giovedì 5 giugno 2025

INNUE - POESIE

 


                                                                 Un fuoco annega i nostri lamenti...



" Innue " è la prima traduzione italiana dell' opera di Joséphine Bacon, autrice ( del Québec ) impegnata nella scena artistica autoctona canadese, nonché ambasciatrice della cultura Innu. Sin dalle poesie d' esordio fino alle più recenti, la sua appare come una " poesia incarnata ", vissuta sia come passione che come militanza nei confronti di una memoria da salvare. Bacon scrive le sue poesie in una lingua che contiene la bellezza dell' oralità, autotraducendosi in un francese di grande leggerezza. Scoprire i suoi scritti significa aprirsi a una vita di parole vaganti, che vengono a noi dal repertorio lessicale della lingua parlata. La forma si costruisce su quei temi che ritraggono la tradizione del nomadismo, raccontandoci la vita nella tundra canadese. Ma il territorio non è solo un luogo che contiene, ma un' entità esso stesso, che vive negli elementi che lo abitano, costituendosi così come paesaggio interiore. In questi attraversamenti, esistenziali e letterari, troviamo una voce che prende la parola, nel suo rapporto con gli altri e con le cose ; il mondo dentro di sé si relaziona con quello esterno, entrambi in continuo mutamento.




Il mio dolore,

diventato rimorso,

è il lungo castigo

che curva la mia schiena.

La mia schiena somiglia

a una montagna sacra,

piegata dall' aver amato

tante volte.



                                             ***


Tu che hai visto la carestia

tu che conosci 

i sogni


hai tracciato un sentiero

affinché i bambini

seguano le tue tracce.



                                              ***


Figlia del Nord,

mio nonno dice

senza collera :


" Il figlio del Sud

chiama il vento dell' Est

per risvegliare la tormenta

dell' Ovest.


Sicuro che i suoni

i canti e le danze

sentono il battito

dei cuori raccolti

nella cavità del tamburo.



                                            ***


Papakassiku, Atikuapeu

quello che si spera

tu mi porti verso


Missinaku

che offrirà la trota grigia

della nostra terra, e se


ho freddo,

Uapishtanapeu

mi terrà al caldo

nel mio sonno.


Ushuapeu

mi porterà vicino a 


Tshishikushkueu,

colei che veglia

sui battiti delle terra

nel mio cuore.



                                                     ***


Papakassiku, stasera,

mi offrì la tua scapola,


cacciatore afflitto,

non ho bisogno di mappa

perché stendo la tua scapola

in un fuoco di braci

che mi guida verso te.


Sparpagliato,

mi perdoni


ci liberi

dalla carestia


io ti vedo :

domani, mi aspetterai

nella tundra.



                                           ***


Il midollo delle tue ossa

colpisce

l' invisibile,


opera accecante

sulla scapola

del caribù.



                                          ***


Una notte di stelle ci invita,

ci racconta

l' Orsa Maggiore


Le aurore boreali

danzano i gesti della terra

è la notte delle cicatrici che perdonano.



                                                  ***


I nostri passi hanno lasciato le loro tracce :

noi apparteniamo a un fiume

tu infossi in noi

un serpente di ferro.


Un fuoco annega i nostri lamenti.




                      Joséphine Bacon   da     Innue , Poesie 2009 - 2018 ( Trad. di Francesca Maffioli



11 commenti:

  1. pure io ti vedo, papakassiku.
    con le tue piume di cielo e scaglie di sole nei capelli.
    ci incontreremo un giorno.
    non so ancora quando.
    ma sorrideremo

    lieto giorno

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  2. Questa breve poesia è simpatica e un po' onirica, secondo il tuo stile.
    Grazie Antony !

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  3. Parole leggere che sembrano volare sopra gli spazi infiniti che nel mio immaginario, rappresentano quelle terre. Un uccello che vola.
    Carine

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  4. L' effetto straordinario che fa la poesia è che gli stessi versi si prestano a molteplici interpretazioni. E tutte veritiere perché nell' animo umano ( a cui si rivolge ) albergano tanti sentimenti quante sono i cuori. E così tu puoi trovare in queste liriche gli spazi infiniti delle tue terre senza che qualcuno possa metterlo in dubbio.
    Grazie - Alberto - per il tuo contributo alla comprensione.

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    1. (quinto brano, quarta riga) - “non ho bisogno di mappa”
      Minimalismo, il commento d’una riga,
      massimalismo, il commento di tutto.
      Qual dunque la misura, cos’è che più ci intriga
      in questo od altro atto,
      la fine della corsa o vincere una tappa?
      C’è un buco sulla diga
      e tutto sarà distrutto
      ma se il mar non ci castiga
      potendo star all’asciutto,
      fu a causa di un sol dito
      e del bimbo che l’ha udito,
      quel lamento invero fioco
      annegandolo col fuoco.

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  5. A volte capita anche a me di rimanere suggestionata da un verso di una poesia e conseguentemente pubblicarla per quel motivo. Tu - e non è la prima volta - vai molto oltre: su quel verso ci costruisci un' altra lirica, anche se inevitabilmente si differenza dal contenuto originario. Sarebbe come a dire - a quel che vedo - che riesci a verseggiare su ogni cosa riguardante l' umana esistenza.
    Hai la poesia nel sangue !
    Buona giornata.

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  6. Nel ringraziarti per l'apprezzamento colgo l'occasione per farlo anch'io qui alla tua poesia "Abito tempeste" che mi hai consentito di pubblicare nel mio blog.
    Uno sfaccettato, gradevole sentiero a "S" .
    https://www.lamacchinadiluce.com/2020/11/madonna-agosto2014.html

    Buona notte.

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  7. Sono io che ringrazio te per come hai interpretato su tuo sito quel piccolo scritto : un' immagine potente.
    Mi permetto di dirti che - per quanto abbia cercato - non sono riuscita a trovare la " madonna d' agosto ". Mi dispiace.
    Buon pomeriggio

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  8. a tutto c'è rimedio... la copio qui sotto

    Scostato al mar lo sguardo or ripercorre il passo,
    scemato del sol il dardo, la stretta tranquilla strada.
    Sommati l’un l’altro gli anni vò avanti finché lo posso,
    sin che sorrisi e affanni al cuor ancor cosa aggrada.

    Spuntano al fin del corso, seggiole disposte in file
    sedute persone al sorso tra dolci ordinati in pile.
    Sembra non sia diversa la folla e l’odierno vivere,
    smarrita eppur mai persa la pagina e l’ambito scrivere.

    Sul fior ch’apre il ciel al colore tenuto tra dolci dita,
    sparso il sottile olore, risplende una luce antica.
    Scorto il riflesso d’oro ritrovo il respir di vita,
    soffia il divin ristoro e più non sovvien fatica.

    (a proposito della rosa... l'immagine associata alla poesia è questa: http://www.chiesacormons.it/node/5296 )

    Buon post-meriggio anche a te.

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  9. Ritrovo anche qui lo stile che ti contraddistingue; in particolar modo mi piace l' ultima quartina, che comunica un senso di pace e di quiete dopo la fatica del vivere " Scorto il riflesso d' oro ritrovo il respir di vita , / soffia il divin ristoro e più non sovvien fatica ".
    Molto dolce il ritmo, anche per via della rima baciata....
    Grazie !

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