venerdì 18 luglio 2025
NON ANDARTENE
mercoledì 16 luglio 2025
LA VOCE QUEER DELL' AMERICA CONTEMPORANEA
Andrea Gibson
E' morta il 14 Luglio all' età di 49 anni - dopo una lunga malattia - Andrea Gibson, significativa rappresentante della poesia americana del XXI sec. e della letteratura queer * in particolare. La Gibson ha sviluppato nel corso della sua carriera una voce poetica distintiva, che ha saputo coniugare l' urgenza dell' impegno civile con una raffinata sensibilità estetica. La sua opera, caratterizzata da una scrittura che si concentra su norme di genere, politica, giustizia sociale e tematiche LGBTQ, ha saputo trascendere i limiti di genere tradizionale, creando un linguaggio che privilegia la sensorialità e la fisicità dell' espressione, con un effetto di immediata connessione con il lettore.
Propongo qui una delle più belle poesie d' amore che io mi ricordi di aver letto :
PRIMO AMORE
Non credo di aver davvero mai baciato dei
ragazzi.
Credo che la mia lingua li stesse solo
colpendo,
come se combattessimo corpo a corpo.
Ma appena tu mi hai amato,
tutta la mia scorza si è sciolta.
Le mie mani erano così morbide che pregare
mi faceva male.
Mi venivi a prendere al mio college cattolico
e dormivo per ore fino a casa tua.
La prima volta in vita mia che mi sentivo
davvero a riposo,
la prima volta in cui non dovevo recitare una
parte
che non volevo interpretare.
Questa è la medicina :
essere finalmente visti da qualcuno.
Sorrisi e tu mi indicavi il mio petto
dicendo : " Che cosa si è appena spezzato ? "
Avrei potuto gettarmi nel fiume,
ma tu pronunciavi il mio nome nel modo
giusto,
e diventavo un sasso che rimbalza sulla
corrente.
Ricordi il nostro primo disco
dove non dovevamo cambiare i pronomi per
cantare ?
Eravamo rimasti anni senza una musica
che ci rappresentasse.
Una musica che ti riconosceva,
capace di farti arcuare la schiena
e farmi sentire che la terra è rotonda.
Benedico chi eravamo allora.
Benedico chi siamo ancora.
I miei etero mi prendevano in giro,
perché tutti i miei migliori amici
sono ex amori,
ma un cuore saggio mi ha detto
che è la parte più tenera del queer:
quanto perdiamo di famiglia.
quando troviamo persone
che chiamiamo famiglia,
ti aggrappi con tutte le forze.
Grazie all' incipiente tempesta di ghiaccio
che ci ha intrappolati in quell' albergo
scadente
dove ho ingurgitato una bottiglia
di qualcosa di terribile,
e con il mio accento da pescatore
che non avevo ancora smarrito,
ti ho finalmente detto:
" Ti amo da quando avevamo quindici anni,
quando giocavamo a basket sotto i lampioni
vicino al lembo più povero del mare "
Quella tempesta aveva ghiacciato il mondo
fuori,
come una fotografia del passato,
mentre mi inginocchiavo e baciavo
il mio futuro sulle tue ginocchia.
Per due decenni ho parlato con Gesù.
Quella fu la prima volta
che l' ho sentito rispondere.
Mesi dopo, campane di chiesa suonavano
nella mia stanza del dormitorio,
decidendo la mia tesi di laurea su di te,
e nessuno sapeva quanto pregassi
per smettere di nascondermi dietro le
metafore,
per essere abbastanza coraggiosa
da incidere la verità
sulla porta della cappella.
Solo tu puoi immaginare
quanto tempo ho passato
a scegliere l' outfit la notte in cui
mi hai portata al mio primo queer bar
a Portland, Maine - la città più grande
in cui avessi mai camminato.
Ero emozionata e spaventata
che potessimo essere viste, o uccise;
siamo rimaste in macchina un' ora
poi hai deciso di riportarmi a casa,
con il mascara che mi colava
sulla camicia da uomo nuova.
Non avrei mai immaginato
che sarebbe arrivato un momento come
l' inverno
in cui siamo andati a Blue Hill
a trovare tua madre.
Arrivammo dopo mezzanotte, stanche,
lei aveva acceso candele nella stanza
e posato uno spinello al centro del letto.
Nessuna di noi sapeva fumare,
ma abbiamo respirato quel benvenuto
come fosse ossigeno centenario.
Fino a quel momento, non sapevamo
che qualcuno al mondo avrebbe mai
celebrato
il vapore sui vetri
per vederci arrossire
allo specchio al mattino.
Pensavo a tutto questo poche settimane fa
quando sono tornata al college cattolico
per leggere le mie poesie per la prima volta.
Tu, in prima fila,
vicino alle suore, al presidente della scuola
e all' insegnante che mi aveva dato la A
su quel manoscritto
in cui avevo avuto troppa paura di scrivere il
tuo nome.
Mandy, so che non è stato più facile.
So che non è migliorato di molto,
ma quel momento mi ha tolto il respiro -
il tempo è finalmente stato
quel padre gentile che tutti meritiamo.
Il mondo ha acceso la luce sulla nostra
veranda.
Era così brillante che sentivo
le lentiggini dei miei quindici anni
scaldarsi al suo bagliore.
Sentivo la speranza
viaggiare all' indietro per ritrovarci,
sussurrandoci nel petto:
" Un giorno ci sarà musica per voi. "
Andrea Gibson da Lord the Butterflies
* In italiano, il termine " queer " può essere tradotto in vari modo a seconda del contesto , ma spesso viene mantenuto in inglese per preservare la sua complessità linguistica. Ad ogni modo può voler dire " insolito, eccentrico, bizzarro ". Nel contesto sessuale, " queer " si riferisce a identità che sfidano le norme tradizionali, abbracciando una visione dell' amore più fluida e inclusiva. Venne usato in senso dispregiativo nei confronti degli omosessuali nel corso del XIX sec.
martedì 15 luglio 2025
RADICI A RADICI
I ricordi mi tengono in disordine...
Quando mi abbracci nel sonno
e ti fai piccola, una chiocciola
attaccata con tutta la sua vita
alla mia, dovrei essere una roccia
per sorreggerti dal timore del crollo
e invece come una spugna assorbo
la pena dentro certi tuoi respiri
e la speranza della tua mano
che mi cerca nel buio delle lenzuola
così una parte di te diventa la mia
e non so dire cosa mi scuote di più
se la riva profonda della notte
o l' argine di luce del tuo amore.
***
La primavera si è girata nel senso sbagliato
come un' anfora capovolta, una bocca compressa
in un grumo di terra, mi batte addosso
il tepore del sole che insieme eravamo.
Non ho abbastanza cassetti per tutti i ricordi di di noi,
si affollano in me, mi tengono in disordine.
La tua voce al telefono piangeva, era tutta una pioggia
tento invano di trattenere il suo diluvio,
dimenticare non potrà salvarci
e non dobbiamo per forza mentirci
dicendoci che adesso siamo felici.
***
NON PIU' TU
" Il tuo materasso ha una conca al centro " dicevi
e ti addormentavi proprio nel mezzo
di quel buco come una stella
marina sul fondale - non riesco a pensarti
ora che un' altra creatura del mare
replica i tuoi gesti, si annida
dove tu stavi, si rigira, pure lei
lo trova scomodo ( " E' proprio da cambiare ! " )
lasciandomi insonne a bordo di quel piccolo
precipizio domestico a domandarmi
se anche il mare stesso sia cambiato;
poi arriva il sonno, una corrente segreta
mi stacca dall' appiglio del tuo ricordo
mi trascina lontano, lontanissimo
via, nel gorgo di un altro sogno.
***
Il tuo corpo parla un alfabeto nascosto,
reclama una pronuncia, la mia lingua
e non so decifrare tutte le lettere
che lo compongono, il significato
l' intero mistero di leggerti al buio :
deve chiederti in prestito la voce
per completare il discorso
perché il senso a volte è un suono
reciproco e alcune parole sono vere
solo dette insieme.
***
Quante volte hai detto che la vita ti offende
ma quante volte hai offeso tu
la vita, le frasi dette
per dire senza il fondo
solido di un qualche trasporto,
e poi gli sbagli già sentiti
prima di commetterli - uno stridìo
sulla lavagna, non offenderla
con le cose che fanno un gran chiasso,
i falsi obiettivi che spengono
l' incendio nel tuo cuore;
la bellezza, quella vera ti coglie
in un lampo come il mare si palesa
improvviso dietro ad un tornante
pensaci, non è mai troppo tardi
per chiedere scusa alla vita;
fai del giorno il tuo specchio
più sincero, ad ogni male
c'è sempre un rimedio
anche piccolo che contiene
tutto te per riparare.
Filippo Amadei da Radici a radici
domenica 13 luglio 2025
LE NOTTI DELL' ANIMA
CI ABITUIAMO AL BUIO
Ci abituiamo al buio -
quando la Luce è spenta; -
dopo che la vicina ha retto il lume
che è testimone del suo addio,
per un momento ci muoviamo incerti
perché la notte ci rimane nuova,
ma poi la vista si adatta alla tenebra
e affrontiamo la strada a testa alta.
Così avviene per tenebre più vaste -
quelle notti dell' anima
in cui nessuna luna ci fa segno,
nessuna stella interiore si mostra.
Anche il più coraggioso prima brancola
un po', talvolta urta contro un albero,
ci batte proprio la fronte;
ma imparando a vedere
o si altera la tenebra
o in qualche modo si abitua la vista
alla notte profonda
e la vita cammina quasi dritta.
Emily Dickinson da Tutte le poesie - Trad. di M. Guidacci
venerdì 11 luglio 2025
L' ACQUARIO DI GIUSI
mercoledì 9 luglio 2025
IL TACCUINO DELL' OSPITE
Il tuo riflesso opalescente è malattia incurabile...
" Viaggio spesso,
non sempre torno "
(Scritta su un muro di Roma )
In epigrafe al Libro.
Respirare ti rende vertigine oleosa, immaturo frutto.
Questo sesso lontano
dal mio corpo, tu unica sorvegliante
dei miei risvegli, quando nell' ora della colazione
sei briciola di pane.
Nello specchio ovale il tuo riflesso opalescente
è malattia incurabile, immagine invincibile.
Spegnendoti le meningi ammalate discendi,
il sacro e profano, amore mio.
Giostra incontrollabile di dolore, squama
elettrizzata sulla tua schiena, la gratto. Maltratto
il pane della colazione, il formaggio del pranzo.
La sera è cena vuota, tavola inappetente.
Ospedale Biancosporco colore petrolifero.
Questo tutto illuminato
è un organo tumefatto, sole.
***
Era già previsto che scoppiasse
questa guerra nel mio corpo, nel
momento in cui era tutto vederti
da lontano. Avrei preferito prevedere
l' imprevisto, nella vita tutta insieme
che passa in un bacio di nascosto.
Nel racconto non so dire di
aver amato, brucia il tempo dei
guasti funzionali, tecnici apparati
in disuso : tutto il mio corpo in questa
condizione, spaventa essere vivi,
la guerra non il corpo.
***
Nel giorno più isolato dell' estate, è l' ombra del
vulcano spento a sentire la mancanza delle rive. La mitologia
matura nelle brame dei tuoi desideri. Il celeste cielo celeste
è sfigurato nelle braccia.
L' immaginario della consolazione, sotto la sfera del disfare,
non si definisce il mare, sconfinato nelle bestie delle onde,
e il travalico del selvaggio rende obliquo tutto il dentro
del mio petto.
Michele Zacchia da Il taccuino dell' ospite
martedì 8 luglio 2025
DI QUASIMODO, LE POESIE
E' una foresta nata nei miei occhi di terra...
ESTATE
Cicale, sorelle, nel sole
con voi mi nascondo
nel fondo dei pioppi
e aspetto le stelle.
***
CITTA' D' ISOLA
Città d' isola
sommersa nel mio cuore,
ecco discendo nell' antica luce
delle maree, presso sepolcri
in riva d' acque,
che una letizia scioglie
d' alberi sognati.
***
LETTERA
Questo silenzio fermo nelle strade
questo vento indolente che ora scivola
basso tra le foglie morte o risale
ai colori delle insegne straniere...
forse l' ansia di dirti una parola
prima che si richiuda ancora il cielo
sopra un altro giorno, forse l' inerzia,
il nostro male più vile... La vita
non è in questo tremendo, cupo battere
del cuore, non pietà, non è più
che un gioco del sangue dove la morte
è in fiore. O mia dolce gazzella,
io ti ricordo quel geranio acceso
su un muro crivellato di mitraglia.
O neppure la morte ora consola
più i vivi, la morte per amore ?
***
MOBILE D' ASTRI E DI QUIETE
E se di me gioia ti vince,
è nodo d' ombre.
Non altro ora consola
che il silenzio : e non ci sazia
volto mutevole d' aria e di colli,
giri la luce i suoi cieli cavi
a limite di buio.
Mobile d' astri e di quiete
ci getta notte nel veloce inganno :
pietre che l' acqua spolpa ad ogni foce.
Bambini dormono ancora nel tuo sonno;
io pure udivo un urlo talvolta
rompere e farsi carne;
e battere di mani ed una voce
dolcezze spalancarmi ignote.
***
LA MIA GIORNATA PAZIENTE
La mia giornata paziente
a te consegno, o Signore,
non sanata infermità,
i ginocchi spaccati dalla noia.
M' abbandono, m'abbandono :
ululo di primavera,
è una foresta
nata nei miei occhi di terra.
Salvatore Quasimodo da Tutte le poesie
venerdì 4 luglio 2025
LASCIATI CELEBRARE
Per un istante siamo sfuggiti all' amarezza d' amore...
Mi piace pensare a te nuda.
Metto il tuo corpo nudo
fra me solo e la morte.
Se entro nel mio cervello
e accendo i tuoi dolci capezzoli,
i tendini sotto i tuoi ginocchi,
vedo lontano, innanzi a me.
Dove guardo non c'è niente
però almeno è illuminato.
Come ti splendono le spalle
so bene, e come i tuo viso
affonda nell' estasi, e così
i tuoi occhi di sonnambula
conosco, le tue labbra di donna
crudele con sé stessa.
Mi piace
pensarti vestita, il tuo corpo
chiuso al mondo, autosufficiente,
la tua meravigliosa arroganza
che provoca l' invidia delle altre.
Posso ricordare ogni vestito
più fiero ognuno d' una suora nuda.
Andando a letto, i miei occhi
si chiudono in una rete di ricordi.
La tua nube d' intimo odore
sogna al posto mio.
***
UN DIALOGO DI SGUARDI
Lasciati celebrare. Io non
ho conosciuta mai nessuna
più bella di te. Io cammino
al tuo fianco, ti guardo
muoverti al mio fianco, guardo
la quieta grazia della mano
e della coscia, guardo il tuo viso
cambiare espressione per parole
che non dici, guardo il tuoi occhi
severi rivolti a me o a te stessa,
lesti o lenti, pieni di sapienza,
guardo le tue labbra tumide
aprirsi, sorridere o farsi serie,
guardo la tua vita sottile,
le natiche superbe nella loro
grazia, cigno che scivola sull' acqua,
un animale libero, come te,
che non si può sottomettere,
ma solo abbandonarsi, come io
a te, quando ascolto per caso
l' armonioso discorso d' impulso
e d' amore, fiducia e sicurezza
che pronunci mentre giochi
con le nostre bambine o le fai
mangiare. Io non ho conosciuto
mai una più bella di te.
***
VIAGGIATORI IN EREWHON
Ti apri il vestito
sul letto polveroso
dove nessuno
ha dormito per anni
sul tetto un gufo si lagna
tu dici
mio caro mio
caro
nella luce fumosa della vecchia
lampada ad olio le tue spalle
il ventre i seni le natiche
sembrano fiori di pesco
enormi stelle lontane distanti fra loro
fuori dal vetro rotto della finestra
immensi animali immortali
ciascuno solo un occhio
guardano
che offri il tuo corpo
senza fine alla notte
senza fine alla foresta
la casa abbandonata da una vita
nella notte nella foresta
non verrà mai nessuno
a questa casa
solitaria
in un mondo di tenebre
nel paese degli occhi.
***
Siamo distesi nudi nella calda
aria d' aprile sotto le sequoie
rosse, sul dirupo assolato.
Quando ti pieghi su di me
sui tuoi fianchi vedo piccoli
segni rossi come morsi,
dove le pigne delle sequoie
hanno segnato la tua carne.
Sono gli stessi segni che si trovano
sulla lignite del dirupo sopra
di noi. Sequoia Langsdorfii
prima del ghiaccio, e dopo
Semprevirens. Minima differenza
se non fosse per tutti quegli anni.
Qui, nel mortifero e dolciastro
fetore dei fiori di primavera,
relitti galleggianti insieme,
lavati, freddi e nudi sotto
quest' albero per un istante
noi siamo sfuggiti all' amarezza
d' amore, dell' amore perduto
e dell' amore tradito. Ciò che potrebbe
essere stato e ciò che potrà essere
svaniscono insieme a ciò che è,
lasciando solo questi ideogrammi
impressi sugli idrocarburi
eterni della carne e della pietra.
Kenneth Rexroth da Lasciati celebrare - Poesie scelte 1937 - 1974 ( trad. di Francesco Dalessandro )
giovedì 3 luglio 2025
LA SETE INTATTA DI BENZONI
Vi aspetto.... Tornate !
Nel deserto civile e culturale che contraddistingue questi anni, la fievole voce di Ferruccio Benzoni riemerge - quasi per miracolo - dall' ombra che per troppo tempo ha avvolto questo poeta discreto, confinato in una marginalità tragica che lo ha portato su solitari sentieri, dove ha cercato di preservare ciò che fugge : gesti, amici scomparsi, la dolcezza dell' amore, forse la Bellezza. E quanto più il poeta ha percepito l' inverno di tutte le cose, il gelo personale e collettivo, tanto più si è contrapposto al Nulla, nell' umana speranza che non tutto sia perduto.
A MIA INSAPUTA
Vorrei per una volta tutti
della mia vita i volti s' affollassero,
e uno in particolare contro
invetriata senza desideri.
Sorridono e all' implorante:
" Vi aspetto, tornate " -
socchiuso lasciano il battente
neanche spettasse a me seguirli ( chi qua chi là scomparendo )
o fossi dei loro già, senza saperlo.
***
DI GIUGNO
Altre calamità
non sempre dicibili non
miniaturizzabili sempre
- e il sole a bruciapelo
di un' estate irrompente soccorrendo
tutto il verde delle robinie.
Ma vedi come l' età aiuta a mitigarne lo sfarzo ( lo spasimo )
adducendo brividi in un poco
d' ombra serale
vociferando
piovaschi da una sventagliata
bassissima di rondini...
Così un inverno è divampato
e i suoi bracieri gelandosi
in un marzo stentoreo - ma non credere ai miei crepuscoli a
un infortunio d' amore, tu sai
non esiste grazia senza l' orrore.
***
CANZONCINA
Canicola in presagio d' autunno.
Pure un' ombra serpeggia s' insinua,
ma non diradare i tuoi passi.
Lasciami un bricco di caffè e rum
per quando non ci sei e una gloria
s' infoltisce di serpi e foglie.
Verrà un crepuscolo d' inverno.
Il tuo tailleur pesante che sa
di verdeamaro squillante.
Ma lasciami lagrimare
diradando i tuoi passi
- non esimermi da un sole svenato -
dall' insonnia, dalla calvizie.
***
A MIO PADRE
Neanche con te che ora mi sorridi
con occhi nuovi in sogno
tra il viola delle nubi il giallo
asfissiante dei crisantemi -
lo slancio d' un volo ch'è finito,
neanche con te troverebbe ali.
E mentre t' allontani ( rimuori )
timido come da una riva ti guardo,
ti sorrido, dopo quanti anni ?
***
NOTIZIA D' ADDIO
- " Ferruccio, Ferruccio..."-
Dal tuo profilo spigoloso
di grazia il pigolìo.
Odoravi d' ascelle. Di bucce
di mele aspre, lisce.
Assonnati gli occhi in prestito
un giorno solo alla terra.
" Ferruccio, Ferruccio..."
Aspettavi tra i binari ridendo.
Ridendo fuggivi in una folata
lumescente di liquidi vetri.
( Sia pure su un treno spettrale, sparisti ).
E io ( io ) non così vecchio, roso
dallo sconforto, dall' ebbrezza di
un giorno rivederti.
Oltre la porta, nella sera
strofinata di fiammiferi
il tempo franava aizzando
un etilismo di rimpianti.
Ferruccio Benzoni da La sete intatta
mercoledì 2 luglio 2025
L' AMORE DI ANNA LISA
La prima sera non riuscivo a parlare...
Le poesie di Anna Lisa si muovono con precisione chirurgica fra i detriti del quotidiano e i relitti di intimità, portando alla luce ciò che resta - e ciò che ferisce - nell' amore quando diventa esperienza incarnata, urbana e quasi clinica. L' autrice, con una scrittura essenziale e tagliente, sembra scolpire la lingua più che scriverla, e ogni verso ha il peso specifico di un gesto definitivo.
ASFALTO
Per essere toccata
di nuovo da te
mi sono stesa
dove di notte passi
coi tuoi fari opachi
accompagnato,
non solo.
Ho aspettato
il tuo piede destro,
il cambio automatico.
Hai pensato
forse ho preso un cane.
Non un latrato
e ti ho lasciato andare.
***
PIZZERIA
Il cameriere ci ha condotto
al tavolo per due,
di fianco alla vetrina,
sulla strada principale
illuminata.
Così possono vedere i passanti
che non si vende e non si compra
questo amore.
Così possono vedere i passanti
sullo scontrino la percentuale e l' iva
del nostro scambievole dolore.
***
GIUGULARE
La prima sera
non riuscivo a parlare.
Visto che sei dottore,
ti ho chiesto:
misurami i battiti del cuore.
Hai messo due dita
sulla giugulare:
tachicardia.
Diagnosi banale.
Speravo almeno tu,
mani al collo,
non mi avresti fatto male.
Anna Lisa Vitolo Inediti
giovedì 26 giugno 2025
LA MELANCOLIA DI JULIO
Ho bisogno di questo zucchero verde, di tonda allegria...
CERCO LA TUA SOMMA
Cerco la tua somma, il bordo del bicchiere
in cui il vino si fa luna e specchio.
Cerco quella linea che fa tremare un uomo
nella sala di un museo.
E poi ti voglio bene, nel tempo e nel freddo.
***
LA TUA MANO.
Guarda, non chiedo molto,
solamente la tua mano, tenerla
come una piccola rana che così dorme contenta.
Io ho bisogno di questa porta che aprivi
perché vi entrassi, nel tuo mondo, questo pezzetto
di zucchero verde, di tonda allegria.
Non mi presti la tua mano questa notte
di fine d' anno, di civette rauche ?
Tu per ragioni tecniche non puoi.
Allora
io la tesso nell' aria, ordendo ogni dito,
e la pesca setosa della palma
e il dorso, questo paese d' alberi azzurri.
Così la prendo, così la sostengo, come
se da ciò dipendesse
moltissimo del mondo,
il succedersi delle stagioni,
il canto dei galli, l' amore degli uomini.
***
NON TI ANNOIERO ' PIU' CON LE POESIE
Non ti annoierò più con le poesie.
Diciamo che ti ho detto
nuvole, forbici, aquiloni, matite
e forse tu non hai mai
sorriso.
***
ORA SCRIVO DI UCCELLI
Ora scrivo uccelli.
Non li vedo arrivare, non li scelgo,
di colpo eccoli lì , sono questo,
uno stormo di parole,
scendono
una
ad
una
sui fili della pagina,
pigolano, beccano, grandine di ali
e io non ho pane per loro, soltanto
li lascio venire. A volte
io sono quell' albero
a volte
l' amore.
***
BOLERO
In piedi davanti allo specchio s' interrogano
ognuno se stesso
non più guardandosi tra di loro,
non più nudi l' uno per l' altro.
Ho smesso di amarti, amore mio.
Julio Cortazar Trad. Milton Fernandez
mercoledì 25 giugno 2025
L' ITACA DI KAVAFIS
Romare Bearden - Il ritorno di Odisseo
ITACA
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure ed esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni , no certo
né nell' irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l' anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d' estate siano tanti
quando nei porti - finalmente, e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta :
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, e anche profumi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fà che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta i piedi sull' isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio : che cos' altro ti aspetti ?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso,
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Costantinos Kavafis da Settantacinque poesie
lunedì 23 giugno 2025
POESIE DI KARIN BOYLE
Lasciandoti - pieno di parole - in un mondo vuoto...
Dunque, è dal termine che bisogna partire: dalla gemma partorita con dolore, dalla goccia che prima di cadere e di mutarsi in folgore, trema, si aggrappa - icona di spina, sventata vampa - al ramo. Così scrive la poeta in una delle sue poesie più note ( si può leggere nel blog cliccando nella lista degli autori ) ; ciò che sboccia succede con dolore, ciò che nasce ferisce, il nuovo accade per ventura d' inverno in grammatura d' oro. Sembra di leggere la " Decima Elegia " di Rilke, quella della " felicità che ascende ( si può leggere su questo blog, cliccando sul nome del poeta ), della commozione che lascia sgomenti " quando cade una cosa felice " . In Karin è epidermica la violenza, la screziata grazia della cosa che si spezza, la fiamma prima della felicità, la forza che discende.
Fu pure lei, Karin, goccia che cade, frutto che - risolto a maturità -si apre : purissima gemma, la poeta scelse Alingsas, cittadina di laghi; scelse i sonniferi : cadde. Aveva quarantun anni; l' anno, il 1941 è lo stesso in cui muoiono - volontariamente - Virginia Woolf e Marina Cvetaeva. Karin optò per Aprile, il mese che " genera lillà da terra morta, confondendo / memoria e desiderio. "
GLI DEI
I carri degli dei
non scuotono le nubi
scivolano silenti
come raggi.
I passi degli dei
sono difficili da udire
come un mormorìo
nell' erba.
Con cautela
segui le loro tracce:
profumano di una
vicinanza tremenda.
Voleranno, lasciandoti
pieno di parole
in un mondo vuoto.
***
NON NOMINARE
Molte cose fanno male e non
hanno nome.
Taci e accettale.
Il molto è segreto, oscuro il
pericolo,
Sopporta e porta rispetto.
Meglio confinarsi nel segreto
e non solleticare i semi che
crescono.
" Dove il pensiero non si avventura
Madre di Tutto, guidami,
esortami ! "
E' bene ascoltare la voce della
Madre -
non ha parole la cura, non ha
nomi il cuore.
***
IL CONFORTO DELLE STELLE
Ho parlato con una stella, la
scorsa notte
luce lontana, in inabitati spazi -
" Cosa illumini, strana stella ?
Ti muovi così grande e luminosa ".
La mia pietà l' ha ammutolita
poi, con il suo stellato sguardo :
" L ' eterna notte illumino
illumino lo spazio senza vita .
La mia luce è fiore che non appassisce
nello spinato autunno del cielo.
Questa luce è tutto ciò
che ho, il mio solo conforto ".
***
CUORI
Alcuni cuori sono
inesauribili tesori.
I loro proprietari gettano
con generosità - ovunque - i rivoli di
quel sole.
Con mani tenaci accogliamo
il dono, grati. Felicità
e salute a te, benedetto,
che maneggi l' oro come fosse
sabbia !
Alcuni cuori sono
inabissati fuochi.
Nella più fredda notte
un riflesso sulla neve.
In quell' incanto, nessuno
sopporta il desiderio
tranne chi scorge una luce
nella notte e ne vuole la fiamma.
***
QUIETE
E' così grande questa quiete, la
quiete
di un' assolata foresta in inverno.
Come ha fatto la mia volontà a
diventare
così perfetta, così obbediente la
mia vita ?
Portavo in mano una ciotola di
vetro - risuonava.
Il mio piede è diventato cauto -
non inciampa più.
La mia mano è precisa - non
trema più.
Sono stata travolta dalla violenza
delle cose fragili.
Karin Boyle da DE SJU DODS SYNDERNA Trad di Daniela Marcheschi