mercoledì 28 maggio 2025

L' ORLO DELLA NOTTE DI MARISA

 


                                                      Di tutti gli angoli del pianeta ho scelto la tua spalla...



" L' orlo della notte ", presentato nella Collana Specchi", consiste in un' antologia di testi pubblicati precedentemente in altre opere dell' autrice, di cui alcune per la traduzione italiana di Alessio Brandolini. Nel testo presentato, l' amore- in tutte le sue manifestazioni- percorre intensamente la scrittura poetica di Marisa Perez : amare è qui una forma di vagabondaggio attraverso i corpi, una saggezza della pelle che celebra la gioia degli incontri, pur ammettendo la fatalità e il dolore delle rotture. Un misto di intimità e impegno che si muove come un pendolo dalla compassione per gli ultimi, alla " Ninna nanna " per un bambino che non c'è più. Niente infatti sfugge all' occhio e alla sensibilità attenta e partecipe della poeta, che si sofferma ( in alcune sezioni della raccolta ) a descrivere sia il suo " sradicamento " ( dalla Spagna franchista all' Argentina, e poi di nuovo in Spagna ) e gli orrori delle guerre.




TUTORIAL PER ACCONCIATURA


Mentre tocco, Maria, la tua testa di bambina

e dall' asciugamano scende

una cascata di capelli bagnati

penso : " perché questo amore avvenga

è dovuto esistere un uomo ".


Così,

il quadro familiare di due donne

dedicate al rito dell' acconciatura

è anche maschile.


Lo dice già Platone nel suo Convito.

Abbiamo perso, Maria, l' istinto di unità.

Basta vedere i giornali.

La morte, l' abuso, le gonne sul pavimento.


Un giorno saprai pettinarti da sola.

Saprai cadere a terra e rialzarti,

come questa spazzola.

L' asciugacapelli sarà la malinconia

di una madre prudente

da dimenticarsi nell' urgenza

di un appuntamento d' amore.


Che il mondo del futuro ti sia lieve.


Non vedranno quel regno

i pettini di questa casa.



                                                    ***


IL CIELO TRA PARENTESI


Che le cose

si aggiustino nelle loro forme

non significa

che siano diventate nostre.


Forse vuol dire

che l' albero dell' assenza

ha messo steli e radici

nella terra adeguata.


Come a un ospite inatteso,

bisogna saper dare

il posto giusto

persino al vuoto.



                                            ***


SRADICAMENTO


Mi arrendo qui, distesa alla tua destra.

Di tutti gli angoli del pianeta scelgo la tua spalla,

senza altro nord che il sud dei miei ricordi

nonostante quegli uccelli di latte

e il fuso orario

che mi buttano a capofitto nel futuro

come si getta una pietra

in uno stagno senza fondo.



                                                ***


NINNA NANNA PER UN FANTASMA


Chissà

se potrò condurti per mano

per sentieri inerti e insonnoliti

come un fascio di comete con luci sul corpo

e una giubba per scoiattoli incantati.


C'è un bambino che geme.


Io non so consolarlo.



                                                       ***


VIAGGIO VERSO LA CRISALIDE


Per vivere dopo la cenere

bisogna intraprendere il viaggio verso la crisalide

e tornare a nascere con un' altra lingua,

come un bambino straniero

in un paese

dove il tuo amore non esiste.



                                                     ***


UNICO INCONTRO, I


Oggi,

che quella casa non esiste,

non so più come chiamarti :

dimoro in un esilio senza mura.



                                                    ***


INCONTRO, II


E mentre ti accarezzo con il palmo della bocca

e ti mastico con i denti delle mani

come un' ala danzante di cicala

mi giungono i ricordi di un pennuto,

di un bebè, di un' alba fredda d' inverno sul Costanera,

la risata luminosa dell' infanzia

quando il mondo era integro e benevolo.

Per un caso che non cerco di capire

il tuo ventre mi porta all' altra riva,

in te si accoppiano tutti i miei pezzi,

niente fa male, finalmente,

e questa volta la verità ha il tuo nome.




                    Marisa  Martinez Pérsico   da    L' orlo della notte




lunedì 26 maggio 2025

LA CONDIZIONE DELL' ORMA DI DANIELE

 



                                                              Obbedisce dai margini l' amore....




Da questa parte del ventre

tutto il bianco della luce

è chiarezza che confonde,

e disamina misure

età che perdurano

ore esatte

che scontornano fiati e ombre.


Ma tu porti ai nostri occhi

la riva buia della tua terra,

quel frammento di sponda

che scioglie i nodi della domanda,

mani che toccano il duro grembo

senza dire, senza sapere davvero

se quello sia corpo terrestre 

o altro sperduto confine.



                                                    ***


Obbedisce dai margini

l' amore.

Dall' angolo più nascosto della casa

nulla dice di sé,

nella dura veglia del nome.



                                                ***


Doni l' ascolto

che onora e incendia la parola,

il suo spazio bianco

che ospita la sera,

porto d' ogni nome

bacio per ogni pena.



                                                  ***


E' questo Punta San Giorgio :

la luce bianca che visita il tuo volto

come una grazia scesa nell' ombra;

e giù la costa, la greca antifona dell' onda.



                                                 ***


Sera che scendi nelle strade

e ti perdi nei silenzi.

Un bimbo rifà una nuvola,

il lampione accesso verso casa

non ha più domande.

Sosta nel cuore solo erba e vento,

il sigillo del tuo nome

che in lontananza riappare.



                                                ***


Bellezza del volto

che porti tutti i nostri anni.

Li offri dove dilegua il giorno,

nella luce azzurra delle cose.


Sei - a chiamarti - il confine

che non arretra, a quest' ora della sera

di città senza più nomi

e lunghi sogni dai davanzali.


Resterai, innominata alla gente,

persa - un giorno - nella tua dimora d' aria,

invisibile nelle prove dei millenni,

come i fondali sconosciuti

ai grandi cieli.



                                          ***


Cammini leggera

in una città di portici

che ha unito il dolore

al fiore violento dell' amore.


Arriverà il primo inverno

senza il nome,

i suoi occhi come alga accesa

nella carità dell' ombra.


Vorrei solo parole

che dicano dove il niente

si disfa del niente

in un' aria di primavera.


Ma scende piano la sera

sui viali calmi di Bologna.

Sei tutto il pianto del tuo cuore,

la sua liberà guerriera.





                        Daniele  Giustolisi  da    La condizione dell' orma



domenica 25 maggio 2025

IL QUASI MADRIGALE DI VEGLIANTE

 


                                                         Umberto Boccioni - Ritratto della madre



QUASI UN MADRIGALE


Madre, lo sai che ormai

potrei essere tuo nonno?

E con ciò vorrei farti ridere

là dove sei - se sei - e

compensare un poco il male

che ti è stato fatto un giorno

per sempre, fredda madre,

da noi vivi - anche da me 

" sedicenti / vivi " ( Montale ).

Dal fogliame qualcuno ride.




                      Jean - Charles  Vegliante    da   Incontri, seguito da altre Babeli



giovedì 22 maggio 2025

LA STRADA DI MORANDI

 


                                                  Riconoscendo quanto da un punto all' altro era respiro...



Colpisce nei versi de " La strada di Morandi " una grazia lieve e malinconica, ma che tuttavia non si nega ad un pensiero profondo, e men che mai nasce da un' ingenua adesione all' esperienza esistenziale, ma poggia su un solido substrato, colto e costituito da una silenziosa opera di accumulazione. Il richiamo al tempo che non c'è più, ma che riemerge dalla memoria, non è solo nostalgia dell' età della giovinezza e della presenza di quei poeti e artisti che " sono rimasti si direbbe senza un sogno / intero ", ma è il tentativo di sostanziare sulla carta le tracce di quell' epoca di vitalità, di proiezione nel futuro e di malinconica grazia - appunto -  che vide protagonista un' intera generazione. Vitale ci parla ( anche ) di un mondo che è finito  sbriciolato sotto i colpi di un individualismo sempre più incalzante; ci racconta di una " società delle lettere" sparita insieme alla convinzione che la letteratura possa servire se non a cambiare il mondo, almeno a comprenderlo meglio, nella consapevolezza che il mondo sono soprattutto gli altri, donne e uomini, esseri viventi, oggetti.




Forse tra i libri, tra i romanzi

che s' aprono a un incerto

dopoguerra rimani

ancora un poco. E non è tutta

ingiallita la carta, le parole

che premono in un varco

fervoroso di anni, qui

sta certo il bene, un bene

così fragile un lume

che pur dura trovandoti

e immaginandoti


pagina dopo pagina.



                                                    ***


Sì, forse soltanto nei romanzi

se durarono e giunsero

per le luci prospettiche

un prima e un dopo

stabilirono un tempo

che non fu mio ma sale

come la vecchia strada di Morandi


il tratto lieve opaco della polvere.



                                                ***


E' una sola, in ritardo

segue un piccolo scarto e pare incredula

come chi la osserva, l' ala

si fa di colpo trasparente

ma è appena un passo

scrupoloso di danza uno di più

mentre ritrova

la consegna del nero, l' eleganza

veloce di grafia per una pagina


che ha luce di mattino e non si perde.



                                                         ***


Questa acquata di giugno nel silenzio

di una città così lontana e prossima

dove ti invito e so che non verrai

questa inquieta dolcezza questa strana

impressione che tu dorma

e scorra il tempo, s' avvisa


questa vena decisa

senza più scansione

un cane nell' opaco che si sperde

talora ma non fiata

è troppo giovane ancora

e in sé più a lungo duole.


Parole come amore

da non dirsi

se non di rado sottovoce

perché amore pensavi è nelle cose

terrestri, nel loro schiudersi

segreto come fosse


un'ora che è già luce e non è luce.



                                                    ***


Non più lo sai farò ritorno

su quel sentiero che infittiva

in alta valle

e tra le resine d' un giorno

di promesse non più

quei calici di ambra quel venire

a patti con la vita

che luce a un tratto sul crinale prendeva

meravigliandosene appena

e poi riconoscendo quanto da un punto

a un altro era respiro, ma solo lì


dove il silenzio presto sarebbe sceso.




                                 Marco  Vitale      da   La strada di Morandi



mercoledì 21 maggio 2025

LE LETTERE STAGIONALI DI ALBERTO


                                                           Il tempo, forse, o il suo battito dentro il cuore...




Alberto Bertoni è nato a Modena, luogo in cui nelle " Lettere stagionali " si contempla la trasfigurazione metafisica ( con quel nominarne solo la M*** iniziale, omaggio dichiarato al modo che Antonio Delfini - poeta che scrisse il solo " Poesie della fine del mondo "- aveva di indicare la città di Modena, specificandola così come entità esistenziale.)




M ***, Dicembre


Penso che forse sei

a parlare con la mia ombra

da un telefono muto in piena notte

o con il gatto anche lui dimenticato

per l' inverno in qualche angolo più caldo.

Penso che strano

svegliarmi con una vera tua

telefonata, alle quattro o dopo

del mattino, non per dirmi

che con ottimo riso alla salsiccia

e Riesling d' Alsazia mi hai nutrito

ma che il tramonto novembrino

ha sciolto i vetri dello studio, per il nostro

sorpreso capolino o perché ghiaccio e fuoco

in te convivono ( benché io, qui... ).

Penso, infine, al ridicolo comfort

dell' alba che non dormi, al tuo ruolo

doppio di madre. E a come

il peso dei nostri corpi

anche oggi è vivo.



                                                      ***


M ***, Febbraio


Il tempo forse

o il suo battito dentro

il cuore, le vene

vedranno arrugginito

l' apriscatole sul tavolo

brivido aureo che t' imperla

e con te l' ironia dell' ora

in penombra, le feritoie

i tonfi del condominio intorno - fatica

o poco meno a cena, i ruoli

le valvole di sfogo...

Così l' assoluto pallore del volto

la raucedine e sul muro

solo un' astratta resistenza di rami

e persiane a metà, niente più che il fuoco

pallido di un poster, Matisse

a Zurigo, la sua stanza rossa

la neve sulle viole...



                                                  ***


M ***, Marzo


Le cose dal vero mi fanno paura

mi stanano in crepe o appigli di memoria


Le cose che guardo

scoprendone i nervi

e quelle che sfioro coi denti

come case catturano la luce

per meglio scomporre la grana

perlacea, l' ordito di polvere e foglie


Così mi annienti, se provo

a deliziarti di cronache minute

a dirti come sei viva

in questa mezzanotte di vento

in cui non ammetti nemmeno

la mia ombra alla tua bocca

alle parole che assediano il respiro


Sì e no una voglia

domenicale accende il finale

forse una nuvola resiste

dei pollini allo spigolo del viso.



                                                  ***


S. GIMIGNANO, Maggio


Non molte prove di verde

nel tuffo al cuore di troppa

Toscana e riservatezza

il colpo secco dei silenzi

un dirci malati di noia e tenerezza

giù, dal buio devoto

d' occhio senza limite

o maestà di chiostri ?



                                                    ***


M ***, Giugno


In fondo a che velato

deserto dei tuoi occhi

qui dalla mia spalla

soffri la bella palla

di lanugine gialla

( e di fango )

che atterra a fine campo

nel rosso meno opaco


La goccia trema piano

senza coraggio né slancio

come il profilo che l' osserva

non ha luce abbastanza

si sfalda nel paesaggio

d' acacie, pioggia e rose


Ma il bianco più vivo

e studiato del bagno di oggi ? Disperi

lasciando in disparte la brocca

sul trespolo alto

la piega amorevole del corpo.



                                                   ***


NEW HAVEN, Ottobre


Cigni e gabbiani non sembrano decidersi

sui pochi pesci dello stagno presso il mare


Con virtù più agile

uno scoiattolo li guarda

si specchia, mordicchia, mi ricorda

che il tuo nome porta

lo stesso numero di sillabe del suo

ma che neanche svegliandomi alle cinque

sono stato capace di trovarti


Così ci provo, corteggio

la mia vicina di lettura

e tu - crudele - fai scattare la sirena

dell' allarme antincendio in biblioteca


insomma, questo sole del Connecticut

prolungo alla tua notte

dico dormi, ti prego

con i miei mille baci nell' orecchio.




                           Alberto  Bertoni       da     Lettere stagionali



domenica 18 maggio 2025

BUONA DOMENICA IN MUSICA

 


                                                                  Sonata Op 11 per Viola e Pianoforte



Buona Domenica!


Propongo al vostro ascolto un brano della compositrice Helene Riese Liebmenn : nacque a Berlino nel 1795 e molto presto manifestò la sua inclinazione per la musica. Enfant prodige, a tredici anni suonava in pubblico e a quindici pubblicò una Sonata per pianoforte. Il suo stile richiama quello viennese classico di Mozart e del primo Beethoven.

 Il terzo movimento della sonata per viola e pianoforte ( che qui si può ascoltare ) sviluppa il tema dell' aria " Noi ci darem la mano" dell' Opera " Don Giovanni " di Mozart.

Buon ascolto !




                                        frida



giovedì 15 maggio 2025

NEVE, VENTO E SASSI DI NATALE

 



                                                     I ricordi sono il fumo di una lampada a olio...




Fonte prima di ispirazione di questo testo di Luigi Natale, madre, matrìa, materna, è la Sardegna, antica terra di riti agresti che nutre versi ricchi di oggetti e odori, frutti e fiori. I temi della terra e della natura, in un presente vivo ma eterno, e la spontaneità del dettato poetico, sono frutto di soste, riprese e legature ben più complesse di quello che appare. Quello che arriva al lettore è un' emozione che viene da una comunicazione attenta e abile, non definibile se non come ricerca personale di particolare sensibilità. C'è un respiro unico nei versi di Luigi Natale, tanto apprezzato dalla critica quanto appartato e lontano dall' esibizionismo letterario odierno, un respiro che è privo di fretta e che si riallaccia non al tempo in sé, quanto all' essenza dello scorrere di questo tempo dalla mattina alla sera, da un giorno al giorno successivo fino a comporre una vita.






NEVE  VENTO SASSI

Siamo dentro i nomi

di ciò che abbiamo amato.

Una lunga distesa di licheni

un raggio di sole obliquo

davanti ai nostri passi.

Neve, vento e sassi.

Una parola lavorata

quando c'è qualcosa da difendere.

Ricopiare l' amata tua voce

dal volo lieve di una foglia.



                                                     ***


PAROLA PER PAROLA


Tra arature, semine e raccolti

un contadino scruta le nuvole scure all' orizzonte,

il cielo una scheggia d' amore dimenticata in un cuore

che un giorno qualcuno ritroverà.


Lui raccoglie tra le mani tutta un' epoca fuggita e la

e la spreme parola per parola.



                                                     ***


DAVANTI ALLA VITA


Il segreto è aspettare il vento

su questo mare giallo di ginestre

ascoltare cos' altro ci può dire.


Accogliere chi si è perduto

pochi istanti nei secoli del cuore

per non dimenticare con chi vive

l' urgenza lontana.


Abbracciare parole distanti

dove più nessuno abita

una casa con la stalla in rovina

quattro alberi davanti alla vita.



                                                       ***


Un uomo seduto contro il muro

intreccia un cesto d' asfodelo di tenerezza.

Una voce per restare e una per andare

canta nell' aria più dolce di un sambuco in fiore.


La luce delle rose selvatiche

sotto l' ombra resta cieca;

noi la notte ritorniamo a cercare

le stelle lontane

per non separare il sorriso che più non ricordiamo

e sognare quello che non vediamo.



                                             ***


Nei profili degli ulivi

i ricordi sono il fumo in una lampada a olio.

Noi aspettiamo l' ultimo raccolto d'uva

prima che l' autunno cada dietro al muro

e calmo guarisca i corpi trasparenti

fermi all' ora del tramonto.


Non tenere lontane le rive del mare,

porta il tuo passo all' aria

insieme alla goccia di sangue sulla spina

quando il sognare dei bambini

non si stanca di ascoltare il cielo.


Mentre noi si rivive il vuoto largo dei campi.




                        Luigi  Natale    da     Neve  Vento Sassi



lunedì 12 maggio 2025

LA MADRE CHE RESTA

 



                                                                   Stavo per trasformarmi in madre...




Nominare la perdita, dare voce al non vissuto. Risemantizzare un presente negato, un corpo che cresce e langue nella deflagrazione della mancanza. Non conosce retorica la scrittura di Patrizia  Baglione, è carne viva che sanguina, è vetro di carta che germoglia in un vuoto che fa male. E' il corpo che si fa verbo e che in questo verbo poetico si scopre parola di pietra, voce che è tutto ciò che resta alla madre, un corpo mutilo che cerca se stesso in un grembo vuoto.






Chiedo in modo semplice

di essere figlia tra le rovine,

madre che supplica

l' aria che respira;

attenta alla bocca

intrisa di luna

moltiplicando il verbo

all' infinito.


                                                     ***


Provo a scrivere parole

su cui posare il capo; viso

che cede al  minimo gesto.

Non ha avuto terra la mia costola,

né occasioni di cospargersi

nel bianco dell' ultimo occhio.

Sono senza storia le mie ferite:

uno sguardo nel vuoto, l' altro

nel petto.



                                                 ***


Mi somigli nei tagli delle mani,

lungo la linea della bocca,

nello spazio che ti rende vivo

e quello che ti strugge.

Piccolo corpo, sei, dentro il mio.

Quantità assoluta 

di un bene mai provato.

Cordone,

anima, pancia.


Ancora di salvezza

senza nemmeno arrivare a fondo.



                                              ***


Voglio adottarmi intera,

imparare a tremare,

vedermi unita, mai più separata

un pezzo a destra, l' altro,

a sinistra - combattuta

pure di me stessa.

Accogliere la paura

fiorire in trasparenza,

voglio smettere di morire

un po' alla volta.



                                                 ***


C' eravamo quasi.


Potevo scegliere un nome,

immaginare un volto,

sollevare in alto le pietre.


Stavo per trasformarmi

in madre - la tua.


Fatta di vetro, 

in abito di carta; madre

come onda di fiume.



                                                ***


Esiste un tempo in cui la morte

abbraccia attenta pure i vivi.

Col passo levigato come marmo,

essa ci appartiene - ci è madre.

Lo sai. C'è stato un tempo in cui

anch'io avrei potuto esserlo.

Ti immagini, figlio caro,

con quali braccia, occhi,

gambe, cuore, lo sarei stata.



                    Patrizia Baglione   da   Madre che resta



martedì 6 maggio 2025

LA FIGLIA DI MARIA

 


                                                                    No, non è un uccello questa paura...



Nelle poesie di questo testo, l' autrice racconta con intensità e onestà la sua condizione di madre di una figlia malata, esperienza che ha contribuito ad accrescere l' amore per questa piccola bambina. Un libro che testimonia le difficoltà quotidiane di una madre coraggiosa.



IL NIDO


La casa piange e io

asciugo legna per il tuo corpicino

( giocattolo che si allaga 

margherita annegata ).

La casa piange.

Ma anche la vita si alimenta

cerca la sua fessura per rimanere

lotta

filo che non si spezza

vita per spaventare

il dolore.

Come asciugare questa lacrima di non averti

nell' angolo rotto della casa ?



                                            ***


GLI UCCELLI


No

non sono uccelli

sono ali di cenere

con la lingua d' acciaio delle locomotive

no

non sono uccelli

sono resti di un uccello mitologico

nave ebbra o lupa partoriente

che si apre

sopra le cupole

non sono uccelli gli stami

dei fiori funerei

la testa sepolta

                    struzzo di ogni agosto

transeunte che infrange

                     i sogni

sono ali di cenere

fragili corpi addormentati

nei santuari della voce

no

non è un uccello questa paura

che si annida in bocca.



                                                  ***


CODA


Avanzo lungo il corridoio dove transitano i morti.

Cerco il fulgore che avviene alla vita.

( Tu sei testimone della mia lotta ).

Ritorno attraverso il corridoio bianco con la figlia intatta.

Qualunque cosa accada, ho vinto.



                                                 ***


IL PRESAGIO


Frugo nell' armadio della morte

un lutto che mi copra le costole.

Mi vesto di rappezzi.

Non c' è tessuto

che possa proteggere

questo cadavere.



                                                ***


IL PIANTO


Il fiele è più dolce di questo scricchiolare

di sedie quando si rompono.

Cristalli si spaccano lasciando negli occhi

resti di

vetro.

Non piange più.

I  frammenti scivolano.

Non c'è ferita.

Soltanto una fitta che si allevia

con il pianto.



                                 Maria  Zambrano   da   La hija ( la figlia )



lunedì 5 maggio 2025

QUAND LA VIE è ROSE...


                                                                         Quand il me parl tout bas...




QUANDO TU MI HAI SCELTO


Quando tu mi hai scelto

- fu l' amore che scelse -

sono emerso dal grande anonimato

di tutti, del nulla.

Sino allora

mai ero stato più alto

delle vette del mondo.

Non ero mai sceso più sotto

delle profondità

massime segnalate

sulle carte di mare.

E la mia allegria era

triste, come lo sono

quei piccoli orologi

senza braccio cui cingersi,

senza carica, fermi.

Ma quando mi hai detto : " Tu "

 - a me, sì a me, fra tutti -

più alto ormai di stelle

o coralli sono stato .

E la mia gioia ha preso a girare, avvinta

al tuo essere, nel tuo pulsare.

Possesso di me che tu mi davi,

dandoti a me.

Ho vissuto, vivo. Fino a quando ?

So che tu tornerai

indietro. E quando te ne andrai

tornerò a quel sordo

mondo indistinto

del grammo, della goccia,

nell' acqua, nel peso.

Sarò uno dei tanti

quando non ti avrò più.

E perderò il mio nome,

i miei anni, i miei tratti,

tutto perduto in me, di me.

Ritornato all' ossario immenso

di quelli che non sono morti

e non hanno più nulla

da morire nella vita.




                                 Pedro  Salinas  da   La voce a te dovuta



venerdì 2 maggio 2025

L' ORA INSONNE DI GABRIELLA

 


                                                        Posso darti le mie parole e i miei addii...




Può essere bello lo stesso

un mondo che non ha colore

che si svigorisce che langue

che indossa un vestito dismesso.

Ma io vorrei ritrovare

il verde mutante del mare

il blu da parata d' onore

il rosso fiottante del sangue

col dolce perverso suo odore.



                                           ***


Le cose che dicesti

in altro tempo differente ormai

ebbene - dunque - fàlle.

Se poi non le farai

se i tuoi proponimenti sono questi

io ti avverto non senza una risata

che stavolta sarò maleducata :

sporgerò il mento e alzerò le spalle.



                                                ***


Certo nella tua voce

molte segrete ragioni udii.

Fu allora che compresi

e non nel tempo - precoce o maturo -

il calcolo vuoto della distanza

la vaghezza angosciosa del futuro

e oggi lo dico nella mia vacanza

da tutto - senza schemi e senza arti -

oggi che posso darti

solo parole e ancora i miei addii.



                                              ***


Io amo vorrei dire

l' animale dallo sguardo sgomento

che senza colpa accetta di soffrire.

E amo anche la pioggia quando viene

in cadenza secondo il proprio accento

e il cielo che contiene

assai lontano il volto della luna

pallida per le molte sue nottate

e la viola, la viola gialla e bruna

simile nel disegno a una farfalla

dalle ali spalancate.



                                                ***


Cercatela là dove ha la sua sede

quella pura sostanza.

E' un luogo tranquillo cui accede

chi lo voglia ma pochi vi hanno stanza.

Nella sua luce ferma entra e muore

la voluttà dell' amore fugace

e di quello seguace

sosta a lungo il dolore.



                                                       ***


Mi svegliai che la luce era cambiata

nel pomeriggio che si inoltrava.

L' ora era andata e il giorno perso ormai.

Come - come diverso

quando il tempo nei suoi minimi resti

difendevo per te per la mia vita

per quella - volta indietro - si- investita

per te che non volesti



                               Gabriella Leto  da  L' ora insonne




giovedì 1 maggio 2025

LE RIMOZIONI DEL CONFLITTO



 

                                                                               Esiste un tipo di lontananza...



De Alberti, con questo nuovo testo in cui affina la sua ricerca poetica, cerca di elaborare e rimuovere un conflitto con i soldi. La rimozione è psicologica. Il conflitto è sociale. In ogni caso, ogni evento, ogni essere che entra in contatto con noi, ci aiuterà a capire qualcosa, a socializzare con ciò che abbiamo rimosso e a rimuovere ciò che avevamo socializzato male.

Le poesie che compongono questo testo sono una trentina, e non ne occorreva nessuna di più : la distanza è accorciata, chi ha scritto ci ha avvicinati. Dopo la lettura , forse anche noi avremo fatto i conti con il nostro rimosso, aggiungendo qualcosa , togliendo via il nostro socializzare sprecato e forse un po' del nostro tempo perduto. Il nostro piccolo universo è immenso se ci crediamo, è quanto basta se lo conosciamo.

De Alberti ama le sfide e i temi difficili e in questa nuova opera - come ci informa in una nota finale - si propone di elaborare e di rimuovere un conflitto con i soldi : in nessuno dei due casi - però - l' autore ha inteso dimostrare una tesi o svolgere un discorso critico, giungendo a conclusioni di tipo speculativo, ma, attraverso la poesia ha portato l' esperienza, la memoria e le relazioni personali a fare i conti - in modo imprevedibile - con il tema e il concept scelti. " La rimozione del conflitto " si articola in cinque sezioni che non mettono mai in scena - se non in modo indiretto - la vicenda di un Io. A parlare è una voce impersonale che racconta le azioni di un soggetto di terza persona, di genere variabile. Intorno a questi soggetti, le forze in relazione con il denaro si fronteggiano e si attraversano : nelle prime due sezioni prevalgono l' immaginazione e l' infanzia, per niente immune dal fascino ambivalente del denaro : " L' infanzia è il nostro letto / i soldi fanno l' infanzia luminosa ". A mano a mano che il libro progredisce, la complessità e la densità dei testi, aumentano. La quarta sezione rappresenta il culmine del libro : due lunghe poesie ribadiscono in modo quasi ossessivo la potenza feticistica del denaro e il suo influsso sull' adolescenza, fino a che - da adulti - scopriamo che " la pietà è nemica del denaro " perché ci fa guardare in basso, verso chi chiede soldi in ginocchio, e non verso " i frutti dell' albero della cuccagna ". Neanche l' ultima sezione - in prosa - serve a rimuovere fino in fondo il conflitto perché De Alberti racconta con nostalgia la trattoria dei nonni, persone autentiche, che vivevano in un posto raccolto " dove le uniche visite dovevano portare i soldi ". Così - come deve capitare in  un libro di poesia,  l' ultima riga non offre a chi legge una soluzione definitiva, ma una splendida e difficile polisemia : " L' osteria era la Banca dell' infanzia ".


           Liberamente tratto da un Commento di Massimo Gezzi






" La ragione per cui la ricchezza non porta la felicità sta nel fatto

  che il denaro non è un concetto infantile "



Si è capito che voleva leggere un luogo

e dopo si è dimenticato di scrivere qualcosa,

poi un giorno di marzo ha raccolto le prime viole

sulla riva di un fosso che sembrava una fogna,

le ha portate in cucina

e mentre faceva le pulizie di casa

ogni tanto si girava per vedere

se durava questa storia passeggera.

Succedeva sul suo diario,

aveva annotato questo appunto,

delle viole che non morivano mai.



                                                        ***


Gli zeri sono belli,

hanno il guscio svuotato

di una lumaca.

I soldi fanno la bava.


Se nell' aldilà ci sono andate

miliardi di persone,

allora l' aldilà è un luogo sporco,

è una latrina di campagna.


Adesso ditemi :


" C'è una salvezza

dove sta per accadere a tutti la stessa cosa ? ".



                                                ***


Le Confessioni di Agostino, lo spirito di Hegel,

il gesto di Pilato non possono essere fissati.

I soldi invece attraversano la vita

in un conto o una misura e non muoiono mai.



                                                      ***


Esiste un tipo di lontananza

che disciplina l' esistenza,


oppure Dio, come scrive Sant' Agostino,

minaccia i discendenti di gravarli

con i peccati dei loro genitori,

fino alla terza o quarta generazione.


A forza di cercare strade

obbliga un albero a fiorire.


Da ragazzo pensa le cose in grande.


Decide di allevare libri a terra.



                                                 ***


Ho riportato una storia vera e non discutibile

in tutto ciò non vi è alcun male.


L' infanzia è il nostro letto.


I soldi fanno l' infanzia luminosa.


Queste storie contengono fatica.




                       Andrea  De  Alberti   da    Rimozioni del conflitto



1 MAGGIO

 



                                      

                    Si sa che gli asini fanno sempre cattivi pensieri !



                                            frida