domenica 31 dicembre 2017

LA LUCE CHE VIENE

 
 

                                                 L'amore che arriva, la luce che viene...



Perfino così tardi avviene:
l'amore che arriva, la luce che viene.
Ti svegli e le candele si sono accese forse da sé,
le stelle accorrono, i sogni entrano a fiotti nel cuscino
sprigionando caldi bouquet d'aria.
Perfino così tardi gli ossi del corpo splendono
e la polvere del domani s'incendia in respiro.


            Mark  Strand    da    The Late Hour

sabato 30 dicembre 2017

Lullaby

 
 

" Il topo mangiò la briciola e il gatto mangiò la crosta. Ora che sono innamorati parlano mille lingue " 


(...) Nessuna lista delle cose da fare.
      Ogni giornata sufficiente a se stessa.
      Ogni ora. Non c'è un dopo. Il dopo è già qui.
      Tutte le cose piene di grazia e bellezza che ci portiamo
      nel cuore hanno un'origine comune nel dolore.
      Nascono dal cordoglio e dalle ceneri.
      Ecco, sussurrò al bambino addormentato.
      Io ho te.  (...)


           Cormac   MacCarthy    da       La strada
     

     

IL TEMPO ( non ) DETTA I TEMPI 1

 
 

                                                          Tempo, mio fratello; tempo, mio nemico...


(...) Da dove nasce la magia dello Zodiaco, il suo fascino
      irriducibile, che da millenni esiste senza mostrare il minimo
      senso di debolezza malgrado gli attacchi che da sempre ha
      subito da parte della Filosofia, da buona parte della Religione
      e da quasi tutto il mondo accademico e scientifico? Da dove
      nasce la  sua forza e perché - nonostante tutto - appena se ne
      parla, subito si risvegliano la curiosità, l'interesse, la passione?
      Non è solo questione di ricavarne " buoni presagi", di ottenere
      risposte più o meno valide al senso di precarietà umana, di
      attenersi a " ordini" prestabiliti che proteggono e rassicurano,
      e nemmeno soltanto un tentativo di " esorcizzare" o giustificare
      il negativo di cui la vita è intrisa. Forse il fascino e la forza
      dell'astrologia sussistono perché essa è il ponte più chiaro e
      lampante tra la fiaba e la realtà, tra l'immaginazione e la
      verità, tra l'inconscio e la ragione. L'astrologia è nello stesso
      tempo vera - la prova che " funziona" è a disposizione di
      chiunque si dia appena la briga di studiarla - e aperta a
      qualcosa che va oltre la verità stessa, mostrandola nel suo
      movimento, che ha il passo ininterrotto del cielo. Il suo
      discorso non si chiude nell'inflessibilità di una logica statica
      che toglie il respiro all'ampiezza di un vero senza falsi confini,
      ma nello stesso tempo rispetta una razionalità che non tradisce
      la propria logica. In questo senso il linguaggio dell'astrologia
      indica e conforta, conferma e incoraggia, mostra senza illudere
      e amplifica la consapevolezza. L'azione dei suoi simboli prima
      circoscrive e determina, ma subito dopo spinge ad andare oltre.
      La sua risposta riapre la  domanda e la domanda trova una
      risposta che a sua volta non ha l'ingannevole pretesa di essere
      definitiva e certa. Nessuna geometria planetaria- dalla notte
      dei tempi - è mai stata uguale ad un'altra; la ripetitività di
      molte posizioni che ciclicamente ritornano la rendono prezioso
      orientamento, mai legge inappellabile.  (...)


   Marco  Pesatori  da    Segni ( Simboli e caratteri dei dodici tipi zodiacali ) 
     

IL TEMPO ( non ) DETTA I TEMPI 2



(...) Il cerchio dello Zodiaco, la fascia dell'eclittica, è il Tempo
      senza tempo, sul quale il cammino dei pianeti disegna una
      traccia che diventa storia, misura, identità, punto di riferimento
      per gli uomini da sempre in cerca di qualcosa che plachi l'
      angoscia dell'esistenza e del destino.
      Il cerchio dello Zodiaco vuoto - bisogna vederlo vuoto per
      mettere a fuoco i pianeti che vi si muovono sopra - è simbolo di
      qualcosa che non è facile nominare, che forse non è nemmeno
      possibile nominare. Come il fascio di luce che entra da una
      persiana permette di vedere i granelli di polvere che si
      muovono, così il cerchio zodiacale consente la visione della
      luce del pianeta in movimento e lo stardust di un senso che è
      nascite, storie, esperienze, discorsi, pensieri ritmati da una
      scansione regolare e offre la possibilità - più che i una regola -
      di una regolazione. Gli uomini, dal primo sguardo rivolto verso
      l'alto, lo hanno visto come un " segnale" a cui aggrapparsi per
      colmare il vuoto di una Domanda che non potrà mai ricevere
      una risposta infallibile.  (...)


     Marco  Pesatori  da  Segni ( Simboli e caratteri dei dodici  tipi zodiacali )

IL TEMPO ( non ) DETTA I TEMPI 3



(...) Lo Zodiaco è il Vuoto, il simbolo di ciò che esiste prima che
      tutto nasca e di ciò che - una volta nato tutto - tende a celarsi
      dietro le apparenze e le forme, in sintonia con l'adagio di
      Eraclito che vuole la verità innamorata del nascondersi. Anche
      se - di fatto - non esiste Zodiaco senza pianeta che gli scorra 
      più o meno lontanamente sopra. Lo Zodiaco vuoto è la 
     " sostanza", ciò che soggiace alla storia e a tutte le storie, il
      meccanismo o l'inganno primordiale che dà inizio alla vita.
      La riflessione sullo Zodiaco vuoto è il primo passo nel 
      cammino dello studio dell'astrologia e, insieme ai dodici 
     "segni" che lo compongono costituirà l'oggetto di questo 
       lavoro. Anche per sottrarla a quel magma dell' irrazionale o
       dello pseudo esoterico in cui il luogo comune e l'ignoranza
       vorrebbero relegarla.  (...)


     Marco  Pesatori   da   Segni ( Simboli e caratteri dei dodici tipi zodiacali )

UN ANNO PASSATO

 
 


                                               
                      Un anno passato tra le parole, una sfida di consistenza estrema...



Un anno passato tra le parole, una sfida
continua di consistenza estrema, vitale
e di unico spessore.
Ho costruito versi premendo lievi le dita
sopra i tasti in uno sfiorare ripetuto,
in un seducente scivolare.
Ho composto armonie con la mente,
profumate di cannella e cioccolato
da intingere nei nostri sensi.
Ho scritto di voglie per il puro piacere
di farlo - a volte con crudeltà - sempre
con libertà suprema.
Parole di fuoco hanno abbattuto argini
di rabbia e di dolore.
E sono arrivata al cuore, divorando giorni
che hanno vibrato di luce propria.

Ho vissuto e scritto; ho scritto e amato.


                frida



venerdì 29 dicembre 2017

IL TEMPO ORMAI BREVE



       
                           Guardando l'orizzonte un'aria di infinito mi commuove...



LA PAROLA NEGATA

Davanti al tuo letto d'ospedale,
al tuo sguardo smarrito di appassito
infante che cerca protezione,
alla mano rattrappita che avvicina
alle labbra la cannuccia infilata
nel bicchiere, quasi volesse offrire
ad una bocca offesa, lesa
l'occasione di succhiare
vita e dunque voce, vorrei trovare -
amico mio - la via per aiutarti.
Ma quella via è intessuta di parole,
irrinunciabile sostegno
ad un reciproco scambio di calore
che tra noi viene negato. E tu lo sai. Lo sa
il tuo occhio - sgomento e spalancato.


                                                          ***

ASSOPIRSI

Un disordinato tappeto di libri
cinge d'assedio il letto. Dallo studio
sale il suono limpido e perfetto
di un oboe impegnato in mozartiana
sinfonia. Incombe dal cielo una pioggia
restia a donarsi in questo pomeriggio
di scirocco: mi sto assopendo,
mentre i pensieri - tramutati in sogni -
alludono a un disegno dove tutto
rimanda a tutto e tutto è bello
e senza senso. Terribilmente
dolce, terribilmente immenso.


                                                         ***


LA CURA

Il bene è sinonimo di cura,
e assieme strenua lotta
con lo strazio per l'impotenza
di quella stessa cura a preservare
vive creature inermi e dolci
che la natura ci ha affidato.


                                                   ***


RITMO

Non sono i giorni a dileguarsi,
ma noi, che davanti ad essi
trascorriamo: per questo al ritmo,
la litania di chi non crede, ci affidiamo.
Al ritmo che non è misura,
ma un andare verso, pensiero
liberato proteso ad un oltretempo
che coincide con l'inizio - con l'ignoto
originario che trabocca in precipizio.


                                                ***


LO SPECCHIO

Perché tra i genitori si cerca
di evitare quello a cui
maggiormente si assomiglia?
Proprio perché ci fa da specchio,
e pur di non vedere le storture
ereditate, voltiamo infastiditi
il viso altrove:" che inutile tormento,
questo vecchio."


                                                   ***


LAPOTENZA DELL' ABBRACCIO

Che dici? Se ti abbraccio forte
forte, ho qualche chance in più
di scampare dalla morte?



       Franco  Marcoaldi   da      Il tempo ormai breve




giovedì 28 dicembre 2017

SEI DONNE CHE HANNO CAMBIATO IL MONDO ( Introduzione )



I sei brevi romanzi in cui perdersi in questo libro sono quelli di Marie Curie, Lise Meitner, Emmy Noether, Rosalind Franklin, Hedy Lamarr e Mileva Maric.
Per molti saranno nomi sconosciuti, eppure queste sei donne sono state delle pioniere. Sono nate tutte nell'arco di cinquant' anni e hanno operato negli anni cruciali e ruggenti del Novecento, che sono stati anni di guerre terribili, ma anche di avanzamenti scientifici epocali.
C'è la chimica polacca che non poteva frequentare l'università, la fisica ebrea che era odiata dai nazisti, la matematica tedesca che nessuno amava, la cristallografa inglese alla quale scipparono le scoperte, la diva hollywoodiana che fu anche ingegnere militare e la teorica serba che fu messa in ombra dal marito.
Le sei eroine moderne raccontate da Gabriella Greison non sono certo le sole donne della scienza, ma sono quelle che forse hanno aperto la strada alle altre, con la loro volontà, la loro abilità , il talento e anche la protervia, in un mondo apertamente ostile fatto di soli uomini. Sono quelle che hanno dato alla scienza e a noi tutti i risultati eclatanti delle loro ricerche e insieme la consapevolezza che era possibile - e necessario - dare accesso alle donne all'impresa scientifica. E non averlo fatto per tanto tempo è una perdita che è stata pagata a caro prezzo dalla società umana.


                       frida



MARIE CURIE



                                                               "  Ho amato, ho riso e pianto..."



(...) Racconterò di Marie Curie. Racconterò di quando l' Università
      di Varsavia era vietata alle donne. Racconterò del suo secondo
      premio Nobel e nelle vicende stucchevoli nelle quali dovette
      mettersi per andare a ritirarlo. Racconterò del suo periodo più
      nero, di quando la stampa si accanì contro di lei gettandole
      addosso una vera e propria macchina del fango. Racconterò di
      quando Albert  Einstein la definì " la più grande scienziata di
      tutti i tempi". Racconterò dei suoi studi,  delle sue ricerche e
      delle sue conquiste scientifiche.
      Per lei la canzone è  My way nella versione di Frank Sinatra.
      Un passaggio fondamentale del testo è questo: " But through it
      all, when there was doubt. I shot it up, or kicked it out, I faced
      the wall, and the wall...and did it my way ".  (...)


   Gabriella Greison  da     Sei donne che cambiarono il mondo 


                                         

 Marie  Curie

LISE MEITNER

 
 

                    " Ho cominciato a piangere e ho fatto ridere il mondo intero ..."



(...) Racconterò di Lise Meitner. Racconterò della sua vita in
      Germania e della sua fuga in Svezia per sfuggire alle
      persecuzioni razziali naziste. Racconterò dell'importanza del
      suo contributo alla nascita dell'era atomica. Racconterò di
      quelle ingiustizie che così spesso colpiscono le donne.
      Racconterò del premio Nobel per la chimica, per la scoperta
      della fissione nucleare, e del fatto che fu attribuito nel 1944
      soltanto a Otto Hahn, mentre lei non ebbe mai quel
      riconoscimento che le sarebbe ben spettato.
      Per lei la canzone che ho scelto è dei Bee Gees, I started a
      joke, che finisce così : " I looked at the skies running my hands
      over my eyes, and I fell out of bed hurting my head from things
      that I said ..."  (...)

 Gabriella  Greison  da      Sei donne che hanno cambiato il mondo


                               
 
      Lise  Meitner

EMMY NOETHER

 
 

                                          " Era così prima che ti incontrassi..."


(...) Racconterò di Emmy Noether. Racconterò di quando Albert
      Einstein  ne pubblicò un apprezzamento sul New York Times
      poche settimane dopo la sua morte. racconterò di quando
      alcuni membri della Facoltà di Filosofia in Germania si
      opposero al suo inquadramento sostenendo che il titolo di
      Privatdozen non potesse essere attribuito alle donne, e lei
      trascorse quattro anni tenendo lezioni a nome di David Hilbert.
      Racconterò della sua fuga negli Stati Uniti dove ottenne un
      posto al Bryn Mawr College in Pennsylvania. Racconterò dei
      suoi studi e delle sue ricerche.
      La sua canzone è Easy going woman degli Air. Gli Air sono un
      duo, composto da  Nicolas Godin e Jean- Benoit Duckel e
      quest'ultimo è professore di matematica. La copertina di questo
      disco ( Talkie Walkie ) mostra i due artisti in primo piano e alle
      spalle una lavagna piena di formule matematiche. Questa
      canzone in particolare è tra quelle che più mi fa pensare alla
      Noether e inizia così : " Don't let the routine kill our life..."
      (...)

   Gabriella  Greison  da    Sei donne che hanno cambiato il mondo


      
 
 
Emmy Noether  -   Copertina del disco

ROSALIND FRANKLIN

 
 
 
                   " Tu sei il libro che ho aperto e ora voglio saperne di più..."


(...) Racconterò di Rosalind Franklin. Racconterò di quando, nel
      1951 tornò a Londra per costituire un'unità di cristallografia a
      raggi X nel laboratorio di J.T. Randall, al King's College e
      venne osteggiata in quanto donna. Racconterò di quando riuscì
      a identificare la forma B del DNA. Racconterò di quando
      divenne per tutti un'icona femminista. Racconterò delle lotte
      che una donna intelligente deve affrontare per essere accettata
      nel mondo della scienza, che spesso considera le donne nulla
      più che un piacevole diversivo al lavoro serio. Racconterò dei
      suoi studi e delle sue ricerche.
      La sua canzone è Unfinished sympathy dei Massive Attack,
      una delle mie preferite in assoluto, che utilizzo spesso come
      sottofondo musicale per via di questo passaggio : " You' re the
      book that I have opened and now I' ve got to know much more."
      Ma non è tanto il testo di questa canzone che mi fa pensare a
      lei ( se fosse stato questo il motivo avrei dovuto scegliere
      Bialogical degli Air ), quanto l'intero percorso che i Massive
       Attack hanno fatto . (...)


  Gabriella   Greison da   Sei donne che hanno cambiato il mondo 


                                 
 
 
        Rosalind  Franklin

HEDY LAMARR

 
 

                  " C'è una signora che è sicura che sia oro tutto ciò che luccica..."



(...) Racconterò di Hedy Lamarr. Racconterò della sua carriera di
      attrice famosa e di diva hollywoodiana. Racconterò della sua
      mentalità scientifica, delle sue scoperte e dei suoi brevetti.
      Racconterò del sistema che aveva ideato per criptare le
      comunicazioni via radio. Racconterò della sua vita e dei suoi
      tanti matrimoni. Racconterò della sua Hollywood. Racconterò
      di quando ideò un sistema per criptare i messaggi radio tra i
      centri di controllo e i siluri in modo che non potessero essere
      intercettati e delle altre sue invenzioni.
      Per lei c'è una sola canzone nella mia testa che la rappresenta:
      Starway to beaven dei Led Zeppelin. Questo il passaggio più
      bello, compreso il ritornello :"  When she gets there she knows,
      If the stores are all closed, With a word she can get what she
      came for. Ooh ooh and she's buyng a stairway to heaven (...)


 Gabriella  Greison   da  Sei donne che hanno cambiato il mondo


                             
 
   Hedy  Lamarr

MILEVA MARIC

 
 

        " Sono il controllore di Les Lilas, il tizio che si incontra e a cui non si fa caso..."


(...) Racconterò di Mileva Maric. Racconterò dei suoi studi nella
      Serbia del XX secolo. Racconterò che fu una delle prime donne
      a studiare fisica al Politecnico di Zurigo. Racconterò del suo
      compagno di studi, Albert Einstein, nonché suo marito e del
      contributo che diede ai suoi lavori. Racconterò delle sue
      passioni: la musica, il canto, la danza. Racconterò delle diverse
      interpretazioni che circolano sul ruolo che ha avuto nella vita
      di Einstein. Racconterò dei suoi ingegnosi successi in ambito
      scientifico.
      Per lei la canzone è Le Poinçonneur des Lilas, di Serge
      Gainsbourg. Lui è il mio cantante preferito e questa canzone mi
      fa pensare a lei perché la immagino sempre nelle sue piccole
      azioni quotidiane, che avrebbero portato a qualcosa di grande,
      esattamente come fa il testo della canzone, che parla di un
      uomo che fa i timbri sui bigletti dei treni e sogna altro. Inizia
      così : "  Je suis le  poinçonneur del Lilas, le gars qu'on croise
      et qu'on ne regarde pas ..."  (...)


   Gabriella Greison  da     Sei donne che hanno cambiato il mondo


                              

     
                                                        Mileva  Maric

mercoledì 27 dicembre 2017

DUE

 
 

                                                    Quando saremo due non avremo metà...



Quando saremo due saremo veglia e sonno,
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà,
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l'uguale di nessuno
e l'unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l'universo:
diventerà diverso.


 Erri De Luca    da    Solo andata. Righe che vanno troppo spesso a capo

ATTESA

 
 

                                                      
                                                             Leggera preparavi la luce...



Tu piccola neve che leghi
a piena voce gomitoli gentili,
accesi rifluenti di miele : perché intorno

mi prendeva un crudele
tramestìo, che rovinoso
mi bruciava.

Ma tu, rovistandomi
allora, ricombinavi
i bordi cagionevoli
del cuore, sagomavi
silenziosa il fuoco,
leggera preparavi
la luce.


         Mario  Fresa    da      L'uomo che sogna


LE POCHE CARTE




                                        Stare così...come una disperazione o un'infanzia...



Le poche carte che ho con me
piegato sulle pagine da scrivere
con una calma assira da scriba
senz'altra direzione che il dolore,
un giardino che filiazioni
e filiazioni, un'umanità tutta intera
ha finito per attraversare;
le poche carte, e questi occhi
lo specchio immobile dell'iride
screziato dall'ombra delle foglie;
stare così, senza distanza
tra il tempo e il tempo
la mano e la mano
senza memoria
come una disperazione
o un'infanzia.


     Pierluigi  Cappello   da     Azzurro elementare



lunedì 25 dicembre 2017

AUGURI

 
 



                                                                            Buon  Natale!
                                           
                                                                                
                                            frida


sabato 23 dicembre 2017

World around us

 
 


                                                                 Il mondo intorno a noi



"  ...Eri tu il mistero,
      la radiosa notte che racchiudeva il giorno,
      che avrebbe rivestito di carne la luce
      e dato un nome al silenzio. "


             David  Maria  Turoldo
     

venerdì 22 dicembre 2017

CONTRO L'ODIO ( Introduzione )



Razzismo, fanatismo, sentimenti antidemocratici: il dibattito politico cui partecipiamo è sempre più polarizzato, dominato da un pensiero pronto a contestare la posizione degli altri, ma incapace di mettere in discussione le proprie.
Carolin Emcke ( studiosa di filosofia e Premio della Pace dei librai tedeschi ) oppone a questa omologazione la ricchezza di una società aperta e voci differenti: una democrazia si realizza pienamente soltanto con la volontà di difendere il pluralismo e il coraggio di opporsi all'odio. Con questi anticorpi possiamo  sconfiggere i fanatici religiosi e nazionalisti, che raccolgono consensi ma hanno paura della diversità e della conoscenza. Che sono le armi più potenti che abbiamo.


                        frida

 
 



       


CONTRO L'ODIO 1


                        Affondo nel fango e non ho sostegno;
                        sono caduto in acque profonde
                        e l'onda mi travolge.
                        Sono sfinito dal gridare,
                        riarse sono le mie fauci;
                        i miei occhi si consumano
                        nell'attesa del mio Dio.
                        Più numerosi dei capelli del mio capo
                        sono coloro che mi odiano senza ragione.

                               (Salmi, 69, 3-5 )
                       


(...) A volte mi chiedo se non debba invidiarli. A volte mi chiedo
      come facciano a provare tutto questo odio, come possano
      essere così sicuri. Perché coloro che odiano devono esserlo,
      altrimenti non parlerebbero, non offenderebbero, non
      ammazzerebbero in quel modo. Non potrebbero sminuire,
      mortificare, aggredire gli altri in quel modo. Devono essere
      sicuri di sé, non avere alcun dubbio. Se si dubita del proprio
      odio non si può odiare. Se dubitassero, non potrebbero essere
      così fuori di sé: per odiare c'è bisogno di una consapevolezza
      assoluta. I " forse" disturbano, i " magari" interferiscono,
      sottraggono energie che invece devono essere canalizzate.
      L'odio è un sentimento inesatto. Non si può odiare bene in
      maniera precisa, perché la precisione implicherebbe una certa
      delicatezza, uno sguardo o un ascolto mirato, quello sforzo di
      differenziazione che nella singola persona - con tutte le sue
      qualità e inclinazioni - riconosce un essere umano.
      Sfumano i contorni - invece - gli individui diventano
      irriconoscibili, restano solo collettività indistinte e si può
      insultare, urlare e fare chiasso un po' come viene: gli Ebrei,
      le donne,gli infedeli, i neri, le lesbiche, i rifugiati, i mussulmani
      o anche gli Stati Uniti, i politici, l'Occidente, i poliziotti, i
      media, gli intellettuali. L'odio si fabbrica il proprio oggetto su
      misura. L'odio è sempre verso l'alto o verso il basso, si colloca
      su un asse dello sguardo verticale, contro un categoricamente
      altro che opprime o minaccia il proprio , laddove l' Altro viene
      dipinto come una forza presumibilmente pericolosa o una cosa
      presumibilmente inferiore: e così i successivi maltrattamenti
      o crimini risultano misure non solo giustificabili, ma
      necessarie . L'Altro è quell'entità che si può denunciare e
      disprezzare, ferire o uccidere uscendone impuniti.
      Sul versante opposto abbiamo coloro che vivono quest'odio
      sulla propria pelle, che sono esposti ad esso, per strada o in
      Rete, di notte o alla luce del giorno. Coloro che devono
      sopportare insulti, che si portano addosso un'intera storia di
      soprusi nelle parole e nei fatti, ricevendo minacce più o meno
      serie di morte o violenze sessuali. Coloro cui spetta
      solamente una parte di diritti, i cui corpi o copricapi vengono
      derisi, coloro che devono indossare una maschera per paura
      di essere aggrediti o devono restare barricati in casa perché
      fuori c'è una massa di violenti aizzati alla violenza.
      Chi è oggetto di odio - però - non può e non vuole abituarsi.(...)


           Carolin Emcke   da     Contro l'odio

CONTRO L'ODIO 2


(...) L'odio di cui si parlerà in questo libro non è un fenomeno
      individuale, e tanto meno casuale. Non è soltanto un vago
      sentimento che ogni tanto - per sbaglio o per finta necessità -
      esplode. No, si tratta di un odio collettivo e di matrice
      ideologica. L'dio - per sfogarsi - ha bisogno di modelli
      preformati. I concetti usati per offendere, le suggestioni e le
      immagini utilizzate per classificare, le griglie indispensabili al
      giudizio devono essere preformati. L'odio non deflagra all'
      improvviso, va coltivato. Tutti coloro che lo considerano un
      fenomeno spontaneo o individuale, inconsapevolmente
      contribuiscono ad alimentarlo.
      L'odio va affrontato respingendo il suo invito alla
      fraternizzazione. Chi affronta l'odio con l'odio - infatti - si è già
      fatto influenzare, deformare da esso. In parole povere, un po' è
      già come vorrebbero che fosse coloro che odiano. Invece va
      affrontato con l'atteggiamento che a coloro che odiano manca:
      l'osservazione puntuale, la differenziazione senza sconti e la
      messa in discussione di se stessi. Così questo sentimento acuto
      si scioglie nelle sue componenti, si separa dai presupposti
      ideologici; al contempo, s'innesca una riflessione su come sia
      nato e come operi in un contesto storico, regionale e culturale
      specifico. Sì, può sembrare poco. Con i fanatici più estremi
      non basterà,obietterà qualcuno. Forse, ma sarebbe già d' aiuto:
      se le fonti di alimentazione dell'odio, le strutture che lo rendono
      possibile e i meccanismi cui obbedisce diventassero più
      riconoscibili; se coloro che lo approvano e applaudono
      venissero spogliati della loro sicurezza; se coloro che lo
      diffondono - coniando i modelli di pensiero e di sguardo-
      venissero privati della loro colpevole superficialità e cinismo.
      Sarebbe già d'aiuto se a doversi giustificare non fossero più le
      persone che danno una mano, silenziose e pacifiche, ma quelle
      che le disprezzano; se a doversi spiegare non fossero più
      quelle che - come è ovvio - assistono le persone in difficoltà, ma
      coloro che negano l'ovvio. Se a doversi difendere non fosse più
      chi desidera una società aperta e umana, ma chi la mette a
      rischio.  (...)


        Carolin Emcke   da    Contro l'odio

CONTRO L'ODIO 3

(...) Riflettere sulle strutture a priori dell'odio significa mettere in
  luce i contesti della giustificazione passata e del consenso futuro
  senza cui queste strutture non potrebbero prosperare. Analizzare
  concretamente le varie forme di cui si nutrono l'odio e la violenza
  significa sfatare il mito secondo cui l'odio sia una cosa naturale,
  come se fosse più autentico del rispetto. L'odio non è già dato:
  l'odio si crea. Lo stesso vale per la violenza, che viene preparata.
  In quale direzione odio e violenza si scateneranno, contro chi
  saranno diretti, quali soglie e ostacoli verranno giocoforza
  oltrepassati, tutto questo non è un caso o una realtà preesistente:
  sono elementi che vengono incanalati. Condannare l'odio e la
  violenza - quindi - non è abbastanza. Bisogna sforzarci di
  analizzarli nella loro modalità operativa, mostrare dove sarebbe
  stato possibile qualcosa di diverso, in che momento si sarebbe
  potuto decidere diversamente , in che frangente qualcuno
  sarebbe potuto intervenire, scendere dal treno.
  Descrivere con precisione il corso dell'odio e della violenza vuol
  dire indicare il punto in cui ci sarebbe stata la possibilità di
  interromperlo, di infiltrarsi. Considerare l'odio non soltanto nel
  momento in cui deflagra dischiude altre opzioni di azione.
  Per alcune sue manifestazioni la responsabilità spetta alle 
  procure e alle forze dell'ordine, ma per le pratiche di esclusione
  e di limitazione, per le piccole e malvagie tecniche di
  emarginazione fatte di gesti, abitudini e convinzioni, per questo
  sono responsabili tutti. Togliere a coloro che odiano lo spazio
  per fabbricarsi su misura il proprio oggetto è responsabilità di
  ogni membro della società civile, nessuno escluso. Non sono
  ammesse deleghe. E aiutare coloro che vengono minacciati a
  causa di un aspetto, fede o amore diverso, non richiede molto.
  Sono le piccole cose che possono fare la differenza: aprire spazi
  sociali e di dialogo a coloro che ne sono esclusi. Il gesto più
  importante - forse - è evitare che l'odio ci isoli, che ci chiuda nel
  silenzio, nella sfera privata, nella protezione del proprio refugium
  o milieu . Il passo decisivo - probabilmente - è uscire da se stessi
  e andare verso gli altri. Per riaprire - tutti insieme - gli spazi
  pubblici e sociali. Se lasciamo solo chi è in balia dell'odio, questi
  diventa la voce disperata del salmo citato all'inizio: affonda nel
  fango e non ha sostegno. Non ha più appigli, nessun terreno che
  lo sostenga. Si sente precipitare in acque profonde e l'onda lo
  travolge. Il punto - quindi - è non è abbandonarlo, ascoltarlo
  quando chiama. Non permettere che l'onda dell'odio monti di
  nuovo, bensì creare un terreno ben saldo in cui ci sia spazio per
  tutti. Sempre.  (...)


        Carolin Emcke   da    Contro l'odio





giovedì 21 dicembre 2017

NON STO PENSANDO A NIENTE

 
 

        E' come se mi fossi appoggiato male: un dolore nella schiena o sul fianco...



Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale,che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l'aria notturna,
fresca in confronto all'estate fresca del giorno.

Che bello: non sto pensando a niente!

Non pensare a niente
è avere l'anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita.
Non sto pensando a niente.
E' come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché - in fin dei conti -
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente...


      Fernando Pessoa   da    Poesie di Alvaro de Campos

mercoledì 20 dicembre 2017

FAR WEB ( Il lato oscuro dei social )


Insulti, discriminazioni di ogni genere, misoginia, istigazione alla violenza, omofobia, fake news dal retrogusto razzista e anti scientifico, revenge porn. Solo per citare le manifestazioni più evidenti. Non c'è alcun dubbio che la Rete, in particolare con i social media, sia diventata un luogo nel quale scaricare rabbia e frustrazioni senza sensi di colpa; in cui attaccare ferocemente personaggi politici o  emeriti sconosciuti con la sola colpa di avere opinioni diverse. A monte di questa valanga di fango sembra esserci l'idea che Internet sia una zona franca, un Far Web in cui non esistono regole, in cui vige l'impunità e dove è legittimo e pratico farsi giustizia da sé.
Ma è poi davvero colpa della Rete se la gente odia? Siamo veramente disposti a mettere in gioco la nostra libertà di espressione per portare avanti una crociata indiscriminata contro l'odio online? Qual è - in questa partita - il ruolo che giocano le diverse piattaforme? Quanto incide su queste derive la mancanza diffusa di educazione digitale? E qual è il quadro normativo a cui far riferimento oggi?
In questo saggio pop brillante e godibilissimo, Matteo Grandi ( giornalista e autore televisivo ) indaga da vicino il fenomeno dell'inquinamento della Rete in tutte le sue manifestazioni, per spiegarci di cosa parliamo quando parliamo di odio e social media.


                 frida

Resta Fuori

 
 


                                                               Pagina ufficiale di Facebook

FAR WEB 1



(...) Sul fatto che oggi l'odio divampi online, e insieme all'odio tutta
      una serie di derive - che vanno dalla discriminazione alla
      misoginia, dall'istigazione alla violenza all'omofobia, dalla
      creazione di gruppi chiusi in cui vengono fatte circolare
      immagini di donne ignare sotto alle quali orde di maschi
      allupati vomitano commenti della peggior specie fino alla
      piaga del revenge porn, ovvero la messa online a scopo di
      vendetta di immagini intime della propria ex - ci sono pochi
      dubbi. Sul fatto poi che i social media siano diventati una
      valvola di sfogo in cui vengono scaricate rabbie e frustrazioni
      di ogni sorta, in cui le persone insultano con disarmante
      disinvoltura politici, sportivi, personaggi pubblici o emeriti
      sconosciuti che hanno la sola colpa di avere opinioni diverse,
      c'è ben poco da obiettare. Sul fatto - infine - che le fake news
      stiano intossicando il dibattito civile a suon di falsità dal
      retrogusto razzista, discriminatorio e antiscientifico, non vi è
      ombra di dubbio.
      E a fare da collante ai tasselli di questa cloaca virtuale c'è una
      clamorosa falsa percezione, figlia di superficialità e mancanza
      di cultura digitale: l'idea diffusa in gran parte degli utenti,
      secondo la quale la rete sarebbe una zona franca, un Far Web
      in cui non esistono regole, in cui vale tutto, in cui vige l'
      impunità e dove è molto più pratico farsi giustizia da sé.
      Questa illusione contribuisce troppo spesso a far saltare i freni
      inibitori e a trasformare la libertà di pensiero in libertà  di
      insulto . (...)

Matteo  Grandi  da   Far Web ( Odio, bufale, bullismo. Il lato oscuro dei social )