mercoledì 5 giugno 2019

ANNA, ENRICO E L'AMORE 3



(…) Tragica è l'odissea ginecologica di Anna:ella sa benissimo che
       la salverà solo la nascita di un maschio, ma il miracolo non
       accade. Il 7 Settembre 1533, in un pomeriggio di domenica, a
       dimostrazione che non siamo in una fiaba,ma nella dura realtà
       della ragione di Stato, non nasce un bel bambino, ma una
       femmina: Elisabetta, ed è una delusione immensa.
       Nel febbraio dell'anno seguente, Anna è di nuovo gravida, ma
       in luglio abortisce per cause ignote. Nella testa di Enrico
       ritorna l'antico rovello: Dio lo punisce, lo umilia nella sua
       virilità perché copula nel letto di una donna impura.
       Nell'autunno del 1534 la relazione è in crisi: Enrico non sente
       più niente per lei, la tratta come una cavalla da monta. Per lei
       ha rotto con Roma, la rimprovera. " Ma ti sei arricchito", le
       risponde lei, che ha la lingua lunga.E' vero:Enrico ha razziato
       i  monasteri, i conventi, le chiese, non paga ù i tributi a Roma ,
       mentre è il suo popolo che li paga  a lui.
       Al terzo aborto, Anna è davvero nei guai. Se questa volta non
       ha portato a termine la gravidanza - si difende - è perché 
       aveva il cuore colmo d'angoscia, perché ha temuto per il re,
       per la sua salute, per via dell'incidente in cui ha perso 
       conoscenza e pareva morto, e per colpa dei suoi tradimenti.
       Ma questa volta c'è un'aggravante : si vocifera che il feto di
       sesso maschile sia deforme, e se il feto è deforme è perché è
       il frutto di una copula innaturale. Nelle conoscenze 
       ginecologiche del tempo prevalevano credenze mistiche,
       esoteriche nelle quali non credeva solamente la gente comune,
       incolta e analfabeta, ma anche il re. Nella superstizione, il re
       affoga la rabbia, l'insicurezza, l'angoscia della propria
       impotenza, del proprio fallimento come uomo. E cresce la
       voglia di vendetta. Tratta Anna in modo infame. La denuncia
       come strega. E' una libertina, dedita a pratiche sessuali contro
       natura. E' un'eretica. Lui un cornuto, lei un'adultera.
       Elisabetta una bastarda. Pubblicamente Enrico afferma che è
       Lord Rochford, e cioè il fratello di Anna, il genitore
       consanguineo dell'unica figlia sopravvissuta. L'accusa ad
       Anna di aver commesso incesto col fratello, è ratificata da un
      atto del Parlamento del 1536. Con il quale atto, quanto mai  "
      ad personam" , si stabilisce che ogni uomo che sposi la sorella
      di sua moglie se ne dovrà separare.
      E mai più in futuro si celebreranno tali matrimoni .  (…)



Nadia Fusini ( Saggio introduttivo a Lettere d'amore di Enrico VIII  ad Anna Bolena )


              
 

2 commenti:

  1. Mi chiedo perché siamo ancora interessati a storie del genere? In fondo sono solo lotte di è per potere, lotte di sopraffazione, lotte di forza e arguzia e inganni. Eppure ne siamo sempre attratti.

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    1. L'amore, anche quello che riteniamo più puro e disinteressato è ( nel proprio profondo recesso) una " lotta di potere " che rimanda - anche se non ne siamo ovviamente coscienti - a meccanismi psichici ancestrali, cioè della specie, e personali, risalenti cioè ai rapporti con le figure cosiddette " primarie " dei primi tre anni vita.
      Figuriamoci quelli combinati a scopo dinastico!
      Ho qui voluto però riportare questi brani, da una parte per la loro valenza storica, dall'altra per far vedere a quali disastri si può arrivare se i processi psichici di maturazione rimangono in qualche modo irrisolti o vengono deviati
      (vedi il caso delle 6 mogli di Enrico VIII che rimarca - è palese - un rapporto con la figura femminile non risolto ).
      Infine, perché è una lettura piacevole, specie dopo essere stati " edotti"
      dal saggio introduttivo di Nadia Fusina, profonda conoscitrice della letteratura inglese.
      Grazie del passaggio e del commento.

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