... di Marie Louise Antoinette d' Hérédia ( 1875 - 1963 )
VOTO
Non ho voluto niente dagli uomini
dimentichi e bugiardi;
sotto l'uva e le mele
dormo in fondo ai frutteti.
Satiri, piccoli Fauni lieti,
voi che venivate dai boschi
a denudare le mie pesche gialle
sugose tra le dita,
è alla vostra banda folle
che affido la mia tomba;
le porgerete offerte
di miele caldo e grappoli;
il limone che rischiara
l'albero cupo dove risplende in oro,
il funereo melograno,
unico frutto che ancora assaporo,
carnosi e conici
i fichi che l'estate spacca
e le fragole impudiche
che spiccano e s'arrossano,
accanto ai biondi canestri
e vasi colmi di latte,
nel cavo delle coppe tonde
al mio seno somiglianti.
Fanciulli del fogliame fondo,
ahi che con voi non ho potuto
vivere l'età della bellezza
libero il corpo felice e nudo!
Della mia gioiosa giovinezza
pensate ai cari giorni andati ...
ero forse Faunessa
per i miei lunghi occhi rialzati.
***
IL VASAIO
Oggi sono triste. Ascolta, caro vasaio,
ti porto tutto intero il dono del mio corpo,
se tu nella durevole tua argilla vuoi con arte
rendere eterna, forse, una forma fragile.
In una rosea terra alla mia carne simile,
plasma il contorno del mio più caro bene:
i miei piccoli seni come acute punte.
Che resti almeno questo delle grazie ingenue
che ti offro, se da ogni parte dell'anfora funerea
dove la mia bellezza tutta deve riposare,
polvere sparsa e cenere grigia inerte,
invece dell'ansa, cavità alla mano che l'ha presa,
tu riempi la cavità di questo doppio contorno
quasi infantile e pronto appena per l'amore.
...E chi pensoso, sotto un suolo secolare,
troverà un giorno la mia urna funeraria,
saprà che io fui donna e donna teneramente,
talvolta innamorata e maliziosa,
e si domanderà davanti alla terra scura
perché per tanta ombra nacque tanta luce.
***
PICCOLA MORTA
Sul tuo seno tenebroso, bimba triste dormente,
o Terra! io riposo, e mi stringo la bambola
unica mia confidente, dagli occhi dipinti che sa
i miei segreti, che non li dirà.
Così piccola, ero così saggia e pensosa
che occupai poco posto, feci poco rumore;
trascuravo la gioia e i giochi dell'età
e pensavo alla morte, le notturne ore.
Non ero ancora donna quando sono morta;
per questo la mia tomba, stretta come il letto,
non chiude alcun profumo né belletto,
né il mio primo specchio lucido d'acciaio.
Ho voluto, lontano dall'ombra e dai funebri marmi,
che penda quello specchio nei boschi che amavo,
vi si dondola, splendido frutto, tra gli alberi
in alto, perché nessun dito lo colga.
E che possa il mio specchio, tra salici e betulle,
vedere l'astro femmineo lento farsi rotondo,
poiché tra i capelli sfioranti le spalle
non vide crescere seducente il mio seno.
***
TALLO
Quando mi stenderete sulla pira di sandalo,
prima che diventi una cenere leggera,
allontanate dalle mie dita la moneta di metallo.
Voglio che ciò che fu la mia grazia passeggera
incanti d'un bacio ancora il nocchiero dell'inferno
quando voi di questi baci non avrete che la polvere.
Poiché la noia della vita e a turno il terrore
della morte hanno sempre tormentato i miei pensieri,
poiché divino e triste fu il mio terreno amore,
che io non torni mai nelle cose passate
e della mia bellezza si parli un giorno,
quando sarò lontana, a memorie stancate.
La mia anima, fiore funebre, o notte ti profumerà;
farfalla tenebrosa che la sorte ha fatto diurna,
la sua ala d'ombra errante nell'ombra si perderà.
Ed io che fui sì grande, piccolissima un'urna
d'argilla o di cristallo trasparente conterrà
la mia carne voluttuosa e il mio cuore taciturno.
Gerard d' Houville da Il vestito azzurro e altre poesie
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