venerdì 8 marzo 2024

POESIE DI DONNE

 


            Imparare ad essere una donna...



Oggi -  8 Marzo  - per la Giornata Internazionale della Donna, propongo la lettura di alcune poesie forse inconsuete : non si tratta della Donna Angelicata dei poeti dello Stil Novo; o della Donna Regina del Focolare di tante fiabe di un tempo ormai passato; né della Donna celebrata dal Romanticismo ispiratrice ( a volte ) di tragiche passioni; né del prototipo della Donna in Carriera o  quella onnipresente alle Sfilate di Moda a dettar legge su come dovremmo esteticamente essere; e neppure della Donna - Barbie ( come usa adesso ) sempre ferma ai trent' anni... ma di quella che è composta  dalla parte più nascosta ( o forse indicibile ) della sua essenza di femmina...






INNO ALL'UTERO


La prima cosa

che ho saputo di te

è stato un discorso di fretta:

ti chiamavano casetta di 

carne,

ti avrebbero abitato

strani bambini trasparenti

fatti di vene e pelle

sottilissima;

spiati per un attimo

sull'enciclopedia ho

saputo di te

quando già

mi avevi rigato le gambe

di sangue caldo:

ero una giovane bestia

con la testa scurissima

i sogni malati

il corpo sordo,

ero piccolissima

o forse mai nata e tu

eri già l'utero

di una donna avevo

paura di te,

la violenza del pene

era la giusta risposta

alla tua schifosa

dimostrazione di esistere è

successo di colpo

non hai sanguinato più,

il mio seno è ingrossato

il mio stomaco ha avuto

fame

e nausea

nausea

e fame

canzone monotona

e assurda

domande notturne

lunghe ore

di corpo nudo

di profilo

allo specchio,

non eri mai morto

stavi fabbricandomi

un bambino

il mio cervello

è partito di corsa

dopo tante amicizie

e alleanze

contro di te,

se n'è andato 

senza un saluto

ho fatto l'aborto

anche se amavo

quel bambino abbozzato

incosciente

identico a me

e tu da sasso

sei diventato ghiaia

e poi sabbia

e poi acqua

e poi fiume

e poi sangue

e ho parlato co

e ho capito te,

ti ho sentito

e difeso

e la mia nuova coscienza

è nata dal tuo sangue

che è il mio

e la nuova coscienza

è fatta finalmente

anche di carne

e tu sei una bomba

dentro di me

pronta a vendicare

il mio lungo sonno

schizofrenico

e tu ora

non devi più soffrire,

combatterai con la mia testa


ma questa volta

sarete dalla stessa parte.



                              Chandra Livia Candiani da  Ascolta: questa voce non può essere perduta. Poesia femminista. 



                                          ***


PER LA MIA ULTIMA MESTRUAZIONE


allora ragazza, arrivederci,

dopo trentotto anni,

trentotto anni e non

sei mai arrivata

- splendida nel tuo vestito

rosso -

senza qualche problema

da qualche parte, per qualche

motivo.


adesso è finita,

e mi sento proprio come

quelle nonne che,

dopo che la ragazzaccia che

erano se n'è andata,

siedono tenendo la sua foto

tra le mani,

sospirando " non era

bellissima?" non era

bellissima?".



                       Lucille Clifton  da    Nuovi poeti americani



                                       ***


DONNA SENZA FIGLI


L ' utero

scuote il guscio, la luna si

separa

dai rami e non arriva.


Il mio ambiente è una mano

 senza le linee, vie

strette in un nodo, io


io la rosa che adempi, io -

sono il corpo,

sono l'avorio


empio come uno strillo.

Questo ragno che sono

crea specchi docili alla mia

figura.



Emissioni di sangue

e basta - Prova il rosso!

E questo bosco funebre


questa collina e questo

effetto luccicante

delle bocche dei morti.



                   Sylvia Plath      ( Trad. di M. Sannelli )



                                             ***


IL CICLO


a quanto pare è una

mancanza di tatto

dire pubblicamente che ho il

ciclo

perché l'effettiva biologia

del mio corpo è troppo

concreta


è accettabile vendere ciò

che sta fra due gambe di

donna

più di quanto non sia

accettabile

nominarne i meccanismi

interni;


l'uso ricreativo di

questo corpo è ritenuto

bello mentre

la sua natura è

ritenuta brutta.



                               Rupi  Kaur   da  Milk and honey



                                             ***


SANGUE


Le ragazze indiane

cominciavano prima

a mestruare. Così diceva mia

madre.

( O così mi pareva avesse

detto ).

E mi raccontò di Neema

che un certo solenne

pomeriggio,

era venuta in visita, anni

prima,

si era seduta nel giardino

roccioso

e aveva dato il mio nome alla

sua bambola.

Una ragazza graziosa e

raffinata, cui

era presto toccato

quell'incredibile

gocciolìo su una specie di

benda,

nominata solo per le sue iniziali,

che si portava

misteriosamente tra le gambe.

E io, ero più indiana o più

inglese?

Ero confusa, come sarei

sempre stata

ogni volta che il mio sangue

gocciolava

regolarmente nel mondo

esterno.

Avrei persino corso con

quell'impaccio,

goffa, nella gara con l'uovo nel

cucchiaio,

l'avrei trattenuto nello sforzo di

passare

un'arancia stretta sotto il

mento,

le mani legate dietro la

schiena.



                              Moniza  Alvi   da    Un mondo diviso



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