L' intravisto è ciò che osserviamo con difficoltà, per frammenti, con " l' occhio appoggiato alla crepa". Un impedimento - dunque - che nei versi dell' autrice diventa forza per conoscere meglio sé stessi e l' altro da sé ; uno sguardo obliquo che apre orizzonti in cui situare i ricordi. E quanto più fortemente la poeta percepisce l' altrove, tanto più sembra toccare il profondo di sé, per guardarsi veramente e riorientarsi. E così, insieme alla consapevolezza , a poco a poco affiorano le istantanee di un dialogo con un " tu " : una comunicazione difficile, fatta di frasi interrotte, frammenti, silenzi. Quella della Biagini è una poesia ermetica, difficile a volte da cogliere compiutamente, intrisa di metafore, che sta nel mondo in modo dialettico, cogliendone il conflitto e dandogli voce, raccontando ad occhi aperti, " quanto rimasto dalla cancellatura".
Questo testo fa parte di una Collana denominata "Solo Venti " ( nel senso che pubblica esclusivamente venti liriche corredate ognuna da una fotografia originale. La Collana e' edita da Ronzani. La particolarità di questo testo è che ogni singola poesia riporta il testo sia in lingua tedesca che inglese.
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" Lino Roncali ha scritto, serbato e riscritto queste poesie per un tempo lungo abbastanza per far sì che diventassero parte della memoria, e non soltanto reso conto dell' esperienza. Per questo hanno il sapore di un vissuto che non è solo incontro con un luogo e sorpresa per la sua unicità , ma di una nostalgia epurata da ogni sentimentalismo [...]
Lio Piccolo è un' isola della laguna veneta, anzi un insieme di isolotti separati da canali molto stretti, collegati da ponti. E' vicino a Cavallino, a Treporti, vale a dire che a pochi minuti di barca o di traghetto c'è Venezia ed è' quasi necessario immaginare la città appena dietro lo sguardo. Lio è una contrazione locale della parola Lido; l' io è una funzione grammaticale che mette in evidenza il soggetto della parola. Un piccolo lido incontra un soggetto che restringe i propri confini, li fa aderire al tempo, alle cose, agli accadimenti che lo coinvolgono. Un super - luogo in un certo senso. Ecco che anche noi - allora - percorrendo le pagine di questo piccolo libro, sentiamo di visitare e di essere visitati ( mai invasi, mai urtati ) da un altrove che - in fondo - riconosciamo ancora parte della nostra coscienza e della vita quotidiana. Un altrove che ritroviamo nella nostra vita anche quando è troppo piena, assediata da troppo altro. C'è dell' intelligenza - certo ; c'è dell' artigianato e il rischio di riproporre in termini attuali quello che una volta si chiamava " bozzettismo". Ma i pregiudizi si formano e si sciolgono : quello che ci resterà sarà un piccolo libro di serenità "
( Dalla Prefazione di Gian Mario Villalta )
Ivano Mercanzin
LIO PICCOLO
Qui c'è solitudine e non c'è pace
è diverso
mi dice il cameriere frenando la balbuzie
escono insieme le donne puliti i fuochi e le cucine
scopano e sbarazzano e memoria senza guardarti in viso
un avanzo fra gli avanzi
ora fugge controvento il cameriere
chino sulla piaggio gialla e quello che resta del pomeriggio
sbatte forte il tendone
più tardi non mancherà la pioggia.
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Ivano Mercanzin
SCHERIA
C'è naufrago e naufraghi
talora inconcludenti per lo più maestri di voga
o di bottega
maestri di fornasa
ho veduto un arlecchino strepitoso
e tanti altri canovacci
qualcuno anche mi ha riconosciuto.
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Ivano Mercanzin
ARRIVO A LIO PICCOLO
Le femmine qui si muovono in branco
prima le bimbe poi le mamme lente e maestose
sorridono e neanche si guardano attorno
poi anche le anziane querule e traballanti
i maschi invece non si assortiscono
passano
circola tra loro una nostalgia di tabacco
e macchine veloci.
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Ivano Mercanzin
PANCHINA
A lungo vi ho guardato stamattina
congiunte le mani a lui disteso
sulla panchina sorridevi
silenziose parole con gesti benevoli
il tuo braccio accompagnava
era come una danza antica
dove la tua grazia oggi rinnova
la presenza di un dio semplice che ogni giorno si sposa.
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Ivano Mercanzin
PARTITA
Bisognerebbe che le ragazze si potessero guardare
anche a lungo senza passare per molesto
decifrare da vicino i sorrisi bisbigliati
così da vicino da sentire
il profumo dei loro pensieri
che mi diresti allora bella ragazza
che ascolti la patita
più del tuo allungarti come un maschio sulla sedia
più dei tuoi jeans bassi in vita
forse di un segreto assillo
uno screzio d' impazienza
si leva il tuo profilo e cerca il vento
come un airone che s' innalza sull' acqua lentamente
poi vola via bianchissimo
nella mia mente.
Lino Roncali da Lio Piccolo - Guida emotiva a un luogo dell' anima
" Donna cometa " è una silloge che accoglie in sé quarantotto brevi composizioni, concentrate tutte sulle conseguenze di un' amara perdita; sull' assenza - definitiva - della donna amata. I testi sono pervasi da un eros delicato e leggero, ma soprattutto, la donna - qui - è metaforicamente intreccio, cioè " ciò che lega " : lega tessere di tempo immoto, frammenti di identità dell' altro, lega a sé il poeta. E' trama che intreccia i gesti e i volti in uno scopo, " le cose che da sole non sono niente". Per questo era ed è ancora per il poeta - pur se morta - datrice di senso.
E' come se i tuoi passi
avessero un pensiero
come se sorgessi scendendo da me.
Semini tempo
con il gesto ampio
di chi semina grano.
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LUNA
Nuova nella notte antica
ti veste e ti sveste la luna.
Sulla tua pelle nessuna fatica
ti taglia e intaglia la luna.
Come fulgori ti frugano i fari,
chi è più bianca, la luna o la sposa ?
Siamo soli, qui vicini, non siamo pari,
non c'è pace, fra noi qui, non c'è posa.
Togli il fiato, tagli il respiro, fai mute le voci,
Adrienne Rich rappresenta un baluardo della poesia femminista americana. La sua evoluzione poetica riflette un' esplorazione crescente delle intersezioni tra genere, politica e potere. Nei suoi primi lavori la poeta si confrontò con una tradizion Lee maschile per assimilarne i canoni; tuttavia, con l' avvento degli anni '60 e '70, il suo impegno politico la portò verso una radicale rielaborazione della propria voce poetica. Le raccolte come " Diving into the Wreck dimostrano una critica implacabile al patriarcato e una riaffermazione dell' esperienza come centro della sua poetica. Piuttosto che opporsi alla cultura letteraria maschile attraverso la negazione, Rich costruì una contro - narrazione reclamando il potere del linguaggio come strumento di emancipazione.
Da sempre, la poesia di Alessandra Corbetta, è caratterizzata da un lirismo nostalgico, a tratti crepuscolare, intriso di rimpianti e di una certa vena malinconica. Questo tratto è presente anche nella presente raccolta dove - però - si nota una maturazione stilistica e una maggiore padronanza ed equilibrio del verso. Il libro è diviso in sei sezioni : " Sempreverde " che consta di due poesie che rappresentano una sorta di antiporta di tutta la raccolta : " Nel bosco sempreverde nascono le bambine..." Questo incipit ha un tono che - da fiabesco - diventa spaventoso, dovuto forse a una perdita, a un' assenza o forse anche solo dalla consapevolezza del mutare delle stagioni e del tempo. La seconda sezione titola " La Bambina C ", e vi compaiono le figure genitoriali , mentre il linguaggio procede per metafore, dove il bosco è la vita e la difficoltà a uscire da vicende intricate. " Il Padre ha praticato il silenzio e messo il vuoto nella bambina..."." Nel verde degli anni " consta di una sola poesia, dove la bambina deve " sradicare il terrore...". Nelle sezioni seguenti, la dedica è a un proprio familiare : " Verde Cacciatore " ( il padre ) ; " Verde Primavera " ( la madre ); " Verde Palude" ( la nonna ); " Verde Menta" ( il fratello ) e " Verde Arlecchino" ( la sorella). I colori qui identificano allegoricamente i caratteri di queste persone, mentre il tono, da elegiaco di alcune poesie, diviene sempre più malinconico, a tratti disperato " La Madre retrocede nello splendore /. Stare nel bosco è rinunciare, amare tanto/. La bambina ha imparato da lei cos'è l' amore :/ guardare insieme la vipera cantare ". In queste sezioni assistiamo dunque - come fosse un romanzo di formazione - alla trasformazione della bambina che si fa donna, cresce, ama, soffre, scopre i piaceri e i dolori della vita " Arrivò il giorno - un giorno / in cui capii di somigliarti / più degli altri".
La poesia, prima orale poi scritta, nasce in tutte le civiltà come forma d' arte strettamente connessa alla sfera sacrale; sgorga come mezzo attraverso cui - in forma misterica e ritmica - il divino si rivela al mondo: i cieli erompono sulla terra e la terra s' innalza fino alla dimora di Dio. E' un roveto ardente questo " Versi a Dio ", una teofania che si materializza come cammino nel grembo dell' uomo - dai suoi primordi e attraverso secoli di un linguaggio ancestrale - verso un punto focale : la dimensione sacra della poesia e dell' uomo che mediante il linguaggio poetico si eleva fino a piagare il cuore del divino.
Che cosa accomuna il canto cosmologico dei Pigmei dell' Africa equatoriale alle invocazioni degli sciamani delle steppe; i versi dei precolombiani del Guatemala al Prologo del Vangelo di Giovanni ; le poesie dell' indiano Tukarama a quelle di Cristina Campo?
" Da ogni parte - Dio - mi trafiggi ! " è l' esperienza di Dio che trapassa da parte a parte l' uomo - poeta nella miseria, nel dolore, nella gioia; la divinità che si manifesta per mezzo del creato, della malattia, del vuoto - a volte incolmabile e straziante - che dà speranza e insieme orrore.
Il poeta è come Giacobbe che, oltrepassato il guado del labbok ( fiume della Giordania, n.d.r. ) resta solo fino allo spuntare del giorno : tenace resiste, ferito continua a lottare scontrandosi con Dio e costringendolo a venire a patti: fa dunque razzia della sua luce e si fà benedire, iscrivendoLo nei suoi versi.