Ardengo Soffici - Millenovecentodiciannove, il reduce
Ardengo Soffici fu uno degli intellettuali più controversi del primo Novecento italiano. Il 1 Gennaio 1913, insieme a Papini, fondò la rivista Lacerba, che divenne l'organo ufficiale del Futurismo.
Nel 1915 giunse la Guerra, che Soffici aveva con forza auspicato sui fogli della rivista come reazione contro la " Kultur " germanica. Egli vi partecipò e, conclusa la guerra, lo scrittore divenne collaboratore de " Il popolo d' Italia", del " Corriere della Sera " e di " Galleria ".
Nl 1925 Soffici firmò il Manifesto degli intellettuali fascisti , ma successivamente si allontanò da Mussolini, pur rimanendo fedele al regime fino alla sua caduta. Del fascismo amava il ritorno al classicismo, alla grandezza di Roma e le tante correnti culturali e rivoluzionarie che nella prima fase di vita lo componevano: dal futurismo all'irredentismo, dal socialismo rivoluzionario a una forma di sindacalismo. Tale rapporto però venne meno con la stipulazione del Patto d' Acciaio con la Germania nazista e con l'entrata in vigore delle leggi razziali.
Palazzeschi eravamo tre
noi due e l'amica ironia
a braccetto per quella via
così nostra alle ventitré
il nome chi lo ricorda
dalle parti di San Gervasio
Silvio Pellico o Metastasio
c'era sull'angolo in blu
mi ricordo però del resto
l' ombra d'oro sulle facciate
qualche raggio nelle vetrate
agiatezza e onorabilità
tutto nuovo le lastre azzurre
del marciapiede annaffiato
le persiane verdi il selciato
i lampioni color caffè
giardini disinfettati
canarini ai secondi piani
droghieri barbieri ortolani
un signore che guardava in su
un altro seduto al balcone
calvo che leggeva il giornale
tra i gerani del davanzale
una bambinaia col bebè
un fiacchere fermo a una porta
col fiaccheraio assopito
un can barbone fiorito
di seta che ci annusò
un sottotenente lucente
bello sulla bicicletta
monocolo e sigaretta
due preti una vecchia e un lacchè
che bella vita dicesti!
ammogliati una decorazione
qui tra queste brave persone
i modelli della città
che bella vita fratello
e io sarei stato d'accordo
ma un organetto un po' sordo
si mise a cantare Ohi Marì
e fummo quattro oramai
a braccetto per quella via
peccato la malinconia
s'era invitata da sé.
Ardengo Soffici Poesia pubblicata su Lacerba il 15 Luglio 1913
Carina, sottile anche, direi
RispondiEliminaHai detto bene : " sottile". In effetti, al di là dell'apparenza di una " normalità " persino un po' dimessa, a ben guardare ,la poesia rende bene l'dea di uno spirito anticonvenzionalmente futuristico.
RispondiEliminaGrazie per la visita.