domenica 13 luglio 2025

LE NOTTI DELL' ANIMA

 



                                                                     La vita cammina quasi dritta...





CI  ABITUIAMO AL BUIO


Ci abituiamo al buio -

quando la Luce è spenta; -

dopo che la vicina ha retto il lume

che è testimone del suo addio,


per un momento ci muoviamo incerti

perché la notte ci rimane nuova,

ma poi la vista si adatta alla tenebra

e affrontiamo la strada a testa alta.


Così avviene per tenebre più vaste -

quelle notti dell' anima

in cui nessuna luna ci fa segno,

nessuna stella interiore si mostra.


Anche il più coraggioso prima brancola

un po', talvolta urta contro un albero,

ci batte proprio la fronte;

ma imparando a vedere


o si altera la tenebra

o in qualche modo si abitua la vista

alla notte profonda

e la vita cammina quasi dritta.




                        Emily  Dickinson   da     Tutte le poesie  - Trad.  di M. Guidacci



venerdì 11 luglio 2025

L' ACQUARIO DI GIUSI

 


                                                                  Io stessa ora mi chiedo chi sono...





UN AMORE

Ho amato in te un amore
che non ti assomigliava

a me sola assomigliava il fantasma cartaceo
che parlava e rideva sempre con la mia voce.
Dopo il paziente e lungo costruirti,
smontarti pezzo a pezzo
fu questione di un attimo.

Ora so che plasmarti a mia misura
fu amare me riflessa nello specchio.


                                                      ***

LO SPECCHIO

Come ho potuto credere che l' ombra
traversasse lo specchio !
Ho tentato l' inganno
e l' ombra risentita
si è accanita in aperta ribellione
oscurando lo specchio.

Io stessa ora mi chiedo
chi sono
se sono.


                                               ***

PAROLE

Con parole mi sono lapidata.
Di parole ho colpito in fondo al cuore.
A parole ho spezzato ogni rifugio
ogni varco di fuga ogni speranza
seppellendomi a pezzi e a parole.

Da allora vivo.
Allegramente vivo.


                                                    ***

ARMONIA

C'è un' armonia nascosta nelle cose. Mai
come in questo giorno di confine
la sento quasi grido che deflagra
mentre lo sguardo insegue

lontananze di mare. L' armonia
che è nel vento e danza inesauribile
- tenera e inesausta - sui nomi
 che passarono e sugli altri passaggi. Sulle

immagini effimere degli specchi e gli schemi.
Sulla forma che muta. Sui mutevoli inganni
e sopra gli ingannevoli disegni dei nostri

disamori. Il vento la conduce in dispiegarsi
di impossibili voli, mentre l' inverno arranca
col peso del suo sonno.




                         Giusi  Verbaro      da   L' acquario



mercoledì 9 luglio 2025

IL TACCUINO DELL' OSPITE

 


                                                     Il tuo riflesso opalescente è malattia incurabile...




"   Viaggio spesso,

     non sempre torno "


(Scritta su un muro di Roma )



In epigrafe al Libro.


Respirare ti rende vertigine oleosa, immaturo frutto.

Questo sesso lontano 

dal mio corpo, tu unica sorvegliante

dei miei risvegli, quando nell' ora della colazione

sei briciola di pane.

Nello specchio ovale il tuo riflesso opalescente

è malattia incurabile, immagine invincibile.

Spegnendoti le meningi ammalate discendi,

il sacro e profano, amore mio.

Giostra incontrollabile di dolore, squama

elettrizzata sulla tua schiena, la gratto. Maltratto

il pane della colazione, il formaggio del pranzo.

La sera è cena vuota, tavola inappetente.

Ospedale Biancosporco colore petrolifero.

Questo tutto illuminato

è un organo tumefatto, sole.



                                                 ***


Era già previsto che scoppiasse

questa guerra nel mio corpo, nel

momento in cui era tutto vederti

da lontano. Avrei preferito prevedere

l' imprevisto, nella vita tutta insieme

che passa in un bacio di nascosto.


Nel racconto non so dire di

aver amato, brucia il tempo dei

guasti funzionali, tecnici apparati

in disuso : tutto il mio corpo in questa

condizione, spaventa essere vivi,

la guerra non il corpo.



                                                    ***


Nel giorno più isolato dell' estate, è l' ombra del

vulcano spento a sentire la mancanza delle rive. La mitologia

matura nelle brame dei tuoi desideri. Il celeste cielo celeste

è sfigurato nelle braccia.


L' immaginario della consolazione, sotto la sfera del disfare,

non si definisce il mare, sconfinato nelle bestie delle onde,

e il travalico del selvaggio rende obliquo tutto il dentro

del mio petto.



                                                  



                      Michele  Zacchia    da    Il taccuino dell' ospite



martedì 8 luglio 2025

DI QUASIMODO, LE POESIE



                                                              E' una foresta nata nei miei occhi di terra...




ESTATE


Cicale, sorelle, nel sole

con voi mi nascondo

nel fondo dei pioppi

e aspetto le stelle.



                                                 ***


CITTA' D' ISOLA


Città d' isola

sommersa nel mio cuore,

ecco discendo nell' antica luce

delle maree, presso sepolcri

in riva d' acque,

che una letizia scioglie

d' alberi sognati.



                                            ***


LETTERA


Questo silenzio fermo nelle strade

questo vento indolente che ora scivola

basso tra le foglie morte o risale

ai colori delle insegne straniere...

forse l' ansia di dirti una parola

prima che si richiuda ancora il cielo

sopra un altro giorno, forse l' inerzia,

il nostro male più vile... La vita

non è in questo tremendo, cupo battere

del cuore, non pietà, non è più

che un gioco del sangue dove la morte

è in fiore. O mia dolce gazzella,

io ti ricordo quel geranio acceso

su un muro crivellato di mitraglia.

O neppure la morte ora consola

più i vivi, la morte per amore ?



                                                        ***


MOBILE D' ASTRI E DI QUIETE


E se di me gioia ti vince,

è nodo d' ombre.

Non altro ora consola

che il silenzio : e non ci sazia

volto mutevole d' aria e di colli,

giri la luce i suoi cieli cavi

a limite di buio.


Mobile d' astri e di quiete

ci getta notte nel veloce inganno :

pietre che l' acqua spolpa ad ogni foce.


Bambini dormono ancora nel tuo sonno;

io pure udivo un urlo talvolta

rompere e farsi carne;

e battere di mani ed una voce

dolcezze spalancarmi ignote.



                                                  ***


LA MIA GIORNATA PAZIENTE


La mia giornata paziente

a te consegno, o Signore,

non sanata infermità,

i ginocchi spaccati dalla noia.


M' abbandono, m'abbandono :

ululo di primavera,

è una foresta

nata nei miei occhi di terra.




                   Salvatore Quasimodo    da    Tutte le poesie



venerdì 4 luglio 2025

LASCIATI CELEBRARE



                                                 Per un istante siamo sfuggiti all' amarezza d' amore...




Mi piace pensare a te nuda.

Metto il tuo corpo nudo

fra me solo e la morte.

Se entro nel mio cervello

e accendo i tuoi dolci capezzoli,

i tendini sotto i tuoi ginocchi,

vedo lontano, innanzi a me.

Dove guardo non c'è niente

però almeno è illuminato.


Come ti splendono le spalle

so bene, e come i tuo viso 

affonda nell' estasi, e così

i tuoi occhi di sonnambula

conosco, le tue labbra di donna

crudele con sé stessa.

Mi piace

pensarti vestita, il tuo corpo

chiuso al mondo, autosufficiente,

la tua meravigliosa arroganza

che provoca l' invidia delle altre.

Posso ricordare ogni vestito

più fiero ognuno d' una suora nuda.

Andando a letto, i miei occhi

si chiudono in una rete di ricordi.

La tua nube d' intimo odore

sogna al posto mio.



                                               ***


UN DIALOGO DI SGUARDI


Lasciati celebrare. Io non 

ho conosciuta mai nessuna

più bella di te. Io cammino

al tuo fianco, ti guardo

muoverti al mio fianco, guardo

la quieta grazia della mano

e della coscia, guardo il tuo viso

cambiare espressione per parole

che non dici, guardo il tuoi occhi

severi rivolti a me o a te stessa,

lesti o lenti, pieni di sapienza,

guardo le tue labbra tumide

aprirsi, sorridere o farsi serie,

guardo la tua vita sottile,

le natiche superbe nella loro

grazia, cigno che scivola sull' acqua,

un animale libero, come te,

che non si può sottomettere,

ma solo abbandonarsi, come io

a te, quando ascolto per caso

l' armonioso discorso d' impulso

e d' amore, fiducia e sicurezza

che pronunci mentre giochi

con le nostre bambine o le fai

mangiare. Io non ho conosciuto

mai una più bella di te.



                                                    ***


VIAGGIATORI IN EREWHON


Ti apri il vestito

sul letto polveroso

dove nessuno

ha dormito per anni

sul tetto un gufo si lagna

tu dici 

mio caro mio

caro

nella luce fumosa della vecchia

lampada ad olio le tue spalle

il ventre i seni le natiche

sembrano fiori di pesco

enormi stelle lontane distanti fra loro

fuori dal vetro rotto della finestra

immensi animali immortali

ciascuno solo un occhio

guardano

che offri il tuo corpo

senza fine alla notte

senza fine alla foresta

la casa abbandonata da una vita

nella notte nella foresta

non verrà mai nessuno

a questa casa

solitaria

in un mondo di tenebre

nel paese degli occhi.



                                                  ***


Siamo distesi nudi nella calda

aria d' aprile sotto le sequoie

rosse, sul dirupo assolato.

Quando ti pieghi su di me

sui tuoi fianchi vedo piccoli

segni rossi come morsi,

dove le pigne delle sequoie

hanno segnato la tua carne.

Sono gli stessi segni che si trovano

sulla lignite del dirupo sopra

di noi.  Sequoia Langsdorfii 

prima del ghiaccio, e dopo

Semprevirens. Minima differenza

se non fosse per tutti quegli anni.


Qui, nel mortifero e dolciastro

fetore dei fiori di primavera,

relitti galleggianti insieme,

lavati, freddi e nudi sotto

quest' albero per un istante

noi siamo sfuggiti all' amarezza

d' amore, dell' amore perduto

e dell' amore tradito. Ciò che potrebbe

essere stato e ciò che potrà essere

svaniscono insieme a ciò che è,

lasciando solo questi ideogrammi

impressi sugli idrocarburi

eterni della carne e della pietra.



                     Kenneth  Rexroth   da   Lasciati celebrare - Poesie scelte 1937 - 1974  ( trad. di Francesco Dalessandro )



giovedì 3 luglio 2025

LA SETE INTATTA DI BENZONI



                                                                       Vi aspetto.... Tornate !



Nel deserto civile e culturale che contraddistingue questi anni, la fievole voce di Ferruccio Benzoni riemerge - quasi per miracolo - dall' ombra che per troppo tempo ha avvolto questo poeta discreto, confinato in una marginalità tragica che lo ha portato su solitari sentieri, dove ha cercato di preservare ciò che fugge : gesti, amici scomparsi, la dolcezza dell' amore, forse la Bellezza. E quanto più il poeta ha percepito l' inverno di tutte le cose, il gelo personale e collettivo, tanto più si è contrapposto al Nulla, nell' umana speranza che non tutto sia perduto.




A MIA INSAPUTA


Vorrei per una volta tutti

della mia vita i volti s' affollassero,

e uno in particolare contro

invetriata senza desideri.

Sorridono e all' implorante:

" Vi aspetto, tornate "  -

socchiuso lasciano il battente

neanche spettasse a me seguirli ( chi qua chi là scomparendo )

o fossi dei loro già, senza saperlo.



                                                      ***


DI GIUGNO


Altre calamità 

non sempre dicibili non

miniaturizzabili sempre

- e il sole a bruciapelo

di un' estate irrompente soccorrendo

tutto il verde delle robinie.

Ma vedi come l' età aiuta a mitigarne lo sfarzo ( lo spasimo )

adducendo brividi in un poco

d' ombra serale

vociferando

piovaschi da una sventagliata

bassissima di rondini...

Così un inverno è divampato

e i suoi bracieri gelandosi

in un marzo stentoreo - ma non credere ai miei crepuscoli a

un infortunio d' amore, tu sai

non esiste grazia senza l' orrore.



                                              ***


CANZONCINA


Canicola in presagio d' autunno.

Pure un' ombra serpeggia s' insinua,

ma non diradare i tuoi passi.

Lasciami un bricco di caffè e rum

per quando non ci sei e una gloria

s' infoltisce di serpi e foglie.

Verrà un crepuscolo d' inverno.

Il tuo tailleur pesante che sa

di verdeamaro squillante.

Ma lasciami lagrimare

diradando i tuoi passi

- non esimermi da un sole svenato -

dall' insonnia, dalla calvizie.



                                                     ***


A MIO PADRE


Neanche con te che ora mi sorridi

con occhi nuovi in sogno

tra il viola delle nubi il giallo

asfissiante dei crisantemi -

lo slancio d' un volo ch'è finito,

neanche con te troverebbe ali.

E mentre t' allontani ( rimuori )

timido come da una riva ti guardo,

ti sorrido, dopo quanti anni ?



                                                ***


NOTIZIA D' ADDIO


- " Ferruccio, Ferruccio..."-

Dal tuo profilo spigoloso

di grazia il pigolìo.

Odoravi d' ascelle. Di bucce

di mele aspre, lisce.

Assonnati gli occhi in prestito

un giorno solo alla terra.

" Ferruccio, Ferruccio..."

Aspettavi tra i binari ridendo.

Ridendo fuggivi in una folata

lumescente di liquidi vetri.

( Sia pure su un treno spettrale, sparisti ).

E io ( io ) non così vecchio, roso

dallo sconforto, dall' ebbrezza di

un giorno rivederti.


Oltre la porta, nella sera

strofinata di fiammiferi

il tempo franava aizzando

un etilismo di rimpianti.




                      Ferruccio  Benzoni          da    La sete intatta




mercoledì 2 luglio 2025

L' AMORE DI ANNA LISA



                                                                   La prima sera non riuscivo a parlare...




Le poesie di Anna Lisa si muovono con precisione chirurgica fra i detriti del quotidiano e i relitti di intimità, portando alla luce ciò che resta - e ciò che ferisce - nell' amore quando diventa esperienza incarnata, urbana e quasi clinica. L'  autrice, con una scrittura essenziale e tagliente, sembra scolpire la lingua più che scriverla, e ogni verso ha il peso specifico di un gesto definitivo.





ASFALTO


Per essere toccata

di nuovo da te

mi sono stesa

dove di notte passi

coi tuoi fari opachi

accompagnato,

non solo.

Ho aspettato

il tuo piede destro,

il cambio automatico.

Hai pensato

forse ho preso un cane.

Non un latrato

e ti ho lasciato andare.



                                                   ***


PIZZERIA


Il cameriere ci ha condotto

al tavolo per due,

di fianco alla vetrina,

sulla strada principale

illuminata.

Così possono vedere i passanti

che non si vende e non si compra

questo amore.

Così possono vedere i passanti

sullo scontrino la percentuale e l' iva

del nostro scambievole dolore.



                                                       ***


GIUGULARE


La prima sera

non riuscivo a parlare.

Visto che sei dottore,

ti ho chiesto:

misurami i battiti del cuore.

Hai messo due dita

sulla giugulare:

tachicardia.

Diagnosi banale.

Speravo almeno tu,

mani al collo,

non mi avresti fatto male.




                      Anna  Lisa  Vitolo        Inediti