venerdì 10 maggio 2019

MASCHI E UOMINI : UNA SPECIE INTERIORE? 2


DUE STORIE IN UNA

(…) La prima storia, abituale e millenaria, è ben nota: il copione è
       sempre lo stesso. Se al posto di Davide e Golia ci imbattessimo
       in Caino e Abele, Esaù e Giacobbe, Giuseppe e il suoi malvagi
       fratelli, le loro ormai eterne contese ci mostrerebbero
       ugualmente che- sotto il sole o con il favore delle tenebre - non
       v'è niente di nuovo nei modi maschili di essere. E' un giovane,
       in questo caso, che ha la meglio su un adulto. Ma sovente
       accade e ancora accade il contrario.
       Le scene si ripetono con sconfortante monotonia e ciclicità.

       Maschi che si uccidono tra loro, benedetti da alterne bandiere.
       Maschi che misurano il valore di un uomo in base a forza o a
       debolezza.
       Maschi che - a un cambiare del vento - abbandonano chi un
       istante prima idolatravano.
       Maschi che si vantano delle loro imprese cruente, dissolute,
       immorali, e non si chiedono mai chi sono.
       Maschi che rinascono dalle proprie ceneri, già in armi.
       Maschi che usano il bene comune della libertà per asservire e
       concedere licenze di ogni sorta.
       Maschi che non possono stare senza sconfitti,vittime e clientele
     Maschi che non sanno cosa sia il senso di colpa,che confondono
      la tragicità dell'esistenza con un'occasione vantaggiosa persa.
      Maschi che se la prendono con le donne, tanto in affari quanto
      in amore.
      Maschi che rimpiangono di non essere stati maschi fino alla
      fine, rallegrandosi di non essere riusciti a diventare uomini,
      una specie minoritaria che disprezzano e che li inquieta.
      Maschi che hanno sempre bisogno di una corte, di paggi e
      giullari, di squadre o comitive per allontanare da sé l'angoscia
      della solitudine.
      Maschi che hanno insegnato alle donne pessime abitudini, che
      si lamentano di averle per concorrenti migliori di loro e più
      temibili.
      Maschi che- per il solo fatto di essere tali  si arrogano il diritto
      di abusare di tutto ciò - e di chiunque - li attragga e li alletti.
     
     E altro, molto altro ancora.Ciò che conta, per questa sterminata
     genìa fu, ed è fare, vincere, non pensare a nient'altro che non
     fosse - o non sia - una mossa letale da infliggere all'avversario
     di turno.
     Non disse forse Odisseo, tra i maschi più celebri e pugnaci, il
     più furbo di tutti,poi redento dalla solitudine " Se c'è tornaconto
     al bando ogni incertezza " ?(…)



    Duccio Demetrio  da  L'interiorità maschile ( Le solitudini degli uomini )


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