giovedì 31 ottobre 2024

LA GIGANTESSA ( La notte dei mostri )

 


                                                           René Magritte  -  " La Gigantessa "




Al momento della pubblicazione ( 21 Giugno 1857 ) , il testo fu definito " un insulto alla pubblica decenza " ed ebbe anche un processo. Si tratta cmq, anche a distanza di tempo, di un libro graffiante, ironico, dal ritmo incalzante e dall' elegante ferocia.




LA  GIGANTESSA


Nel tempo in cui la

Natura, nel suo estro

possente

concepiva ogni giorno

figli mostruosi

avrei amato vivere

accanto a una giovane

gigante

come ai piedi di una

regina un gatto voluttuoso.


Avrei amato vedere

l' anima fiorirle con il

corpo


e crescere liberamente in

terribili giochi,

indovinare se il suo cuore

cova un'oscura fiamma

quando umide nebbie

navigano nei suoi occhi.


Percorrere liberamente le

sue magnifiche forme

strisciare sul crinale delle

sue ginocchia enormi

e talvolta, in estate,

quando i soli malsani


stanca la fanno stendere

attraverso la campagna

dormire con noncuranza

all'ombra dei suoi seni

come un borgo tranquillo

ai piedi delle montagne.




                  Charles  Baudelaire  da   Les fleurs du mal



mercoledì 30 ottobre 2024

NON ANDARTENE...

 


                                                                    Cimitero  di  Staglieno



Il poeta- in questa poesia - sembra inizialmente rivolgersi al lettore ( in realtà la lirica è stata scritta per la perdita del padre, morto di cancro ), quindi all' umanità intera, invitandolo a non accettare la morte in modo calmo e accondiscendente. Questo invito a non lasciare il mondo in modo pacifico e finanche rassegnato, si dimostra, allora, come un' esortazione a resistere, a non accettare il destino che incombe, a darsi da fare nella convinzione che anche le nostre ultime azioni possano migliorare il mondo. Dylan Thomas insiste nell'incitare il lettore a non lasciare questo mondo in modo rinunciatario, anche se l'evento finale dell'esistenza è paragonato a una notte buona e serena, a un momento opportuno. Bisogna, anzi, infuriarsi, scalpitare e in qualche modo contrastare quell' inevitabile declino della luce, quell' improrogabile ingresso nell' oscurità e nelle tenebre.





NON ANDARTENE DOCILE IN QUELLA BUONA NOTTE


Non      andartene

accondiscendente     in

quella notte serena.

I     vecchi   dovrebbero

bruciare e delirare alla fine

della giornata;

imperversa,   imperversa

contro il declino della luce.


Nonostante    i    saggi

sappiano che la tenebra è

appropriata alla fine dei

loro giorni,

poiché   le   loro  parole  non

hanno   provocato   alcun

fulmine,

non   se   ne   vanno  

accondiscendenti   in

quella notte serena.


Gli   uomini   onesti,

dall' ultima   onda, mentre

urlano quanto brillanti

le   loro  deboli   azioni

avrebbero   potuto  danzare

in una vecchia baia,

imperversano,

imperversano  contro  il

declino della luce.


 Gli   impulsivi   che

afferrano il sole in volo e

cantarono,

e impararono - troppo tardi -

d' averlo   afflitto   durante   il

suo corso,


non    se  ne  vanno

accondiscendenti   in

quella notte serena.


Gli    austeri,

all' approssimarsi   della

morte, che scorsero con

vista cieca

che   gli  occhi   appannati

potrebbero   brillare   come

meteore e gioire,

imperversano,

imperversano   contro   il

declino della luce.


 E   tu,  padre  mio,  là  sulla

triste altura,

maledicimi,   benedicimi,

ora,   con  le  tue  lacrime

imprecanti, ti prego.


Non    andartene

accondiscendente   in

quella notte serena.

Imperversa,    imperversa,

contro il declino della luce.




                           Dylan  Thomas  



lunedì 28 ottobre 2024

DODICI ORE PER UN VECCHIO ERRORE

 


                                                Sono qui a soppesare il valore dell'uomo...



Esistere è un incontro, muoversi nel mondo, toccare le esperienze, sentire addosso l' avanzare del tempo: anche il poetare è un incontro,  con la consapevolezza del proprio esserci. La poesia dell' autrice è un atto di presenza che si viene affermando in un continuo incontro tra il sé e l'altro, tra le proprie percezioni e ciò che accade intorno. La forma dei testi - rivolta sempre a un Tu immaginario - rappresenta già un indizio di quell'incontro  totalizzante che si svilupperà nel testo intero. Esso è vita, estasi, incoscienza, ma, per quella opposta e doppia natura che Rafaiani ci mostra nei suoi versi, è anche inadempienza, ammonimento, rottura.


                                         ***


( Su questa mia interpretazione, ho collegato - come  fosse una fantasiosa risposta/ dialogo al testo poetico  - la canzone di un Uomo che la vita l'ha vissuta in pienezza  e conosce molti risvolti del cammino e dell' incontro : errori e rimpianti, ma anche consapevolezza e matura accettazione ).




Il nostro tempo è infinito, buon viaggio

ma parliamo di un viaggio che si incrina,

corruttibile, inquieto, irruento

gelido alza gli occhi sui campi 

delle stagioni passate

sulle vecchie colture.

Così girasoli che seguono campi di grano

e terra che ogni anno si svena

e tu sfiori le mie palpitazioni

Novembre come Febbraio, così come Giugno

si parte e nessuno si attende.

Le strade, i papaveri, lo sterco.



                                                    ***


Sono qui a soppesare il valore

dell'uomo, a cercare il modo

di essere felice, lo splendore

dell' esistenza altrui, la scrittura.

Non più qui ma oltre,

oltre questo viaggio, oltre

la sorte, oltre lo sconforto.


Minuscola mi muovo

su qualcosa di minuscolo

dentro qualcosa d'infinito,

e ho dentro qualcosa di infinito


ma mi riduco alla giacca

che indosso, all' espressione

che ho in volto, al profumo

che metto, al treno

su cui salgo.

Mi riduco alle persone che amo.



                                         ***


Sulle sponde del lago di Balaton

un cigno taglia la frescura

il solo è là, oltre le macchie d'ombra.

Non andremo mai in viaggio di nozze insieme

l' amore non finisce ma si costruisce.


Io vedo gli uomini costruire case di legno,

case di paglia, case di cemento

e tu non vedi che ho portato canne di bamboo

e tu le hai distrutte come le tue pietre.

Sono tornata a prenderne altre

e al mio ritorno s'era già deciso

che per questo amore - amore -

io non avessi fatto niente.

L' incomprensione è il solo limite che abbiamo.



                                                   ***


L a comprensione è una scelta e una dote

un dolore se non sai che giro

nei quartieri arabi di Granada

nell'altopiano dei sogni mi prendi il polso

prendimi il polso, sentimi il polso, mi senti?

La comprensione è compenetrazione totale,

è il silenzio che non trovi a Granada.



                                                   ***


Anche quando non ti ho

mi sembra d' averti, e il non vederti

è un perpetuo incontro celestiale.



                                                      

                                 Mariachiara Rafaiani  da   Dodici ore



domenica 27 ottobre 2024

LA LITURGIA DELLE ORE PER ALBERTO

 


                                                           Rincorro una perduta grazia...




Se mi chiedi come fare io ti rispondo

che è dentro la luce del giorno

l'erba fresca

per un momento di vita.

L'oasi che nel dubbio

rivela la gemma.

La passione è più forte

e nell'arte di navigare

per pura necessità

decidiamo l'ora, il punto preciso.



                                            ***


Avrò tempo nella vita di specchi

vicina al silenzio.

Ma è nel cielo d'estate che ho sperato -

linea del mio ultimo abbraccio.

Avrò per me il giorno - la rosa

in un soffio di vento.



                                              ***


Al ritorno da lunghe strade

mi accompagna un disegno

nelle parole che tornano vive :

rumori di realtà, nell' immediato

celebrare un senso.

Poi il viaggio diventa

l'ora prima del giorno,

l'insidia che divora intero

il tempo. Rincorro

una perduta grazia

senza rifugio.



                                                   ***


Lo spazio per l'alba

prossima a venire.

E l'abito dei giorni

in cui la mente è leggera.

Ora una mossa sublime

il cielo

nel profondo

di quella sapienza che portava felicità.

E poi la mano sui capelli -

il freddo

esempio di solitudine.

Alla radio

le prime notizie del mattino.

Esistere tra ombre

parole

che si accompagnano.

E' il primo canto d'inverno -

il possibile dono,

il frutto del sole

nel mio giardino.

E nessuna memoria è più cara di questa.



                                                 ***


LA  SOGNATRICE


Nel castello della sua stanza

la voce è come

in uno spazio d'oro.

Sorride a se stessa mentre

si guarda intorno dispersa

nel pensiero. Né la risveglia

la pioggia che batte sui vetri.

La sognatrice,

in silenziose ore della vita,

forte nel gioco che

è dentro il cuore.

Così lei s'è trovata

libera e leggera.




                       Alberto  Toni    da    Liturgia delle ore



NON PIANGERE...

 


                                                 Non restare a piangere sulla mia tomba...




Non restare a piangere sulla mia tomba.

Non sono lì, non dormo.

Sono mille venti che soffiano.

Sono la scintilla diamante sulla neve.

Sono la luce del sole sul grano maturo.

Sono la pioggerellina d' autunno

quando ti svegli nella quiete del mattino.

Sono le stelle che brillano la notte.

Non restare a piangere sulla mia tomba.

Non  sono lì, non dormo.




                                Canto  Navajo



mercoledì 23 ottobre 2024

POESIE DI LUCE DI LUCIAN BLAGA

 


                                                         Così neri i tuoi occhi, luce mia...




Lucian Blaga nacque nel 1895 in una cittadina transilvana, ultimo di nove figli. Ebbe difficoltà a parlare fino all' età di quattro anni. Il suo mutismo, emblematicamente concepito - da poeta - come un tempo della riflessione profonda, fu per lui una condizione simbolica della vita. Parla di questa suo essere  nell'incipit di una poesia " Autoritratto ", del 1943 : " Lucian Blaga è muto come un cigno. / Nel suo paese la neve del discettare sostituisce la parola ".
Si laureò in filosofia e divenne Professore Ordinario presso l' Università di Cluj; si rifugiò poi, dopo il Diktat di Vienna del 1940, in Romania, a Sibiu. Dopo la presa del potere da parte del regime comunista, fu messo in disparte : fu escluso dall' Accademia Romena nel 1948 e i suoi libri furono ritirati da librerie e biblioteche. Non ebbe più il permesso di pubblicare e potè esercitare solo l' attività di traduttore.
Secondo il filosofo - poeta, l' esistenza dell' essere umano oscilla tra due tipi di conoscenza: una " paradisiaca " e l' altra " luciferica ", la prima raggiungibile attraverso le vie della razionalità logica, la seconda derivante dagli stati di conoscenza orientati verso il mondo dei misteri. Ed è dal dialogo continuo con questo mondo a noi sconosciuto che deriva il fascino particolare della poesia di questo autore .





LA  LUCE

Quella luce che sento
entrarmi in petto
quando vedo te
non è forse una goccia
della luce
creata il primo
giorno
dal profondo assetato
d' esistenza?

Giaceva il nulla in
agonia,
nel buio errava, solo,
quando diede
l' Inconoscibile un
segnale:
" Luce !"

Un mare
un'insensata
tempesta di luce
dilagò in un istante:
era come una sete di
peccati, di desideri,
di patemi e slanci
una sete di mondo e
di sole.

Dov'è sparita 
l' accecante
luce d' allora - chi lo
sa ?

Quella luce che sento
entrarmi in petto
quando ti vedo -
angelo mio,
forse è l' ultima
goccia
della luce creata il
primo giorno.


                                             ***

IO NON CALPESTO IL FIORE DEL MONDO DELLE MERAVIGLIE

Io non calpesto il fiore del
mondo delle meraviglie.

La mia mente non uccide

i misteri che incontro

sulla mia strada,

nei fiori, negli occhi, sulla labbra
e nelle tombe.

La luce degli altri

soffoca il bisbiglio di ciò che si
nasconde non esplorato

nelle profondità del buio,

ma io

io con la mia luce, aumento il
segreto del mondo -

come la luna con i suoi raggi
bianchi splendenti

non diminuisce, ma intensifica

il mistero della notte.

Io stesso illumino l'orizzonte
oscuro

con tremori, grandi tremori di
misteri consacrati.

E ciò che non è compreso

diventa ancora più
incomprensibile

sotto il mio sguardo

perché io amo

i fiori e gli occhi e le labbra e le
tombe.


                                             ***

FIORI DI PAPAVERO

Fra l' amara cicuta
canto la mia letizia - e un remoto sgomento
della morte mi prende,
mentre vi guardo, fiori di papavero
in riva al mar di segale.

Poter sfiorar i petali,
e non oso,
sembrano nati
dalla rossa bambagia
d'un affocato tramonto d'estate.

Abbracciare vorrei
il vostro slancio vergine,
ma siete un ornamento tanto esile
che temo
anche a stringervi al petto del pensiero.

E schiacciarvi vorrei,
ché siete rossi, rossi
come in terra poterono esser solo
le ardenti gocce di sangue cadute
sulle pietre
e la sabbia, al frantoio delle olive,
giù dalla fronte di Gesù,
quando ebbe terrore
della morte.


                                              ***

LA SORGENTE DELLA NOTTE

Bella,
hai gli occhi così neri che di sera,
quando appoggio la testa sul tuo grembo
mi sembra
che i tuoi occhi profondi sian la fonte
da cui corre la notte misteriosa alle valli
e i suoi monti e le piante
inondano la terra
con un mare di tenebre.
Così neri i tuoi occhi,
luce mia.


                                                  ***

UN UOMO SI SPORGE SUL MARGINE

M' accosto al margine  :
non so - è del mare 
o del gramo pensiero ?

L' anima mia sprofonda
come anello dal dito
smagrato per un male scivolando.
Ormai nessuna strada è lunga,
nessuna voce m' allontana.
Giungi tu, nulla.

Sui gomiti una volta ancora
mi sollevo un palmo da terra
e ascolto.
L' acqua urta la sponda.
Nient'altro, nulla
nulla.


                                                 ***

IL POETA

Anche se invento una poesia
non faccio che tradurre.
E poi, è giusto che sia così.
Così soltanto ogni verso ha una terra
per germogliare e diventare fiore.
Traduco sempre. Traduco
in lingua romena
un canto che il mio cuore
dolcemente m' annuncia, nel suo idioma.


                                        ***

LE  LUCCIOLE

Brucia il prato nel sonno. Dalle ciglia dei giunchi
s' allontanano lacrime di fuoco :
le lucciole.

Tra disegni di nubi sulla costa
s' alza la luna.

Mani autunnali allunga su di te la mia notte
e nel cuore il sorriso ti porto dalla spuma
lucente delle verdi lucciole.
La tua bocca è uva  diaccia.

Solo l'orlo sottile della luna
sarebbe così freddo
- se potessi baciarlo -
come le labbra tue.

Mi sei vicina.

Nel buio sento un palpito di palpebre.





                   Lucian  Blaga    da     I poemi della luce. Trad. di S. Albisani



martedì 22 ottobre 2024

POESIE PER L' ORIENTINA

 


                                                           Tu sei una potenza primigenia...


Negli anni '70, oltre che a laurearsi in Filosofia, Umberto Fiori era entrato nella Sinistra extra parlamentare e poi, come cantante, chitarrista e paroliere, negli Stormy Six, uno dei gruppi più importanti in quell'area. Il gruppo ottenne fama europea ( in particolare in Germania ) e Fiori passò anni vorticosi fra tournée e sale di incisione. Fu per qualche tempo un cantante e un musicista di successo, oltre che un militante per la rivoluzione. Ma non durò a lungo : altri ritmi e altre musiche scalzarono il rock progressivo. La parabola di Fiori lo portò a rinnovarsi - a suo modo - su contenuti ancora più stranianti : il modo antico di essere poeta nella modernità. All' inizio degli anni '80 si ritrovò a girare per Milano, osservando disorientato le cose e le persone. Con una polaroid si mise a fotografare gli edifici, in particolare i più squallidi e anonimi. Nacque allora uno dei fili conduttori della sua poesia : il tema delle case. L' Io pare assente dalle sue prime raccolte e anche i personaggi sono privi di un'identità definita : una poesia non lirica, si direbbe. A posteriori, è evidente che l' Io era presente e vigile sin dall'inizio, solo, stava tentando di prendere le misure di una realtà che non capiva e di una vita che non sentiva sua. A mano a mano, questo Io emerge sempre più nettamente e prova a rispecchiarsi in ciò che vede, ritrovandovi anche la propria frustrazione. Infine, formula conclusioni - provvisorie o in apparenza definitive - che vanno oltre la sua storia personale.


                            (   Tratto  dalla  Prefazione   di Luca  Zuliani  )






TRE POESIE PER L' ORIENTINA

         ( 18 Aprile 2008 )


" Pondus meum, amor meus ;                    " Il mio peso, il mio amore

Eo feror, quocumque feror ) "                        lo porterò; lo porterò a 

          Agostino, " Confessioni "                   tutti "



Ero preso, non c'erano più scelte,

giudizi, volontà.


Ero un peso. Tu eri

la gravità.



                                           ***


E' vero : di attenzione

ne ho poca. Nella mia testa

dati, fatti, persone,

come vengono vanno. Tanti discorsi

li afferro a malapena, tanti nomi

tante facce mi sfuggono.


Ma questo piede che mi hai messo in mano

vedi come lo tengo? Sono anni.

Una vita.


Mi si rivolta fra le dita

tiepido, buio, tutto da sapere;

mi scalcia - questo piede - dentro il cuore

come nella tua pancia

Cecilia

Giovanni.



                                                  ***


Tu sei una potenza primigenia:

l' Orientina sei, la patrona

candida e furibonda

di tutti i cominciamenti,

sei la grande Sbocciante,

l' Albeggiante, la Ricca - di- Mondo.


Quando te lo dicevo

vent'anni fa,

non era solo un gioco, una serenata.

Era la verità.


A ridirtela oggi

ti dà fastidio :

non ridi nemmeno più.


Lo so, lo so: non vuoi essere un idolo.

Vuoi che io mi ravveda,

che finalmente ti consideri

quello che sei, né più

né meno.


Io vedo solo dèi.

Mi conosci, lo sai :

questo è il mio limite. Ma se tu me lo imponi

mi sforzerò di fare come se al mondo

non ci fossero altro che persone.

Anche tu - quindi - una persona. Va bene?


Quello che dentro mi sragiona

quando ti sto di fronte

farò conto che sia solo rispetto,

affetto, stima.

Della tua furia celeste

non avrò più paura :

la chiamerò arrabbiatura.


Troverò una misura, te lo prometto.

Sarò umile, saggio,

calmo, paziente.


Vedi com'è potente

il tuo nume?



                  Umberto Fiori   da    Tutte le poesie - Garzanti 2024




lunedì 21 ottobre 2024

PER QUANTO PUOI

 



                                              Sopra gli indugi delle zavorre sono partiti...




La poesia è spesso legata al mondo ideale, a quello immaginario e immaginato. Non è questo il caso. Nella sua " Per quanto puoi " il poeta riflette sul valore della vita a partire dalla quotidianità, impartendoci un grande insegnamento : i nostri giorni, così come i nostri corpi, non vanno mortificati, bensì celebrati.





PER QUANTO PUOI  ( 1913 )


E se non puoi fare

della tua vita quel 

che vuoi,

in questo almeno

sforzati

per quanto puoi: non

umiliarla

nella troppa

familiarità con il

mondo,

nel viavai della gente,

nelle chiacchiere.


Non mortificarla

portandola qua e là,

andando per le

strade, e non esporla

alle sciocchezze di

ogni giorno

delle relazioni, dei 

vincoli,

fino a renderla

estranea, molesta.




            Kostantinos  Kavafis

 

sabato 19 ottobre 2024

A CHI ESITA

 


                                                                             Il buio cresce...



La poesia " A chi esita" è un forte messaggio politico ( come pressoché tutta la produzione poetica di Brecht ) che scuote gli animi di chi legge e mira a rivestire un ruolo sociale, a contribuire alla costituzione di un impegno civile consapevole e attivo.

Ma forse ( anzi sicuramente ) quelli erano altri tempi.



A CHI ESITA


Dici.

Per noi va male. Il buio

cresce. Le forze scemano.

Dopo che si è lavorato

tanti anni

noi siamo ora in una

condizione

più difficile di quanto

si era appena cominciato.


E il nemico ci sta innanzi

più potente che mai.

Sembra gli siano cresciute

le forze. Ha preso

una apparenza invincibile.

E noi abbiamo commesso

degli errori,

non si può negarlo.

Siamo sempre di meno.

Le nostre

parole d'ordine sono

confuse. Una parte

delle nostre parole

le ha stravolte    il nemico

fino a renderle

irriconoscibili.


Che cosa è errato ora,

falso, di quel che abbiamo 

detto?

Qualcosa o tutto ? Su chi

contiamo ancora ?

Siamo dei sopravvissuti,

respinti

via dalla corrente ?

Resteremo indietro, senza

comprendere più nessuno

e da nessuno compresi ?


O contare sulla buona

sorte ?

Questo tu chiedi. Non 

aspettarti

nessuna risposta

oltre la tua.




             Bertolt  Brecht  da    Bertolt Brecht  . Poesie e canzoni.

Trad. di Franco Fortini in collaborazione con Ruth Leiser



martedì 15 ottobre 2024

L ' ANGELO DI FABIANO

 



                                                              Il cielo è sempre possibile




DESIDERIO

SE NON è NOIA NON E' AMORE

      ( Amelia Rosselli )


Essere conseguenti

al proprio desiderio

è la più alta forma di

libertà o un sabotaggio

perpetrato ai propri danni

in uno stato di

incoscienza?


L' irruenza dei sogni, la

semantica dei corpi, la

loro

valenza mitica nello

sconvolgere

abitudini inveterate e

zone di

conforto. Basta una foto

o un ricordo nel

dormiveglia

perché promesse e

giuramenti

svaniscano come una

scadente

neve artificiale al sole.


 Negli interstizi fra

un'abiura e l'altra,

la concreta minaccia

dello stare al mondo

con i sensi accesi

di una preda indifesa.



                                        ***


IL CIELO E' SEMPRE POSSIBILE


Uno sforzo gigantesco

fa fare in modo che la

tua vita

non sia solo

un esercizio di stile

una nota a margine

l'implosione di una

bomba

senza disinnesco.


Attraversi strade

invisibili ai satelliti,

i conducenti dei filobus

si perdono

e non dovrebbero,

le vetrine dei negozi

esistono solo per se

stesse.


Il cielo è sempre 

possibile.



                                           ***


CESARE PAVESE


Per quanto le cose

possano andare male

non è mai il caso di

prenotare una stanza

all' Hotel Roma.


Molto meglio accettare

di fare il primo passo

in direzione della felicità:

accettare la propria e

l'altrui

mediocrità.



                                            ***


IL DIRITTO ALLA FELICITA'


Attraversa il mio campo

visivo

per dividermi da me

stesso,

da quanto tempo non ci

conosciamo?


Il desiderio è già

possesso

con l'immaginazione al

potere,

ma io ho preso visione

della realtà

e capisco di dover agire e

competere

anche se sono

consapevole

che il diritto alla propria

felicità

esclude - di fatto - quella

 altrui

( sono attrezzato per il

pensiero critico

ho comprato The best of

Gramsci su Amazon ).



                                            ***


STRATEGIE OBLIQUE


Più una semplice

inversione a U

 che una vera r propria

conversione,

ma è comunque un

approdo felice

il meglio non è nemico

del bene.


Affrancarsi dai rapporti di

forza,

arrivare al punto anche se

la sintassi

zoppica vistosamente, 

non essere più

prolifici soltanto negli

intenti : strategie

oblique per dare di nuovo

del tu alla

 vita, questa illustre

sconosciuta.


Conoscersi non aiuta, i

passi da gigante

non riportano a casa : è

da quello che non

torna che bisogna

ricominciare, con la

grazia

siderale di un satellite

disperso.



                  Fabiano  Spessi   da    L' angelo della realtà



lunedì 14 ottobre 2024

IL RITORNO PER CUMMINGS

 



                                                Ovunque e della gioia perfetta integrità siamo...



E' una poesia che parla d'amore, ma lo fa fuori dagli schemi: non è un'elegia della donna amata; non è la descrizione di un momento felice trascorso o da trascorrere insieme; non è nemmeno una dichiarazione d'amore che passa per una metafora o una trasposizione naturalistica.  Secondo l'autore, l'essere umano è composto da innumerevoli altri sé, così che quando l'oggetto d' amore si allontana, è come se - materialmente - le persone che abitano il corpo dell' innamorato lo abbandonassero. Resta solo lui, un'ombra, un " nessuno" che brancola nel buio del desiderio e dell' attesa, un nessuno che fino al loro e tuo ritorno passa la sua solitudine a sognare.




IL TUO RITORNO SARA' IL MIO RITORNO


Il tuo ritorno sarà il

mio ritorno

i me stesso ti 

seguono, io solo

resto;


un'effige d'ombra o

che pare

( un quasi qualcuno

ch'è sempre

nessuno ),

un nessuno che, fino

al loro e tuo ritorno,

passa perenne la sua 

solitudine

a sognare i loro

sguardi aprirsi al tuo

mattino

a sentire le stelle

levarsi nei tuoi cieli:


quindi, nel nome

misericordioso

dell' amore,

non tardare più di

quanto io privo di me

sopporti l'assenza

dell' attimo in cui un

altro

stringa fra le braccia

la mia stessa vita che

è tua

- quando paure,

speranze, credi,

dubbi, spariranno.

Ovunque e della gioia

perfetta integrità

siamo.



                               Edward Estlin Cummings



domenica 13 ottobre 2024

IL CONVITO DELLE STAGIONI PER ANTONIO

 


                                         Henri - Edmond Delacroix - Landscape with stars



C'è una fenomenologia ricorrente nella poesia di Antonio Prete che non sappiamo definire altrimenti che " campo di forze". Molto spesso esse prendono le mosse dall' osservazione e dalla contemplazione di fenomeni naturali - un paesaggio, gli alberi, il mare, gli animali  -  o interiori, immagini e figure della memoria che lo spazio naturale evoca e attrae. E pressoché sempre, ciò che cade sotto lo sguardo, appare innervato da una " energia" che fa sì che gli elementi risultino in tensione, in movimento o in trasformazione. Talvolta il movimento o la tensione sembrano circoscritti al mondo della natura; in altri casi quest'ultimo entra in risonanza con l'universo interiore dell' autore, facendo più chiaramente emergere quelli che sono i temi della sua poesia : il tempo, la memoria, il desiderio, la distanza, la dialettica tra presenza e assenza. In sostanza , la continuità tra " cielo esteriore " e " cielo interiore" è un punto fermo nella poetica di questo autore.




CONVITO DELLE STAGIONI


C'era il canto delle foglie nel vento,

il sibilo dell' ape sull' anemone,

c'era il grido della gazza che volava

verso l'ulivo,


                        stormiva a gran voce

la primavera, ma c'era nel cuore

del suono un grande silenzio,


c'era della musica negli alberi

un silenzio che era specchio

del cielo, dei suoi silenzi.



                                                 ***


NEL CERCHIO DEL VEDERE


E'  un intrico di rami bruni, la

linea

dei tigli, privi delle loro foglie.

Sui tronchi, macchie di

muschio.

Dove finisce l'arato, boschi di

faggi,

di castagni. In lontananza,

sperduti

torrioni.


Questo cerchio del vedere

è solo un punto. S' aprono, di

là da questo,

altri cerchi, con fiumi che

corrono verso il mare,

strade che rigano valli, cieli

che si perdono

in altri cieli, tra vortici

d' astri.


Quel che qui è assente dalla 

vista

è nel respiro degli alberi, nel

tordo

che si posa un istante sul

ramo alto

della magnolia, nel suono del

vento

tra i cespugli.

 In quel che appare

e in quel che si nasconde pulsa

un tempo

che è attesa. Tremito di

sconfinata attesa.



                                            ***


UN ALBERO, UN NOME


Dico : ciliegio. E appare nel

suo inverno,

già con le prime gemme. Nei

rami

il ricordo dell' ultima neve.

C'è, nel nome, la chimica delle

cellule arboree,

l' attesa del fiore, il primo

infogliarsi.

Ci sono le radici, la

fotosintesi,

la linfa, l'energia molecolare.

E si aprono nel nome filmiche

vallate

giapponesi, con floreale

allegria.


Mi porta anche, il nome, le

ombre meridiane

di un orto, in un'antica

primavera:

c'era un ciliegio che, ragazzi,

spogliavamo dei frutti.

Con il nocciolo si potevano

fare, bucandolo, minuscoli

fischietti.

 Con un gruppo di ciliegie

appeso

alle orecchie si

improvvisavano

selvatici monili.

E' quel ciliegio

che chiede ora timidamente

di entrare in questa poesia.



                                                ***


METAMORFOSI


Non c'è pensiero o affetto

che si perda nel nulla.

Amori e turbamenti fluttuano nell'aria,

sono nube, pulviscolo di luce.

O vapore lunare.


Nello schiudersi di un fiore

o nel formarsi di una stella,

quel che accade ha lo stesso respiro

del tuo desiderio.

Niente muore davvero.


Per questo qualche volta una nuvola

ha la forma di animale, o sopra le ali

di una farfalla c'è il disegno di una rosa :

figure di un legame, parvenze fuggitive

di una trama condivisa.


O forse questo è solo il sogno

di una metamorfosi.

Un sogno che la parola oppone

al silenzio che la abita,

la materia al vuoto che l' assedia.



                                            ***


UNA ROSA Dì INVERNO


Rosa d'inverno, un frugale lampo.

Petali gialli che sfumano in bianco

niveo su un calice d'ombra che è coppa

alla luce, tra rami rampicanti

senza foglie.

                 Lo stesso tempo giallo

è laggiù, sopra la linea ondulata

dell' Amiata, dissipato in un cielo

che si abbruna.

                       Velata e già lucente

la luna guarda dall' alto dischiudersi

la sera.

                  Quale intesa tra la rosa,

il crepuscolo, la luna?


                                    Una rosa

d'inverno, nel morire della luce :

una sillaba chiara nella spenta

lingua. Resto di fulgidi rosai,

forse, o annuncio di nuova fioritura.


Una rosa d'inverno : balenìo

di un riso offerto al vento che la sfoglia.



                                          ***


Presentazione di una delle prose che l'autore ha inserito nella raccolta :



Questo scritto non vuole dimostrare ma riflettere, non persuadere il lettore ma renderlo partecipe di una fondata percezione : quel che accade - nella vita quotidiana dei singoli e in quel teatro, spesso tragico, che chiamiamo storia  - ha con sé, in ogni azione, in ogni gesto, qualcosa che non prende forma, restando inattuato, qualcosa che ha a che fare con la speranza priva di risposta, con il desiderio rimasto vuoto, con il progetto inadempiuto. Contrattempi e ostacoli impediscono l' attuazione di un'idea o di un sogno, ma quell'idea e quel sogno hanno avuto un tempo, e spesso anche un'energia che non si disperdono, anzi agiscono silenziosamente nella formazione di nuove idee, di nuovi sogni. Quel che non è stato da noi vissuto, continua a vivere in noi con una sua presenza : ombra che presiede a una scelta, immagine che favorisce un incontro, mancanza che sospinge verso una ricerca. Potremmo dire che un'immensa elpisfera ( dal greco elpis, speranza ) circonda la Terra : le azioni e gli stessi pensieri attingono il loro respiro, il loro tempo e persino il loro prender forma, da questa invisibile fascia che avvolge la Terra.




                     Antonio  Prete   da    Convito delle stagioni