Mi porto questo silenzio....
SILENZIO
Le parole le dò
alla carta;
mi porto questo silenzio
carico di compagnia;
leggo gli sguardi che
tengo anche dopo aver
abbassato la palpebra.
Emanuela Zoccolotto da Di verde vestita
Mi porto questo silenzio....
SILENZIO
Le parole le dò
alla carta;
mi porto questo silenzio
carico di compagnia;
leggo gli sguardi che
tengo anche dopo aver
abbassato la palpebra.
Emanuela Zoccolotto da Di verde vestita
Bruno Liljefors - Oche selvatiche
OCHE SELVATICHE
Non devi essere buono.
Non devi camminare sulle ginocchia
per cento miglia nel deserto in penitenza.
Devi solo lasciare quell' animale morbido del tuo corpo
amare ciò che ama.
Parlami della disperazione, la tua, e io ti parlerò della mia.
Intanto, il mondo va avanti.
Intanto, il sole e i cristalli della pioggia
girovagano per i paesaggi,
su praterie e alberi profondi,
montagne e fiumi.
Intanto, le oche selvatiche, alte nel cielo blu,
volano verso casa.
Chiunque tu sia, non importa quanto sei solo,
il mondo offre sé stesso alla tua immaginazione,
ti chiama come le oche selvatiche,
brusco e seducente - mostrandoti sempre il tuo posto
nella famiglia delle cose.
Mary Oliver 1935 - 2019 da Voci americane ( Trad. di Stefanie Golisch )
Discorso di sant' Agostino sull' amore
" Se tacete, tacete per amore.
Se parlate, parlate per amore.
Se correggete, correggete per amore.
Se perdonate, perdonate per amore.
Sia sempre in voi la radice dell' amore, perché solo da questa radice può scaturire l' amore.
Amate, e fate ciò che volete.
L' amore nelle avversità sopporta, nella prosperità si modera, nelle sofferenze è forte, nelle opere buone è ilare, nelle tentazioni è sicuro, nell' ospitalità generoso, tra i veri fratelli lieto, tra i falsi, paziente.
E' l' anima dei Libri sacri, è virtù della profezia, è salvezza dei Misteri, è forza della scienza, è frutto della Fede, è ricchezza dei poveri, è vita di chi muore.
L' amore è tutto. "
Dimmi cos'è essere luce in questo lamento...
Migrazione, provvisorietà, stato di necessità sono dimensioni costitutive dell' essere umano, creatura sempre immemore delle proprie alterne sorti e dell' oscurità improvvisa che può impadronirsi di ogni esistenza. Ma nell' ombra di ogni perdita e impermanenza, nel dolore che si annida in ogni vissuto, c'è un punto radioso che - se scavato con grazia - ha in sé un portato chiaro, radicato in un bene inestinguibile : figure femminili tutelari, sacralità dell' amore e del desiderio, fondali d' impronta celeste che racchiudono sogni vivi e lucenti nel proprio morbido grembo. La poeta non ignora il pianto, la separazione, ciò che finisce o fallisce ma - al mancato - si espone, si piega e conosce rifugi che ancora sanno l' incanto della gentilezza. L' amicizia, il ricordo, le abitudini condivise, le promesse e le transizioni esistenziali, affiorano dall' accostamento - o dallo scontro - della sfera pubblica e di quella privata, persino da quelle relazioni ipotetiche nate nel solco di affinità elettive mai realizzate : " Eppure non ci siamo mai incontrati / solo un suono che lega le palpebre / il nostro modo di parlare col vento ".
Bruciano le ferite sulle mani
la polvere confonde controluce
- non guardarmi, non toccarmi
sono soltanto un essere sgualcito
diceva la fanciulla
coi capelli intrecciati
e un segno leggero sulla scapola
la punta di una fioritura, un' ala.
***
Tu che lo sai, dimmi cos'è
essere luce in questo lamento
che arriva da lontano.
Essere luce nel fragore
nel desiderio, nella speranza
quando la vita si schianta.
Dimmi il peccato nella mano tesa,
nella lingua del corpo che si fa canto.
***
E' il cielo delle falene bianche
solcato per un solo giorno.
E' la possibilità del gesto
che non è stato.
Che non ti ha salvato.
***
E' l' ora esatta
in cui tu mi accarezzi le caviglie.
Dal cielo in fiamme ci osserva
Dio, con la sua luce languida,
un alito caldo che avvolge la nuca.
E' il battito irregolare della fuga,
ad ogni stazione una preghiera
la perfezione blu del desiderio.
***
Disadorna falena
quieta voli accanto
mentre mi porti il saluto dei morti :
stanotte una nenia antica, più dolce.
Rossella Renzi da Disadorna
Ti invito al viaggio in quel paese che ti somiglia tanto...
TEOREMI PROFETICI
Partono da distanze siderali
le sfide di un sincronico battito,
e dai teoremi profetici
sgorga tangibile il gesto :
unico e solo baluardo
a qualsiasi effimero dire.
frida
TERRA FERMA
d' altro canto
non saprei come inoltrare
la risposta a lettera di anonimo
spedita da oltremare : chiede ragione
di così tanta acqua tra le sponde
mentre riversa oceani di stupore
sull' incredulità.
Parlavo di terra ferma :
in rotta di deriva.
***
BALBUZIENTE
appesa a una gruccia nell' armadio
sgualcita cantilena mette punti
per ricucire trame
di un impensato originario ordito
come esercizio di logopedia :
è balbuziente l' anima smarrita.
***
LA MUTA
eppure ci sarà dove restare
- se mai desiderio di una sosta -
e rintanarsi ad aspettare
quando verrà premura.
Né rotta né deriva
né scie di correnti calcolate :
l' attesa che un riflesso
cambi pelle,
assistere l' affanno della muta
mentre è sospeso il tempo
che non ha figura
prima che voli via un pensiero.
***
HO TRASLOCATO
ho traslocato l' anima in esilio
e i sassi
che mi porto dietro :
da ripetuti danni
macerie
già destinate alla disattenzione
come per ricomporre :
l' inventario
mette in cornice pezzi di memoria,
strappi nella trama
e autoinganni;
disadattata più di quanto basta
lucida a specchio,
sembianze d' irrealtà,
dolore fondo
nel disumano estraneo d' altro mondo.
***
ORNITOLOGIA
parliamo del volo degli stormi,
parliamo dei gabbiani,
dei ritorni.
E le briciole di pane.
Dici che non funziona l' ornitologia ?
non importa,
sfrutto la libertà della poesia.
Nessuno ha mai vietato
un certificato di morte post - datato.
***
LAVORO ONIRICO
lasciami dire quello che mi pare,
anche se non è proprio un sentimento
quello che provo ai margini del cuore,
lì dove c'è stata una lesione
che se non fosse per l' anestesia
forse direi dolore.
E non ho sogni da portare a compimento :
anche il lavoro onirico è andato in confusione.
***
E TE NE ACCORGI DOPO
certe volte si fa sera e te ne accorgi dopo,
troppo tardi
per ricongiungere memorie di realtà.
D' altra parte neanche i sogni si ricordano di sé.
***
LUCE E ACQUA
quale luce splende, quale lunghezza d' onda
sull' onda lunga dell' imprecisione ?
e questa irrilevanza di pensieri
fatti di particelle in movimento
e ( spreco ) di energia.
Bastasse una mimetica intonata nel colore
a confondere le acque
- tanto per diluire l' ineleganza del dolore.
***
TERRA CHE SEI
hai cancellato dal paesaggio quello che non ti bagna
- lo so che preferisci il mare -
e tu - terra che sei - esclusa dalla vista
lo sai che non ci sei ?
perché quest' acqua senza approdi
ti sgomenta
come l' insensatezza di annegare
in un fondale asciutto.
***
ALLA MIA PORTATA
questo mondo così com'è, alla mia portata
credevo che lo fosse,
come uno stagno che contiene il mare,
ma le sponde sono così lontane
che da un lato il sole nasce mentre dall' altro muore,
e tra un saluto, un commiato e dirsi addio
neanche si avverte il cambio di respiro.
***
VISTO DAL VERO
non passa niente da fessure d' ombra
per quante parole presti alla mimesi,
la cosa che -manco a dirlo - sembra un' emozione
e chissà cos'è dal vero.
In ogni modo, sempre di storie piccole si tratta,
che se ne parla a fare ?
minime storie insoddisfatte
e tutti senza pace,
pronti a sgranare inutilmente gli occhi :
vedi ? non vedi ?
vado ? e dove andare ?
cosa inventare ?
se neanche sai cos'è che ti dovrebbe soddisfare.
E tutti gli anni di abbandono,
quelli serviti a te
nel tempo personale
per far cadere un' ultima illusione
tra gli artifici dell' animazione.
Ma il cancro di che colore è, visto dal vero ?
ci pensavo ieri
mentre ancora trattavo il prezzo di una rosa - rossa - dal fioraio.
Luciana Riommi ( analista junghiana )
E tu, incantato in attesa di neve...
Quando avremo le chiavi
a serrarci
e nessuno aprirà,
saranno i sogni
pastrani come grembi di vento.
E tu,
incantato nell' attesa di neve,
sarai per me
come il dado che s' arresta
al responso migliore.
Di te
e di quale futuro
dirà la spiovenza di un tetto,
l' erba loquace mangiata dagli occhi,
l' irruenza dei passi.
Dirà di te
la ripa
mansueta ad ogni acqua
o lo stormo che scarta
in ascesa ;
il cammino della mano
in punta di dita
che adesso ti chiede
- in amore -
una resa.
frida
" Nonostante i legami in corso,
le sofferenze, i dolori, i traumi, le iniezioni
di fiducia, le perdite, le conquiste, le gioie,
il luogo in cui siamo diretti è la terra della psiche
abitata dagli avi,
il posto dove gli esseri umani rimangono
pericolosi e divini,
dove gli animali danzano ancora,
dove quel che è abbattuto ricresce
e dove i rami
degli alberi più vecchi
fioriscono più a lungo.
La donna nascosta
che custodisce la scintilla d' oro
conosce quel posto.
Lei sa.
E anche tu. "
Da " Danza delle Grandi Madri " di Clarissa Pinkola Estés ( analista junghiana )
Il sogno di Dante ( Gabriel Rossetti ) al momento della morte di Beatrice
Le leggi nel sonno, le Donne
perché - dormendo - si svelano,
come risalissero le acque
amniotiche ripiene di sogni a colori.
E vedi ogni delizia spirata
in quell' abbandono interrotto
da lampi di blu.
Ciglia chiuse che dicono
chi si voleva essere prima
dei giorni tristi e violenti.
Lo leggi bene quel sonno,
come di querce
sempre vive alla radice.
frida
EMIGRERO' NELLE TUE SPALLE
Emigrerò nelle tue spalle e,
nella notte che accantona il visibile,
appenderò sprazzi d' inverno
su foglie d' albero
a rendere bianco il ventre.
Saluterò il passaggio del tuo volto
con bocca stupita
ché la mia vita non basta a contenerti.
Dalla finestra gelata
di mani brinate
sento
che l' improvviso
si muta in calpestìo di passi.
frida
LUCE DAI TUOI OCCHI
Oggi, domani
oggi
avrà i tuoi occhi.
Nuova
dai vestiti di cielo
ho raccolto nei silenzi
gemme
levigate dall' acqua
sulle sponde di un sogno.
Respirandoti
vento fra i capelli, fronde
illuminate dal sole.
Ogni notte
si leverà dal sonno
- schiudendo al desiderio -
luce dai tuoi occhi.
frida
M ' INDOVINI D' ACQUA
Tu m' indovini perché mi sai
da che ti sono dentro - nel profondo.
Tu cogli una bellezza d' acqua
ispida, un mare colmo di pieghe - dove
sostare a prendere respiro - l' oceano
delle buone braccia per stare a galla
quando muove una burrasca. E vortici
improvvisi per farsi trascinare a fondo
- negli abissi - e lì smarrirsi. E freddo
per la mente vigile, e caldo per gli abbandoni
nel sogno, tra i pesci colorati della cura,
tra la passione liquida e la sabbia
nuova del fondale, dove scavi.
frida
Guarigione del cieco nato - El Greco
" Chi è fatto per la luce,
sa di essere cieco ".
( Dal Vangelo di Marco )
Andremo adagio...
Andremo insieme a cogliere quei fiori
che spargemmo. Tenendoci per mano
nel modo che solo noi, noi soli sappiamo.
Andando adagio. Come si conviene.
frida
AVVENTO
Come un pastor, nel bosco innevato
gregge di fiocchi sospinge il vento,
e qualche abete - ecco - ha indovinato
ch' avrà di sacre luci presto ornamento.
I rami verso i bianchi sentier spingendo
ogni fruscio spia nell' attesa ansiosa,
e sfida il vento e va così crescendo
incontro a quella Notte radiosa.
Rainer Maria Rilke " Schmargendorf , im Dezember 1897 "
SCRIVO L' ADESSO
Se resterò in silenzio per coltivare un frutto
o metterò paglia per preservare dal freddo una radice,
la mia gioia sarà il grido prima del raccolto, ché di certo
non potrò sfamarmi con esso ; né diverrà dimenticanza
il gusto, perché il sapore del sempre si coltiva col silenzio.
So che sono di ghiaccio solo dopo essermi sciolta e so
che sarò cenere prima ancora di diventare fiamma.
Ma che sia prima o dopo, il tempo non corroderà l' Adesso,
l' Adesso che non gela e che non brucia e quel vivere altrove
dove il tempo non passa, quello limpido e lucente che disegna
nei tuoi occhi la Bellezza, e una fiaba in cui mi incanto
con la pelle grondante stille di eternità.
frida
LA PREGHIERA DI VAN GOGH
Battaglia persa nei campi
ma in cielo splende la vittoria.
Uccelli, sole, ancora uccelli.
Di notte, cosa resta di me ?
Di notte, una fila di lanterne
il muro di argilla bianca, brilla,
e nel giardino - dopo gli alberi -
come candele in fila, i vetri;
ho abitato lì, una volta, per poco -
non posso più vivere dove vivevo allora :
allora , mi copriva un tetto. Allora
mio Signore, eri tu a coprirmi.
***
SCRITTO SUL MURO DI UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO
Dove sei crollato, resti.
In tutto l' universo, questo
posto è l' unico posto
che è davvero tuo.
I campi corrono ovunque.
Casa, mulino, pioppo - ogni
cosa lotta, ed è qui, con te,
come se fosse mutilata dal nulla.
Ma sei tu che non ti arrendi.
Ti abbiamo saccheggiato ? Ora sei ricco.
Ti abbiamo accecato ? Ci fissi ancora.
Futile testimone senza più verbo.
***
QUANDO ARRIVERAI
Sono solo. Arriverai
e sarò il solo ancora vivo.
Piume in un nido vuoto.
Stelle che hanno divorato
il cielo.
L' orfanatrofio resiste :
come in una discarica invernale
rovisto fra i suoi rifiuti
per trovare frammenti
della mia vera vita.
Sarà una pace impareggiabile.
Inaudita perfino per il mio cuore.
Intorno a me, le estatiche
muraglie del silenzio.
Nuda eternità.
Ed è tua. E' impotente ed è tua.
Un regale candore
creato per te, fin dal primo giorno.
Il tempo siede, non ha
più parole, come un manichino
di corde. Il desiderio
ha perso le braccia, non è
che un tronco che ansima.
Quando sarai qui, avrò perso
tutto - Nessuna casa - neanche
un letto. Potremo abitare
indisturbati nella pura estasi.
Non fare razzia di me - ti chiedo
soltanto questo : non abbandonarmi.
Se sei debole, morirò.
E' terribile svegliarsi
tra i cuscini quando non c'è
altro che il rumore della strada.
***
AMORE, DESERTO
Un ponte, poi una strada di cemento, calda -
il giorno svuota le tasche
e mostra a tutti i suoi rari averi.
Sei solo nel catatonico crepuscolo.
Panorama pari al greto di un letto:
cicatrici che brillano, brilla l' oscurità.
La sera si fa bosco. La luce del cieco
sole mi intorpidisce. Non lascerò l' estate.
Estate. Caldo bulimico.
I galli immobili come cherubini
nell' aia dei recinti rovinati.
Le loro ali non tremano.
Sete. Chiedo acqua.
Ancora oggi sento quel febbrile
muovere la bocca : impotente
come una pietra metto a tacere
i miraggi. Gli anni
passano. Ancora anni. La speranza
è una tazza di latta rovesciata sulla paglia.
***
PRIMA DI
Del futuro non so molto
ma il giudizio universale lo vedo innanzi a me.
Quel giorno, quell' ora, sarà la glorificazione
della nostra nudità.
Nella moltitudine nessun reciproco cercarsi.
Il Padre, come una spina, si riprende
la croce, e gli angeli, gli animali
del paradiso, scoprono del mondo l' ultima pagina.
Allora diciamo : ti amo. Diciamo
ti amo tanto. E nella mischia
sorta all' improvviso, ancora una volta affranca
il mare, prima di sederci a tavola.
Jànos Pilinszky
Traduzione da un Sijo coreano :
Come il suono del tamburo chiama la mia vita,
giro la testa lì dove sta per tramontare il sole.
Non c'è nessuna locanda sulla strada per gli inferi.
A casa di chi dovrei dormire stanotte ?
Soeng Sam - mun ( 1418 - 1456 )
Qui tutto ritorna al suo vero nome...
E' un trionfo di luce questa raccolta di Massimiliano Mandorlo, un inno alla gioia che si cadenza attraverso i momenti di una tetralogia ( Cantico terrestre - Terra incognita - La gioia - Finestre ) in cui il poeta compie un viaggio nel gran mare dell' Essere ; un viaggio in parte orizzontale ( in una dimensione terrestre e marina )e in parte verticale ( la dimensione celeste ). Ed è in questa composizione che si rivela la versatilità di un poeta che ha fatto della sensibilità e della discrezione i suoi stigmi peculiari. La grazia che trapela da questi versi si risolve a contatto con sequenze invise alla poesia gridata dei nostri giorni, e che rimanda piuttosto a una dimensione favolosa, come quella delle cartografie medioevali, dove improbabili mostri dalle fauci spalancate custodivano confini terrestri e acquatici oltre i quali non si poteva accedere.
Scende la notte
scende
con un profumo di pietralba
col battito elettrico
degli acquazzoni scende
e il suono dell' infanzia
l' istante in cui la terra
trema rapita
nel diluvio di ogni cosa.
***
Così abbiamo lasciato
la terra dei nostri padri
e la sapienza perfetta dei libri
per metterci in cammino
e gli zoccoli dei cavalli
sollevavano la polvere
e affondavano nella terra scura
poi furono duna, dune luminose
sulla palpebra buia dell' orizzonte
e la sabbia rovente vorticava
sui nostri visi, un fuoco stellato
rinasceva e moriva nei cieli,
illuminava le schiene
dei dromedari accovacciati
in quel buio.
***
Il bimbo estasiato
guarda la stella fissa
su di lui e sente
nascere il mondo
in quella primaluce,
nuota nei bianchi
celesti occhi di sua madre.
***
Sono solo davanti al mare e vedo
nascere il mondo in una nuova luce,
l' albero della nave è una fiamma
incandescente nel blu, nel viola, strappa
le ancore nere di questa notte...
Qui tutto cerca la sua origine,
tutto ritorna nel suo vero nome
palme, uccelli, mante uscite dal buio
è l' alba : ogni cosa esplode
di gioia
in questa terra di frontiera.
***
Con versi come spade
sguainate, con parole
semplici e luminose
camminiamo nel vento
che affila i palazzi
cercando l' invisibile luce
delle cose.
Massimiliano Mandorlo da Mappe del grande mare