martedì 19 novembre 2024

IL MINIMO COMUNE VIAGGIATORE ( dimentica i pochi... sii uno... )

 


                                           Non c'è stagione adesso che non mi sia crudele...




LONDRA

La terra di T.S. Eliot


Credevo fosse Aprile il mese più crudele

credevo che in quel mese e solamente allora

la terra generasse dal ventre vita nuova

e richiamasse in grembo i semi già avvizziti.

Invece non c'è mese per me che non lo sia

non c'è stagione adesso che non mi sia crudele

ovunque sia il mio sguardo è solo terra morta

che ha smesso anche ai suoi figli di dare sepoltura.

Desolata, oh sì, desolata è la terra dei poeti

così come da tempo è questa terra mia

arida brulla scura sconsolata

senza un destino un nome

senza un Dio.

Ma la promessa fatta è terra e cielo

e io ricercherò su questa terra

finché avrò fede forza la speranza

il cielo che si annida tra le zolle

nel bosco sacro della mia sostanza.



                   Vincenzo Mascolo  da     Il minimo comune viaggiatore



lunedì 18 novembre 2024

L ' AUTUNNO ROSSO DI MICHELA

 


                                                          Vengono dal bosco echi di ruggine...



Fidarsi del sentiero del bosco

della  terra  umida  che  vede

infittire l' autunno

tra i castagni.

Novembre inizia col silenzio dei

morti nel ricordo dei vivi.

Sarebbe   da  raccontare  lo

sguardo del tempo

mentre ascolta passi tra i sassi

e fogliame.

L ' azzurro  si  affianca  al   mio

respiro

mentre  scorgo  il  sole  farsi

fascio di luce

tra gli alberi.

Pace diffusa,

l' eternità spinge le caviglie

a  scendere  e  salire  la

montagna

il cielo è più vicino

di  quanto  possa  sembrare

un' assenza

o una sia in lontananza.



                                               ***


Nel silenzio della montagna

si   impara  la  voce  muta  dei  

sentieri

fino  a  credere  nei  cambi

d'umore della natura.

Esiste uno stupore imprevisto

quando  il  sole  domina

l' autunno

e la luce si specchia sulle rocce.

Capita di raro

che il rossore tra le foglie

assomigli  a  un'estate

prolungata.

Vengono  dal  bosco  echi  di

ruggine,

odore di muschio dei presepi.



                                           ***


Un sogno innocente

elevare la parola alle stelle

allungare il tempo

nel rosso di un tramonto

mentre l' anima torna

a fissare distanze.

 Era  ieri  l' aria  fedele  della

montagna

la  conquista  con  lo  sguardo  di

una cima

ora è la stessa stanza

ad assomigliare a un sentiero.

Da una luna che illumina

ascolto la sera tacere

insieme a rugiade nel bosco.




                     Michela  Zanarella         Inediti



domenica 17 novembre 2024

IL MONDO INTATTO DI LAURA

 


                                     Berrà tutta la luce che scalpita dentro il mio sangue...



" Il mondo intatto", opera prima di Laura Recanati, parla di terra, di segreti, di inverni lucidi e di nullificazione dell' esperienza umana. C'è una continua richiesta di luce - nel testo - la volontà di prenderla per poi fuggirla, e ciò si mescola brillantemente con la musicalità con cui l' autrice condisce il verso, creando un chiaroscuro sinestetico di melodia e ombra che conduce a un taccuino delle assenze. Il mondo intatto è un libro di stanze solitarie, di piccole morti, di tentativi - mancati - di salvezza.




L'  ESILIO


Era scorgendo una trama diversa

del sole spalmato sull' erba

una diversa intelaiatura di raggi.


Credevo di poter decifrare

le segrete equazioni che dettavano

l' esilio mio da me, il mio arcano


starmi senza.



                                                ***


K


Ti toccavo le mani

e non sentivo le mie. Le tue,

due quarzi freddi.

Tagliuzzavi la bistecca avvizzita in mille pezzi

e ammucchiavi i bocconi ai bordi.

Il rumore del coltello

somigliava a una risata.

Ed eri così magra.


Mi hai raccontato di quando

quella notte in macchina col tubo del gas.



                                                   ***


Il giorno veniva sempre obbediente.

Girava la manovella, accendeva le luci spente.


Osservavo il quotidiano quadretto tacere

e non sapevo perdonare

la presenza delle cose.


Mi dicevo : dev' essere l' arma di dio

questa presenza che soverchia l'ignoto

e sfila il dubbio come una spada dal fianco

ma il sangue resta e grida

nell' eco di caverne vuote, da un luogo

oltremare remoto.

Oltrecarne remoto.



                                            ***


Ho sempre amato quell' ora del giorno

in cui il sole non alle spalle

ma davanti al corpo getta l'ombra del corpo.


Allora camminavo come uno spettro

fradicia di luce nel giardino dell' ospedale.


E poggiando i piedi, ogni passo

da se stesso preceduto

coincidendo perfettamente mi sembrava

che fosse proprio dove doveva essere.


La mia gemella oscura mi indicava la via. Io

non ero che lo strascico calmo

la redine troppo a lungo tirata e lasciata

per aver fatto sanguinare il palmo.


Noi amavamo quell' ora del giorno.

Camminavamo come spettri

nel giardino dell' ospedale, eravamo

entrambe dissolventi


esiliate e incompiute

un malinteso di luce.



                                                     ***


Un taglio qui.

Un altro qua. Vedi, così.

Tutto può essere una lama

ogni cosa alla giusta angolatura si affila.


Così il tuo dente scheggiato

ma anche una stella smagrita

o la lettera che ogni giorno mi scrivi

col tuo inchiostro bianco più bianco

di questa quiete che si aggruma

agli angoli della bocca.


Presto verrà la notte con la sua ghigliottina

farà un taglio netto, un tonfo.

Decapiterà il giorno.


Berrà tutta la luce

che scalpita dentro il mio sangue.




                        Laura  Recanati    da   Il mondo intatto



venerdì 15 novembre 2024

LE STAMINALI ETERNE DI BACCHINI

 


                                                         Non è la nuda morte, ma letargo...



Ecco un libro che ci arriva ( Novembre 2024 ) come un'autentica e sorprendente novità a dieci anni dalla morte dell' autore. Poeta di inconfondibile fisionomia, in cui la complessità del pensiero si esprime nel segno di un costante rapporto tra il reale dell' esperienza e il senso attivo della natura. Pier Luigi Bacchini ha proseguito con incessante energia intellettuale la sua ricerca anche negli ultimi anni di vita e il frutto di questo studio ce lo rivela l' attenta e puntuale devozione del figlio Camillo che ha curato questa raccolta quanto mai ricca e variegata.




TUTTA LA VASTA RAMAGLIA


traballò, un grande universo,

a cupola,

che si scuoteva

nel suo ordine scheletrico

secondo l'insistenza elettrica d'una sega

che con quell' ininterrotto urlo, a furia

traeva fuori un turbine di schegge,

impoverendo il legno di scintille;

fuggivano soffiate come polvere

finché la torre del fusto

non precipitò con la proda. E il corpo

divenne inerme, simile a un corpo umano.


La sua tenerezza.


Quello spiro indefinibile

ormai mancava -

tutto debolezza, mite,

sull' erba.



                                                 ***


MALATTIA


Vieni a sopportare ancora questa vita.

E' vita, abbiamo da fare, vieni. Piangi,

con una lieve esaltazione. Non senti

come scorre il suo respiro ?

C'è ancora tempo, qualche piacere.

E parlare di ciò che vale oltre noi,

questo nostro scoprire, la curiosità.

E non abbandonare questi lineamenti,

il tuo volto, che ancora appartiene a noi,

o pare. Tutto è concreto, e sogno assieme, è

non so, memoria. Abbi forza, ritroviamoci.



                                                   ***


SOFFITTA, CANTINA


La tua faccia dietro i vetri smerigliati

poi altri vetri, ma erano specchi

fuori pioveva, mattonelle

le colpe , i corridoi - e le cellule malate

organi d' amore

da gettare nel secchio

del chirurgo. Esiste,

torna, urla nelle cantine;

e a risalire in soffitta

capelli recisi, villeggiature.

Da giovani

stavamo per ore abbracciati,

molti nodi e lacci -

radici articolate e inflessibili

già sussurrano i nostri nomi.



                                                    ***


CICALE


Segmenti musicali

vibrazioni del maschio,

memoria di giacigli d'ombra

per un bacchino amoroso.

Luce

e corona agli alberi.

Fusione armonica scheggiata -

Dimostrazione erettile del suono.

Solleone assordante, ma ascoltando ascoltando

pareva più celeste il canto, un'ossessione,

la costrizione ad un unico rigo;

non era un canto in gloria,

ma una spasmodica richiesta,

una condanna corale e selettiva.



                                                   ***


ACERO  ROSSO


Appassimenti -

Agoniche in cieli settentrionali.

Cartacea brucia. Nel giallo,

e questa violenza

spruzza coaguli

dall' acero. E' più fresco il clima

con linee fredde.

Alianti

mani di platani che hanno le tre larghe dita

palmate 

con picciòli secchi.

Non immalinconirti, non pensare: è solo

una discesa di pigmenti. Non è la nuda morte,

ma letargo. Schemi attuati.




                   Pier Luigi Bacchini       da     Staminali eterne



giovedì 14 novembre 2024

DEDICA A MARIA

 


                                                      Jorge Luis Borges e Maria Kodama



A partire dagli anni Settanta, Borges comincia a viaggiare per il mondo dopo essersi liberato dagli impegni letterari che lo tenevano legato alla sua città natale, Buenos Aires. Ormai anziano e cieco, dopo la morte dell' amatissima madre decide di lasciare l' Argentina e di passare gli ultimi anni della sua vita in compagnia di Maria Kodama. La giovane donna è dapprima studentessa del grande scrittore, poi il rapporto intellettuale diventa un rapporto sempre più stretto fino a trasformarsi in un vero e proprio rapporto affettivo. E' Kodama, compagna indispensabile per' autore ormai cieco, la persona a cui Borges rivolge costantemente le sue dediche negli ultimi anni di vita. Il loro speciale rapporto di simbiosi, sempre più pronunciata attraverso gli anni, si esterna in particolare in quattro dediche. Il percorso di questi omaggi cartacei comincia nel 1977 con "Historia de la noche "; prosegue con la pubblicazione nel 1981 della raccolta di versi " La cifra "; continua con " Atlas " nel 1984 e termina l' anno seguente con l' ultima pubblicazione in vita dello scrittore " Los conjurados ".




DEDICA


(...)  Nella serie  dei fatti inesplicabili che formano l' universo o il tempo, la dedica di un libro non è - certamente - il meno misterioso. La definiamo un dono, un regalo. Salvo il caso della indifferente moneta che la carità cristiana lascia cadere nella mano del povero, ogni regalo è reciproco. Colui che dà non si priva di ciò che dà. Dare e ricevere sono la stessa cosa.

Come tutti gli accadimenti dell' universo, la dedica di un libro è un gesto magico. La si potrebbe definire anche il modo più gradevole e sensibile di pronunciare un nome : Maria Kodama. Quante mattine, quanti mari, quanti giardini dell' Oriente e dell' Occidente. Quanto Virgilio!



                                               J. L. B.


Buenos Aires, 17 Maggio 1981     da    La cifra



mercoledì 13 novembre 2024

POT - POURRI DI CRISTINA

 


                                                        Pregate : lei ha aperto le gambe...



L' autrice, nata a Montevideo il 12 Novembre 1941, è scrittrice, poeta, traduttrice e attivista politica uruguaiana. In esilio a Barcellona dal 1972 , vi ha svolto tutta la sua carriera letteraria. La sua poesia - sia in prosa che in poesia - è basata sul tema amoroso e il racconto dell' attrazione sessuale con un linguaggio denso di allusioni e metafore, vischioso e schietto. In alcune poesie raccoglie emozioni da recitare come un rosario erotico ad una Tu amata e desiderata. Di se stessa dice : " Soy una francotiradora, una trapecista que realiza sus saltos sin red abajo ..."




INVOCAZIONE


Che il tuo corpo sia sempre

un amato luogo di rivelazioni

e non sia

lo specchio dove si riflettono

gli amanti che furono

i corpi amati un giorno

e poi dimenticati

un amato luogo di rivelazioni

e non di ripetizioni.


                          (  Strategie del desiderio )



                                                   ***


CHIESUOLA


Non conosce l' arte della

navigazione

chi non ha vagato nel ventre

di una donna, remato in lei,

naufragato

e sopravvissuto in una delle

sue spiagge .


                        ( Linguistica generale  )



                                              ***


LA  GIUSTA  DISTANZA


In amore, come nella boxe,

è solo questione di distanza.

Se ti avvicini troppo mi

infiammo

mi impaurisco

mi confondo dico sciocchezze

comincio a tremare

ma se sei lontano

soffro intristisco

non dormo

e scrivo poesie.


                           ( Un altra volta Eros )



                                            ***


CHIAROSCURO

    ( La merlettaia, Jan Vermeer )


La diligenza delle mani

nelle dita

l' attenta inclinazione della

testa

l' asservimento

a un lavoro tanto minuzioso

quanto ossessivo.

L' apprendistato della

sottomissione

e del silenzio

Madre, io non voglio fare i

merletti

non voglio i fuselli

non voglio la dolorosa saga.

Non voglio essere donna.


                               ( Le muse inquietanti  )



                                                    ***


LE  PAROLE  SONO  SPETTRI


Le parole sono spettri

pietre magiche

che spezzano i sigilli

dell' antica memoria.

E i poeti celebrano

la festa del linguaggio

sotto i pesi dell' invocazione.

I poeti accendono

i falò che illuminano

i volti eterni

dei vecchi idoli.

Quando i sigilli saltano

l' uomo scopre

la traccia dei suoi antenati.

Il futuro è l'ombra del passato

nelle rosse braci di un fuoco

venuto da lontano,

non si sa da dove.


                      (  Babel barbara )



                                     ***


PREGHIERA


Quando lei apre le gambe

che il mondo intero stia in silenzio.

Che nessuno bisbigli

né racconti poesie

o storie di catastrofi

e di cataclismi

perché non esiste miglior sciame

dei suoi capelli

né apertura più ampia a quella delle sue gambe

né volta che io possa ammirare con più rispetto

né selva più fragrante del suo pube

o torri o cattedrali più sicure.

Pregate : lei ha aperto le gambe.

Che tutto il mondo si inginocchi.


                                    (  Le difficoltà dell' amore  )





                                         Cristina Perri  Rossi




lunedì 11 novembre 2024

ANNIVERSARIO D' AUTORE

 


                                                                   Non possiamo lamentarci...



Nasceva l '11  Novembre 1929 - in Baviera - Hans Enzensberger, poeta, traduttore editore e autore. Scrisse sia in inglese che in tedesco e pubblicò più di cinque volumi di poesie, tra cui raccolte per bambini. Molte delle sue composizioni hanno un tono sarcastico e ironico su argomenti  riguardanti questioni economiche e di classe. Il poeta Charles Simic elogiò la vasta portata della sua scrittura in questo modo : " Hans Enzensberger ha la più vasta gamma di argomenti e impiega una grande varietà di stili, ma quasi tutte le sue poesie, siano esse liriche, drammatiche o narrative hanno una qualità polemica ".




BLUES  DI UNA CLASSE CONFUSA


Non possiamo lamentarci.

Abbiamo da fare.

Siamo sazi.

Mangiamo.


Cresce l'erba,

il prodotto sociale,

l' unghia delle dita,

il passato.


Le strade sono vuote.

Le chiusure sono perfette.

Le sirene tacciono.

Questo passa.


 I  morti hanno fatto il loro

testamento.

La pioggia è cessata.

La guerra non è stata

dichiarata.

Questo non è urgente.


Noi mangiamo l'erba.

Noi mangiamo il prodotto

sociale.

Noi mangiamo le unghie.

Noi mangiamo il passato.


Non abbiamo nulla da

nascondere.

Non abbiamo nulla da

perdere.

 Non abbiamo nulla da dire.

Abbiamo.


L ' orologio è caricato.

La vita è regolata.

I piatti sono lavati. 

L ' ultimo autobus sta passando.


E' vuoto.


Non possiamo lamentarci.


Cosa aspettiamo ancora ?



                                              ***


DIVISIONE  DEL  LAVORO


 Che la stragrande

maggioranza

della stragrande maggioranza

non capisca pressoché nulla,

per es. poesia, diritti d' opzione,

numeri pseudoprimi,

e mettici perfino

i massimi sistemi -

 è più che comprensibile.


La stragrande maggioranza

ha tutt ' altre preoccupazioni;

imperturbabile si tiene

ai figli e alle mutue,

letto soldi pop sport,

 a tutto ciò di cui la minima

minoranza

non vuole sapere nulla.


Dove andremo a finire

coi nostri cervellini

se tutti pensassero su tutto ?


Solo di quando in quando,

in certe interminabili sere,

un' occhiata dall' altra parte,

alla finestra illuminata

dove vivono altri,

e la vaga sensazione

di essersi persi qualcosa.



                                                      ***


PRIMA  LE COSE  DA  FARE


 In fondo non abbiamo niente

da obiettare

a purgatorio, reincarnazione,

paradiso.

Se così dev' essere, prego!

Al momento tuttavia

abbiamo altre priorità.


Dalla toilette del gatto, del

conto in banca

e delle insostenibili condizioni

del mondo

dobbiamo assolutamente

occuparci,

già a prescindere da internet

e dalle notizie sul livello delle

acque.


 Certe volte non sappiamo più

dove a forza di problemi

sbattere la testa

intanto c'è sempre qualcuno

che muore,

e di continuo qualcuno che

nasce.


Non si arriva mai sul serio

a fare delle riflessioni

sulla propria immortalità.

Prima bisogna gettare un 

occhio

all' agenda, alle scadenze.




               Hans  Magnus  Enzensberger   da   Più leggeri dell' aria . Trad. di A.M. Carpi



venerdì 8 novembre 2024

IL CANTO DELLA DURATA DI PETER

 


                                             Il canto della durata è una poesia d' amore...




Handke propone in questo poemetto una sua particolare ricerca del concetto di durata, l' entità che fornisce contorno a quanto ha la tendenza a dissolversi. Connessa al ripetersi degli eventi quotidiani, ma al contempo svincolata dalla permanenza in luoghi o itinerari consueti, la sensazione della durata è l' esito della fedeltà a ciò che l'individuo sente come più profondamente proprio : fedeltà al divenire di una persona, fedeltà alle piccole cose che ci accompagnano ogni giorno, fedeltà infine a determinati luoghi. La durata tuttavia non esiste a priori, bisogna cercarla, andarle incontro, trovare un punto di mai definitiva, instabile quiete. La poesia - afferma il poeta - è uno dei migliori supporti in questa ricerca interiore. Ed è dunque naturale che questo libro di meditazione filosofica sia stato scritto in versi, quasi per bussare alla porta di quella.




Il canto della durata è una poesia d'amore.

Parla di un amore al primo sguardo

seguito da molti altri sguardi.

E questo amore 

ha la sua durata non in quanto atto,

ma piuttosto in un prima e in un dopo,

dove per il diverso tempo del quando si ama

il prima era anche un dopo

e il dopo anche un prima.

Ci eravamo già uniti

prima di essere uniti,

continuavamo ad unirci

dopo esserci uniti

giacendo così per anni

fianco a fianco, il respiro nel respiro

uno accanto all' altra.

I tuoi capelli bruni si coloravano di rosso

e diventavano biondi.

Le tue cicatrici si moltiplicavano

e diventavano poi introvabili.

La tua voce tremava,

si fece ferma, sussurrava, trasaliva,

si volgeva in una cantilena,

era l'unico suono nella notte  del mondo,

taceva al mio fianco.

I tuoi capelli lisci diventarono ricci,

i tuoi occhi chiari diventarono scuri,

i tuoi denti grandi si fecero piccoli.

Sulle tue labbra tese

apparve un disegno fine e delicato,

sul mento sempre liscio

scoprii al tatto una fossetta che prima non c'era

e i nostri corpi invece di farsi male a vicenda

diventavano giocando uno solo,

mentre sulla parete della stanza

alla luce dei lampioni

si muovevano le ombre del cespugli dei giardini d' Europa,

le ombre degli alberi d' America,

le ombre degli uccelli notturni di ogni dove.



                                           ***


Sì, questo fatto dal quale con gli anni scaturisce la durata,

è di per sé poco appariscente,

non fa conto parlarne

ma è degno di essere affidato alla scrittura :

perché dovrà essere per me la cosa più importante.

Dovrà essere il mio vero amore.

E io,

affinché nascano da me i momenti della durata

e diano un'impressione al mio volto rigido

e mettano nel mio petto vuoto un cuore,

devo assolutamente esercitare

un anno dopo l'altro

il mio amore.



                                                 ***


Inutile forse dire

che la durata non nasce

dalle catastrofi di ogni giorno,

dal ripetersi delle contrarietà,

dal riaccendersi di nuovi conflitti,

dal conteggio delle vittime.

Il treno in ritardo come al solito,

l' auto che di nuovo ti schizza addosso

lo sporco di una pozzanghera,

il vigile che col dito ti fà cenno

dall' altro lato della strada, uno coi baffi

( non quello ben rasato di ieri )

la morchella che ogni anno rispunta

in un angolo diverso nel folto del giardino,

il cane del vicino che ogni mattina ti ringhia contro,

i geloni del bambini che ogni inverno

tornano a pizzicare,

quel sogno terrorizzante sempre uguale

di perdere la donna amata,

l' eterno nostro sentirci improvvisamente estranei

fra un respiro e l'altro,

lo squallore del ritorno nel tuo paese

dopo i tuoi viaggi di esplorazione del mondo,

quelle miriadi di morti anticipate

di notte prima del canto degli uccelli,

ogni giorno  la radio che racconta un attentato,

ogni giorno uno scolaro investito,

ogni giorno gli sguardi cattivi dello sconosciuto :

è vero che tutto questo non passa

- non passerà mai, non finirà mai -

ma non ha la forza della durata,

non emana il calore della durata,

non dà il conforto della durata.



                                              ***


Sulla durata non si può fare alcun affidamento :

nemmeno la persona religiosa

che va ogni giorno a messa,

neppure chi è paziente, l' artista dell' attesa,

neppure colui che ti è fedele

e che senza esitazioni sarà sempre con te,

può averne la certezza per tutta la vita.

Credo di capire

che essa diventa possibile solo

quando riesco

a restare fedele a ciò che riguarda me stesso,

quando riesco ad essere cauto,

attento, lento,

sempre del tutto presente a me stesso sino nella punta delle dita.


E qual è la cosa

a cui devo restare fedele?

Essa ti apparirà nell' affetto 

per i vivi

- per uno di loro -

e nella consapevolezza di un legame

( anche soltanto illusorio ).

E questa non è una cosa grande

particolare, non è insolita, sovrumana,

non è guerra, non è un allunaggio,

non è una scoperta, un capolavoro del secolo,

la conquista di una vetta, un volo da kamikaze :

io la condivido con altri  milioni di persone,

con il mio vicino e allo stesso tempo

con gli abitanti ai margini del mondo

dove, grazie a questo fatto comune

si crea lo stesso centro del mondo

che è qui accanto a me.



                                               ***


Restando fedele

a ciò che mi è caro e che è la cosa più

importante,

impedendo in tal maniera che si

cancelli con gli anni;

sentirò poi forse

del tutto inatteso

il brivido della durata

e ogni volta per gesti di poco conto,

nel chiudere con cautela la porta,

nello sbucciare con cura una mela,

nel varcare con attenzione la soglia,

nel chinarmi a raccogliere un filo.




              Peter  Handke  da   Canto della durata - Trad. di H. Kitzmuller




mercoledì 6 novembre 2024

UN VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA

 


                                    Caspar Friedrich - Il viandante sul mare di nebbia




(...)  Vedete questo dipinto ? Ha emozionato milioni di persone, ma pochi conoscono la storia straordinaria che c'è dietro. Sicuramente avrete già sentito parlare del " Viandante sul mare di nebbia " di Caspar Friedrich. Guardatelo con attenzione : c'è un uomo che fissa con straordinaria intensità l' orizzonte. Nel dipinto non potete vedere il volto dell'uomo, ma tutto nella sua postura e nella curva delle sue spalle ti trasmette una sensazione intensissima. Sembra quasi trattenere il respiro. E voi potete quasi sentire il brivido che lo assale. Che cosa sta guardando? Il cielo sospeso sull'orlo di un precipizio. Ma perché lo fissa con tanta intensità ? Non è soltanto un sentimento di meraviglia davanti all' immensità della natura, come credono in molti. Ma- per capirlo - dovete conoscere la storia che c'è dietro.

Un giorno, mentre il giovane Caspar stava pattinando insieme a suo fratello, il ghiaccio si spezzò sotto i suoi piedi. Suo fratello, per salvalo, muore annegato. Si dice che dalle sofferenze siano nate le anime più forti e che le anime più belle siano quelle segnate dalle cicatrici. E lui ne aveva tante. Perse la madre quando aveva sette anni, e poi perse due sorelle e infine l' amato fratello. Conobbe la povertà, la solitudine e l'incomprensione. Nonostante questi dolori - però - il giovane Caspar si dà la forza per andare avanti. 

Ecco il vero significato di questo dipinto !. Nella posa del Viandante c'è tutto: coraggio, solitudine, struggimento, nostalgia di chi è alla ricerca non di un luogo qualunque, ma di una casa. Perché casa non è solo dove si vive, ma dove ci si comprende. E ci si perdona. La nebbia che inghiotte le montagne è la metafora delle difficoltà, delle prove e delle incertezze che ognuno di noi deve affrontare nella vita. Ma se osservate meglio, noterete che la nebbia sembra diradarsi all' orizzonte Perché non importa ciò che ti capita, ma è come reagisci a ciò che ti accade che fa la differenza. 

Ecco che cosa vi sta dicendo questo dipinto. 

Nascere non basta. E' per rinascere che siamo nati.  (...)



                               Guendalina  Middei



lunedì 4 novembre 2024

PER SEMPRE VIVI


                                                      La morte, esperta dei cambi di scena...



La compresenza della vita e della morte quale esperienza esistenziale, rappresenta una costante nell'opera di questo poeta che si interroga sul mistero di questi due opposti in un dialogo di presenze e assenze tra luoghi biografici e volti della memoria. Una compresenza del vuoto / pieno che si fà coabitazione nel ricordo e si rivela in una presenza che ha già, in sé, l'altra faccia della mancanza. Nelle quattro sezioni del libro ( Apparizioni, Sogni, Silenzi, Dialoghi con mio padre ), si delinea un percorso esistenziale che si snoda tra bagliori accecanti e dolorose verità : la coscienza della precarietà umana, della fine e della perdita, la condivisione dell' orrore della malattia, la dimensione della morte e infine il fiato della vita, cioè l' amore. Nel silenzio e nel ricordo, in un dialogo perenne in absentia, l' amore è il cuore nevralgico di un'ontologia della finitudine umana, capace di sublimarsi nel dono del poeta al mondo.





Spegni la luce, andiamo

nella grande sala dove fa più freddo

o in cucina, dove si allargano i sorrisi

nei primi giorni di aprile.

Dieci volte si muore specie di notte

quando si cerca una mano tra le ombre

nella culla di un sogno finito male

nel fischiettìo del vicino insonne

con la memoria lunga dei contadini

sconfinati nelle albe aranciate.

Dieci volte si sopravvive ad ogni morte

ad ogni vapore mellifluo

se il cuore si stringe

per chi non c'è più da decenni

incoronato con il santo di una chiesa

introvabile nelle lunette

anche dopo la messa della domenica.



                                                    ***


Ne sogno pomeridiano c'è un angolo di giardino

la fermata per i nonni nella luce ondeggiante

nella lunga traversata primaverile.

Nel tempo corro per abbracciarli

ma la pioggia li ha già cancellati

in un vento leggero e remoto

risucchiato da ricordi tremuli

dalla catenina d'oro al collo.

Ritrovo solo l'ippocastano del millennio

respirare nel suo regno di terra e fuoco

fino al cuscino del letto vuoto

mentre un taxi passa ancora tra le case

diretto nelle frange del cielo

nel paradiso del rientro dei morti.



                                              ***


Dentro di me c'è un cuore magico

nella casa di Jorge Luis Borges

specchiato nel suo doppio

un volto che mi assomiglia

il segno di una ruga sotto l' occhio.

Il poeta avrà un gatto tra le mani

e salirà da una crepa del pavimento, cieco

libero dal suo corpo, ma con più udito

e un sorriso che lascerà aperta ogni porta

il confine tra ciò che accade e ciò che non siamo.



                                                    ***


Qui c'è aria di aldilà

più non so dire.

Qui sembra tutto finito

e se mi dicessero

che il vento è il mio fiato

ci crederei stringendomi a me

per l' ultima volta.

Invece domani mi sveglierò

alla solita ora

da questa morte provvisoria

che viene a parlarmi di notte,

quando si annoia.

E' discreta, non mi chiede

di seguirla nel crepuscolo cinereo

sa bene che si nasce e si muore 

più volte senza scongiuri

fino all' alba.

La morte entra ed esce da me

mi acquieta, non ne ho paura.



                                              ***


Svapora il fumo notturno

all'interno degli androni

per i sonnambuli della riviera

che hanno gli zigomi scavati

e un profilo più affilato.

Il grigio dell' alba non si riempie

per i sogni incorporei

degli uomini di mare,

schiusi come i gusci

delle vongole tra le reti.



                                             ***


Non toglierò la mia tua ombra di dosso

se non sarò pronto per andarmene.

Ho scritto così tanto sulle scomparse

che quando succederà la signora morte

esperta dei cambi di scena

mi farà un inchino.




                        Alessandro  Moscè    da     Per sempre vivi



domenica 3 novembre 2024

RIPOSA IN PACE...

 




                  WHO  KNOWS  WHERE  THE TIME  GOES ?



         " Tutti gli uccelli stanno andando via nel cielo della sera,

            ma come fanno a sapere che è il momento di partire ?

            Prima del fuoco dell'inverno starò ancora sognando.


                             Non ho pensiero del tempo,

                     perché, chi sa in che direzione va il tempo ?

                              Chi lo sa dove va il tempo?


         Coste deserte e tristi, i tuoi volubili amici stanno andando via.

                   Ah, ma stavolta sai che è tempo che vadano.

         ma io sarò ancora qui : non ho intenzione di partire.


                              Io non faccio conto sul tempo,

                    perché, chi sa in che direzione va il tempo ?


        E io non sono sola mentre il mio amore è vicino a me

               e so che sarà così finché sarà il tempo di andare.

       per questo vengono le tempeste in inverno e ritornano gli uccelli a primavera.


                               Io non ho paura del tempo.

                         Perché chi sa come cresce il mio amore?

                              Chi lo sa dove va il tempo ? "



venerdì 1 novembre 2024

IL NOVEMBRE DI FRANCESCO

 




                                        " Cala Novembre e le inquietanti nebbie

                       coprono gli orti ; lungo i giardini  consacrati

                        al pianto si festeggiano i morti..."



                               Francesco  Guccini



1 NOVEMBRE

 


                                                  Giovanni da Milano -Polittico di Ognissanti





I  Santi


La cattedrale si piega
nell' aria magica
dove ombre
s'innervano nel gioco
consueto del cuore:
un moto naturale
nel rapido chiarore
dell' avvento.
Maturano gli animi
una foresta ondosa
di figure distanti
accanto alla perenne
morte dell'ora.
Oggi l'albero lascia le
foglie, mansueto.




                                 Roberto  Rebora


giovedì 31 ottobre 2024

LA GIGANTESSA ( La notte dei mostri )

 


                                                           René Magritte  -  " La Gigantessa "




Al momento della pubblicazione ( 21 Giugno 1857 ) , il testo fu definito " un insulto alla pubblica decenza " ed ebbe anche un processo. Si tratta cmq, anche a distanza di tempo, di un libro graffiante, ironico, dal ritmo incalzante e dall' elegante ferocia.




LA  GIGANTESSA


Nel tempo in cui la

Natura, nel suo estro

possente

concepiva ogni giorno

figli mostruosi

avrei amato vivere

accanto a una giovane

gigante

come ai piedi di una

regina un gatto voluttuoso.


Avrei amato vedere

l' anima fiorirle con il

corpo


e crescere liberamente in

terribili giochi,

indovinare se il suo cuore

cova un'oscura fiamma

quando umide nebbie

navigano nei suoi occhi.


Percorrere liberamente le

sue magnifiche forme

strisciare sul crinale delle

sue ginocchia enormi

e talvolta, in estate,

quando i soli malsani


stanca la fanno stendere

attraverso la campagna

dormire con noncuranza

all'ombra dei suoi seni

come un borgo tranquillo

ai piedi delle montagne.




                  Charles  Baudelaire  da   Les fleurs du mal