Potresti contenere la mia paura...
Nell'attraversare il paesaggio di questa breve antologia, viene in mente il clima e l'ambientazione aspra e metafisica di " Ossi di seppia" di Montale. Ma - oltre a questo - in tutte queste poesie si avverte una condizione più solipsistica, di stallo del sé, dove la percezione sensoriale è vissuta come un inganno : lo sguardo non è più chiamato a recepire le cose e a plasmarle secondo la modulazione della luce, bensì a giudicarle : il poeta è una sentinella rimasta senza frecce. Il mondo esterno, quello dei fenomeni, dei movimenti e del divenire, si è tramutato in un luogo di clausura : il mare artificiale della città, come quello reale - visibile però nella lontananza del pensiero e del sogno - sono quasi un'unica, non pacificata dimensione. Anche la presenza dell'amore è fittizia, un residuo platonico, un richiamo al riscatto e alla salvezza; crea, però, solo l'illusione della rottura di questa crisalide dei sensi, di questo isolamento, di questo ripiegamento nei meandri dell'interiorità. E' poco più di un'immagine, un'apparizione, un'evocazione che si sovrappone a quella stessa del mare : il " tu" - infatti - resta volutamente generico, inespresso.
In " Dogali " emblema bellico ed efficace allegoria di questo serrato confronto con il vuoto, si disvela un campo di tensioni ancora possibili nell ' " infinita riserva dei dialoghi". Ma la stagione che si dispone ad accogliere generosamente i gesti, le parole e gli incontri, viene declinata al passato. E' come una breve - seppur intensa - estate che irrompe nel deserto dell'inverno: una rapida parentesi, cioè.
Diciamo, così, la nostra più
bella
stagione è nell'anima - le cose
viste e toccate,
dentro il tempo che viene.
Facciamo che niente
porti via la speranza che ci
guida.
Tu che piano respiri accanto a
me.
Sono, in poche parole,
proiettato
in avanti. Domani,
nei luoghi che saranno per noi
importanti.
***
Questo respiro,
il suo attraversare le strade
in punta di piedi -
e la sete da colmare
e il vuoto da colmare.
Domani e poi domani -
l'infinita riserva
dei dialoghi.
***
E sull'erba di giugno
abbiamo dimorato - sul più
bel prato dei nostri incontri.
Non possiamo che salutare
il nuovo giorno insieme,
perché tu ed io facciamo
ormai
una sola parte.
La generosa estate
ci ha regalato
tutti i suoi frutti.
da "Dogali "
***
Abbi fede. Tieni in vita la conchiglia
e il sasso
per me qui rinchiuso in città. Ti vedo
sparire di tanto in tanto, poi torni
con un nuovo messaggio di sole.
***
Piove a dirotto e là sullo scoglio
dei miei segreti c'è tutta la solitudine
del mare. Sì, eccomi piccolo e solo
mentre mi giro intorno, amore. Sai
la fatica delle parole che ritornano
a frotte nei giorni della conta e del
destino segnato. Inseguo l'altra faccia
della medaglia, la lieve incrinatura
del legno.
***
Prendi, prendi la mia mano,
è scivolata e non so più dove
potrò rifugiarmi. La mia mano,
Potresti darmi un legno
di fortuna,
contenere la mia paura.
Alberto Toni da Mare di dentro e altre poesie
Difficile aggiungere qualcosa all'esaustiva introduzione. Quel che posso dire tra tutti i domani già vissuti e pronosticati è che mi sento risucchiato dall'immagine di "essere proiettato in avanti...nei luoghi che saranno per noi importanti"
RispondiEliminaDirei che mi sembra meglio " essere proiettati in avanti" anziché vivere di ricordi ( anche se il passato e i ricordi determinano quello che siamo oggi ).
RispondiEliminaSe poi questo domani sarà importante per noi, per la nostra vita e la nostra crescita, non è dato saperlo . Ma almeno ci sostenga la speranza...
Grazie!