Berrà tutta la luce che scalpita dentro il mio sangue...
" Il mondo intatto", opera prima di Laura Recanati, parla di terra, di segreti, di inverni lucidi e di nullificazione dell' esperienza umana. C'è una continua richiesta di luce - nel testo - la volontà di prenderla per poi fuggirla, e ciò si mescola brillantemente con la musicalità con cui l' autrice condisce il verso, creando un chiaroscuro sinestetico di melodia e ombra che conduce a un taccuino delle assenze. Il mondo intatto è un libro di stanze solitarie, di piccole morti, di tentativi - mancati - di salvezza.
Ecco un libro che ci arriva ( Novembre 2024 ) come un'autentica e sorprendente novità a dieci anni dalla morte dell' autore. Poeta di inconfondibile fisionomia, in cui la complessità del pensiero si esprime nel segno di un costante rapporto tra il reale dell' esperienza e il senso attivo della natura. Pier Luigi Bacchini ha proseguito con incessante energia intellettuale la sua ricerca anche negli ultimi anni di vita e il frutto di questo studio ce lo rivela l' attenta e puntuale devozione del figlio Camillo che ha curato questa raccolta quanto mai ricca e variegata.
A partire dagli anni Settanta, Borges comincia a viaggiare per il mondo dopo essersi liberato dagli impegni letterari che lo tenevano legato alla sua città natale, Buenos Aires. Ormai anziano e cieco, dopo la morte dell' amatissima madre decide di lasciare l' Argentina e di passare gli ultimi anni della sua vita in compagnia di Maria Kodama. La giovane donna è dapprima studentessa del grande scrittore, poi il rapporto intellettuale diventa un rapporto sempre più stretto fino a trasformarsi in un vero e proprio rapporto affettivo. E' Kodama, compagna indispensabile per' autore ormai cieco, la persona a cui Borges rivolge costantemente le sue dediche negli ultimi anni di vita. Il loro speciale rapporto di simbiosi, sempre più pronunciata attraverso gli anni, si esterna in particolare in quattro dediche. Il percorso di questi omaggi cartacei comincia nel 1977 con "Historia de la noche "; prosegue con la pubblicazione nel 1981 della raccolta di versi " La cifra "; continua con " Atlas " nel 1984 e termina l' anno seguente con l' ultima pubblicazione in vita dello scrittore " Los conjurados ".
DEDICA
(...) Nella serie dei fatti inesplicabili che formano l' universo o il tempo, la dedica di un libro non è - certamente - il meno misterioso. La definiamo un dono, un regalo. Salvo il caso della indifferente moneta che la carità cristiana lascia cadere nella mano del povero, ogni regalo è reciproco. Colui che dà non si priva di ciò che dà. Dare e ricevere sono la stessa cosa.
Come tutti gli accadimenti dell' universo, la dedica di un libro è un gesto magico. La si potrebbe definire anche il modo più gradevole e sensibile di pronunciare un nome : Maria Kodama. Quante mattine, quanti mari, quanti giardini dell' Oriente e dell' Occidente. Quanto Virgilio!
L' autrice, nata a Montevideo il 12 Novembre 1941, è scrittrice, poeta, traduttrice e attivista politica uruguaiana. In esilio a Barcellona dal 1972 , vi ha svolto tutta la sua carriera letteraria. La sua poesia - sia in prosa che in poesia - è basata sul tema amoroso e il racconto dell' attrazione sessuale con un linguaggio denso di allusioni e metafore, vischioso e schietto. In alcune poesie raccoglie emozioni da recitare come un rosario erotico ad una Tu amata e desiderata. Di se stessa dice : " Soy una francotiradora, una trapecista que realiza sus saltos sin red abajo ..."
Nasceva l '11 Novembre 1929 - in Baviera - Hans Enzensberger, poeta, traduttore editore e autore. Scrisse sia in inglese che in tedesco e pubblicò più di cinque volumi di poesie, tra cui raccolte per bambini. Molte delle sue composizioni hanno un tono sarcastico e ironico su argomenti riguardanti questioni economiche e di classe. Il poeta Charles Simic elogiò la vasta portata della sua scrittura in questo modo : " Hans Enzensberger ha la più vasta gamma di argomenti e impiega una grande varietà di stili, ma quasi tutte le sue poesie, siano esse liriche, drammatiche o narrative hanno una qualità polemica ".
BLUES DI UNA CLASSE CONFUSA
Non possiamo lamentarci.
Abbiamo da fare.
Siamo sazi.
Mangiamo.
Cresce l'erba,
il prodotto sociale,
l' unghia delle dita,
il passato.
Le strade sono vuote.
Le chiusure sono perfette.
Le sirene tacciono.
Questo passa.
I morti hanno fatto il loro
testamento.
La pioggia è cessata.
La guerra non è stata
dichiarata.
Questo non è urgente.
Noi mangiamo l'erba.
Noi mangiamo il prodotto
sociale.
Noi mangiamo le unghie.
Noi mangiamo il passato.
Non abbiamo nulla da
nascondere.
Non abbiamo nulla da
perdere.
Non abbiamo nulla da dire.
Abbiamo.
L ' orologio è caricato.
La vita è regolata.
I piatti sono lavati.
L ' ultimo autobus sta passando.
E' vuoto.
Non possiamo lamentarci.
Cosa aspettiamo ancora ?
***
DIVISIONE DEL LAVORO
Che la stragrande
maggioranza
della stragrande maggioranza
non capisca pressoché nulla,
per es. poesia, diritti d' opzione,
numeri pseudoprimi,
e mettici perfino
i massimi sistemi -
è più che comprensibile.
La stragrande maggioranza
ha tutt ' altre preoccupazioni;
imperturbabile si tiene
ai figli e alle mutue,
letto soldi pop sport,
a tutto ciò di cui la minima
minoranza
non vuole sapere nulla.
Dove andremo a finire
coi nostri cervellini
se tutti pensassero su tutto ?
Solo di quando in quando,
in certe interminabili sere,
un' occhiata dall' altra parte,
alla finestra illuminata
dove vivono altri,
e la vaga sensazione
di essersi persi qualcosa.
***
PRIMA LE COSE DA FARE
In fondo non abbiamo niente
da obiettare
a purgatorio, reincarnazione,
paradiso.
Se così dev' essere, prego!
Al momento tuttavia
abbiamo altre priorità.
Dalla toilette del gatto, del
conto in banca
e delle insostenibili condizioni
del mondo
dobbiamo assolutamente
occuparci,
già a prescindere da internet
e dalle notizie sul livello delle
acque.
Certe volte non sappiamo più
dove a forza di problemi
sbattere la testa
intanto c'è sempre qualcuno
che muore,
e di continuo qualcuno che
nasce.
Non si arriva mai sul serio
a fare delle riflessioni
sulla propria immortalità.
Prima bisogna gettare un
occhio
all' agenda, alle scadenze.
Hans Magnus Enzensberger da Più leggeri dell' aria . Trad. di A.M. Carpi
Handke propone in questo poemetto una sua particolare ricerca del concetto di durata, l' entità che fornisce contorno a quanto ha la tendenza a dissolversi. Connessa al ripetersi degli eventi quotidiani, ma al contempo svincolata dalla permanenza in luoghi o itinerari consueti, la sensazione della durata è l' esito della fedeltà a ciò che l'individuo sente come più profondamente proprio : fedeltà al divenire di una persona, fedeltà alle piccole cose che ci accompagnano ogni giorno, fedeltà infine a determinati luoghi. La durata tuttavia non esiste a priori, bisogna cercarla, andarle incontro, trovare un punto di mai definitiva, instabile quiete. La poesia - afferma il poeta - è uno dei migliori supporti in questa ricerca interiore. Ed è dunque naturale che questo libro di meditazione filosofica sia stato scritto in versi, quasi per bussare alla porta di quella.
Il canto della durata è una poesia d'amore.
Parla di un amore al primo sguardo
seguito da molti altri sguardi.
E questo amore
ha la sua durata non in quanto atto,
ma piuttosto in un prima e in un dopo,
dove per il diverso tempo del quando si ama
il prima era anche un dopo
e il dopo anche un prima.
Ci eravamo già uniti
prima di essere uniti,
continuavamo ad unirci
dopo esserci uniti
giacendo così per anni
fianco a fianco, il respiro nel respiro
uno accanto all' altra.
I tuoi capelli bruni si coloravano di rosso
e diventavano biondi.
Le tue cicatrici si moltiplicavano
e diventavano poi introvabili.
La tua voce tremava,
si fece ferma, sussurrava, trasaliva,
si volgeva in una cantilena,
era l'unico suono nella notte del mondo,
taceva al mio fianco.
I tuoi capelli lisci diventarono ricci,
i tuoi occhi chiari diventarono scuri,
i tuoi denti grandi si fecero piccoli.
Sulle tue labbra tese
apparve un disegno fine e delicato,
sul mento sempre liscio
scoprii al tatto una fossetta che prima non c'era
e i nostri corpi invece di farsi male a vicenda
diventavano giocando uno solo,
mentre sulla parete della stanza
alla luce dei lampioni
si muovevano le ombre del cespugli dei giardini d' Europa,
le ombre degli alberi d' America,
le ombre degli uccelli notturni di ogni dove.
***
Sì, questo fatto dal quale con gli anni scaturisce la durata,
è di per sé poco appariscente,
non fa conto parlarne
ma è degno di essere affidato alla scrittura :
perché dovrà essere per me la cosa più importante.
Dovrà essere il mio vero amore.
E io,
affinché nascano da me i momenti della durata
e diano un'impressione al mio volto rigido
e mettano nel mio petto vuoto un cuore,
devo assolutamente esercitare
un anno dopo l'altro
il mio amore.
***
Inutile forse dire
che la durata non nasce
dalle catastrofi di ogni giorno,
dal ripetersi delle contrarietà,
dal riaccendersi di nuovi conflitti,
dal conteggio delle vittime.
Il treno in ritardo come al solito,
l' auto che di nuovo ti schizza addosso
lo sporco di una pozzanghera,
il vigile che col dito ti fà cenno
dall' altro lato della strada, uno coi baffi
( non quello ben rasato di ieri )
la morchella che ogni anno rispunta
in un angolo diverso nel folto del giardino,
il cane del vicino che ogni mattina ti ringhia contro,
i geloni del bambini che ogni inverno
tornano a pizzicare,
quel sogno terrorizzante sempre uguale
di perdere la donna amata,
l' eterno nostro sentirci improvvisamente estranei
fra un respiro e l'altro,
lo squallore del ritorno nel tuo paese
dopo i tuoi viaggi di esplorazione del mondo,
quelle miriadi di morti anticipate
di notte prima del canto degli uccelli,
ogni giorno la radio che racconta un attentato,
ogni giorno uno scolaro investito,
ogni giorno gli sguardi cattivi dello sconosciuto :
è vero che tutto questo non passa
- non passerà mai, non finirà mai -
ma non ha la forza della durata,
non emana il calore della durata,
non dà il conforto della durata.
***
Sulla durata non si può fare alcun affidamento :
nemmeno la persona religiosa
che va ogni giorno a messa,
neppure chi è paziente, l' artista dell' attesa,
neppure colui che ti è fedele
e che senza esitazioni sarà sempre con te,
può averne la certezza per tutta la vita.
Credo di capire
che essa diventa possibile solo
quando riesco
a restare fedele a ciò che riguarda me stesso,
quando riesco ad essere cauto,
attento, lento,
sempre del tutto presente a me stesso sino nella punta delle dita.
E qual è la cosa
a cui devo restare fedele?
Essa ti apparirà nell' affetto
per i vivi
- per uno di loro -
e nella consapevolezza di un legame
( anche soltanto illusorio ).
E questa non è una cosa grande
particolare, non è insolita, sovrumana,
non è guerra, non è un allunaggio,
non è una scoperta, un capolavoro del secolo,
la conquista di una vetta, un volo da kamikaze :
io la condivido con altri milioni di persone,
con il mio vicino e allo stesso tempo
con gli abitanti ai margini del mondo
dove, grazie a questo fatto comune
si crea lo stesso centro del mondo
che è qui accanto a me.
***
Restando fedele
a ciò che mi è caro e che è la cosa più
importante,
impedendo in tal maniera che si
cancelli con gli anni;
sentirò poi forse
del tutto inatteso
il brivido della durata
e ogni volta per gesti di poco conto,
nel chiudere con cautela la porta,
nello sbucciare con cura una mela,
nel varcare con attenzione la soglia,
nel chinarmi a raccogliere un filo.
Peter Handke da Canto della durata - Trad. di H. Kitzmuller
Caspar Friedrich - Il viandante sul mare di nebbia
(...) Vedete questo dipinto ? Ha emozionato milioni di persone, ma pochi conoscono la storia straordinaria che c'è dietro. Sicuramente avrete già sentito parlare del " Viandante sul mare di nebbia " di Caspar Friedrich. Guardatelo con attenzione : c'è un uomo che fissa con straordinaria intensità l' orizzonte. Nel dipinto non potete vedere il volto dell'uomo, ma tutto nella sua postura e nella curva delle sue spalle ti trasmette una sensazione intensissima. Sembra quasi trattenere il respiro. E voi potete quasi sentire il brivido che lo assale. Che cosa sta guardando? Il cielo sospeso sull'orlo di un precipizio. Ma perché lo fissa con tanta intensità ? Non è soltanto un sentimento di meraviglia davanti all' immensità della natura, come credono in molti. Ma- per capirlo - dovete conoscere la storia che c'è dietro.
Un giorno, mentre il giovane Caspar stava pattinando insieme a suo fratello, il ghiaccio si spezzò sotto i suoi piedi. Suo fratello, per salvalo, muore annegato. Si dice che dalle sofferenze siano nate le anime più forti e che le anime più belle siano quelle segnate dalle cicatrici. E lui ne aveva tante. Perse la madre quando aveva sette anni, e poi perse due sorelle e infine l' amato fratello. Conobbe la povertà, la solitudine e l'incomprensione. Nonostante questi dolori - però - il giovane Caspar si dà la forza per andare avanti.
Ecco il vero significato di questo dipinto !. Nella posa del Viandante c'è tutto: coraggio, solitudine, struggimento, nostalgia di chi è alla ricerca non di un luogo qualunque, ma di una casa. Perché casa non è solo dove si vive, ma dove ci si comprende. E ci si perdona. La nebbia che inghiotte le montagne è la metafora delle difficoltà, delle prove e delle incertezze che ognuno di noi deve affrontare nella vita. Ma se osservate meglio, noterete che la nebbia sembra diradarsi all' orizzonte Perché non importa ciò che ti capita, ma è come reagisci a ciò che ti accade che fa la differenza.
Ecco che cosa vi sta dicendo questo dipinto.
Nascere non basta. E' per rinascere che siamo nati. (...)
La compresenza della vita e della morte quale esperienza esistenziale, rappresenta una costante nell'opera di questo poeta che si interroga sul mistero di questi due opposti in un dialogo di presenze e assenze tra luoghi biografici e volti della memoria. Una compresenza del vuoto / pieno che si fà coabitazione nel ricordo e si rivela in una presenza che ha già, in sé, l'altra faccia della mancanza. Nelle quattro sezioni del libro ( Apparizioni, Sogni, Silenzi, Dialoghi con mio padre ), si delinea un percorso esistenziale che si snoda tra bagliori accecanti e dolorose verità : la coscienza della precarietà umana, della fine e della perdita, la condivisione dell' orrore della malattia, la dimensione della morte e infine il fiato della vita, cioè l' amore. Nel silenzio e nel ricordo, in un dialogo perenne in absentia, l' amore è il cuore nevralgico di un'ontologia della finitudine umana, capace di sublimarsi nel dono del poeta al mondo.
Spegni la luce, andiamo
nella grande sala dove fa più freddo
o in cucina, dove si allargano i sorrisi
nei primi giorni di aprile.
Dieci volte si muore specie di notte
quando si cerca una mano tra le ombre
nella culla di un sogno finito male
nel fischiettìo del vicino insonne
con la memoria lunga dei contadini
sconfinati nelle albe aranciate.
Dieci volte si sopravvive ad ogni morte
ad ogni vapore mellifluo
se il cuore si stringe
per chi non c'è più da decenni
incoronato con il santo di una chiesa
introvabile nelle lunette
anche dopo la messa della domenica.
***
Ne sogno pomeridiano c'è un angolo di giardino
la fermata per i nonni nella luce ondeggiante
nella lunga traversata primaverile.
Nel tempo corro per abbracciarli
ma la pioggia li ha già cancellati
in un vento leggero e remoto
risucchiato da ricordi tremuli
dalla catenina d'oro al collo.
Ritrovo solo l'ippocastano del millennio
respirare nel suo regno di terra e fuoco
fino al cuscino del letto vuoto
mentre un taxi passa ancora tra le case
diretto nelle frange del cielo
nel paradiso del rientro dei morti.
***
Dentro di me c'è un cuore magico
nella casa di Jorge Luis Borges
specchiato nel suo doppio
un volto che mi assomiglia
il segno di una ruga sotto l' occhio.
Il poeta avrà un gatto tra le mani
e salirà da una crepa del pavimento, cieco
libero dal suo corpo, ma con più udito
e un sorriso che lascerà aperta ogni porta
il confine tra ciò che accade e ciò che non siamo.
Al momento della pubblicazione ( 21 Giugno 1857 ) , il testo fu definito " un insulto alla pubblica decenza " ed ebbe anche un processo. Si tratta cmq, anche a distanza di tempo, di un libro graffiante, ironico, dal ritmo incalzante e dall' elegante ferocia.