sabato 25 maggio 2024

IL PANE DEL BOSCO DI CHANDRA


                                        Il bisogno di parole che ospitino fitto il mistero...




Questa raccolta di Chandra Candiani nasce da un'esperienza reale: l'abbandono di Milano e il trasferimento in una casa su un alpeggio piemontese, in mezzo a un bosco. Non che la poeta non avesse un forte rapporto con la natura anche da " cittadina", ma quando le relazioni diventano fisiche, quando gli alberi e gli animali ti circondano, li vedi e li puoi toccare e vivi con loro, le sensazioni raggiungono un'intensità diversa, e le poesie che nascono da questa esperienza, propongono una svolta, cioè registrano i dati del mondo esterno, delle sue gioie e delle sofferenze con un sentire tanto più intimo, quanto più è defilata la posizione di ascolto.






Nel bosco vieni chiamata e perdi

il nome

sei molto spoglia in ogni stagione

eppure balli e fischi sei un po' uccello

e libellula

ma anche foglia e scorrere d'acqua.

Esci fuori

nuova nuova ma non se ne accorge

nessuno

tranne un sorriso invivibile.



                                                ***


Mentre mi abbandoni

sento la tua microscopica furbizia

a me si apre sopra la testa

un cielo

vestito di spazio

mi fa animale di prateria libero,

è l'arte del limite:

più resti quieta a fissare il muro

più si spalanca spazio.

Ma dove sono le parole?



                                                    ***


Tuona e tu non lo sai.

Si sente la promessa e la minaccia

che si allenano a far paura e attesa

e tu non lo sai.

Aspetto la tempesta

come si aspetta un'espressione

inequivocabile su una faccia.

I  pesci sotto l'acqua del lago

nuotano immobili sulle stesse

traiettorie. Gli stati d' animo

non li sfiorano. Sono ami

da pesca. Ignorarli salva

le squame.



                                                   ***


I fiori si affacciano neonati

in mezzo alle foglie secche

morte. La fatica della bellezza

nell'istante apre il pugno

e corre galoppa

il bisogno di parole

che ospitino fitto

il mistero.



                               ***


Il ciliegio si è sposato

i rami abbottonati di petali bianchi

si mostra tremulo e impacciato

vecchio ciliegio selvatico

abbigliato di fiori nuziali

pronti al vento

desti alla notte

la tenebra celeste li disperde

come ombre

di una passeggera moltitudine.



                                        ***


Il mio lavoro mi segue

come la scia di una lumaca.

La aspetto su ogni porta,

lentissima disegna

impercettibili sentieri lucenti

dove prima era notturna memoria.



                                           ***


Il punto in cui si smette di cercare

e ci si dispone ad essere trovati,

qualcosa ama il numero dei miei capelli,

non sa nome né storia

ma ha memoria di ogni singolo respiro

ama il battiti della notte

i denti e i pugni stretti

ama lo spalancarsi delle braccia

nell'affidamento, il precario equilibrio

sull'orlo dei precipizi, e i passi oscillanti

sul lago appena ghiacciato.

Ti salvo. Salvo di te il soccorso

e la spinta, l'immisurabile

e il limite. Mi lascio accogliere

con la vigile mutezza

dei piccole e dei selvatici.

Caduta, ripresa.

Ci sei.




                Chandra Livia Candiani da     Pane del bosco




2 commenti:

  1. Molto carino. Riesce a trasmettere la sensazione di sentire parte del tutto, come ci si sente in montagna immersi nella natura

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  2. " Nel bosco vieni chiamata e perdi il nome..." esordisce la poeta; ma in realtà troviamo
    un'altra nostra identità che sarebbe rimasta sconosciuta persino a noi stessi, e che ci rende più in sintonia - attraverso la Natura - con tutto il Creato...
    Grazie, Alberto, per il commento e buona giornata!

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