mercoledì 6 novembre 2024

UN VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA

 


                                    Caspar Friedrich - Il viandante sul mare di nebbia




(...)  Vedete questo dipinto ? Ha emozionato milioni di persone, ma pochi conoscono la storia straordinaria che c'è dietro. Sicuramente avrete già sentito parlare del " Viandante sul mare di nebbia " di Caspar Friedrich. Guardatelo con attenzione : c'è un uomo che fissa con straordinaria intensità l' orizzonte. Nel dipinto non potete vedere il volto dell'uomo, ma tutto nella sua postura e nella curva delle sue spalle ti trasmette una sensazione intensissima. Sembra quasi trattenere il respiro. E voi potete quasi sentire il brivido che lo assale. Che cosa sta guardando? Il cielo sospeso sull'orlo di un precipizio. Ma perché lo fissa con tanta intensità ? Non è soltanto un sentimento di meraviglia davanti all' immensità della natura, come credono in molti. Ma- per capirlo - dovete conoscere la storia che c'è dietro.

Un giorno, mentre il giovane Caspar stava pattinando insieme a suo fratello, il ghiaccio si spezzò sotto i suoi piedi. Suo fratello, per salvalo, muore annegato. Si dice che dalle sofferenze siano nate le anime più forti e che le anime più belle siano quelle segnate dalle cicatrici. E lui ne aveva tante. Perse la madre quando aveva sette anni, e poi perse due sorelle e infine l' amato fratello. Conobbe la povertà, la solitudine e l'incomprensione. Nonostante questi dolori - però - il giovane Caspar si dà la forza per andare avanti. 

Ecco il vero significato di questo dipinto !. Nella posa del Viandante c'è tutto: coraggio, solitudine, struggimento, nostalgia di chi è alla ricerca non di un luogo qualunque, ma di una casa. Perché casa non è solo dove si vive, ma dove ci si comprende. E ci si perdona. La nebbia che inghiotte le montagne è la metafora delle difficoltà, delle prove e delle incertezze che ognuno di noi deve affrontare nella vita. Ma se osservate meglio, noterete che la nebbia sembra diradarsi all' orizzonte Perché non importa ciò che ti capita, ma è come reagisci a ciò che ti accade che fa la differenza. 

Ecco che cosa vi sta dicendo questo dipinto. 

Nascere non basta. E' per rinascere che siamo nati.  (...)



                               Guendalina  Middei



lunedì 4 novembre 2024

PER SEMPRE VIVI


                                                      La morte, esperta dei cambi di scena...



La compresenza della vita e della morte quale esperienza esistenziale, rappresenta una costante nell'opera di questo poeta che si interroga sul mistero di questi due opposti in un dialogo di presenze e assenze tra luoghi biografici e volti della memoria. Una compresenza del vuoto / pieno che si fà coabitazione nel ricordo e si rivela in una presenza che ha già, in sé, l'altra faccia della mancanza. Nelle quattro sezioni del libro ( Apparizioni, Sogni, Silenzi, Dialoghi con mio padre ), si delinea un percorso esistenziale che si snoda tra bagliori accecanti e dolorose verità : la coscienza della precarietà umana, della fine e della perdita, la condivisione dell' orrore della malattia, la dimensione della morte e infine il fiato della vita, cioè l' amore. Nel silenzio e nel ricordo, in un dialogo perenne in absentia, l' amore è il cuore nevralgico di un'ontologia della finitudine umana, capace di sublimarsi nel dono del poeta al mondo.





Spegni la luce, andiamo

nella grande sala dove fa più freddo

o in cucina, dove si allargano i sorrisi

nei primi giorni di aprile.

Dieci volte si muore specie di notte

quando si cerca una mano tra le ombre

nella culla di un sogno finito male

nel fischiettìo del vicino insonne

con la memoria lunga dei contadini

sconfinati nelle albe aranciate.

Dieci volte si sopravvive ad ogni morte

ad ogni vapore mellifluo

se il cuore si stringe

per chi non c'è più da decenni

incoronato con il santo di una chiesa

introvabile nelle lunette

anche dopo la messa della domenica.



                                                    ***


Ne sogno pomeridiano c'è un angolo di giardino

la fermata per i nonni nella luce ondeggiante

nella lunga traversata primaverile.

Nel tempo corro per abbracciarli

ma la pioggia li ha già cancellati

in un vento leggero e remoto

risucchiato da ricordi tremuli

dalla catenina d'oro al collo.

Ritrovo solo l'ippocastano del millennio

respirare nel suo regno di terra e fuoco

fino al cuscino del letto vuoto

mentre un taxi passa ancora tra le case

diretto nelle frange del cielo

nel paradiso del rientro dei morti.



                                              ***


Dentro di me c'è un cuore magico

nella casa di Jorge Luis Borges

specchiato nel suo doppio

un volto che mi assomiglia

il segno di una ruga sotto l' occhio.

Il poeta avrà un gatto tra le mani

e salirà da una crepa del pavimento, cieco

libero dal suo corpo, ma con più udito

e un sorriso che lascerà aperta ogni porta

il confine tra ciò che accade e ciò che non siamo.



                                                    ***


Qui c'è aria di aldilà

più non so dire.

Qui sembra tutto finito

e se mi dicessero

che il vento è il mio fiato

ci crederei stringendomi a me

per l' ultima volta.

Invece domani mi sveglierò

alla solita ora

da questa morte provvisoria

che viene a parlarmi di notte,

quando si annoia.

E' discreta, non mi chiede

di seguirla nel crepuscolo cinereo

sa bene che si nasce e si muore 

più volte senza scongiuri

fino all' alba.

La morte entra ed esce da me

mi acquieta, non ne ho paura.



                                              ***


Svapora il fumo notturno

all'interno degli androni

per i sonnambuli della riviera

che hanno gli zigomi scavati

e un profilo più affilato.

Il grigio dell' alba non si riempie

per i sogni incorporei

degli uomini di mare,

schiusi come i gusci

delle vongole tra le reti.



                                             ***


Non toglierò la mia tua ombra di dosso

se non sarò pronto per andarmene.

Ho scritto così tanto sulle scomparse

che quando succederà la signora morte

esperta dei cambi di scena

mi farà un inchino.




                        Alessandro  Moscè    da     Per sempre vivi



domenica 3 novembre 2024

RIPOSA IN PACE...

 




                  WHO  KNOWS  WHERE  THE TIME  GOES ?



         " Tutti gli uccelli stanno andando via nel cielo della sera,

            ma come fanno a sapere che è il momento di partire ?

            Prima del fuoco dell'inverno starò ancora sognando.


                             Non ho pensiero del tempo,

                     perché, chi sa in che direzione va il tempo ?

                              Chi lo sa dove va il tempo?


         Coste deserte e tristi, i tuoi volubili amici stanno andando via.

                   Ah, ma stavolta sai che è tempo che vadano.

         ma io sarò ancora qui : non ho intenzione di partire.


                              Io non faccio conto sul tempo,

                    perché, chi sa in che direzione va il tempo ?


        E io non sono sola mentre il mio amore è vicino a me

               e so che sarà così finché sarà il tempo di andare.

       per questo vengono le tempeste in inverno e ritornano gli uccelli a primavera.


                               Io non ho paura del tempo.

                         Perché chi sa come cresce il mio amore?

                              Chi lo sa dove va il tempo ? "



venerdì 1 novembre 2024

IL NOVEMBRE DI FRANCESCO

 




                                        " Cala Novembre e le inquietanti nebbie

                       coprono gli orti ; lungo i giardini  consacrati

                        al pianto si festeggiano i morti..."



                               Francesco  Guccini



1 NOVEMBRE

 


                                                  Giovanni da Milano -Polittico di Ognissanti





I  Santi


La cattedrale si piega
nell' aria magica
dove ombre
s'innervano nel gioco
consueto del cuore:
un moto naturale
nel rapido chiarore
dell' avvento.
Maturano gli animi
una foresta ondosa
di figure distanti
accanto alla perenne
morte dell'ora.
Oggi l'albero lascia le
foglie, mansueto.




                                 Roberto  Rebora


giovedì 31 ottobre 2024

LA GIGANTESSA ( La notte dei mostri )

 


                                                           René Magritte  -  " La Gigantessa "




Al momento della pubblicazione ( 21 Giugno 1857 ) , il testo fu definito " un insulto alla pubblica decenza " ed ebbe anche un processo. Si tratta cmq, anche a distanza di tempo, di un libro graffiante, ironico, dal ritmo incalzante e dall' elegante ferocia.




LA  GIGANTESSA


Nel tempo in cui la

Natura, nel suo estro

possente

concepiva ogni giorno

figli mostruosi

avrei amato vivere

accanto a una giovane

gigante

come ai piedi di una

regina un gatto voluttuoso.


Avrei amato vedere

l' anima fiorirle con il

corpo


e crescere liberamente in

terribili giochi,

indovinare se il suo cuore

cova un'oscura fiamma

quando umide nebbie

navigano nei suoi occhi.


Percorrere liberamente le

sue magnifiche forme

strisciare sul crinale delle

sue ginocchia enormi

e talvolta, in estate,

quando i soli malsani


stanca la fanno stendere

attraverso la campagna

dormire con noncuranza

all'ombra dei suoi seni

come un borgo tranquillo

ai piedi delle montagne.




                  Charles  Baudelaire  da   Les fleurs du mal



mercoledì 30 ottobre 2024

NON ANDARTENE...

 


                                                                    Cimitero  di  Staglieno



Il poeta- in questa poesia - sembra inizialmente rivolgersi al lettore ( in realtà la lirica è stata scritta per la perdita del padre, morto di cancro ), quindi all' umanità intera, invitandolo a non accettare la morte in modo calmo e accondiscendente. Questo invito a non lasciare il mondo in modo pacifico e finanche rassegnato, si dimostra, allora, come un' esortazione a resistere, a non accettare il destino che incombe, a darsi da fare nella convinzione che anche le nostre ultime azioni possano migliorare il mondo. Dylan Thomas insiste nell'incitare il lettore a non lasciare questo mondo in modo rinunciatario, anche se l'evento finale dell'esistenza è paragonato a una notte buona e serena, a un momento opportuno. Bisogna, anzi, infuriarsi, scalpitare e in qualche modo contrastare quell' inevitabile declino della luce, quell' improrogabile ingresso nell' oscurità e nelle tenebre.





NON ANDARTENE DOCILE IN QUELLA BUONA NOTTE


Non      andartene

accondiscendente     in

quella notte serena.

I     vecchi   dovrebbero

bruciare e delirare alla fine

della giornata;

imperversa,   imperversa

contro il declino della luce.


Nonostante    i    saggi

sappiano che la tenebra è

appropriata alla fine dei

loro giorni,

poiché   le   loro  parole  non

hanno   provocato   alcun

fulmine,

non   se   ne   vanno  

accondiscendenti   in

quella notte serena.


Gli   uomini   onesti,

dall' ultima   onda, mentre

urlano quanto brillanti

le   loro  deboli   azioni

avrebbero   potuto  danzare

in una vecchia baia,

imperversano,

imperversano  contro  il

declino della luce.


 Gli   impulsivi   che

afferrano il sole in volo e

cantarono,

e impararono - troppo tardi -

d' averlo   afflitto   durante   il

suo corso,


non    se  ne  vanno

accondiscendenti   in

quella notte serena.


Gli    austeri,

all' approssimarsi   della

morte, che scorsero con

vista cieca

che   gli  occhi   appannati

potrebbero   brillare   come

meteore e gioire,

imperversano,

imperversano   contro   il

declino della luce.


 E   tu,  padre  mio,  là  sulla

triste altura,

maledicimi,   benedicimi,

ora,   con  le  tue  lacrime

imprecanti, ti prego.


Non    andartene

accondiscendente   in

quella notte serena.

Imperversa,    imperversa,

contro il declino della luce.




                           Dylan  Thomas  



lunedì 28 ottobre 2024

DODICI ORE PER UN VECCHIO ERRORE

 


                                                Sono qui a soppesare il valore dell'uomo...



Esistere è un incontro, muoversi nel mondo, toccare le esperienze, sentire addosso l' avanzare del tempo: anche il poetare è un incontro,  con la consapevolezza del proprio esserci. La poesia dell' autrice è un atto di presenza che si viene affermando in un continuo incontro tra il sé e l'altro, tra le proprie percezioni e ciò che accade intorno. La forma dei testi - rivolta sempre a un Tu immaginario - rappresenta già un indizio di quell'incontro  totalizzante che si svilupperà nel testo intero. Esso è vita, estasi, incoscienza, ma, per quella opposta e doppia natura che Rafaiani ci mostra nei suoi versi, è anche inadempienza, ammonimento, rottura.


                                         ***


( Su questa mia interpretazione, ho collegato - come  fosse una fantasiosa risposta/ dialogo al testo poetico  - la canzone di un Uomo che la vita l'ha vissuta in pienezza  e conosce molti risvolti del cammino e dell' incontro : errori e rimpianti, ma anche consapevolezza e matura accettazione ).




Il nostro tempo è infinito, buon viaggio

ma parliamo di un viaggio che si incrina,

corruttibile, inquieto, irruento

gelido alza gli occhi sui campi 

delle stagioni passate

sulle vecchie colture.

Così girasoli che seguono campi di grano

e terra che ogni anno si svena

e tu sfiori le mie palpitazioni

Novembre come Febbraio, così come Giugno

si parte e nessuno si attende.

Le strade, i papaveri, lo sterco.



                                                    ***


Sono qui a soppesare il valore

dell'uomo, a cercare il modo

di essere felice, lo splendore

dell' esistenza altrui, la scrittura.

Non più qui ma oltre,

oltre questo viaggio, oltre

la sorte, oltre lo sconforto.


Minuscola mi muovo

su qualcosa di minuscolo

dentro qualcosa d'infinito,

e ho dentro qualcosa di infinito


ma mi riduco alla giacca

che indosso, all' espressione

che ho in volto, al profumo

che metto, al treno

su cui salgo.

Mi riduco alle persone che amo.



                                         ***


Sulle sponde del lago di Balaton

un cigno taglia la frescura

il solo è là, oltre le macchie d'ombra.

Non andremo mai in viaggio di nozze insieme

l' amore non finisce ma si costruisce.


Io vedo gli uomini costruire case di legno,

case di paglia, case di cemento

e tu non vedi che ho portato canne di bamboo

e tu le hai distrutte come le tue pietre.

Sono tornata a prenderne altre

e al mio ritorno s'era già deciso

che per questo amore - amore -

io non avessi fatto niente.

L' incomprensione è il solo limite che abbiamo.



                                                   ***


L a comprensione è una scelta e una dote

un dolore se non sai che giro

nei quartieri arabi di Granada

nell'altopiano dei sogni mi prendi il polso

prendimi il polso, sentimi il polso, mi senti?

La comprensione è compenetrazione totale,

è il silenzio che non trovi a Granada.



                                                   ***


Anche quando non ti ho

mi sembra d' averti, e il non vederti

è un perpetuo incontro celestiale.



                                                      

                                 Mariachiara Rafaiani  da   Dodici ore



domenica 27 ottobre 2024

LA LITURGIA DELLE ORE PER ALBERTO

 


                                                           Rincorro una perduta grazia...




Se mi chiedi come fare io ti rispondo

che è dentro la luce del giorno

l'erba fresca

per un momento di vita.

L'oasi che nel dubbio

rivela la gemma.

La passione è più forte

e nell'arte di navigare

per pura necessità

decidiamo l'ora, il punto preciso.



                                            ***


Avrò tempo nella vita di specchi

vicina al silenzio.

Ma è nel cielo d'estate che ho sperato -

linea del mio ultimo abbraccio.

Avrò per me il giorno - la rosa

in un soffio di vento.



                                              ***


Al ritorno da lunghe strade

mi accompagna un disegno

nelle parole che tornano vive :

rumori di realtà, nell' immediato

celebrare un senso.

Poi il viaggio diventa

l'ora prima del giorno,

l'insidia che divora intero

il tempo. Rincorro

una perduta grazia

senza rifugio.



                                                   ***


Lo spazio per l'alba

prossima a venire.

E l'abito dei giorni

in cui la mente è leggera.

Ora una mossa sublime

il cielo

nel profondo

di quella sapienza che portava felicità.

E poi la mano sui capelli -

il freddo

esempio di solitudine.

Alla radio

le prime notizie del mattino.

Esistere tra ombre

parole

che si accompagnano.

E' il primo canto d'inverno -

il possibile dono,

il frutto del sole

nel mio giardino.

E nessuna memoria è più cara di questa.



                                                 ***


LA  SOGNATRICE


Nel castello della sua stanza

la voce è come

in uno spazio d'oro.

Sorride a se stessa mentre

si guarda intorno dispersa

nel pensiero. Né la risveglia

la pioggia che batte sui vetri.

La sognatrice,

in silenziose ore della vita,

forte nel gioco che

è dentro il cuore.

Così lei s'è trovata

libera e leggera.




                       Alberto  Toni    da    Liturgia delle ore



NON PIANGERE...

 


                                                 Non restare a piangere sulla mia tomba...




Non restare a piangere sulla mia tomba.

Non sono lì, non dormo.

Sono mille venti che soffiano.

Sono la scintilla diamante sulla neve.

Sono la luce del sole sul grano maturo.

Sono la pioggerellina d' autunno

quando ti svegli nella quiete del mattino.

Sono le stelle che brillano la notte.

Non restare a piangere sulla mia tomba.

Non  sono lì, non dormo.




                                Canto  Navajo



mercoledì 23 ottobre 2024

POESIE DI LUCE DI LUCIAN BLAGA

 


                                                         Così neri i tuoi occhi, luce mia...




Lucian Blaga nacque nel 1895 in una cittadina transilvana, ultimo di nove figli. Ebbe difficoltà a parlare fino all' età di quattro anni. Il suo mutismo, emblematicamente concepito - da poeta - come un tempo della riflessione profonda, fu per lui una condizione simbolica della vita. Parla di questa suo essere  nell'incipit di una poesia " Autoritratto ", del 1943 : " Lucian Blaga è muto come un cigno. / Nel suo paese la neve del discettare sostituisce la parola ".
Si laureò in filosofia e divenne Professore Ordinario presso l' Università di Cluj; si rifugiò poi, dopo il Diktat di Vienna del 1940, in Romania, a Sibiu. Dopo la presa del potere da parte del regime comunista, fu messo in disparte : fu escluso dall' Accademia Romena nel 1948 e i suoi libri furono ritirati da librerie e biblioteche. Non ebbe più il permesso di pubblicare e potè esercitare solo l' attività di traduttore.
Secondo il filosofo - poeta, l' esistenza dell' essere umano oscilla tra due tipi di conoscenza: una " paradisiaca " e l' altra " luciferica ", la prima raggiungibile attraverso le vie della razionalità logica, la seconda derivante dagli stati di conoscenza orientati verso il mondo dei misteri. Ed è dal dialogo continuo con questo mondo a noi sconosciuto che deriva il fascino particolare della poesia di questo autore .





LA  LUCE

Quella luce che sento
entrarmi in petto
quando vedo te
non è forse una goccia
della luce
creata il primo
giorno
dal profondo assetato
d' esistenza?

Giaceva il nulla in
agonia,
nel buio errava, solo,
quando diede
l' Inconoscibile un
segnale:
" Luce !"

Un mare
un'insensata
tempesta di luce
dilagò in un istante:
era come una sete di
peccati, di desideri,
di patemi e slanci
una sete di mondo e
di sole.

Dov'è sparita 
l' accecante
luce d' allora - chi lo
sa ?

Quella luce che sento
entrarmi in petto
quando ti vedo -
angelo mio,
forse è l' ultima
goccia
della luce creata il
primo giorno.


                                             ***

IO NON CALPESTO IL FIORE DEL MONDO DELLE MERAVIGLIE

Io non calpesto il fiore del
mondo delle meraviglie.

La mia mente non uccide

i misteri che incontro

sulla mia strada,

nei fiori, negli occhi, sulla labbra
e nelle tombe.

La luce degli altri

soffoca il bisbiglio di ciò che si
nasconde non esplorato

nelle profondità del buio,

ma io

io con la mia luce, aumento il
segreto del mondo -

come la luna con i suoi raggi
bianchi splendenti

non diminuisce, ma intensifica

il mistero della notte.

Io stesso illumino l'orizzonte
oscuro

con tremori, grandi tremori di
misteri consacrati.

E ciò che non è compreso

diventa ancora più
incomprensibile

sotto il mio sguardo

perché io amo

i fiori e gli occhi e le labbra e le
tombe.


                                             ***

FIORI DI PAPAVERO

Fra l' amara cicuta
canto la mia letizia - e un remoto sgomento
della morte mi prende,
mentre vi guardo, fiori di papavero
in riva al mar di segale.

Poter sfiorar i petali,
e non oso,
sembrano nati
dalla rossa bambagia
d'un affocato tramonto d'estate.

Abbracciare vorrei
il vostro slancio vergine,
ma siete un ornamento tanto esile
che temo
anche a stringervi al petto del pensiero.

E schiacciarvi vorrei,
ché siete rossi, rossi
come in terra poterono esser solo
le ardenti gocce di sangue cadute
sulle pietre
e la sabbia, al frantoio delle olive,
giù dalla fronte di Gesù,
quando ebbe terrore
della morte.


                                              ***

LA SORGENTE DELLA NOTTE

Bella,
hai gli occhi così neri che di sera,
quando appoggio la testa sul tuo grembo
mi sembra
che i tuoi occhi profondi sian la fonte
da cui corre la notte misteriosa alle valli
e i suoi monti e le piante
inondano la terra
con un mare di tenebre.
Così neri i tuoi occhi,
luce mia.


                                                  ***

UN UOMO SI SPORGE SUL MARGINE

M' accosto al margine  :
non so - è del mare 
o del gramo pensiero ?

L' anima mia sprofonda
come anello dal dito
smagrato per un male scivolando.
Ormai nessuna strada è lunga,
nessuna voce m' allontana.
Giungi tu, nulla.

Sui gomiti una volta ancora
mi sollevo un palmo da terra
e ascolto.
L' acqua urta la sponda.
Nient'altro, nulla
nulla.


                                                 ***

IL POETA

Anche se invento una poesia
non faccio che tradurre.
E poi, è giusto che sia così.
Così soltanto ogni verso ha una terra
per germogliare e diventare fiore.
Traduco sempre. Traduco
in lingua romena
un canto che il mio cuore
dolcemente m' annuncia, nel suo idioma.


                                        ***

LE  LUCCIOLE

Brucia il prato nel sonno. Dalle ciglia dei giunchi
s' allontanano lacrime di fuoco :
le lucciole.

Tra disegni di nubi sulla costa
s' alza la luna.

Mani autunnali allunga su di te la mia notte
e nel cuore il sorriso ti porto dalla spuma
lucente delle verdi lucciole.
La tua bocca è uva  diaccia.

Solo l'orlo sottile della luna
sarebbe così freddo
- se potessi baciarlo -
come le labbra tue.

Mi sei vicina.

Nel buio sento un palpito di palpebre.





                   Lucian  Blaga    da     I poemi della luce. Trad. di S. Albisani



martedì 22 ottobre 2024

POESIE PER L' ORIENTINA

 


                                                           Tu sei una potenza primigenia...


Negli anni '70, oltre che a laurearsi in Filosofia, Umberto Fiori era entrato nella Sinistra extra parlamentare e poi, come cantante, chitarrista e paroliere, negli Stormy Six, uno dei gruppi più importanti in quell'area. Il gruppo ottenne fama europea ( in particolare in Germania ) e Fiori passò anni vorticosi fra tournée e sale di incisione. Fu per qualche tempo un cantante e un musicista di successo, oltre che un militante per la rivoluzione. Ma non durò a lungo : altri ritmi e altre musiche scalzarono il rock progressivo. La parabola di Fiori lo portò a rinnovarsi - a suo modo - su contenuti ancora più stranianti : il modo antico di essere poeta nella modernità. All' inizio degli anni '80 si ritrovò a girare per Milano, osservando disorientato le cose e le persone. Con una polaroid si mise a fotografare gli edifici, in particolare i più squallidi e anonimi. Nacque allora uno dei fili conduttori della sua poesia : il tema delle case. L' Io pare assente dalle sue prime raccolte e anche i personaggi sono privi di un'identità definita : una poesia non lirica, si direbbe. A posteriori, è evidente che l' Io era presente e vigile sin dall'inizio, solo, stava tentando di prendere le misure di una realtà che non capiva e di una vita che non sentiva sua. A mano a mano, questo Io emerge sempre più nettamente e prova a rispecchiarsi in ciò che vede, ritrovandovi anche la propria frustrazione. Infine, formula conclusioni - provvisorie o in apparenza definitive - che vanno oltre la sua storia personale.


                            (   Tratto  dalla  Prefazione   di Luca  Zuliani  )






TRE POESIE PER L' ORIENTINA

         ( 18 Aprile 2008 )


" Pondus meum, amor meus ;                    " Il mio peso, il mio amore

Eo feror, quocumque feror ) "                        lo porterò; lo porterò a 

          Agostino, " Confessioni "                   tutti "



Ero preso, non c'erano più scelte,

giudizi, volontà.


Ero un peso. Tu eri

la gravità.



                                           ***


E' vero : di attenzione

ne ho poca. Nella mia testa

dati, fatti, persone,

come vengono vanno. Tanti discorsi

li afferro a malapena, tanti nomi

tante facce mi sfuggono.


Ma questo piede che mi hai messo in mano

vedi come lo tengo? Sono anni.

Una vita.


Mi si rivolta fra le dita

tiepido, buio, tutto da sapere;

mi scalcia - questo piede - dentro il cuore

come nella tua pancia

Cecilia

Giovanni.



                                                  ***


Tu sei una potenza primigenia:

l' Orientina sei, la patrona

candida e furibonda

di tutti i cominciamenti,

sei la grande Sbocciante,

l' Albeggiante, la Ricca - di- Mondo.


Quando te lo dicevo

vent'anni fa,

non era solo un gioco, una serenata.

Era la verità.


A ridirtela oggi

ti dà fastidio :

non ridi nemmeno più.


Lo so, lo so: non vuoi essere un idolo.

Vuoi che io mi ravveda,

che finalmente ti consideri

quello che sei, né più

né meno.


Io vedo solo dèi.

Mi conosci, lo sai :

questo è il mio limite. Ma se tu me lo imponi

mi sforzerò di fare come se al mondo

non ci fossero altro che persone.

Anche tu - quindi - una persona. Va bene?


Quello che dentro mi sragiona

quando ti sto di fronte

farò conto che sia solo rispetto,

affetto, stima.

Della tua furia celeste

non avrò più paura :

la chiamerò arrabbiatura.


Troverò una misura, te lo prometto.

Sarò umile, saggio,

calmo, paziente.


Vedi com'è potente

il tuo nume?



                  Umberto Fiori   da    Tutte le poesie - Garzanti 2024




lunedì 21 ottobre 2024

PER QUANTO PUOI

 



                                              Sopra gli indugi delle zavorre sono partiti...




La poesia è spesso legata al mondo ideale, a quello immaginario e immaginato. Non è questo il caso. Nella sua " Per quanto puoi " il poeta riflette sul valore della vita a partire dalla quotidianità, impartendoci un grande insegnamento : i nostri giorni, così come i nostri corpi, non vanno mortificati, bensì celebrati.





PER QUANTO PUOI  ( 1913 )


E se non puoi fare

della tua vita quel 

che vuoi,

in questo almeno

sforzati

per quanto puoi: non

umiliarla

nella troppa

familiarità con il

mondo,

nel viavai della gente,

nelle chiacchiere.


Non mortificarla

portandola qua e là,

andando per le

strade, e non esporla

alle sciocchezze di

ogni giorno

delle relazioni, dei 

vincoli,

fino a renderla

estranea, molesta.




            Kostantinos  Kavafis

 

sabato 19 ottobre 2024

A CHI ESITA

 


                                                                             Il buio cresce...



La poesia " A chi esita" è un forte messaggio politico ( come pressoché tutta la produzione poetica di Brecht ) che scuote gli animi di chi legge e mira a rivestire un ruolo sociale, a contribuire alla costituzione di un impegno civile consapevole e attivo.

Ma forse ( anzi sicuramente ) quelli erano altri tempi.



A CHI ESITA


Dici.

Per noi va male. Il buio

cresce. Le forze scemano.

Dopo che si è lavorato

tanti anni

noi siamo ora in una

condizione

più difficile di quanto

si era appena cominciato.


E il nemico ci sta innanzi

più potente che mai.

Sembra gli siano cresciute

le forze. Ha preso

una apparenza invincibile.

E noi abbiamo commesso

degli errori,

non si può negarlo.

Siamo sempre di meno.

Le nostre

parole d'ordine sono

confuse. Una parte

delle nostre parole

le ha stravolte    il nemico

fino a renderle

irriconoscibili.


Che cosa è errato ora,

falso, di quel che abbiamo 

detto?

Qualcosa o tutto ? Su chi

contiamo ancora ?

Siamo dei sopravvissuti,

respinti

via dalla corrente ?

Resteremo indietro, senza

comprendere più nessuno

e da nessuno compresi ?


O contare sulla buona

sorte ?

Questo tu chiedi. Non 

aspettarti

nessuna risposta

oltre la tua.




             Bertolt  Brecht  da    Bertolt Brecht  . Poesie e canzoni.

Trad. di Franco Fortini in collaborazione con Ruth Leiser



martedì 15 ottobre 2024

L ' ANGELO DI FABIANO

 



                                                              Il cielo è sempre possibile




DESIDERIO

SE NON è NOIA NON E' AMORE

      ( Amelia Rosselli )


Essere conseguenti

al proprio desiderio

è la più alta forma di

libertà o un sabotaggio

perpetrato ai propri danni

in uno stato di

incoscienza?


L' irruenza dei sogni, la

semantica dei corpi, la

loro

valenza mitica nello

sconvolgere

abitudini inveterate e

zone di

conforto. Basta una foto

o un ricordo nel

dormiveglia

perché promesse e

giuramenti

svaniscano come una

scadente

neve artificiale al sole.


 Negli interstizi fra

un'abiura e l'altra,

la concreta minaccia

dello stare al mondo

con i sensi accesi

di una preda indifesa.



                                        ***


IL CIELO E' SEMPRE POSSIBILE


Uno sforzo gigantesco

fa fare in modo che la

tua vita

non sia solo

un esercizio di stile

una nota a margine

l'implosione di una

bomba

senza disinnesco.


Attraversi strade

invisibili ai satelliti,

i conducenti dei filobus

si perdono

e non dovrebbero,

le vetrine dei negozi

esistono solo per se

stesse.


Il cielo è sempre 

possibile.



                                           ***


CESARE PAVESE


Per quanto le cose

possano andare male

non è mai il caso di

prenotare una stanza

all' Hotel Roma.


Molto meglio accettare

di fare il primo passo

in direzione della felicità:

accettare la propria e

l'altrui

mediocrità.



                                            ***


IL DIRITTO ALLA FELICITA'


Attraversa il mio campo

visivo

per dividermi da me

stesso,

da quanto tempo non ci

conosciamo?


Il desiderio è già

possesso

con l'immaginazione al

potere,

ma io ho preso visione

della realtà

e capisco di dover agire e

competere

anche se sono

consapevole

che il diritto alla propria

felicità

esclude - di fatto - quella

 altrui

( sono attrezzato per il

pensiero critico

ho comprato The best of

Gramsci su Amazon ).



                                            ***


STRATEGIE OBLIQUE


Più una semplice

inversione a U

 che una vera r propria

conversione,

ma è comunque un

approdo felice

il meglio non è nemico

del bene.


Affrancarsi dai rapporti di

forza,

arrivare al punto anche se

la sintassi

zoppica vistosamente, 

non essere più

prolifici soltanto negli

intenti : strategie

oblique per dare di nuovo

del tu alla

 vita, questa illustre

sconosciuta.


Conoscersi non aiuta, i

passi da gigante

non riportano a casa : è

da quello che non

torna che bisogna

ricominciare, con la

grazia

siderale di un satellite

disperso.



                  Fabiano  Spessi   da    L' angelo della realtà