Guarigione del cieco nato - El Greco
" Chi è fatto per la luce,
sa di essere cieco ".
( Dal Vangelo di Marco )
Guarigione del cieco nato - El Greco
" Chi è fatto per la luce,
sa di essere cieco ".
( Dal Vangelo di Marco )
Andremo adagio...
Andremo insieme a cogliere quei fiori
che spargemmo. Tenendoci per mano
nel modo che solo noi, noi soli sappiamo.
Andando adagio. Come si conviene.
frida
AVVENTO
Come un pastor, nel bosco innevato
gregge di fiocchi sospinge il vento,
e qualche abete - ecco - ha indovinato
ch' avrà di sacre luci presto ornamento.
I rami verso i bianchi sentier spingendo
ogni fruscio spia nell' attesa ansiosa,
e sfida il vento e va così crescendo
incontro a quella Notte radiosa.
Rainer Maria Rilke " Schmargendorf , im Dezember 1897 "
SCRIVO L' ADESSO
Se resterò in silenzio per coltivare un frutto
o metterò paglia per preservare dal freddo una radice,
la mia gioia sarà il grido prima del raccolto, ché di certo
non potrò sfamarmi con esso ; né diverrà dimenticanza
il gusto, perché il sapore del sempre si coltiva col silenzio.
So che sono di ghiaccio solo dopo essermi sciolta e so
che sarò cenere prima ancora di diventare fiamma.
Ma che sia prima o dopo, il tempo non corroderà l' Adesso,
l' Adesso che non gela e che non brucia e quel vivere altrove
dove il tempo non passa, quello limpido e lucente che disegna
nei tuoi occhi la Bellezza, e una fiaba in cui mi incanto
con la pelle grondante stille di eternità.
frida
LA PREGHIERA DI VAN GOGH
Battaglia persa nei campi
ma in cielo splende la vittoria.
Uccelli, sole, ancora uccelli.
Di notte, cosa resta di me ?
Di notte, una fila di lanterne
il muro di argilla bianca, brilla,
e nel giardino - dopo gli alberi -
come candele in fila, i vetri;
ho abitato lì, una volta, per poco -
non posso più vivere dove vivevo allora :
allora , mi copriva un tetto. Allora
mio Signore, eri tu a coprirmi.
***
SCRITTO SUL MURO DI UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO
Dove sei crollato, resti.
In tutto l' universo, questo
posto è l' unico posto
che è davvero tuo.
I campi corrono ovunque.
Casa, mulino, pioppo - ogni
cosa lotta, ed è qui, con te,
come se fosse mutilata dal nulla.
Ma sei tu che non ti arrendi.
Ti abbiamo saccheggiato ? Ora sei ricco.
Ti abbiamo accecato ? Ci fissi ancora.
Futile testimone senza più verbo.
***
QUANDO ARRIVERAI
Sono solo. Arriverai
e sarò il solo ancora vivo.
Piume in un nido vuoto.
Stelle che hanno divorato
il cielo.
L' orfanatrofio resiste :
come in una discarica invernale
rovisto fra i suoi rifiuti
per trovare frammenti
della mia vera vita.
Sarà una pace impareggiabile.
Inaudita perfino per il mio cuore.
Intorno a me, le estatiche
muraglie del silenzio.
Nuda eternità.
Ed è tua. E' impotente ed è tua.
Un regale candore
creato per te, fin dal primo giorno.
Il tempo siede, non ha
più parole, come un manichino
di corde. Il desiderio
ha perso le braccia, non è
che un tronco che ansima.
Quando sarai qui, avrò perso
tutto - Nessuna casa - neanche
un letto. Potremo abitare
indisturbati nella pura estasi.
Non fare razzia di me - ti chiedo
soltanto questo : non abbandonarmi.
Se sei debole, morirò.
E' terribile svegliarsi
tra i cuscini quando non c'è
altro che il rumore della strada.
***
AMORE, DESERTO
Un ponte, poi una strada di cemento, calda -
il giorno svuota le tasche
e mostra a tutti i suoi rari averi.
Sei solo nel catatonico crepuscolo.
Panorama pari al greto di un letto:
cicatrici che brillano, brilla l' oscurità.
La sera si fa bosco. La luce del cieco
sole mi intorpidisce. Non lascerò l' estate.
Estate. Caldo bulimico.
I galli immobili come cherubini
nell' aia dei recinti rovinati.
Le loro ali non tremano.
Sete. Chiedo acqua.
Ancora oggi sento quel febbrile
muovere la bocca : impotente
come una pietra metto a tacere
i miraggi. Gli anni
passano. Ancora anni. La speranza
è una tazza di latta rovesciata sulla paglia.
***
PRIMA DI
Del futuro non so molto
ma il giudizio universale lo vedo innanzi a me.
Quel giorno, quell' ora, sarà la glorificazione
della nostra nudità.
Nella moltitudine nessun reciproco cercarsi.
Il Padre, come una spina, si riprende
la croce, e gli angeli, gli animali
del paradiso, scoprono del mondo l' ultima pagina.
Allora diciamo : ti amo. Diciamo
ti amo tanto. E nella mischia
sorta all' improvviso, ancora una volta affranca
il mare, prima di sederci a tavola.
Jànos Pilinszky
Traduzione da un Sijo coreano :
Come il suono del tamburo chiama la mia vita,
giro la testa lì dove sta per tramontare il sole.
Non c'è nessuna locanda sulla strada per gli inferi.
A casa di chi dovrei dormire stanotte ?
Soeng Sam - mun ( 1418 - 1456 )
Qui tutto ritorna al suo vero nome...
E' un trionfo di luce questa raccolta di Massimiliano Mandorlo, un inno alla gioia che si cadenza attraverso i momenti di una tetralogia ( Cantico terrestre - Terra incognita - La gioia - Finestre ) in cui il poeta compie un viaggio nel gran mare dell' Essere ; un viaggio in parte orizzontale ( in una dimensione terrestre e marina )e in parte verticale ( la dimensione celeste ). Ed è in questa composizione che si rivela la versatilità di un poeta che ha fatto della sensibilità e della discrezione i suoi stigmi peculiari. La grazia che trapela da questi versi si risolve a contatto con sequenze invise alla poesia gridata dei nostri giorni, e che rimanda piuttosto a una dimensione favolosa, come quella delle cartografie medioevali, dove improbabili mostri dalle fauci spalancate custodivano confini terrestri e acquatici oltre i quali non si poteva accedere.
Scende la notte
scende
con un profumo di pietralba
col battito elettrico
degli acquazzoni scende
e il suono dell' infanzia
l' istante in cui la terra
trema rapita
nel diluvio di ogni cosa.
***
Così abbiamo lasciato
la terra dei nostri padri
e la sapienza perfetta dei libri
per metterci in cammino
e gli zoccoli dei cavalli
sollevavano la polvere
e affondavano nella terra scura
poi furono duna, dune luminose
sulla palpebra buia dell' orizzonte
e la sabbia rovente vorticava
sui nostri visi, un fuoco stellato
rinasceva e moriva nei cieli,
illuminava le schiene
dei dromedari accovacciati
in quel buio.
***
Il bimbo estasiato
guarda la stella fissa
su di lui e sente
nascere il mondo
in quella primaluce,
nuota nei bianchi
celesti occhi di sua madre.
***
Sono solo davanti al mare e vedo
nascere il mondo in una nuova luce,
l' albero della nave è una fiamma
incandescente nel blu, nel viola, strappa
le ancore nere di questa notte...
Qui tutto cerca la sua origine,
tutto ritorna nel suo vero nome
palme, uccelli, mante uscite dal buio
è l' alba : ogni cosa esplode
di gioia
in questa terra di frontiera.
***
Con versi come spade
sguainate, con parole
semplici e luminose
camminiamo nel vento
che affila i palazzi
cercando l' invisibile luce
delle cose.
Massimiliano Mandorlo da Mappe del grande mare
" Devo mettermi bene in mente
che non si mette in gioco un amore sano
in una partita truccata ".
frida
" Fino a quando l' inconscio
non sarà portato a livello di coscienza,
continuerà a dirigere la tua vita,
e tu lo chiamerai Destino ".
C. G. Jung
Avrai pieghe felici, concerto di sillabe rare...
" ... e colpisce, nella tessitura purissima del libro, la perfetta identità fra trama amorosa e discorso metapoietico, che si dispiega in immagini enigmatiche e nei piccoli trasalimenti del cuore, come chi si accinga - passo dopo passo - a " vestire di parole / una breve eternità ". ( G. Pontiggia )
Ignoriamo tutto
di questa severa natura
che ci lega regalando
fervore e sonno.
I dorsi dei libri
sui ramosi scaffali
si sfanno in concrezioni dorate
presto si spengono
il racconto di una sera
che dice tregua e riparo.
***
Sopra l' acqua fabbricata
questa dimora che guardano
molti occhi, un giuramento,
tuo e mio, per un miglior luogo
mentre termina l' anno
nella ferocia dell' azzurro
incenso di nuvole come
labbra sfiorate da un niente
sfavillante, che ci assalta
ci perde.
***
La vita che ti hanno fatto
non volere, un affanno
non degno che riponi
sulla pallida pietra
del cuore. Avrai
pieghe felici candore
di sillabe rare per cedere
il tuo segreto
al concerto d' ossa
che dentro il nulla
vedrà presto il fuoco.
***
Per una via dubbiosa
si apriva un inatteso
fiorire : ecco la luce
di molte infanzie
il colorato soffio
prolungato in vera
estate, e vicino e vivo
sotto deposti raggi
il mio tranquillo disastro.
***
Non più un nome. Andiamo
per questa campagna coperta
di sedimenti rocciosi
quando un liberato suono
accende di lampi la falci
dei tuoi occhi strappati
al vuoto. Sparsa un' altra
immagine, un dio nascosto
si riveste d' ingiustizia
se ciò che esiste è solo
corpo errante vocabolo
straniero.
Roberto Rossi Precerutti da Recinto di pena e altri petrarchismi
Saluterò di nuovo il sole...
Saluterò di nuovo il sole
e il torrente che mi scorreva nel petto,
e saluterò le nuvole dei miei lunghi pensieri
e la crescita dolorosa dei pioppi in giardino
che con me hanno percorso le secche.
Saluterò gli stormi dei corvi
che a sera mi portavano in offerta
l' odore dei campi notturni.
Saluterò mia madre che viveva in uno specchio
e aveva il volto della mia vecchiaia.
E saluterò la terra, il suo desiderio ardente
di ripetermi e riempire di semi verdi
il suo ventre infiammato.
Sì, la saluterò.
La saluterò di nuovo.
***
Io sono della stirpe degli alberi.
Mi turba respirare l' aria infetta.
Mi consigliò un uccello morto
di non dimenticare il volo.
Il fine di tutte le forze è giungere,
giungere all' origine luminosa del sole
e calare nella percezione della luce.
Forugh Farrokhzad da E' solo la voce che resta
Tomba di Forugh
Gli intellettuali del suo Paese - soprattutto giovani - ogni anno in occasione della morte della poeta, si riuniscono attorno al suo sepolcro, accendendo candele e leggendo sue poesie, di fronte ai versi dell' epigrafe, che recitano : " Io parlo dall' estremità della notte /. Dall' estremità della tenebra / dall' estremità della notte io parlo /. Se verrai a casa mia, oh caro / portami una luce / e una piccola finestra / per guardare la stradina affollata e felice // ".
Forugh Farrokhzad ( la voce ribelle della poesia persiana ) nasce a Teheran nel 1935 e pubblica a vent' anni la sua prima raccolta di poesie ( Prigioniera ). Dopo una vita matrimoniale durata appena tre anni, è costretta a una difficile scelta tra la famiglia e la Poesia. Forugh sceglie la Poesia e perde per sempre il diritto di vedere il figlio. Dopo la pubblicazione del secondo volume" Il muro " e terzo " Ribellione ", in seguito al suo incontro con il regista Golestàn, inizia la sua attività cinematografica. Nel 1963 pubblica la sua più importante opera poetica " Un' altra nascita " , mentre il 13 Febbraio 1967 - a trentadue anni - perde la vita in seguito ad un incidente automobilistico.
UNA FINESTRA
Una finestra per vedere
una finestra per sentire
una finestra che come la bocca di un pozzo
giunga in fondo al cuore della terra.
E si apra lungo questa continua grazia azzurra,
una finestra che nel favore notturno del profumo di nobili stelle
trabocchi di piccole mani della solitudine,
e da lì potremo invitare il sole
all' esilio dei gerani.
Mi basta una finestra.
Vengo dal paese delle bambole
sotto l' ombra degli alberi di carta
nel giardino di un libro illustrato
dalle stagioni secche dell' esperienza dell' amicizia e dell' amore
dai sentieri polverosi dell' innocenza
dagli anni fiorenti nelle pallide lettere dell' alfabeto
da dietro i banchi di una scuola malsana
quando i bambini ormai sapevano
scrivere sulla lavagna la parola pietra
e stormi confusi di uccelli volavano da vecchi alberi.
Vengo dal cuore fra le radici di piante carnivore
e la mia testa ancora
trema all' urlo terribile di una farfalla
crocifissa sull' album con uno spillo.
Quando la mia fede era impiccata alle fragili corde della giustizia
e in tutta la città facevano a pezzi il cuore dei miei occhi,
quando soffocarono con il fazzoletto nero della legge
gli occhi infantili del mio amare,
e dalle tempie pulsanti della mia speranza
sgorgavano fiotti di sangue,
quando la mia vita ormai non era più nulla,
nulla se non il tic - tac di un orologio,
capii che dovevo amare
amare, amare follemente.
Mi basta una finestra,
una finestra nell' ora dell' intesa, dello sguardo., del silenzio.
Adesso l' albero di noci è talmente cresciuto
che spiega alle sue giovani foglie
la presenza del muro.
Chiedi allo specchio
il nome che ti salverà,
la terra che freme sotto i tuoi passi
non è più sola di te ?
I profeti del nostro tempo
hanno forse portato le scritture della rovina ?
Queste esplosioni continue,
le nuvole sporche
sono forse l' annuncio di un canto sacro ?
Tu, amico, tu, fratello, tu che hai il mio stesso sangue
quando arriverai sulla luna
scrivi la storia della strage dei fiori.
Sempre i sogni
s' infrangono dall' alto e muoiono,
io annuso il quadrifoglio
che spunta sulla tomba di antichi sensi.
La donna che divenne polvere nel sudario dell' attesa e del pudore
era forse la mia giovinezza ?
Salirò di nuovo - io - per la scala della curiosità
per salutare il buon Dio che cammina sul tetto di casa ?
Sento che il tempo è trascorso
sento che è un istante la mia parte
tra le pagine di storia
sento che il tavolo è il pretesto di una pausa
tra i miei capelli e le mani di questo triste sconosciuto.
Parla, parla con me
esiste forse qualcuno che conceda a te il suo corpo caldo ?
E da te non desideri altro che sentire la terra che scorre ?
Parla, parla con me,
salva
al riparo della mia finestra :
sono amica del sole.
Forugh Farrokhzad da E' solo la voce che resta
FILOSOFIA DELLA CONSOLAZIONE
Leggo
che la pienezza è l' annientamento dell' assenza,
e che è felice soltanto
chi ha perso ogni speranza.
Coloro che scrivono questo
non possono comprendere che dalla ferita
che duole e puzza nascono api bionde
e che il loro miele
è la flebile luce che ci illumina.
Essi,
padroni della loro conquistata circonferenza,
non sanno
che è sterile la pace che non vivi.
Piedad Bonnet da Stratagenni del debole
" Io non sono ciò che mi è accaduto ;
sono quello che scelgo di diventare ".
C. G. Jung
Un jour va commencer et je me sens perdu...
Resistere come un piccolo insetto
essere pura cosa viva impazzita
che sbatte contro l' inganno del vetro
bellezza che si spegne nel bagliore.
Rossella Renzi da Disadorna
è sorprendente quello che ciascuno intende per misericordia...
MERCY
Una volta stavamo grigliando le zucchine
nel giardino. Era estate
e io stavo per lasciarti.
All' improvviso una mantide religiosa è atterrata sulla griglia.
L' insetto era lucente e bello
e mentre lui si dibatteva, io mi sono bruciato
la punta delle dita per salvarlo.
Non si può capire quando un insetto soffre,
ma così deve essere stato,
e tu l' hai messo nell' erba delicatamente
dove l' ho trovato e l' ho calpestato.
Penso sia sorprendente
quello che ciascuno intende
per misericordia.
Joy Sullivan Trad. di frida
La Raccolta di Foltran celebra l' intimità come dimensione sacra. Il titolo, dal persiano " solitudine rituale", annuncia un' opera costruita sulla dialettica amore- isolamento. La struttura, divisa in tre parti ( " L' una il nume dell' altro " ; " Economia reale "; " Naufrago in piscina" ) contrappone la perfezione dell' universo duale - due amanti che si bastano - alla violenza del mondo esterno. L' autore lavora sul verso endecasillabo che che si piega al settenario, creando una metrica " della complicità ". Eredi di Tibullo ( poeta latino ) e di Khayyam ( poeta, matematico e astronomo persiano ), questi versi oppongono alla frenesia contemporanea un' erotica della stasi, un tempo sospeso, dove " l' eternità sia il nostro oggi per sempre ".
La goccia che si staglia sulla foglia
contiene in essa ciò che la circonda.
Seguiamo i corsi d' acqua tra i cipressi
alternando i silenzi alle parole.
In segreto, al sicuro dal deserto
e dai commerci delle carovane,
le nostre ombre riposano sui prati.
Quando ci avviciniamo troppo al muro
si destano, si siedono, ci guardano.
Con un gesto consigliano di stare
lontani dai confini del giardino,
di ritornare al centro, alla fontana,
luogo dove il divino si rivela.
Perfetta simmetria del quadrilatero.
***
Segreto sussurrato il nostro amore,
religione misterica,
adorazione in luoghi inaccessibili :
è sacro perché è nostro.
Nascosto, è un privilegio destinato
unicamente a noi.
Divinità indicibile, non scrivo
il tuo nome su bibbie
per elogiarti su libri stampati
e che nessuno legge.
Preferisco tacere, conservare
per me la tua sostanza.
Come mistico ascetico ti sento,
mantenendo il silenzio.
***
L' eterno non contempla l' esistenza
di passato, di presente e di futuro.
I secondi, i minuti, i giorni e gli anni
sono fissi, non passano perché
sincroni, non iniziano e non finiscono.
Insieme, gli anni sono un giorno solo
e il nostro giorno è il giorno che viviamo.
E' oggi che non diventa mai domani
e che mai ha conosciuto l' essere ieri.
Noi siamo prima d' ogni tempo e il tempo,
senza tempo, non scorre né si perde.
Che tutto questo possa continuare
e che mai possa dire :" Sono stati ".
L' eternità sia il nostro oggi per sempre.
***
Implode a poco a poco il mondo fuori.
Purezza custodita nelle notti,
bicchieri di limone verde e sale,
tequila a ogni puntata della serie.
A noi stessi libiamo, come Dei
su stoffe giunte dal lontano oriente.
Sulla volta affrescata del sacello
risplende un firmamento con due stelle.
Rituale della nostra religione,
ebbri, sciolte le vesti, età dell' oro.
Distanti gli altri, tutti alla ricerca
della vita futura precedente.
Questa è la vera vita, non ce n'è altra.
Io e te, tu ed io, noi nel tempio,
nel tempo.
***
Di tanto in tanto, il mare porta a riva
residui di sventure.
Bivalvi di petrolio sulla spiaggia,
antiche paratie,
sprofondamenti a largo delle coste
di rotte commerciali sulla carta lucrose,
e improduttive alla prima tempesta.
Se non si traccia su mappa la via,
non si deve salpare.
Se non si è fiduciosi nella ciurma,
preferire la terra.
Vento, acqua, sale, marmo, pietra, fango,
umida solitudine.
***
Volgo le spalle al muro senza porta.
Ho atteso invano che qualcuno aprisse.
Resto - anche se ho le carte - potenziale.
Ma non si tratta d' esser nella lista,
di mostrare la tessera o l' invito.
Non si sale dal basso fino in cima.
Nella fortezza si entra, ma dall' alto.
Ho scavato, ho graffiato la parete,
ho inciso nella calce per lasciare
accartocciato - il foglio tra i mattoni
per quando della rocca nel deserto
non resterà altro che un muro del pianto.
Lorenzo Foltran da Khalvat