Finché ci sono le rondini è estate...
ESTATI CHE
Finché ci sono le rondini
è estate, il cuore sta
da qualche parte
poggia su questi
picchi guizzanti
incastonati nel vuoto
che stride a strapiombo.
E' un grido fuori e dentro.
Sono arrivare
le consanguinee.
***
C' era una dolcezza - la sera - all' imbrunire.
Un arrendersi all' abbraccio del buio
un lasciarsi andare. Nessun sospetto
che significasse la fine.
Tutto era attesa
rilascio cominciamento.
O forse la fine era dolce,
come una ricompensa.
***
Te la ricordi la sera
della malinconia ?
Era settembre
nel bosco vivo
e calava il sole
ma c'era ancora
così tanta luce
che sembrava il giorno
non dovesse mai finire.
Erano le cose ferme
che cambiano
cadono
scaldano.
Come un ingresso in un altro
mondo un andare incontro
a tutto quello
che doveva capitare.
Un venire ( qui ) un accadere.
L' inizio collocato
al vero centro
della fine.
L' odore d' esser sazi
( e poi non esserlo più ) :
quell' amore per le cose compiute.
***
SENZA VOCE
A volte mi pare
di aver subito l' oltraggio
che è tuo.
E s' innalza il mio grido
al cielo e alla terra.
E non serve.
***
caro padre,
quando gli occhi ti si allargano
di meraviglia al primo sguardo
a settantasette anni
sulle cose che sempre sono state
davanti agli occhi che
non vedevano
caro padre quando dici sì
che va tutto bene
basta che cessi il male
e l' angoscia per tutto questo dolore
( di ora e di allora
è la stessa cosa )
caro padre
quando il mondo viene eliso
nello spazio dell' attesa
di un domani leggero
concepibile
come un ricominciamento
così vicino alla fine
caro padre quando
senti il mio abbraccio più certo
cinquantuno anni dopo
gli otto o dodici che soli ti ricordi
in mezzo al vuoto pieno
di parole amare e silenzi feroci
caro padre che scopri il mondo
come avrebbe potuto essere
( che c'era e hai negato
fino a diventare inerme )
caro padre che porti le cose
con la fiducia dell' amore
per un breve tratto
tanto umano e presente
che vale finalmente
vivere e vivere
insieme
( per non morire
adesso ).
***
Sei quieta e contenta
come non sei mai stata
alla fine della vita.
Dici tanti di quei Sì
tutti convinti e compresi
per dire che sei giunta
alla meta, e non ti spiace.
Hi i movimenti misurati ed essenziali
degli anziani, che non hanno più nulla
da sprecare e più nulla da investire.
Ti aggiri nell' orto
ti chini alle colture
alle erbe alle piante ai fiori
per prendertene cura
come speri qualcuno
stia facendo con te.
Guardi vicino e vedi
così tanto oltre. Oltre
questo caco, questo fico,
queste ortensie e questi gigli
oltre la salvia e l' erba cipollina
la canasta e i grasselli
la melissa e i mughetti
le felci ancora attorte
e l' alto lauro che separa,
finalmente, dal male
che hai accolto
con fede e con dolore
per serbarlo nel cuore,
farne concime.
Sei come quando sono
aggrappata alla roccia, in alto, *
e sto patendo, ma la roccia mi porta
leggera e mi dice che non è
un patire : è un amare.
Sono forse i tuoi capelli
poco bianchi o forse la tua pelle
così fresca a tradire la tua età
per una ragazzina che in valle
circolava con le trecce e il broncio,
in bianco e nero, sfumato seppia.
***
cara Mari, *
è il giorno dei morti,
e tu ormai - di fatto - potresti
considerarti tale
visto che non sei più tornata
e neanche riapparsa
da qualche parte
nota, nota al altri, o ignota
non ti ho più pensata
si direbbe in un certo senso
inaccurato
perché ti ho pensata, a volte,
( quante ? )
ma non sufficientemente
non abbastanza per dire
di essere stata
con te
di aver continuato a stare
con te
ti ho lasciata
andare dove sei
voluta ( o dovuta ? )
finire, si potrebbe dire
oppure
che ti ho rimossa,
- come si dice -
dalla mia coscienza
per non sopravvivere
( si sopravvive meglio con i morti )
ma per stoltezza di vita :
perché anch'io ho cominciato
a morire
e in modo molto meno
significativo
cara Mari
sarebbe ora
cominciassi a pensarmi
un po' tu
( a tenermi un po' in vita )
per lo meno il necessario
a farmi bene
finire.
Paola Loreto da Miei Lari
* Paola è una provetta scalatrice
* Mari è una sorella scomparsa misteriosamente e di cui non si sono avute più notizie.