giovedì 29 giugno 2017

Vanitas vanitatum - Giacomo Carissimi





 " Stulte dives, iam non dives, iam te ego dum discerno et sepultum in inferno"

 " O stolto ricco, già non più ricco, ti vedo mentre sei sepolto nell'inferno "

Vanitas Vanitatum, che prende il nome dalla famosa frase che apre
e chiude il libro dell' Ecclesiaste ( o Qoèlet ), pare sia stata scritta da Salomone stesso e rappresenta una disquisizione cosciente e
lucidamente consapevole sull'inutilità della vita e degli affanni, dal
momento che si è comunque destinati a perire. La schiacciante
modernità di questo testo lo ha sempre reso uno dei favoriti ( insieme ad altri libri poetici della Bibbia, ovvero i Proverbi, i
Salmi, il cantico dei Cantici ) per la scelta di espressioni utilizzate
nella letteratura e nell'ambito della composizione musicale.
Giacomo Carissimi (1605- 1674 ) decide di rendere il contrasto interno di debolezze e fragilità umane con un sapiente uso di
strategie compositive atte a rendere ancora più esplicito il
significato profondo del testo biblico. Seguendo il concetto
monteverdiano per il quale " la musica deve essere ancella della
parola", il compositore utilizza ogni possibile strumento per
ampliare la propria tavolozza sonora e accompagnare i diversi
stati d'animo, così come le parole- chiave ( vanitas fra tutte ) con
sonorità precise, e consonanze- dissonanze sapientemente
bilanciate. Ecco dunque che a passaggi ariosi e a melodiosi duetti,
si accompagnano recitativi secchi, dissonanze accostate con
violenza e giochi di incastri e risposte tra le voci, costruiti con
fantasiosa maestria. Il testo dell' Ecclesiaste piacque talmente a
Carissimi che, oltre alla presente composizione, ne scrisse altre,
tra cui un oratorio con lo stesso titolo, ma che utilizzava
differenti estratti del testo biblico.




                                     frida

             
                                      
                                                  



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