La verità bisogna dirla, se no si muore…
Gennaio, 1942
(…) Ebbene,cara Anna, la verità bisogna dirla, se non si muore.Da
alcuni giorni i nostri rapporti si svolgono con dei " Come sta?"
" Mi telefoni" " Ho piacere di rivederla" " Grazie della
telefonata ".
E invece le cose non stanno in questi termini diplomatici. Le
cose - almeno da parte mia - stanno così: da venti giorni mi
sembra letteralmente di impazzire.Non so lavorare, m'affumico
il cervello con la pipa, passeggio, la notte - intorno al mio
letto - faccio penosi calcoli con le dita - e a tutti domando la
stessa cosa; mi sono rimasti solamente due pensieri: uno
scintillante come il sole e uno nero come la morte. E il primo
è che tu sei la più dolce, bella, intelligente, candida ragazza
del mondo; e il secondo che sei tanto giovane, e io no. Gli
anni, che prima guardavo con simpatia come bravi cavalli che
m' avessero portato, ora li odio perché mi hanno portato così
lontano da te. A mia madre stessa - che adoravo - non so
perdonare di avermi fatto nascere così presto. Che fretta c'era
di mettere al mondo un balordo personaggio? Avrebbe potuto
aspettare. Se fra te e me non ci fossero questi anni, avrei
chiesto mille volte di sposarti: mille volte ti avrei sposato
davanti a mille altari, facendomi domandare da mille preti se
fossi contento di sposare te, per avere il piacere di rispondere
mille volte sì. Ma questi orribili anni! Perché non li ho tutti
in un braccio? Me li taglierei io stesso, con un coltello da
cucina. E d'altra parte, questo - sugli anni - non è che un
ragionamento e non può nulla contro la furia dei miei
sentimenti. Vorrei che tu fossi presente a quello che succede
dentro di me " in tuo onore ". Fuggiresti spaventata.
Ma è un bene che anche tu partecipi all'accanito diverbio nel
quale sono tutto preso e a cui è ormai ridotto il mio lavoro, il
mio sonno, il mio riposo. E dov'è andato l'umorismo? Lo
caccerò via per sempre, come un servitore che si è nascosto
nel momento del bisogno. Nei primi giorni ho cercato di
prendere appunti, di trarre spunti comici da me stesso, ma non
è servito a nulla.
Ma tu, non mi scriverai nulla? Può darsi che tu sia già
innamorata di un altro e io parli ad una ragazza che già ascolta
una voce che la persuade di più. In questo caso, tutto quello
che succede appartiene solo a me e il suo piccolo orecchio non
udrebbe d'ora in poi che parole cortesi. Tutti i dolori potrei
sopportare per te, tranne quello di riuscirti fastidioso.
In ogni modo, rimani quello che sei:candida, dolce, intelligente
e soave. Non ascoltare i consigli dei registi, non perdere la
dolcezza perché essi hanno bisogno di un tono risoluto,nè
smettere per un solo minuto il candore perché questi imbecilli
avranno pensato un personaggio poco candido. Il mio odio per
il cinema non avrebbe più limiti. E ora straccia questa lettera
e calpestala con la scarpina. Ma scrivimi.
Addio, cara Anna
Vitaliano Br. (…)
Vitaliano Brancati e Anna Proclemer da Lettere da un matrimonio
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