martedì 8 ottobre 2024

POESIE DI JEAN CAYROL

 


" Notte e nebbia", dal tedesco Nacht und Nebel. Così erano classificati i prigionieri politici all'interno dei campi di concentramento nazisti. Portavano scritto sulla schiena, come un destino, due grandi " N ", La loro sorte era un viaggio notturno nella nebbia, che terminava nel fumo dei camini dei crematori.


" Notte e nebbia " di Jean Cayrol, è un prezioso libro che racchiude due precedenti volumi pubblicati in Francia : si tratta del testo "Nuit  et brouillard" che Alain Resnais chiese all'autore per il suo documentario sui campi di concentramento nazisti ( 1958 ), e del libro di poesie " Poèmes de la nuit et du brouillard " che l'autore pubblicò nel 1946 al termine della sua esperienza nel Campi. La prosa di Cayrol è asciutta ed essenziale, brevi frasi scabre per rendere l' orrore inaccettabile di una realtà che non si può quasi nominare. Le poesie sono liriche, la vita ritorna sui confini dove erano state solo morte e disperazione : non cancella la tragedia, ma cerca di ritrovare una via alla speranza e al senso. Per Cayrol, i sopravvissuti ai lager sono simili a Lazzaro risorto dalla morte : anch'essi hanno percorso la via di chi non ce l'ha fatta, e solo casualmente sono tornati alla vita : ma la loro esperienza è identica a quella dei morti, e qualcosa li separerà per sempre dai vivi che non sanno.




SOLITUDINE


Da quando è tornato

vive con i cani

le bestie ammalate gli alberi seccati

dell' estate che mise fine alla guerra.


Da quando è tornato

il suo viso è diventato brutto

parla per strada da solo

non sa chi lo ha ingannato.


Gira per casa

e fischietta un motivo che sa solo lui

e qualche volta senza ragione cade

come un ubriaco che non parla più.


D quando è tornato

non si è ancora spogliato


un giorno

avrà due lacrime sotto gli occhi

ammazzatelo.



                                                ***


1942


Selvaggia dimora dell' aurora

passi di ciechi nel giardino

fedeltà mano che dorme

sopra un'ombra che torna.


Aurora dalle dita fumanti armi

che cadete come foglie secche

l'uccellino delle mie lacrime

viene a bussare alla tua porta.



                                                   ***


MIO DIO SEI COSI' CALMO


Mio Dio, sei così calmo

che l' anima mia ti canta e arrossisce alla tua vita.

Mio Dio, dormi al mio fianco

albero che mi ripara da un vento che più non suona.


La pioggia è azzurra sul crinale dei colli.

Mio Dio, svegliati, l'aurora è alla porta,

la tua mano trema perfino sulla divinata notte

immobile e gelida sulle braccia che mi consegnano.



                                               ***


PAROLE ALL'ARIA


Non ricordo

se siamo ancora vivi.


Non ricordo

se esiste il vento.


Non so più dove

abita la mia memoria.


Muore l'albero

con gli uccelli dell'oblio.


Il sole morde la polvere

ed è notte.


Sterzo dal mio cammino

che mi parla del tempo.


Il silenzio richiama i fratelli di un tempo

la seta del cielo blu

si strappa tra le mie dita pallide.


Avevo una storia da raccontare, viva,

raccontamela, se vuoi, perché soltanto se seguo

la tua storia s'accende il dolce lume dell' avvenire.



                                               ***


POEMA IMPROVVISO


Torno da così lontano che ho paura di perdermi;

dietro di me, una lunga scia di cani.

Infine, crollano le corde e i vincoli

e mi calo ancora nell' usura delle mie lettere.


Un uccello grida : " Sbrigati, vecchio ".

Abbiamo sopportato la stagione al sole

non potevamo agire dal profondo della veglia :

Jeanne ha detto che era meglio così.


Lasciamo che arrivi la fredda stagione.

La neve è in agguato, come un miraggio,

non so più come mi chiamo né la mia età


e tutto tace nel dolce mallo della casa.


Mi tengo sullo stretto margine del confine :

contemplo la campagna circostante

una ecumene di schiuma bianca sul mare

e colline sui cui pendii la vite rampica.


Sono il vendemmiatore che l'uva desidera ?




                          Jean Cayrol   da   Notte e nebbia



3 commenti:

  1. Sottolinei perfettamente: come fai a vivere con i vivi che non sanno, e ti riservano solo pena. E i vivi, che con la pena pensano di essere solidali, di poter servire, e invece hanno solo paura, servono solo se stessi.
    "Non ricordo". E invece ricordi benissimo.

    RispondiElimina
  2. Penso che l'esperienza di chi ha sperimentato l'orrore dei campi di concentramento ( non intendo solo quelli nazisti ) non assomigli a nessun'altra condizione umana. Salvi sì, ma con nel cuore tanto dolore aggravato da una sorta di senso di colpa per essere sopravvissuti a volte ai loro stessi familiari e a tante persone con cui hanno condiviso lo stesso destino ma che non sono mai tornate. I vivi? Come hanno accolto i vivi a questi " transfughi dall'inferno?". Certo con pena ( non riesco ad immaginare un altro sentimento ) che però non ha fatto che aggravare il senso della loro diversità. Molti non l'hanno accettato, non hanno retto. ( v. Primo Levi ).

    RispondiElimina
  3. Leggere le poesie di Jean Cayrol, un poeta che ha saputo dare voce all’umanità più profonda, sono parole come un fuoco che scalda l’anima e aprono la mente a riflessioni intense e vibranti. Un autore da riscoprire per la sua capacità di evocare immagini potenti e emozioni genuine. Grazie per aver condiviso questi versi!

    RispondiElimina