venerdì 22 dicembre 2017

CONTRO L'ODIO 1


                        Affondo nel fango e non ho sostegno;
                        sono caduto in acque profonde
                        e l'onda mi travolge.
                        Sono sfinito dal gridare,
                        riarse sono le mie fauci;
                        i miei occhi si consumano
                        nell'attesa del mio Dio.
                        Più numerosi dei capelli del mio capo
                        sono coloro che mi odiano senza ragione.

                               (Salmi, 69, 3-5 )
                       


(...) A volte mi chiedo se non debba invidiarli. A volte mi chiedo
      come facciano a provare tutto questo odio, come possano
      essere così sicuri. Perché coloro che odiano devono esserlo,
      altrimenti non parlerebbero, non offenderebbero, non
      ammazzerebbero in quel modo. Non potrebbero sminuire,
      mortificare, aggredire gli altri in quel modo. Devono essere
      sicuri di sé, non avere alcun dubbio. Se si dubita del proprio
      odio non si può odiare. Se dubitassero, non potrebbero essere
      così fuori di sé: per odiare c'è bisogno di una consapevolezza
      assoluta. I " forse" disturbano, i " magari" interferiscono,
      sottraggono energie che invece devono essere canalizzate.
      L'odio è un sentimento inesatto. Non si può odiare bene in
      maniera precisa, perché la precisione implicherebbe una certa
      delicatezza, uno sguardo o un ascolto mirato, quello sforzo di
      differenziazione che nella singola persona - con tutte le sue
      qualità e inclinazioni - riconosce un essere umano.
      Sfumano i contorni - invece - gli individui diventano
      irriconoscibili, restano solo collettività indistinte e si può
      insultare, urlare e fare chiasso un po' come viene: gli Ebrei,
      le donne,gli infedeli, i neri, le lesbiche, i rifugiati, i mussulmani
      o anche gli Stati Uniti, i politici, l'Occidente, i poliziotti, i
      media, gli intellettuali. L'odio si fabbrica il proprio oggetto su
      misura. L'odio è sempre verso l'alto o verso il basso, si colloca
      su un asse dello sguardo verticale, contro un categoricamente
      altro che opprime o minaccia il proprio , laddove l' Altro viene
      dipinto come una forza presumibilmente pericolosa o una cosa
      presumibilmente inferiore: e così i successivi maltrattamenti
      o crimini risultano misure non solo giustificabili, ma
      necessarie . L'Altro è quell'entità che si può denunciare e
      disprezzare, ferire o uccidere uscendone impuniti.
      Sul versante opposto abbiamo coloro che vivono quest'odio
      sulla propria pelle, che sono esposti ad esso, per strada o in
      Rete, di notte o alla luce del giorno. Coloro che devono
      sopportare insulti, che si portano addosso un'intera storia di
      soprusi nelle parole e nei fatti, ricevendo minacce più o meno
      serie di morte o violenze sessuali. Coloro cui spetta
      solamente una parte di diritti, i cui corpi o copricapi vengono
      derisi, coloro che devono indossare una maschera per paura
      di essere aggrediti o devono restare barricati in casa perché
      fuori c'è una massa di violenti aizzati alla violenza.
      Chi è oggetto di odio - però - non può e non vuole abituarsi.(...)


           Carolin Emcke   da     Contro l'odio

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