Nel luogo dove non ci sarà più niente...
venerdì 29 settembre 2023
L' ABLATIVO ASSOLUTO DI CARIFI 1
Nel luogo dove non ci sarà più niente...
L' ABLATIVO ASSOLUTO DI CARIFI 2
Io non più io, di pietra
mongoli a cavallo
ogni morso dell'esistenza
quando si compie
è a cavallo, immobile
gennaio spaventa
o nel freddo vento di ottobre.
***
Inno che lacera i cortili
notte, notte, notte
certe volte le ho trascorse
nel gelo, in preghiera abissale
nel letamaio d'angoscia.
***
La perfezione della primavera
quando fioriscono i ciliegi
e i fiumi somigliano al mare
il monaco prega in un angolo
e piange per le cose del mondo
e sorride per la propria morte
quando le cose del mondo
saranno sparite a anche lui sarà
tutt' uno con i ciliegi.
***
I monasteri erano ancora lontani
ma venivano recitando
le loro preghiere
lasciando la morte e la vita
oltrepassando l'abisso di nessuno.
***
Qui è bastato un piccolo gesto
che distruggesse le acque,
fu un tempo levigato, di un migliaio di anni,
noi ci guardammo da un mare all'altro
poi fummo su una stessa cima
perfettamente uguali.
Roberto Carifi da Ablativo assoluto
lunedì 25 settembre 2023
FOSFORESCENZE PER UNA SERENATA
Solo tu mi vedrai, nella sera...
Ho un'epidermide liscia e dura
trasuda gentilezze e docile
innocenza. Le ghiandole velenifere
sono ben nascoste nell'incavo del collo
il sangue guasto che mi idrata
lo tengo in serbo per me.
Solo tu mi vedrai, coperta di squame
nella sera, gli occhi senza palpebre
dalla cornea di ceramica, la cucina
tramutata in un'oasi di ghiaccio.
***
Assorbo la tua assenza
come gli oggetti della casa.
Sei partito e ci hai lasciati
senza tue notizie. Nulla sanno
i muri, l'accappatoio; l'abat- jour
scherma fantasmi e il latte
attende acido in frigo.
Per incuria una noce
si spacca nel petto. Nella madia
- indifferenti- le tarme alimentari.
***
Strisciamo sulla rena come anfibi
dopo il battesimo nelle acque
mi hai resa discepola all'istante
per risonanza di verbo, una rete
di coincidenze ad annunciare
la nostra connessione da secoli
ti vedo tra dune, su cammelli
con un turbante assiderato
ti vedo altrove, le mani sugli occhi:
la tua parola è cura per gli infermi.
Valentina Furlotti da Fosforescenze
venerdì 22 settembre 2023
LA MILIONESIMA NOTTE DI CARLA
Il buio ci sorprende quando la notte indora...
Il testo di Carla Malerba è una raccolta delicata e preziosa che ci consegna la sottile inquietudine di un tempo in bilico e arreso. L' autrice affronta la consuetudine insistente e ossessiva della vulnerabilità umana subita nell'assenza; canta la superficie delle emozioni; descrive le percezioni della malinconia e della consapevolezza della fragilità, inseguendo la nostalgia del desiderio contro la crudele vacuità del vuoto.
Malerba riscatta tuttavia il proprio turbamento attraverso la pacatezza dei versi; guida la trasparenza sensibile della funzione disvelativa della sua poesia; legge la propria realtà nelle pagine tracciate dalla tenerezza dell'inconscio stimolando l'orizzonte empatico della riflessione e lo svolgimento autentico dell'osservazione quotidiana.
Il buio ci sorprende
quando la notte indora
un poco le montagne
e precipita il giorno
oltre il crinale
così di fretta
tra un aprire al mattino
una finestra
e rinchiuderla appena si fa
sera.
***
Un piccolo lume
in questa veglia
nel chiuso delle case
l'amore un filamento
di fumo parola impastata
dal sonno corrotta
dall'abitudine.
Lo sguardo
si allunga a spiare
barlumi di faville
che brillano nel buio
il tempo di un batter di ciglia.
***
L' oro dei girasoli che
mi hai portato
invade la stanza
riverbera di luce
tra pareti che sanno
quanto vorremmo
per un giorno almeno
essere i girasoli
in mezzo a un campo.
***
Se qualcosa ci è stato donato
non è da dire con astruse
parole
ma col piano linguaggio dei
baci
che si unisce assai bene
al volo delle api
e allo stormire leggero del
vento
al raggio di sole
che s infiltra tra i rami
e crea sospese
cattedrali di luce.
***
Nella milionesima notte
il plenilunio rischiara
l'astro trafitto
da un nero ramo.
L'ombra percorre i fossati
scivola lungo gli argini:
troppo lieve la speranza
i gesti ormai racchiusi
nei fardelli della memoria
nei rigagnoli di neve
di un maledetto febbraio.
***
Mi disegna la notte
un ventaglio di immagini
sparse
tra il vero e l'ombra
che mai mi abbandona.
Al buio scrivo parole
che la mente illumina
e guida la mano
il pensiero del nulla che
siamo.
Carla Malerba da La milionesima notte
mercoledì 20 settembre 2023
LE BRUCIAGLIE DI GABRIELE
Solo, sospinto da un vento di terra e di mare...
Sulla riflessione riguardo la necessità dello scrivere, l'autore innesta -visitati e reinterpretati - alcuni classici tòpoi della poesia, quali la meditazione sul senso della vita, sul dolore del vivere, sul tempo, sulla memoria e sulla morte. Due ulteriori nuclei tematici sono quelli relativi al senso dell'amore, della sensualità, del mistero e del sogno in stretto dialogo, a volte intercambiandosi e quasi confondendosi tra loro, il tutto espresso con un linguaggio teso alla ricerca di una essenzialità estrema, tanto da apparire stilisticamente scabro, talvolta diafano e quasi arido.
Non importa
se il tuo cuore abbia
taciuto
o si sia voltato
dalla parte sbagliata,
sognando lune
da afferrare
o stelline di carta
da desiderare.
E' l'amore forse che vince.
Addosso
hai una croce
senza chiodi
perciò sei libera.
***
Quanta vita manca alla vita,
adesso che vorrei un
pensiero
semplice, una stretta di mano
o una carezza sincera.
Mentre si svela
ai miei occhi sgomenti
che la trama è orai svanita
e l'ordito rimestato.
***
Questa vita,
binario di dissolvenza.
Sorriso screziato
- che porti sorriso
non è mai -.
L' oggi è un adagio
che distanzia le voci.
Queste voci,
ostensorio del possibile.
Rovine accatastate
in una goccia : ferite
del vacuo esistere.
Sempre di sbieco.
Dipanarsi - arrivare.
***
Senza posa è questa vita
così preziosa e inafferrabile
che tu quasi la divori.
E non trattieni
l'inconsueta voglia
di un bacio al mattino
mentre riparte il treno
dalla stazioncina assopita
sulla costa degli Etruschi.
La necropoli ci attende assolata.
E la serpe che in sogno t'apparve.
Tra le felci
non falciate
da nessuno
- tu sola
anima viva sei -
fra tutti i morti
della necropoli,
me compreso.
***
Un mare
di pietra
lassù
mi attendeva.
Sudario di ricordi.
Quell'ossaia
affastellata
cantava
di giorni
disfatti
per sempre.
E forse anche dei miei.
Poi un volo senza ali.
Solo -
sospinto
da un vento
di terra e di mare.
Altro non sapevo.
Infine un silenzio di polveri.
Gabriele Greco da Bruciaglie
mercoledì 6 settembre 2023
POESIE DI CAPPELLO
Si tratta di far parlare il vuoto...
Quelle di Pierluigi Cappello sono parole intrise di una malinconica tenerezza, di un ricordo evanescente prontamente intrappolato in un verso sempiterno. Con semplicità è riuscito a tirar fuori la sua interiorità, mostrando delle sfumature che - in fondo - appartengono a tutti. Ha rappresentato sapientemente il vuoto, il margine, donandoci delle immagini visive nitide con colori, visioni e sfumature impercettibili. Leggendo i suoi versi, riconosciamo la nostra umanità.
SCRITTA DA UN MARGINE
Non si tratta di riempire,
si tratta di far parlare il
vuoto. L' ortensia
si è piegata al frutto della
luce
ma non c'è tensione oltre le
siepi di lauro,
nella tenue foschia di mezzo
mattino. Sarà
il tremolare delle gemme di
marzo, sarà
l'aria spartita dal raschio di
un autocarro
e il ricomporsi del silenzio
che chiude una scia.
Dalla testolina di un passero,
la prospettiva
accompagna lo sguardo alle
quinte di alberi alti
dove il cielo si rompe in
turgore e il bianco
ha il sapore di un inno; si vive
appena sopra la superficie
del sogno
e tutto accade a un passo da
qui.
***
LE PAROLE
Annodammo la nostra
infanzia ai capelli delle
nuvole
e non fu la pioggia, fummo la
pioggia;
la mano dell'uomo ci sradicò
dall'aria
e lungo i canyon della nostra
pelle
attecchì il pensiero;
le nuvole furono scrittura,
la nostra voce un nodo
sciolto,
noi da una parte, da un'altra
parte del cielo.
***
RISVEGLIO
Ci si risveglia un giorno e le
cose sembrano le stesse
mentre invece dietro a noi si
è aperto un vuoto
dopo che tutto è stato fatto
per trattenere la vita
in mezzo a un panorama di
pietre sparse e tegole rotte.
Allora uno mette il dentifricio
sullo spazzolino
mescola lo zucchero al caffè
con l'attenzione che aveva da
scolaro
quando ritagliava sulla carta
file di bambini che si tengono
per mano,
piccoli pesci che baciano
l'aria.
Pierluigi Cappello
domenica 3 settembre 2023
L ' AMORE AMARO DI MARISA
Vedi... ho pagato già il mio soldo di verità...
RICORDO LA TUA TRISTEZZA
Ricordo la tua tristezza
e quella lenta agonia delle ore.
Ricordo la tepidezza
di quella sempiterna giovinezza,
così piena di bellezza.
E quella quiete mortale
di " sonora solitudine "
che non sopravvisse al nostro imbarazzo...
***
IL VERSO CI CONSUMA
Il verso ci consuma,
ci brucia,
arde in noi,
ci graffia.
Conquistiamo la parola e la cenere,
e una calida voce
giunge al sogno che dorme
e trafigge quel cielo in un mare di pietra,
e un cuore di sabbia ci reclama.
Il verso nasce così :
di fuoco e di fucina,
di cuore ferito e di voce serena,
di cenere e di luce,
di vento e di anima.
***
SENZA AMORE
Senza amore
siamo nulla.
Solo un'ombra,
solo un silenzio.
Se ci amiamo ci nominiamo,
se ci nominiamo, siamo.
***
NON CI SONO PIU' VESTIGIA
Non ci sono più vestigia
degli ultimi baci,
si sono spente le luci
che conducono alla tua porta,
non ci sono cartelli che indichino il nome della tua strada,
né pioggia che ci bagni sotto i portici.
Non farò più quella vecchia salita,
né comporrò il tuo numero né scriverò il tuo nome,
non perderò gli autobus né calmerò il tuo pianto,
né abbraccerò la tua ombra in mille notti insonni.
Ma, a volte, la brezza
mi porterà il tuo ricordo
e porterà la mia voce dove tu ti troverai
e sentirai lo sfiorare di carezze antiche
e il sapore sulle labbra della mia bocca dimenticata.
E allora, solo allora, ricorderai tutto :
i nomi
i telefoni
la pioggia
gli abbracci...
E allora, solo allora
potremo dimenticarci.
***
OGGI VORREI CHE QUALCUNO MI SALVASSE
Oggi vorrei che qualcuno mi salvasse,
un eroe della vita quotidiana,
un miliziano delle cose semplici,
un giovane cuore senza cicatrici,
un amico e niente più,
un sostegno dove appendere le mie paure e le mie pene.
Oggi vorrei che qualcuno sostenesse
tra le sue mani forti e valorose
tutta la mia codardia ridotta in frantumi,
e mi dicesse " vieni" semplicemente,
senza smancerie, senza false lusinghe
spingendo il mio spirito leso
al di là dei versi,
dei libri inediti,
delle parole vuote.
Oggi vorrei che qualcuno mi trascinasse
fuori da questo rifugio in cui abito,
mi aiutasse a pulire la ragnatele,
ad appendere a una corda ciò che deve essere lavato:
le lenzuola consumate,
la tristezza desolata,
la sterile solitudine delle sconfitte.
E dopo aver steso tutto al vento,
mi offrisse la sua spalla come sostegno
dove appoggiare la mia fragile integrità,
la mia delusione vestita da domenica
per poter di nuovo camminare.
Marisa Pena ( Trad. di Marcela Filippi )