venerdì 18 luglio 2025

NON ANDARTENE

 



                                                                      Non lasciare l' eclisse di te...







NON ANDARTENE

Non andartene,
non lasciare
l' eclisse di te
nella mia stanza.

Chi ti cerca è il sole;
non ha pietà della tua assenza
il sole, ti trova anche nei luoghi 
casuali
dove sei passata,
nei posti che hai lasciato
e in quelli dove sei
inavvertitamente andata,
brucia
ed equipara
al nulla
tutta quanta 
la tua fervida giornata.

Eppure è stata,
è stata,
nessuna ora 
sua è vanificata.



                                         Mario  Luzi



mercoledì 16 luglio 2025

LA VOCE QUEER DELL' AMERICA CONTEMPORANEA

 


                                                                                    Andrea Gibson



E' morta il 14 Luglio all' età di 49 anni -  dopo una lunga malattia - Andrea Gibson, significativa rappresentante della poesia americana del XXI  sec. e della letteratura queer * in particolare. La Gibson ha sviluppato nel corso della sua carriera una voce poetica distintiva, che ha saputo coniugare l' urgenza dell' impegno civile con una raffinata sensibilità estetica. La sua opera, caratterizzata da una scrittura che si concentra su norme di genere, politica, giustizia sociale e tematiche LGBTQ, ha saputo trascendere i limiti di genere tradizionale, creando un linguaggio che privilegia la sensorialità e la fisicità dell' espressione, con un effetto di immediata connessione con il lettore.




Propongo qui una delle più belle poesie d' amore che io mi ricordi di aver letto :




PRIMO AMORE


Non credo di aver davvero mai baciato dei

ragazzi.

Credo che la mia lingua li stesse solo

colpendo,

come se combattessimo corpo a corpo.


Ma appena  tu mi hai amato,

tutta la mia scorza si è sciolta.

Le mie mani erano così morbide che pregare

mi faceva male.


Mi venivi a prendere al mio college cattolico

e dormivo per ore fino a casa tua.

La prima volta in vita mia che mi sentivo

davvero a riposo,

la prima volta in cui non dovevo recitare una

parte

che non volevo interpretare.


Questa è la medicina :

essere finalmente visti da qualcuno.

Sorrisi e tu mi indicavi il mio petto

dicendo : " Che cosa si è appena spezzato ? "


Avrei potuto gettarmi nel fiume,

ma tu pronunciavi il mio nome nel modo

giusto,

e diventavo un sasso che rimbalza sulla

corrente.


Ricordi il nostro primo disco

dove non dovevamo cambiare i pronomi per

cantare ?

Eravamo rimasti anni senza una musica

che ci rappresentasse.

Una musica che ti riconosceva,

capace di farti arcuare la schiena

e farmi sentire che la terra è rotonda.


Benedico chi eravamo allora.

Benedico chi siamo ancora.


I miei etero mi prendevano in giro,

perché tutti i miei  migliori amici

sono ex amori,

ma un cuore saggio mi ha detto

che è la parte più tenera del queer:

quanto perdiamo di famiglia.

quando troviamo persone

che chiamiamo famiglia,

ti aggrappi con tutte le forze.

Grazie all' incipiente tempesta di ghiaccio

che ci ha intrappolati in quell' albergo

scadente

dove ho ingurgitato una bottiglia

di qualcosa di terribile,

e con il mio accento da pescatore

che non avevo ancora smarrito,

ti ho finalmente detto: 

" Ti amo da quando avevamo quindici anni,

quando giocavamo a basket sotto i lampioni

vicino al lembo più povero del mare "


Quella tempesta aveva ghiacciato il mondo

fuori,

come una fotografia del passato,

mentre mi inginocchiavo e baciavo

il mio futuro sulle tue ginocchia.


Per due decenni ho parlato con Gesù.

Quella fu la prima volta

che l' ho sentito rispondere.


Mesi dopo, campane di chiesa suonavano

nella mia stanza del dormitorio,

decidendo la mia tesi di laurea su di te,

e nessuno sapeva quanto pregassi

per smettere di nascondermi dietro le

metafore,

per essere abbastanza coraggiosa

da incidere la verità

sulla porta della cappella.


Solo tu puoi immaginare

quanto tempo ho passato

a scegliere l' outfit la notte in cui

mi hai portata al mio primo queer bar

a Portland, Maine - la città più grande

in cui avessi mai camminato.

Ero emozionata e spaventata

che potessimo essere viste, o uccise;

siamo rimaste in macchina un' ora

poi hai deciso di riportarmi a casa,

con il mascara che mi colava

sulla camicia da uomo nuova.


Non avrei mai immaginato

che sarebbe arrivato un momento come

l' inverno

in cui siamo andati a Blue Hill

a trovare tua madre.


Arrivammo dopo mezzanotte, stanche,

lei aveva acceso candele nella stanza

e posato uno spinello al centro del letto.


Nessuna di noi sapeva fumare,

ma abbiamo respirato quel benvenuto

come fosse ossigeno centenario.


Fino a quel momento, non sapevamo

che qualcuno al mondo avrebbe mai

celebrato

il vapore sui vetri

per vederci arrossire

allo specchio al mattino.


Pensavo a tutto questo poche settimane fa

quando sono tornata al college cattolico

per leggere le mie poesie per la prima volta.


Tu, in prima fila,

vicino alle suore, al presidente della scuola

e all' insegnante che mi aveva dato la A

su quel manoscritto

in cui avevo avuto troppa paura di scrivere il

tuo nome.


Mandy, so che non è stato più facile.

So che non è migliorato di molto,

ma quel momento mi ha tolto il respiro -

il tempo è finalmente stato

quel padre gentile che tutti meritiamo.


Il mondo ha acceso la luce sulla nostra

veranda.

Era così brillante che sentivo

le lentiggini dei miei quindici anni

scaldarsi al suo bagliore.


Sentivo la speranza

viaggiare all' indietro per ritrovarci,

sussurrandoci nel petto:

" Un giorno ci sarà musica per voi. "




               Andrea  Gibson    da   Lord the Butterflies




*  In italiano, il termine " queer " può essere tradotto in vari modo a seconda del contesto , ma spesso viene mantenuto in inglese per preservare la sua complessità linguistica. Ad ogni modo può voler dire " insolito, eccentrico, bizzarro ". Nel contesto sessuale, " queer " si riferisce a identità che sfidano le norme tradizionali, abbracciando una visione dell' amore più fluida e inclusiva. Venne usato in senso dispregiativo nei confronti degli omosessuali nel corso del XIX sec.



martedì 15 luglio 2025

RADICI A RADICI

 



                                                                     I ricordi mi tengono in disordine...





Quando mi abbracci nel sonno

e ti fai piccola, una chiocciola

attaccata con tutta la sua vita

alla mia, dovrei essere una roccia

per sorreggerti dal timore del crollo

e invece come una spugna assorbo

la pena dentro certi tuoi respiri

e la speranza della tua mano

che mi cerca nel buio delle lenzuola

così una parte di te diventa la mia

e non so dire cosa mi scuote di più

se la riva profonda della notte

o l' argine di luce del tuo amore.



                                                    ***


La primavera si è girata nel senso sbagliato

come un' anfora capovolta, una bocca compressa

in un grumo di terra, mi batte addosso

il tepore del sole che insieme eravamo.

Non ho abbastanza cassetti per tutti i ricordi di di noi,

si affollano in me, mi tengono in disordine.

La tua voce al telefono piangeva, era tutta una pioggia

tento invano di trattenere il suo diluvio,

dimenticare non potrà salvarci

e non dobbiamo per forza mentirci

dicendoci che adesso siamo felici.



                                                      ***


NON PIU' TU


" Il tuo materasso ha una conca al centro " dicevi

e ti addormentavi proprio nel mezzo

di quel buco come una stella

marina sul fondale - non riesco a pensarti

ora che un' altra creatura del mare

replica i tuoi gesti, si annida

dove tu stavi, si rigira, pure lei

lo trova scomodo ( " E' proprio da cambiare ! " )

lasciandomi insonne a bordo di quel piccolo

precipizio domestico a domandarmi

se anche il mare stesso sia cambiato;

poi arriva il sonno, una corrente segreta

mi stacca dall' appiglio del tuo ricordo

mi trascina lontano, lontanissimo

via, nel gorgo di un altro sogno.



                                                    ***


Il tuo corpo parla un alfabeto nascosto,

reclama una pronuncia, la mia lingua

e non so decifrare tutte le lettere

che lo compongono, il significato

l' intero mistero di leggerti al buio :

deve chiederti in prestito la voce

per completare il discorso

perché il senso a volte è un suono

reciproco e alcune parole sono vere

solo dette insieme.



                                                 ***


Quante volte hai detto che la vita ti offende

ma quante volte hai offeso tu

la vita, le frasi dette

per dire senza il fondo

solido di un qualche trasporto,

e poi gli sbagli già sentiti

prima di commetterli - uno stridìo

sulla lavagna, non offenderla

con le cose che fanno un gran chiasso,

i falsi obiettivi che spengono

l' incendio nel tuo cuore;

la bellezza, quella vera ti coglie

in un lampo come il mare si palesa

improvviso dietro ad un tornante

pensaci, non è mai troppo tardi

per chiedere scusa alla vita;

fai del giorno il tuo specchio

più sincero, ad ogni male

c'è sempre un rimedio

anche piccolo che contiene

tutto te per riparare.




                        Filippo  Amadei   da        Radici a radici



domenica 13 luglio 2025

LE NOTTI DELL' ANIMA

 



                                                                     La vita cammina quasi dritta...





CI  ABITUIAMO AL BUIO


Ci abituiamo al buio -

quando la Luce è spenta; -

dopo che la vicina ha retto il lume

che è testimone del suo addio,


per un momento ci muoviamo incerti

perché la notte ci rimane nuova,

ma poi la vista si adatta alla tenebra

e affrontiamo la strada a testa alta.


Così avviene per tenebre più vaste -

quelle notti dell' anima

in cui nessuna luna ci fa segno,

nessuna stella interiore si mostra.


Anche il più coraggioso prima brancola

un po', talvolta urta contro un albero,

ci batte proprio la fronte;

ma imparando a vedere


o si altera la tenebra

o in qualche modo si abitua la vista

alla notte profonda

e la vita cammina quasi dritta.




                        Emily  Dickinson   da     Tutte le poesie  - Trad.  di M. Guidacci



venerdì 11 luglio 2025

L' ACQUARIO DI GIUSI

 


                                                                  Io stessa ora mi chiedo chi sono...





UN AMORE

Ho amato in te un amore
che non ti assomigliava

a me sola assomigliava il fantasma cartaceo
che parlava e rideva sempre con la mia voce.
Dopo il paziente e lungo costruirti,
smontarti pezzo a pezzo
fu questione di un attimo.

Ora so che plasmarti a mia misura
fu amare me riflessa nello specchio.


                                                      ***

LO SPECCHIO

Come ho potuto credere che l' ombra
traversasse lo specchio !
Ho tentato l' inganno
e l' ombra risentita
si è accanita in aperta ribellione
oscurando lo specchio.

Io stessa ora mi chiedo
chi sono
se sono.


                                               ***

PAROLE

Con parole mi sono lapidata.
Di parole ho colpito in fondo al cuore.
A parole ho spezzato ogni rifugio
ogni varco di fuga ogni speranza
seppellendomi a pezzi e a parole.

Da allora vivo.
Allegramente vivo.


                                                    ***

ARMONIA

C'è un' armonia nascosta nelle cose. Mai
come in questo giorno di confine
la sento quasi grido che deflagra
mentre lo sguardo insegue

lontananze di mare. L' armonia
che è nel vento e danza inesauribile
- tenera e inesausta - sui nomi
 che passarono e sugli altri passaggi. Sulle

immagini effimere degli specchi e gli schemi.
Sulla forma che muta. Sui mutevoli inganni
e sopra gli ingannevoli disegni dei nostri

disamori. Il vento la conduce in dispiegarsi
di impossibili voli, mentre l' inverno arranca
col peso del suo sonno.




                         Giusi  Verbaro      da   L' acquario



mercoledì 9 luglio 2025

IL TACCUINO DELL' OSPITE

 


                                                     Il tuo riflesso opalescente è malattia incurabile...




"   Viaggio spesso,

     non sempre torno "


(Scritta su un muro di Roma )



In epigrafe al Libro.


Respirare ti rende vertigine oleosa, immaturo frutto.

Questo sesso lontano 

dal mio corpo, tu unica sorvegliante

dei miei risvegli, quando nell' ora della colazione

sei briciola di pane.

Nello specchio ovale il tuo riflesso opalescente

è malattia incurabile, immagine invincibile.

Spegnendoti le meningi ammalate discendi,

il sacro e profano, amore mio.

Giostra incontrollabile di dolore, squama

elettrizzata sulla tua schiena, la gratto. Maltratto

il pane della colazione, il formaggio del pranzo.

La sera è cena vuota, tavola inappetente.

Ospedale Biancosporco colore petrolifero.

Questo tutto illuminato

è un organo tumefatto, sole.



                                                 ***


Era già previsto che scoppiasse

questa guerra nel mio corpo, nel

momento in cui era tutto vederti

da lontano. Avrei preferito prevedere

l' imprevisto, nella vita tutta insieme

che passa in un bacio di nascosto.


Nel racconto non so dire di

aver amato, brucia il tempo dei

guasti funzionali, tecnici apparati

in disuso : tutto il mio corpo in questa

condizione, spaventa essere vivi,

la guerra non il corpo.



                                                    ***


Nel giorno più isolato dell' estate, è l' ombra del

vulcano spento a sentire la mancanza delle rive. La mitologia

matura nelle brame dei tuoi desideri. Il celeste cielo celeste

è sfigurato nelle braccia.


L' immaginario della consolazione, sotto la sfera del disfare,

non si definisce il mare, sconfinato nelle bestie delle onde,

e il travalico del selvaggio rende obliquo tutto il dentro

del mio petto.



                                                  



                      Michele  Zacchia    da    Il taccuino dell' ospite



martedì 8 luglio 2025

DI QUASIMODO, LE POESIE



                                                              E' una foresta nata nei miei occhi di terra...




ESTATE


Cicale, sorelle, nel sole

con voi mi nascondo

nel fondo dei pioppi

e aspetto le stelle.



                                                 ***


CITTA' D' ISOLA


Città d' isola

sommersa nel mio cuore,

ecco discendo nell' antica luce

delle maree, presso sepolcri

in riva d' acque,

che una letizia scioglie

d' alberi sognati.



                                            ***


LETTERA


Questo silenzio fermo nelle strade

questo vento indolente che ora scivola

basso tra le foglie morte o risale

ai colori delle insegne straniere...

forse l' ansia di dirti una parola

prima che si richiuda ancora il cielo

sopra un altro giorno, forse l' inerzia,

il nostro male più vile... La vita

non è in questo tremendo, cupo battere

del cuore, non pietà, non è più

che un gioco del sangue dove la morte

è in fiore. O mia dolce gazzella,

io ti ricordo quel geranio acceso

su un muro crivellato di mitraglia.

O neppure la morte ora consola

più i vivi, la morte per amore ?



                                                        ***


MOBILE D' ASTRI E DI QUIETE


E se di me gioia ti vince,

è nodo d' ombre.

Non altro ora consola

che il silenzio : e non ci sazia

volto mutevole d' aria e di colli,

giri la luce i suoi cieli cavi

a limite di buio.


Mobile d' astri e di quiete

ci getta notte nel veloce inganno :

pietre che l' acqua spolpa ad ogni foce.


Bambini dormono ancora nel tuo sonno;

io pure udivo un urlo talvolta

rompere e farsi carne;

e battere di mani ed una voce

dolcezze spalancarmi ignote.



                                                  ***


LA MIA GIORNATA PAZIENTE


La mia giornata paziente

a te consegno, o Signore,

non sanata infermità,

i ginocchi spaccati dalla noia.


M' abbandono, m'abbandono :

ululo di primavera,

è una foresta

nata nei miei occhi di terra.




                   Salvatore Quasimodo    da    Tutte le poesie



venerdì 4 luglio 2025

LASCIATI CELEBRARE



                                                 Per un istante siamo sfuggiti all' amarezza d' amore...




Mi piace pensare a te nuda.

Metto il tuo corpo nudo

fra me solo e la morte.

Se entro nel mio cervello

e accendo i tuoi dolci capezzoli,

i tendini sotto i tuoi ginocchi,

vedo lontano, innanzi a me.

Dove guardo non c'è niente

però almeno è illuminato.


Come ti splendono le spalle

so bene, e come i tuo viso 

affonda nell' estasi, e così

i tuoi occhi di sonnambula

conosco, le tue labbra di donna

crudele con sé stessa.

Mi piace

pensarti vestita, il tuo corpo

chiuso al mondo, autosufficiente,

la tua meravigliosa arroganza

che provoca l' invidia delle altre.

Posso ricordare ogni vestito

più fiero ognuno d' una suora nuda.

Andando a letto, i miei occhi

si chiudono in una rete di ricordi.

La tua nube d' intimo odore

sogna al posto mio.



                                               ***


UN DIALOGO DI SGUARDI


Lasciati celebrare. Io non 

ho conosciuta mai nessuna

più bella di te. Io cammino

al tuo fianco, ti guardo

muoverti al mio fianco, guardo

la quieta grazia della mano

e della coscia, guardo il tuo viso

cambiare espressione per parole

che non dici, guardo il tuoi occhi

severi rivolti a me o a te stessa,

lesti o lenti, pieni di sapienza,

guardo le tue labbra tumide

aprirsi, sorridere o farsi serie,

guardo la tua vita sottile,

le natiche superbe nella loro

grazia, cigno che scivola sull' acqua,

un animale libero, come te,

che non si può sottomettere,

ma solo abbandonarsi, come io

a te, quando ascolto per caso

l' armonioso discorso d' impulso

e d' amore, fiducia e sicurezza

che pronunci mentre giochi

con le nostre bambine o le fai

mangiare. Io non ho conosciuto

mai una più bella di te.



                                                    ***


VIAGGIATORI IN EREWHON


Ti apri il vestito

sul letto polveroso

dove nessuno

ha dormito per anni

sul tetto un gufo si lagna

tu dici 

mio caro mio

caro

nella luce fumosa della vecchia

lampada ad olio le tue spalle

il ventre i seni le natiche

sembrano fiori di pesco

enormi stelle lontane distanti fra loro

fuori dal vetro rotto della finestra

immensi animali immortali

ciascuno solo un occhio

guardano

che offri il tuo corpo

senza fine alla notte

senza fine alla foresta

la casa abbandonata da una vita

nella notte nella foresta

non verrà mai nessuno

a questa casa

solitaria

in un mondo di tenebre

nel paese degli occhi.



                                                  ***


Siamo distesi nudi nella calda

aria d' aprile sotto le sequoie

rosse, sul dirupo assolato.

Quando ti pieghi su di me

sui tuoi fianchi vedo piccoli

segni rossi come morsi,

dove le pigne delle sequoie

hanno segnato la tua carne.

Sono gli stessi segni che si trovano

sulla lignite del dirupo sopra

di noi.  Sequoia Langsdorfii 

prima del ghiaccio, e dopo

Semprevirens. Minima differenza

se non fosse per tutti quegli anni.


Qui, nel mortifero e dolciastro

fetore dei fiori di primavera,

relitti galleggianti insieme,

lavati, freddi e nudi sotto

quest' albero per un istante

noi siamo sfuggiti all' amarezza

d' amore, dell' amore perduto

e dell' amore tradito. Ciò che potrebbe

essere stato e ciò che potrà essere

svaniscono insieme a ciò che è,

lasciando solo questi ideogrammi

impressi sugli idrocarburi

eterni della carne e della pietra.



                     Kenneth  Rexroth   da   Lasciati celebrare - Poesie scelte 1937 - 1974  ( trad. di Francesco Dalessandro )



giovedì 3 luglio 2025

LA SETE INTATTA DI BENZONI



                                                                       Vi aspetto.... Tornate !



Nel deserto civile e culturale che contraddistingue questi anni, la fievole voce di Ferruccio Benzoni riemerge - quasi per miracolo - dall' ombra che per troppo tempo ha avvolto questo poeta discreto, confinato in una marginalità tragica che lo ha portato su solitari sentieri, dove ha cercato di preservare ciò che fugge : gesti, amici scomparsi, la dolcezza dell' amore, forse la Bellezza. E quanto più il poeta ha percepito l' inverno di tutte le cose, il gelo personale e collettivo, tanto più si è contrapposto al Nulla, nell' umana speranza che non tutto sia perduto.




A MIA INSAPUTA


Vorrei per una volta tutti

della mia vita i volti s' affollassero,

e uno in particolare contro

invetriata senza desideri.

Sorridono e all' implorante:

" Vi aspetto, tornate "  -

socchiuso lasciano il battente

neanche spettasse a me seguirli ( chi qua chi là scomparendo )

o fossi dei loro già, senza saperlo.



                                                      ***


DI GIUGNO


Altre calamità 

non sempre dicibili non

miniaturizzabili sempre

- e il sole a bruciapelo

di un' estate irrompente soccorrendo

tutto il verde delle robinie.

Ma vedi come l' età aiuta a mitigarne lo sfarzo ( lo spasimo )

adducendo brividi in un poco

d' ombra serale

vociferando

piovaschi da una sventagliata

bassissima di rondini...

Così un inverno è divampato

e i suoi bracieri gelandosi

in un marzo stentoreo - ma non credere ai miei crepuscoli a

un infortunio d' amore, tu sai

non esiste grazia senza l' orrore.



                                              ***


CANZONCINA


Canicola in presagio d' autunno.

Pure un' ombra serpeggia s' insinua,

ma non diradare i tuoi passi.

Lasciami un bricco di caffè e rum

per quando non ci sei e una gloria

s' infoltisce di serpi e foglie.

Verrà un crepuscolo d' inverno.

Il tuo tailleur pesante che sa

di verdeamaro squillante.

Ma lasciami lagrimare

diradando i tuoi passi

- non esimermi da un sole svenato -

dall' insonnia, dalla calvizie.



                                                     ***


A MIO PADRE


Neanche con te che ora mi sorridi

con occhi nuovi in sogno

tra il viola delle nubi il giallo

asfissiante dei crisantemi -

lo slancio d' un volo ch'è finito,

neanche con te troverebbe ali.

E mentre t' allontani ( rimuori )

timido come da una riva ti guardo,

ti sorrido, dopo quanti anni ?



                                                ***


NOTIZIA D' ADDIO


- " Ferruccio, Ferruccio..."-

Dal tuo profilo spigoloso

di grazia il pigolìo.

Odoravi d' ascelle. Di bucce

di mele aspre, lisce.

Assonnati gli occhi in prestito

un giorno solo alla terra.

" Ferruccio, Ferruccio..."

Aspettavi tra i binari ridendo.

Ridendo fuggivi in una folata

lumescente di liquidi vetri.

( Sia pure su un treno spettrale, sparisti ).

E io ( io ) non così vecchio, roso

dallo sconforto, dall' ebbrezza di

un giorno rivederti.


Oltre la porta, nella sera

strofinata di fiammiferi

il tempo franava aizzando

un etilismo di rimpianti.




                      Ferruccio  Benzoni          da    La sete intatta




mercoledì 2 luglio 2025

L' AMORE DI ANNA LISA



                                                                   La prima sera non riuscivo a parlare...




Le poesie di Anna Lisa si muovono con precisione chirurgica fra i detriti del quotidiano e i relitti di intimità, portando alla luce ciò che resta - e ciò che ferisce - nell' amore quando diventa esperienza incarnata, urbana e quasi clinica. L'  autrice, con una scrittura essenziale e tagliente, sembra scolpire la lingua più che scriverla, e ogni verso ha il peso specifico di un gesto definitivo.





ASFALTO


Per essere toccata

di nuovo da te

mi sono stesa

dove di notte passi

coi tuoi fari opachi

accompagnato,

non solo.

Ho aspettato

il tuo piede destro,

il cambio automatico.

Hai pensato

forse ho preso un cane.

Non un latrato

e ti ho lasciato andare.



                                                   ***


PIZZERIA


Il cameriere ci ha condotto

al tavolo per due,

di fianco alla vetrina,

sulla strada principale

illuminata.

Così possono vedere i passanti

che non si vende e non si compra

questo amore.

Così possono vedere i passanti

sullo scontrino la percentuale e l' iva

del nostro scambievole dolore.



                                                       ***


GIUGULARE


La prima sera

non riuscivo a parlare.

Visto che sei dottore,

ti ho chiesto:

misurami i battiti del cuore.

Hai messo due dita

sulla giugulare:

tachicardia.

Diagnosi banale.

Speravo almeno tu,

mani al collo,

non mi avresti fatto male.




                      Anna  Lisa  Vitolo        Inediti


giovedì 26 giugno 2025

LA MELANCOLIA DI JULIO

 



                                       Ho bisogno di questo zucchero verde, di tonda allegria...





CERCO LA TUA SOMMA


Cerco la tua somma, il bordo del bicchiere

in cui il vino si fa luna e specchio.

Cerco quella linea che fa tremare un uomo

nella sala di un museo.

E poi ti voglio bene, nel tempo e nel freddo.



                                                   ***


LA TUA MANO.


Guarda, non chiedo molto,

solamente la tua mano, tenerla

come una piccola rana che così dorme contenta.

Io ho bisogno di questa porta che aprivi

perché vi entrassi, nel tuo mondo, questo pezzetto

di zucchero verde, di tonda allegria.

Non mi presti la tua mano questa notte

di fine d' anno, di civette rauche ?

Tu per ragioni tecniche non puoi.

Allora

io la tesso nell' aria, ordendo ogni dito,

e la pesca setosa della palma

e il dorso, questo paese d' alberi azzurri.

Così la prendo, così la sostengo, come

se da ciò dipendesse

moltissimo del mondo,

il succedersi delle stagioni,

il canto dei galli, l' amore degli uomini.



                                                     ***


NON TI ANNOIERO ' PIU' CON LE POESIE


Non ti annoierò più con le poesie.

Diciamo che ti ho detto

nuvole, forbici, aquiloni, matite

e forse tu non hai mai

sorriso.



                                                  ***


ORA SCRIVO DI UCCELLI


Ora scrivo uccelli.

Non li vedo arrivare, non li scelgo,

di colpo eccoli lì , sono questo,

uno stormo di parole,

scendono

una

ad

una

sui fili della pagina,

pigolano, beccano, grandine di ali

e io non ho pane per loro, soltanto

li lascio venire. A volte

io sono quell' albero

a volte

l' amore.



                                                   ***


BOLERO


In piedi davanti allo specchio s' interrogano

ognuno se stesso

non più guardandosi tra di loro,

non più nudi l' uno per l' altro.


Ho smesso di amarti, amore mio.




                                  Julio  Cortazar   Trad. Milton Fernandez




mercoledì 25 giugno 2025

L' ITACA DI KAVAFIS

 


                                                                  Romare Bearden - Il ritorno di Odisseo




ITACA


Quando ti metterai in viaggio per Itaca

devi augurarti che la strada sia lunga,

fertile in avventure ed esperienze.

I Lestrigoni e i Ciclopi

o la furia di Nettuno non temere,

non sarà questo il genere di incontri

se il pensiero resta alto e un sentimento

fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.

In Ciclopi e Lestrigoni , no certo

né nell' irato Nettuno incapperai

se non li porti dentro

se l' anima non te li mette contro.


Devi augurarti che la strada sia lunga.

Che i mattini d' estate siano tanti

quando nei porti - finalmente, e con che gioia -

toccherai terra tu per la prima volta :

negli empori fenici indugia e acquista

madreperle coralli ebano e ambre

tutta merce fina, e anche profumi

inebrianti che puoi,

va in molte città egizie

impara una quantità di cose dai dotti.


Sempre devi avere in mente Itaca -

raggiungerla sia il pensiero costante.

Soprattutto, non affrettare il viaggio;

fà che duri a lungo, per anni, e che da vecchio

metta i piedi sull' isola, tu, ricco

dei tesori accumulati per strada

senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,

senza di lei mai ti saresti messo

in viaggio : che cos' altro ti aspetti ?


E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.

Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso,

già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.





                     Costantinos Kavafis   da     Settantacinque poesie



lunedì 23 giugno 2025

POESIE DI KARIN BOYLE

 


                                                       Lasciandoti - pieno di parole - in un mondo vuoto...




Dunque, è dal termine che bisogna partire: dalla gemma partorita con dolore, dalla goccia che prima di cadere e di mutarsi in folgore, trema, si aggrappa - icona di spina, sventata vampa - al ramo. Così scrive la poeta in una delle sue poesie più note  ( si può leggere nel blog  cliccando nella lista degli autori ) ; ciò che sboccia succede con dolore, ciò che nasce ferisce, il nuovo accade per ventura d' inverno in grammatura d' oro. Sembra di leggere la " Decima Elegia " di Rilke, quella della " felicità che ascende ( si può leggere su questo blog, cliccando sul nome del poeta ), della commozione che lascia sgomenti " quando cade una cosa felice " . In Karin è epidermica la violenza, la screziata grazia della cosa che si spezza, la fiamma prima della felicità, la forza che discende.

Fu pure lei, Karin, goccia che cade, frutto che - risolto a maturità -si apre : purissima gemma, la poeta scelse Alingsas, cittadina di laghi; scelse i sonniferi : cadde. Aveva quarantun anni; l' anno, il 1941 è lo stesso in cui muoiono - volontariamente - Virginia Woolf e Marina Cvetaeva. Karin optò per Aprile, il mese che " genera lillà da terra morta, confondendo / memoria e desiderio. "




GLI  DEI


I carri degli dei

non scuotono le nubi

scivolano silenti

come raggi.

I passi degli dei

sono difficili da udire

come un mormorìo

nell' erba.


Con cautela

segui le loro tracce:

profumano di una

vicinanza tremenda.

Voleranno, lasciandoti

pieno di parole

in un mondo vuoto.



                                                ***


NON NOMINARE


Molte cose fanno male e non 

hanno nome.

Taci e accettale.


Il molto è segreto, oscuro il

pericolo,

Sopporta e porta rispetto.


Meglio confinarsi nel segreto

e non solleticare i semi che

crescono.


" Dove il pensiero non  si avventura

Madre di Tutto, guidami,

esortami ! "


E' bene ascoltare la voce della

Madre -

non ha parole la cura, non ha

nomi il cuore.



                                                     ***


IL CONFORTO DELLE STELLE


Ho parlato con una stella, la

scorsa notte

luce lontana, in inabitati spazi -

" Cosa illumini, strana stella ?

Ti muovi così grande e luminosa ".


La mia pietà l' ha ammutolita

poi, con il suo stellato sguardo :

" L ' eterna notte illumino

illumino lo spazio senza vita .


La mia luce è fiore che non appassisce

nello spinato autunno del cielo.

Questa luce è tutto ciò

che ho, il mio solo conforto ".



                                                  ***


CUORI


Alcuni cuori sono

inesauribili tesori.

I  loro proprietari gettano

con generosità - ovunque - i rivoli di

quel sole.

Con mani tenaci accogliamo

il dono, grati. Felicità

e salute a te, benedetto,

che maneggi l' oro come fosse

sabbia !


Alcuni cuori sono

inabissati fuochi.

Nella più fredda notte

un riflesso sulla neve.

In quell' incanto, nessuno

sopporta il desiderio

tranne chi scorge una luce

nella notte e ne vuole la fiamma.



                                                   ***


QUIETE


E' così grande questa quiete, la

quiete

di un' assolata foresta in inverno.

Come ha fatto la mia volontà a

diventare

così perfetta, così obbediente la

mia vita ?

Portavo in mano una ciotola di

vetro - risuonava.

Il mio piede è diventato cauto -

non inciampa più.

La mia mano è precisa - non

trema più.

Sono stata travolta dalla violenza

delle cose fragili.




                             Karin  Boyle    da     DE SJU  DODS SYNDERNA  Trad  di Daniela Marcheschi