi.
Erano tanti e il più
impresentabile
di tutti perché gli altri
almeno parlano,
io, a bocca chiusa.
Eugenio Montale da Satura
Ora,
RispondiEliminauscita sul terrazzo
annaffi i fiori, scuoti
lo scheletro dell'albero
di Natale,
ti accompagna in
sordina il
suono del violoncello,
il suono più simile
al respiro della terra.
Le orme
dei vecchi giorni,
sono intrusi
da scrostare
dalla mente,
per non tornare
indietro.
" Le orme dei vecchi giorni sono intrusi da scordare dalla mente, per non tornare indietro".
RispondiEliminaE' certo buona cosa non arrovellare la mente su pensieri di cose vecchie, ma.... non è anche forse vero che noi siamo quello che siamo in virtù del nostro passato e delle esperienze che abbiamo fatto? E che tenere presente la nostra storia ci permette di non reiterare errori che magari ci sono costati cari? Allora c'è da chiedersi quale sia il comportamento giusto ( più economicamente efficace ) da tenere : che sia un equilibrio tra scordare e ricordare, tra l'eco del passato e il suono del nostro presente ?
( Che poi sul tema dello " scordare" ci sarebbe molto da dire . Per esempio: si può scordare veramente o succede invece che noi - inconsapevolmente - " rimuoviamo" il ricordo di esperienze negative, che tuttavia - depositate nel nostro sub- conscio -continuano a influenzare il nostro comportamento e le nostre decisioni ? Inoltre, il nostro scordare e ricorda è molto selettivo.
Non sarebbe allora meglio vedere chiaro in noi stessi , partendo "dal socratico e filosofico " Conosci te stesso" per arrivare al principio fondante della psicoanalisi, che prevede la conoscenza del nostro aspetto più profondo , e piuttosto che " dimenticare ", fare un esercizio di elaborazione ? )
Grazie per l'intervento e buona giornata!
Grazie a te della risposta.
RispondiEliminaCertamente la nostra identità origina dai contenuti della mente, che per il 99,99..% - tolto l’attimo presente (mio capitano..) – sono ricordi del passato, memorie, poiché il futuro è come un bimbo di là da venire e si vedrà se/quando/come anch’esso, abbigliato dal divenire, verrà riposto nel capiente armadio del tempo trascorso.
Giustamente indagare sulla memoria è indagare sull’identità, sugli aspetti immediati e profondi della stessa; tuttavia la faccenda è un po' come il cane che si morde la coda, colui che indaga il “passato” non origina forse anch’esso dallo stesso passato?
La poesia del (grande) Eugenio “dipinge con le parole” proprio il tema in discussione:
“avvolti dalla musica (la registrazione) della memoria è tempo (ora) di scuotere dall’albero natalizio (l’identità) gli appassiti aghi (atteggiamenti/disposizioni/convincimenti…) e di SCROSTARE (da quella memoria) le orme (le azioni/risposte ecc.) se non si voglia tornare indietro e vivere pienamente, qual che sia, il nuovo (anno).
Un cordiale saluto
Grazie per l'ulteriore precisazione.
RispondiEliminaSaluto contraccambiato.