Un fuoco annega i nostri lamenti...
" Innue " è la prima traduzione italiana dell' opera di Joséphine Bacon, autrice ( del Québec ) impegnata nella scena artistica autoctona canadese, nonché ambasciatrice della cultura Innu. Sin dalle poesie d' esordio fino alle più recenti, la sua appare come una " poesia incarnata ", vissuta sia come passione che come militanza nei confronti di una memoria da salvare. Bacon scrive le sue poesie in una lingua che contiene la bellezza dell' oralità, autotraducendosi in un francese di grande leggerezza. Scoprire i suoi scritti significa aprirsi a una vita di parole vaganti, che vengono a noi dal repertorio lessicale della lingua parlata. La forma si costruisce su quei temi che ritraggono la tradizione del nomadismo, raccontandoci la vita nella tundra canadese. Ma il territorio non è solo un luogo che contiene, ma un' entità esso stesso, che vive negli elementi che lo abitano, costituendosi così come paesaggio interiore. In questi attraversamenti, esistenziali e letterari, troviamo una voce che prende la parola, nel suo rapporto con gli altri e con le cose ; il mondo dentro di sé si relaziona con quello esterno, entrambi in continuo mutamento.
Il mio dolore,
diventato rimorso,
è il lungo castigo
che curva la mia schiena.
La mia schiena somiglia
a una montagna sacra,
piegata dall' aver amato
tante volte.
***
Tu che hai visto la carestia
tu che conosci
i sogni
hai tracciato un sentiero
affinché i bambini
seguano le tue tracce.
***
Figlia del Nord,
mio nonno dice
senza collera :
" Il figlio del Sud
chiama il vento dell' Est
per risvegliare la tormenta
dell' Ovest.
Sicuro che i suoni
i canti e le danze
sentono il battito
dei cuori raccolti
nella cavità del tamburo.
***
Papakassiku, Atikuapeu
quello che si spera
tu mi porti verso
Missinaku
che offrirà la trota grigia
della nostra terra, e se
ho freddo,
Uapishtanapeu
mi terrà al caldo
nel mio sonno.
Ushuapeu
mi porterà vicino a
Tshishikushkueu,
colei che veglia
sui battiti delle terra
nel mio cuore.
***
Papakassiku, stasera,
mi offrì la tua scapola,
cacciatore afflitto,
non ho bisogno di mappa
perché stendo la tua scapola
in un fuoco di braci
che mi guida verso te.
Sparpagliato,
mi perdoni
ci liberi
dalla carestia
io ti vedo :
domani, mi aspetterai
nella tundra.
***
Il midollo delle tue ossa
colpisce
l' invisibile,
opera accecante
sulla scapola
del caribù.
***
Una notte di stelle ci invita,
ci racconta
l' Orsa Maggiore
Le aurore boreali
danzano i gesti della terra
è la notte delle cicatrici che perdonano.
***
I nostri passi hanno lasciato le loro tracce :
noi apparteniamo a un fiume
tu infossi in noi
un serpente di ferro.
Un fuoco annega i nostri lamenti.
Joséphine Bacon da Innue , Poesie 2009 - 2018 ( Trad. di Francesca Maffioli
pure io ti vedo, papakassiku.
RispondiEliminacon le tue piume di cielo e scaglie di sole nei capelli.
ci incontreremo un giorno.
non so ancora quando.
ma sorrideremo
lieto giorno
Questa breve poesia è simpatica e un po' onirica, secondo il tuo stile.
RispondiEliminaGrazie Antony !
grazie a te e lieto giorno del signore
EliminaParole leggere che sembrano volare sopra gli spazi infiniti che nel mio immaginario, rappresentano quelle terre. Un uccello che vola.
RispondiEliminaCarine
L' effetto straordinario che fa la poesia è che gli stessi versi si prestano a molteplici interpretazioni. E tutte veritiere perché nell' animo umano ( a cui si rivolge ) albergano tanti sentimenti quante sono i cuori. E così tu puoi trovare in queste liriche gli spazi infiniti delle tue terre senza che qualcuno possa metterlo in dubbio.
RispondiEliminaGrazie - Alberto - per il tuo contributo alla comprensione.
(quinto brano, quarta riga) - “non ho bisogno di mappa”
EliminaMinimalismo, il commento d’una riga,
massimalismo, il commento di tutto.
Qual dunque la misura, cos’è che più ci intriga
in questo od altro atto,
la fine della corsa o vincere una tappa?
C’è un buco sulla diga
e tutto sarà distrutto
ma se il mar non ci castiga
potendo star all’asciutto,
fu a causa di un sol dito
e del bimbo che l’ha udito,
quel lamento invero fioco
annegandolo col fuoco.
A volte capita anche a me di rimanere suggestionata da un verso di una poesia e conseguentemente pubblicarla per quel motivo. Tu - e non è la prima volta - vai molto oltre: su quel verso ci costruisci un' altra lirica, anche se inevitabilmente si differenza dal contenuto originario. Sarebbe come a dire - a quel che vedo - che riesci a verseggiare su ogni cosa riguardante l' umana esistenza.
RispondiEliminaHai la poesia nel sangue !
Buona giornata.
Nel ringraziarti per l'apprezzamento colgo l'occasione per farlo anch'io qui alla tua poesia "Abito tempeste" che mi hai consentito di pubblicare nel mio blog.
RispondiEliminaUno sfaccettato, gradevole sentiero a "S" .
https://www.lamacchinadiluce.com/2020/11/madonna-agosto2014.html
Buona notte.
Sono io che ringrazio te per come hai interpretato su tuo sito quel piccolo scritto : un' immagine potente.
RispondiEliminaMi permetto di dirti che - per quanto abbia cercato - non sono riuscita a trovare la " madonna d' agosto ". Mi dispiace.
Buon pomeriggio
a tutto c'è rimedio... la copio qui sotto
RispondiEliminaScostato al mar lo sguardo or ripercorre il passo,
scemato del sol il dardo, la stretta tranquilla strada.
Sommati l’un l’altro gli anni vò avanti finché lo posso,
sin che sorrisi e affanni al cuor ancor cosa aggrada.
Spuntano al fin del corso, seggiole disposte in file
sedute persone al sorso tra dolci ordinati in pile.
Sembra non sia diversa la folla e l’odierno vivere,
smarrita eppur mai persa la pagina e l’ambito scrivere.
Sul fior ch’apre il ciel al colore tenuto tra dolci dita,
sparso il sottile olore, risplende una luce antica.
Scorto il riflesso d’oro ritrovo il respir di vita,
soffia il divin ristoro e più non sovvien fatica.
(a proposito della rosa... l'immagine associata alla poesia è questa: http://www.chiesacormons.it/node/5296 )
Buon post-meriggio anche a te.
Ritrovo anche qui lo stile che ti contraddistingue; in particolar modo mi piace l' ultima quartina, che comunica un senso di pace e di quiete dopo la fatica del vivere " Scorto il riflesso d' oro ritrovo il respir di vita , / soffia il divin ristoro e più non sovvien fatica ".
RispondiEliminaMolto dolce il ritmo, anche per via della rima baciata....
Grazie !