E ferma è l'ora in un colore eterno...
ALBERO CONOSCENTE
Il cuore ingombro di relitti
amari
pesa nel petto come grave
mola
e àncora alla terra i favolosi
pensieri che s'immergono
nel vento
con assetate cime avide
d'aria.
Le passioni mi radicano al
suolo,
contrappeso di lutto, esse,
all'aereo sorger d'alate respiranti
foglie.
Ma così s'equilibra in me
l' arcano
albero conoscente; e, se la
luce
beve dall'aria, un più
profondo filtro
trae dalla terra e lo nutrisce a morte.
***
V.
L' amabile pittore che dipinse
a marine e castelli le pareti
di questa bettola oscura nei
Borghi,
quanta favola finse
ai bevitori assorti,
da tanti secoli che brilla allo
sguardo
dei felici in questo buco
d'ombra!
Ma più luce vi mise egli sui
muri
bui che un sole di maggio;
egli l'intrise
della sua gioia ad altre gioie
incontro.
Io ti saluto,
pittore antico e popolare: un
raggio
del tuo sole lontano anche a
me giunse.
***
GRIDO ALLA MADRE
Madre, mia madre
dove sei nel lontano ?
dove ti sei sperduta dopo la
morte,
che più non mi mandi la tua
immagine,
e deserti sono i miei sogni,
ma meno della mia vita?
Io sto quaggiù lo vedi in
qualche pericolo:
strani mostri mi fanno le
cacce,
girano intorno alla
poca rupe.
Madre, se esisti ancora
in qualche punto
dell'universo
o sei tornata alla bontà
indivisa da cui ti staccasti nel
nascere,
fammi sentire
diminuita la mia solitudine,
schiariscimi gli occhi,
che io giunga a rivederti
nell'alto del tuo sereno,
e smetta di scorgere
al tuo posto le ambigue
larve che ti nascondono
al figlio.
***
FINE DI UN GIORNO
Sono belle le sere
quando la luce scende di colore
e dall'oro e dal viola
s' immerge nel turchino.
Ma questa grigia fine
di giorno sotto il cenere d'agosto
ha il pallore che scava il viso umano
un istante dopo la morte.
Dentro il cielo spettrale
i cipressi s'infiggono più neri
e più livido sotto le loro ale
si rizza il travertino
della chiesa che altissima trasale
con un sobbalzo d'ossa
gridato con un urlo senza voce
come quando nei sogni
si vorrebbe chiamare e non si può.
***
MURA
Mura ch'io vidi in un sogno d'infanzia
cadermi addosso a strapiombi di torri,
e blocchi d'ocra fulva e di tufo
sulla silenziosa via del sonno,
vi ritrovo, passati tanti anni,
lungo la stessa strada sonnolenta,
altissime mura deserte di voci;
tremano al cielo pochi fili d'erba.
Per miglia e miglia un sentiero solingo
circonda le altissime mura di sonno:
immobile il sole vi batte sul giallo
e ferma è l'ora in un colore eterno.
Giorgio Vigolo da Poesie scelte 1923 - 1982
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