lunedì 26 giugno 2017

IO NON SOFFRO PER AMORE 5

ANASTASI- ALZATI IN PIEDI

(...) Aveva ragione il Che quando ha detto : " E' meglio morire in
      piedi che vivere in ginocchio ".
      Contrariamente a quanto sembra, è più facile essere depressi
      che contenti, perché la depressione è un sistema che tende all'
      entropia, che regola - in altre parole - l'energia per non
      sprecarla, ed è ovvio che serva più energia per uscire da una
      depressione che per crogiolarvisi. Nell'immaginario cattolico,
      la santa Anastasi è la Resurrezione e non è un caso che l'idea
      della resurrezione risulti tanto forte e convincente perché
      ognuno di noi - nella sua vita- ha bisogno di risorgere dalle
      mille piccole morti emotive di cui facciamo esperienza. Diceva
      Mircea  Eliade che " nessuna iniziazione è possibile senza un'
      agonia, una morte e una resurrezione rituali. Giudicata nella
      prospettiva delle religioni primitive, l'angoscia del mondo
      moderno è il segno di una morte imminente, ma di una morte
      necessaria e salvatrice perché sarà seguita da una resurrezione
      e renderà possibile l'accesso ad un nuovo modo di essere:
      quello della maturità e della responsabilità".
      Ricorda sempre che nessuno, assolutamente nessuno a questo
      mondo avanza senza inciampare e senza cadere ripetutamente,
      che tutti sbagliamo e facciamo gaffe, che tutti siamo stati
      ingannati, traditi o abbandonati almeno una volta. Ma che
      tutti abbiamo la capacità di riprenderci dai colpi subiti e
      andare avanti, sempre. A volte, proprio le situazioni di maggior
      vulnerabilità possono produrre idee, abilità, intuizioni,
      conoscenze, impulsi che riappacificano con la vita all'insegna
      dell'insopprimibile istinto umano a crescere e a svilupparsi
      anche in situazioni difficili. Trascendere le circostanze e dare
      un senso al dolore e alla sofferenza, sono fattori che rendono
      resistenti tanto i bambini quanto gli adulti, i quali si trovano a
      dover gestire situazioni come perdite significative o altri
      conflitti come la guerra, la povertà o le dittature. (...)


        Lucia  Etxebarrìa   da      Io non soffro per amore

2 commenti:

  1. Molto interessanti questi testi a cominciare dal discorso sull'Anastasi, la Resurrezione. Mi piace che l'autrice le attribuisca un significato che entra nella nostra vita e mette radici in essa, tenendo conto delle nostre tante morti emotive. Resurrezione quindi non come qualcosa di disincarnato e lontano che non ci appartiene, ma come una realtà incredibilmente vicina alla nostra vita e che ad essa viene incontro.
    Almeno così mi pare di capire.
    Grazie!!!

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  2. Hai capito bene: è questo un libro scritto non da una terapeuta di professione, ma da un'acuta scrittrice e giornalista che ( come dice lei stessa in altre parti del libro e in altri testi )ha sofferto molto per problemi di " dipendenza " affettiva, per poi liberarsene. E che quindi non solo è vicina alle situazioni del nostro quotidiano in modo molto più concreto di quanto a volte possa fare un'esperta senza " esperienza", ma che si propone di aiutare - con la sua storia e le sue riflessioni - altre donne. Il titolo stesso " Io non soffro per amore",
    non è da intendersi pertanto come un'affermazione perentoria di chi è al di fuori dagli errori e dagli orrori delle dipendenze, ma forse
    sarebbe meglio dire " Io non soffro più per amore" perché ho imparato a rispettarmi e a volermi un po' più di bene; o meglio ancora " Io NON VOGLIO più soffrire per amore ", che è quanto dovremmo imparare a fare noi tutte.
    Ti ringrazio, cara amica, per il tuo intervento che mi ha dato l'opportunità di puntualizzare meglio i concetti espressi del testo.

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