domenica 30 giugno 2024

NON DIMENTICATEMI

 



                                                             P. A. F.  " Non dimenticatemi "



Alle isole Solovki, dove lo avevano costretto dal Febbraio 1933, Pavel Florenskij studiava il ghiaccio. Mefistofeliche storture della Storia: l'antico monastero del XVI secolo era stato convertito nel primo gulag sovietico. Il 27 Novembre, al figlio Mik, Florenskij scrive di fiumi che " ghiacciano fino al fondo " e " di bellissime cascate di ghiaccio come nel Regno addormentato". Come si sa, il poeta - scienziato - teologo venne fucilato quattro anni dopo in un bosco nei pressi di Leningrado e il suo corpo non fu mai trovato. Eppure, persino nel cuore della disperazione, continuava a stupirsi del creato, continuava a sondarne i misteri. Certamente, le ossessive osservazioni sul ghiaccio testimoniano il genio di un'epoca raggelante, tuttavia Florenskij nel ghiaccio intuiva anche altro: nell'acqua che si marmorizza, nel suo fatuo cuore di cristallo, liquido e pur concreto, si rivela la natura dell'anima e l'avvio verso una purificazione.

" Un giorno che avrai tempo, esamina la struttura dei ghiaccioli, per ricordarti così del tuo papà. Prova a tagliarli per lungo e per traverso, osserva con la lente di ingrandimento come sono disposti i cristalli, disegna quello che vedi e poi riferiscimelo ", scrive al figlio nel Gennaio del 1934.

Anche così si santifica un amore.

All' attività scientifica, negli inferi del gulag, Florenskij  alternava l'opera lirica. " Oro", il poema testamentario, è una piena di ghiacci di " aurifero gelo" sfiancato dal sorgere dell'estate. Anche questo poema è dedicato al figlio Mik : " Un germoglio, un boccio, un fiore, un frutto /, ogni cosa vive di propria gioia /. Cosa più bella, consola l'occhio /. Non aspettare, quindi, e rallegratene ora /. " Florenskij canta il creato nel punto esatto in cui la creatura muore; le cose splendono adornate dagli ultimi sguardi.

Pavel Florenskij credeva nella rigenerazione del proprio tempo attraverso un pensiero che unisse ricerca spirituale e osservazione scientifica, la fisica e la mistica, la prasi lirica e quella matematica. " Che cosa ho fatto io per tutta la vita? Ho contemplato il mondo come un quadro e una realtà unica, ma in ogni istante, o meglio in ogni fase della mia vita, l'ho fatto da un determinato angolo di osservazione", scrive nel 1937 al figlio Kirill. Negli ultimi anni della detenzione, prese a studiare le alghe : amava quelle forme impalpabili che mutano a seconda delle circostanze e che si possono mangiare. Per lui, ogni singolo elemento del mondo respira della singolarità di Dio, per questo va studiato.

Aveva fatto testamento molto tempo prima, nell' Aprile del 1917. Chiedeva ai figli di " non soffrire per me" , gli intimava di " fare la comunione appena lo avessero seppellito, di ricordarsi del Signore e di vivere al suo cospetto." Gli chiedeva di " onorare gli avi, di non dimenticare la stirpe, il loro passato, di studiare tutto quanto li riguardava e di adoperarsi per rafforzarne la memoria."



                                           ***


AMOR FATI


Giorno e notte si susseguono

con la stessa frequenza e tu non vedi

come soffro in silenzio

e non mi lamento affatto.


Ci fu un tempo, quando pensavo

di salire fino in cima allo zampillo.

Ma giunto in vetta,

dall'alto sono precipitato.


Io non oso parlarti

( in che modo mi potresti aiutare ? )

la morte fascia lo guardo triste -

i miei occhi un velo nero.


La fine è vicina, Dio lontano,

e io non oso rivolgere con l'anima

una preghiera a Lui : non ne ho la forza

e taccio, abbassando lo sguardo.


Tu, mite agnello di Dio,

prega, se puoi,

prega in pura umiltà

per l'anima di chi soffre.



                           Pavel Florenskij   ( poesia inserita nella silloge " Nell'eterno azzurro" e tradotta da Lucio Coco )



LA LIBERTA' DI FERNANDA

 


                                                                   Fernanda Romagnoli



Fu pura diserzione.

Silenziosa vedetta mi scortava

all'estuario del tempo.

Lo spazio si sfilava dai miei piedi,

mal cucito sudario.

Non c'era qui altro metro che l'eterno.

Non v'era riva fuor che lo splendore.

Mia minuscola lampada - arsa viva!


Salivo libera, appena appesantita

dalla parte del cuore.

Scioglieva il sale della mia memoria

l'aria che ospitò Eva.


Ma adesso - era possibile? -

sentivo rifluire in me un raduno

d'indicibile assenza, e mi moriva

laggiù, come la bestia di nessuno,

la vita che m'ero portata sempre addosso

malvista carceriera.


Lei pagava il mio scotto.

Oh libertà :

che c'è di libero in questo?

era nel patto l'eccidio degli sciami

per fuoco, che m'inseguono

" Occhi" avvampando in volo  " Labbra, mani"

e " Siamo noi " con pula di ricordi.


Mi avranno, prima o poi.

Io sono stanca di essere tutta pura.

E' il peso della mia costola, il tremendo

tirante che mi trascina altrove. Dove?

" Fermati, il luogo è questo ".

Sorrido " Riconosco :

la caverna del cuore! ".

Io qui li attendo.

E bianca come una monaca che abiura,

mi svesto di te, libertà.




                       Fernanda  Romagnoli  da   Il tredicesimo invitato



sabato 29 giugno 2024

L' ESTATE DI UMBERTO

 


                                                               Tutto si muove lietamente...



La tipica poesia narrativa di Umberto Saba assume - in questa lirica - un accento più astratto, quasi metafisico. Tutto sfolgora in un luccichìo e l'essenza è da rintracciare in una fosforescenza di luce dorata. Il poeta in " Principio d'estate" non ci descrive un paesaggio, ma una " metamorfosi di felicità ", una gioia che non è intaccata né ammaccata da quello che egli chiama " doloroso amore", cioè la ferita originaria di essere uomo con la sua crisi di inabilità del mondo. Tornano anche qui - come altrove - le immagini  care al poeta: il mare e la riva di Trieste , città " dalla scontrosa grazia", ma in una versione più trascendentale che lo avvicinano ai grandi poeti dell' Ermetismo.





PRINCIPIO  D'ESTATE


Dolore, dove sei? Qui

non ti vedo;

ogni     apparenza    t'è

contraria. Il sole

indora la città, brilla

nel mare.

D'ogni   sorta   veicoli

alla riva 

portano   in   giro

qualcosa o qualcuno.

Tutto    si    muove 

lietamente, come

tutto fosse di esistere

felice.




                              Umberto  Saba  da   Tutte le poesie



giovedì 27 giugno 2024

L ' ULTIMO SALUTO

 


                                                      E avrei voluto qualcuno di caro accanto...



Quando l'Umanità perde un poeta, non fioriranno più le sue parole, i suoi sentimenti non si sposeranno con il sole, con l'invenzione fantastica, con l'allegoria del mondo. Quando si smarriscono questi topoi dell'esistere, accade di percepire meno la carezza del vento, di gioire meno della potenza del fuoco, di non vibrare come prima all'occhieggiare freddo e intermittente del cosmo stellato, gemendo di sperdutezza alla trapunta notturna stesa con pietà sui nostri affetti.

Riposa in pace. (  13 Maggio 2024 )



                                                                    ***



SOPRA UNA POESIA DI JUANA  INES DE LA CRUZ


Ora vieni a trovarmi

come si farebbe con un malato,

negli orari di visita stabiliti.

Per portare conforto a se stesso,

come si farebbe in fondo a un mare

farebbero i colati a picco. Gli annegati.

Sbracciandosi tra i flutti, per dirmi

che appartiene al mondo dei fondali.


E viene a trovarmi di nascosto,

come non si farebbe con un amato.

Con scarpe chiodate e un bocciolo

serrato nel pugno. Come un pettirosso.

Vaticinio per le sue membra dorate, per dire

che appartengo alla solitudine delle vette.


O libro tibetano delle circostanze,

racchetta da neve su un altopiano fiorito.

Ho compassione per le mie vite precedenti,

per quelle inesistenti.



                                                 ***


MISSA SICCA PER DIE


Come se non fossi mai appartenuto.

E avrei voluto qualcuno di caro accanto,

il cavo di una mano da portare alla bocca.


Lo sguardo infossato

e bovino - dell'angelo vendicatore.


Che contempla la trasparenza

del mio sorso d' acqua, della mia sete

di riverbero.


Prima di mandare giù questa croce.


Da un crocifisso che non mi ascolta quando gli parlo,

come se sentisse solo il dolore dei suoi chiodi.

Perché la vendetta non è quella cosa sgradevole

che rende gentile l'odio.


E' la scaturigine che diventa caligine nella gola.

Di una fonte che disseta, solo annegando.



                                               ***


GLOSSARIO DEL CUCITO


Ingebord cara


la Verità è soltanto un lustrino

che si sfila dal suo ordito


con reprensibile eleganza

vacilla sulla vampa


e arde.




                       Lorenzo  Leporati    da    Il canto delle pescatrici




mercoledì 26 giugno 2024

L' AMORE DI ARSENIJ



                               Si aprivano al nostro sguardo le città come per incantesimo...





PRIMI INCONTRI


Ogni istante dei nostri incontri

lo   festeggiavamo   come

un'epifania,

soli a questo mondo. Tu eri

più ardita e lieve di un'ala di

uccello,

scendevi come una vertigine

saltando   gli   scalini,  e   mi

conducevi

oltre    l'umido   lillà  nei   tuoi

possedimenti

al di là dello specchio.

Quando giunse la notte mi fu

fatta

la   grazia,   le    porte

dell'iconostasi

furono aperte e nell'oscurità in 

cui luceva

e lenta si chinava la nudità

nel   destarmi : "   Tu   sia

benedetta ",

dissi,      conscio   di   quanto

irriverente fosse

la mia benedizione: tu dormivi,

e il lillà si tendeva dal tavolo

a sfiorarti   con   l'azzurro   della

galassia le palpebre,

e   sfiorate    dall'azzurro  le

palpebre

stavano quiete, e la mano era

calda.


Nel cristallo pulsavano i fiumi,

fumigavano i monti, rilucevano

i mari,

mentre assopita sul trono

tenevi   in   mano   la   sfera  di

cristallo,

 e " Dio mio! "  tu eri mia.


Ti destasti e cangiasti

il vocabolario quotidiano degli

umani,

 e   i   discorsi    s' empirono

veramente

di senso, e la parola tua svelò

il proprio nuovo significato :

zar.


Alla    luce   tutto   si   trasfigurò,

perfino

gli   oggetti   più   semplici - il

catino, la brocca - quando,

come a guardia, stava tra noi

l'acqua ghiacciata, a strati.


Fummo condotti chissà dove.

Si aprivano al nostro sguardo,

come miraggi,

città sorte per incantesimo,

la   menta    si   stendeva   da   sé

sotto i piedi,

e   gli   uccelli   c'erano   compagni

di strada,

e i pesci risalivano il fiume,

e il cielo si schiudeva al nostro

sguardo".


Quando   il   destino   ci   seguiva

passo a passo,

come un pazzo con il rasoio in

mano.



                                           ***


LA LETTERA


Se   oggi   m' avessi    scritto   una

lettera

mi sarebbe giunta da sola,

anche    senza   i   francobolli,

cassata o timbrata,

anche   senza   poscritto   o

profumo di rose sui margini,

anche senza l'indirizzo o le tue

parole d'amore,

oltre   tutti   i   postini   e  i    fermo

posta militari,

nel  rifugio,  sottoterra,     fino   a

qui ; da sola

mi sarebbe giunta lo stesso !


Mandami   almeno   una  riga,

almeno una

cinguettante riga di vocali, qui,

al fronte.

Ma   cos'è   una   lettera!

D' accordo,  che   non  ce   ne  

siano.

Mi   facevi   impazzire   anche  

senza di esse.

Volgi  il  tuo  viso  ad  occidente,

oltre i monti,

oltre i mari turchini.


Almeno   un   istante  senza

tempo né spazio,

solo   ali  guizzanti  nel  sogno

ingarbugliato,

trattieni   un  attimo   il  respiro

mentre spicchi il volo

oltre i mari e i monti.



                                           ***


IERI TI HO ATTESA FIN DAL MATTINO


Ieri ti ho attesa fin dal mattino,

 ma   loro   sapevano   che   non

saresti venuta.

 Ricordi che bella giornata era?

Una festa. Ed io uscivo senza il

cappotto...

Oggi    sei   venuta,  e   ci  hanno

preparato

 una giornata      particolarmente

grigia.

La pioggia, l'ora così tarda,

le gocce   scorrono   per   i  rami

freddi...

La parola non serve a placarle,

né le asciuga il fazzoletto.



                        Arsenij   Tarkovslij



lunedì 24 giugno 2024

MERECES UN AMOR

 





      Amore... amore senza via d'uscita...




TI MERITI UN AMORE


Ti meriti un amore che ti voglia spettinata

nonostante le ragioni che ti fanno alzare in fretta,

nonostante i demoni che non ti lasciano dormire.


Ti meriti un amore che ti faccia sentire sicura,

in grado di mangiare il mondo quando lui cammina accanto a te,

che senta che i tuoi abbracci sono perfetti per la sua pelle.


Ti meriti un amore che voglia ballare con te,

che trovi il paradiso ogni volta che guarda nei tuoi occhi

e che non si annoi mai di leggere le tue espressioni.


Ti meriti un amore che ti ascolti quando canti,

che ti assecondi quando fai la ridicola,

che rispetti  il tuo essere libera,

che ti accompagni nel tuo volo

e che non abbia paura di cadere.


Ti meriti un amore che ti spazzi via le bugie,

che ti porti il sogno,

il caffè

e la poesia.


                                             ***


 Questa poesie è spesso stata attribuita a Frida Kahlo, ma in realtà è stata scritta da una studentessa contemporanea messicana di nome  Estefanìa Mitre.



GLI INEDITI DI FRANCA

 


                                                    Sarò sbucciata e dolce ai denti...




cucchiaio nel sonno, il corpo

raccoglie la notte. Si alzano sciami

sepolti nel petto, stendono

ali. Quanti animali migrano in noi

passandoci il cuore, sostando

nella piega dell'anca, tra i rami

delle costole, quanti

vorrebbero non essere noi,

non restare impigliati tra i nostri

contorni di umani.



                                                   ***


un colpo di fucile

e torni a respirare. Muso a terra

senza sangue sparso.

Cose guardate con la coda 

di un occhio che frana,

mentre l'altro è già sommerso, e tutto

si allontana. Gli alberi

si piegano su un fianco,

perdono la voce in ogni foglia

che impara dagli uccelli

e per pochi istanti vola.



                                              ***


dopo la mietitura

si affacciano allo specchio

con i nodi e le doppie

strade sforbiciate, e molta luce

entra a mulinare

nel petto come

tra i raggi di una bici.



                                                 ***


darò minimi baci di sutura

verserò saliva a ogni giuntura

sarò sbucciata e dolce ai denti.

Ogni mattina ti coglierò un pugno

di fiori dal selciato.

Per te avrò aghi sempreverdi

e sboccerò ogni inverno per bruciarmi.



                                               ***


sulla riva deserta una donna

lentamente avanza oltre la sponda

fino a coprirsi le labbra nel freddo

di un lenzuolo che si apre

al dimenarsi dei piedi.

Oltre la superficie

una mano scende

a toccarle la nuca. Un attimo

e la corrente si ferma, si rischiara.




                                Franca  Mancinelli       Testo inedito



mercoledì 19 giugno 2024

LE DOMESTICHE ABITUDINI DI GIORGIO

 


                                                          Mi sembra un'abitudine star solo...




LE STRADE


Le strade le stesse


Per fare domestiche le strade

ci vogliono stagioni, anni e anni

di riandare alla rotonda e non lamento

che l'angolo di sterzo sia sempre

lo stesso, uguale la profondità dei giorni

e quella degli istanti: il cammino

non riesce ad invecchiarmi

per il solo fatto di restarmi.



                                                   ***


In questa notte di tornanti


Cosa manca in questa notte di tornanti

a sinistra, giù, dopo il cimitero,

a sinistra imboccando in discesa la collina

e pensando a tutto registrare

per fare di luci colonne sonore

alla pelle tua bianca che mi uccide,

alla notte, armistizio preferito.



                                                ***


MONTE EVANGELO


Cercavamo un posto per mangiare

e un buco, certo, dove fra odori ventosi

e collinari accoppiarci, far sera.

Più volte rivedo le ore scappate

lì dietro un tornante, al di là del versante :

e se torno sui miei passi di salite,

pomeriggi nel ritorno di passati

che raggiungo appena dopo le tre croci

quando gli attimi rallentano, quando

inchiodano al tramonto.



                                               ***


DOMESTICHE


In un parco che nessuno conosce


Con due tuttora sconosciuti

ci prendiamo le misure, le aperture

alari delle gambe; certo

è difficile naturalizzare un abbraccio,

starci dentro e vedere che succede,

se qualcosa domesticamente

conviene.



                                                ***


Versi a Claudia


Sei già nel tuo nome zoppicante,

quasi nuvola in inglese -

è come se vestissi un lutto antico

che tieni nella festa e ti trattiene.

Hai la luce che vorrebbe ma rintana,

la luce che riprego sotto cielo.

E veronica risbuchi, primavera,

miracolo di prato che fora la terra,

l'inverno interminato.


Il tuo non esserci è già caldo di te.


Se la luce su cui posso contare

è il fatuo delle lucciole stasera

e sento nella casa addizioni di silenzi,

della tua assenza ( non ascoltarti

rovistare negli armadi, ordinare

dove serve la cucina ... ),

mi prende un dolore di mancanza,

mi sembra un'abitudine

star solo.




                             Giorgio  Casali   da    Domestiche abitudini



martedì 18 giugno 2024

RESTA VIVA, PER UN MOMENTO NEL TEMPO

 


                                                                     Resta viva di gioia...




Qualunque cosa succeda,

resta viva.

Non morire prima di essere

morta davvero.

Non perdere te stessa,

non perdere la speranza,

non perdere la direzione.

Resta viva, con tutta te

stessa,

con ogni cellula del tuo 

corpo,

con ogni fibra della tua pelle.

Resta viva, studia,

pensa,

costruisci, inventa, crea,

parla, scrivi, sogna, progetta.

Resta viva, resta viva dentro

di te,

resta viva anche fuori,

riempiti dei colori del mondo,

riempiti di pace, riempiti di

speranza.

Resta viva di gioia.

C'è solo una cosa che non

devi sprecare della vita,

ed è la vita stessa.




                                  Virginia Woolf



venerdì 14 giugno 2024

PLAISIR D' AMOUR DI NANA

 


                                                       Ma tu incatenami all'amato incanto...




In nome di Dio, aiutami! Ché tanto

amor non muta e muta mi trascino.

Ancora sete ho di te... soltanto

sola a te solo e col sole declino.


O marea d'amore viverti accanto

e arresto del cuore, amor mio divino,

che eterni della vita luce e canto.

La mia ne muore... dal ricordo sino


al qui ancora verso il cuore in cammino,

verso te, mio dissorte eppur destino...

se non di morte... ora di te rimpianto...


e il mare discolora il mio mattino.

Ma tu incatenami all'amato incanto,

resta, è giorno, vieni più vicino.



                  Patrizia  Valduga   ( 1952 )



LA POESIA DEL " CHE"

 


                       " E se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l'ultimo frammento di cuore "  . ( E. C. G . )




Spogliati.

Spogliati tutta,

mostrami serena le rughe

le tue piaghe,

non temere

anch'io sono ferito

spaventato dalla vita.

Strappa con rabbia

i veli adornanti

e le maschere di ghiaccio

che occultano lividi;

mostrati fiera

nei tuoi lineamenti.

Quando sarai spoglia

come un albero d'autunno,

quando sarai nuda

e indifesa come un bambino,

ti mostrerò le mie ricchezze

nascoste in un forziere di 

vetro.

Solo allora ti donerò sincero

tutta la mia fragilità

le mie insicurezze

le paure ancestrali

le impurità nascoste.

Ti porgerò poi con amore

sopra un vassoio di rose

bianche

- la verginità della mia anima -.



                            Ernesto  Che  Guevara



lunedì 10 giugno 2024

IL VENTO DI BONA & BERTOLI

 


                                                           Così il vento ti sciuperà le rime...



Libro estremo e disperante, questo " La volontà del vento"  di Gian Piero Bona, che prende spunto da un'epigrafe di Artur Lundkvist ( scrittore svedese  n.d.r. ), che recita : " Il poeta nel vento; egli pure è vento / vento le sue parole / vento la sua volontà / vento la sua potenza ..." Nella nota al testo, l'autore scrive che " Questi miei versi sono la traduzione da una lingua a me sconosciuta : prova questa che il poeta è l'interprete di una lingua scritta altrove ".




Cuore, martello stanco che batti

sovra incudine rovente e a colpi

mi rendi un suono quotidiano,

quali facce a me nascondi

che a capirti m'obblighi a seguirti

e a scoprire le tue mille tracce?


Vuoi dirmi che vivere fu bello

in questo caos misconosciuto

fino all'ordine di un gran bordello?

Ti sembrò il cosmo rassomigliare

a un piccolo specchio famigliare?


Sei solo una terrena povertà.

Come avresti potuto inventare

parole quali : eterno e realtà?

Chi entrò in te a fartele enunciare?


Un giorno una lapide dirà

che sei fermo, invece tu sarai

assente, bocciato da universi,

uscito dal petto e dai miei versi.


Mio cuore ridi, perché non tu,

ma qui sepolto sarà il tutto,

ché prima d'esser nato sei già

stato.



                                                   ***


Perdonate, voi che mi avete amato

se rudere non voglio diventare,

ma radice nascosta che appare

sotto i vostri piedi, e al vostro dolore

innumerevoli fiori regala,

colori d'ala alle promesse aurore.


Perdono, se voglio esser ricordato

come un uomo non nato sulla terra,

ma ritrovato in una falsa rima.


Così quando morrò, non morirò

perché dalla nascita ero già morto;

perché colui che scrive poesia

ha smarrito la sua via. Non vive

ma piange come un Gange domestico.



                                             ***


A TEATRO


Siamo stanchi di crederci vivi

dietro una quinta di cielo dipinta,

noi che non siamo che i morti

di un cielo più alto,

nel salto sopra la terra

convinti di venir risuscitati.

Noi siamo stanchi

di essere amati da un dio

per le nostre traversie.

Così che finché per le divine vie

la gloria del mare trascinerà

le nostre voci alle sue trenodie,

nessuno verrà qui a recitare

il copione dell' assoluto Male

voluto da un Bene universale.



                                              ***


Se l'universo è nato dal vuoto

che sarà mai il vuoto

che non è vuoto?


Dunque ignoto 

son io anche al mio noto,

senza sapere mai niente

sulla vita presente.


Ora tutto è nerume,

anche ogni lume

che si accende nel mondo,

dove nel fondo

la morte non ha spiegazione,

ma è traduzione

di parole non scritte.


Dunque viviamo

come l'ombre più fitte

di questa creazione,

dove mai nessuno 

saprà ciò che siamo.


Allora, per salvarci, sogniamo

sul ramo fiorito più alto,

col salto del merlo

che vola senza saperlo.



                                         ***


IL CENTENARIO


Puoi dirlo - infine -

tutte le spine dell'anima

le hai ritratte su un foglio

e l'immagine sfocata è stata cancellata

poiché assai stormì la pianta

e ululò la lupa già morente

nel bosco della mente.


Il mistero non è quale tu sei

ma perché sei.

Così dovrai varcare la paura

per giungere all'altura del tuo canto

e sperare che su te ripassi

il giardiniere delle sere.


Così il vento ti sciuperà le rime

e in te risonerà la fine

come accordo dominante

senza fine.




                   Gian Piero Bona    da     La volontà del vento



mercoledì 5 giugno 2024

IO VORREI... NON VORREI... ( ah, l' amour ! )

 


                                                                        Ecco la felicità...




VALERIA COME SEMPRE


Adoro ancora di più la tua grazia gentile,

la pienezza affabile del timbro della tua voce,

il disegno elegante delle dita nel gesto,

la sana e paziente visione delle cose

che abbiamo attraversato e attraversiamo

la mano nella mano. Adoro, oggi,

ancora di più, e te ne sono grato.


                     Maurizio Cucchi   (  Inedito  )



                                                    ***


QUANDO TE NE ANDRAI


Quando te ne andrai lasciami

almeno un ginocchio, un orecchio,

perché non saprò più dove cade 

l'accento, oppure con una tenaglia

strapperò il tuo odore

per non sentirmi un vaso vuoto.


                          Roberto  Cescon  (   Inedito )



                                                 ***


FAME


Può darsi

sia un retaggio

cannibalesco,

questo mangiarsi

con gli occhi

con le mani

la bocca e

tutto il resto.

Ma più ti mangio

e più mi metti

fame

mi sazi l'appetito

senza che risulti

poi esaurito.

Ti voglio e

non mi stanco

di volerti,

e non mi basta 

mai di averti.


                     Paolo  Ruffili    (   Affari di cuore  )



                                             ***


QUANDO TI CAMMINO DENTRO


Quando ti cammino dentro

conosco i tuoi vicoli

i campanili storti delle tue piazze

le serrature arrugginite

dei tuoi pensieri inconfessabili.


                              Flaminia  Cruciani   (   Inedito  )



                                               ***


ECCO LA FELICITA'


Ecco la felicità :

dire " Oggi succedi tu ".

Tu e nient'altro.

Nient'altro tra le case

basse, nient'altro

alle pendici dell'inferno.


                             Matteo  Fantuzzi   (  Inedito  )



                                                ***


ECCOMI...


Eccomi, adesso tramontano

scarti di luce

tra i ruderi delle mie ciglia,

dove - scalzo - l'esilio del buio

costringe alla resa.


Di là dal confine diradano

la mia dogana

i dazi di questo dolore.


E qui - invece, accanto alle mie.

attendono - chine - i tuoi occhi

le due lenti, sull'orlo del letto.


                               Gerardo  Masuccio   (  Inedito  )



                                                  ***


SE MI ARRIVASSE INFAME A TERRA


Se mi arrivasse infame a terra

un alito di sera, la conferma

del tuo odore appena colto -

in una scusa buia, nuda carezza -

ci gonfierebbe i cuori come cupole.

Ma non è luce in me che non ti grida :

sbalordisci la pelle e distogli

l'attesa dalla promessa intuita.


I  frutti a terra e la luce che li irradia.


                        Vernalda Di Tanna   ( Inedito )



                                                     ***


ORA E' UN LEGAME


Ora è un legame - dici - così pieno

di sacrificio : e il sacrificio è bianco, e il bianco insegna

l'inquietudine amorosa delle dita finissime di miele:

e il tuo sorriso che si addormenta e muore;

e ancora l'innamorata impara i più feroci colpi e

ridisegna il dono, la tua memoria

inventa : e il gesto accade come un sussurro accade.


                                  Mario  Fresa    (  Il bene  )





ASPETTIAMO LA MEZZANOTTE - DICE MOSCE'

 


                                                                 Qui c'è aria di aldilà...




Qui c'è aria di aldilà,

di più non so dire.

Qui sembra tutto finito

e se mi dicessero

che il vento è il mio fiato

ci crederei stringendomi a me

per l'ultima volta.

Invece domani mi sveglierò

alla solita ora

da questa morte provvisoria

che viene a parlarmi

di notte, quando si annoia.

E' discreta, non mi chiede

di seguirla nel crepuscolo cinereo,

sa bene che si nasce e si muore

più volte senza scongiuri,

fino all'alba.

La morte entra ed esce da me,

mi acquieta, non ne ho paura.



                                                ***


Lo stipite della porta

l'ho toccato specie da bambino,

quante volte accarezzato

come il corpo di una ragazza

nell'adolescenza furtiva,

nel sonno del desiderio,

in un istante che stringe

la gola e le mani.

La casa nasconde le parole non dette,

un sussurro tra le sedie

il commuoversi per l'aldilà,

quando il corridoio

aspetta il ritorno

di parole distratte

prima che si faccia sera.



                                                   ***


Un'età mortale

mi assegna l'adolescenza

e sento nelle braccia

la corsa del tempo

se nego che sono stato

in equilibrio

sul freddo delle panchine,

quando l'autunno

spingeva il nutrimento

di un bacio tremulo.

Ora la mia macchina

procede sulla statale,

guarda il solito incrocio

dove l'ho vista per l'ultima volta :

un disabitato incontro

che nega la maturità

rimasta vapore.



                                              ***


E' una trama lieve la nebbia

che viene dal mare,

caduto l'imbrunire

nel sonno,

dispersi tutti nella flottiglia

di lucine mobili.

Ora è notte fonda :

non posso credere

che voltato l'angolo,

allontanata la spiaggia,

l'aria si dissolverà

come polvere da sparo

nel tragitto sui flutti

dell'autostrada.




                     Alessandro  Moscè  da     Aspettiamo la mezzanotte



lunedì 3 giugno 2024

JUNG SI RACCONTA...

 




                                                      "  L'uomo non può sopportare

                                 una vita priva di senso ".


                                

                                            C. G. J.



domenica 2 giugno 2024

IL GALLO GRIGIO DI UMBERTO

 


                                                             Però non devi darti troppe arie...




IL GALLO GRIGIO


E' un delitto non essere più giovani,

specie se nei paraggi ci sei tu,

con quella bocca chiara che già solo al pensarci

mi si grattugia tutto il cuore in rondini


e mi ricordo di una volta, in Puglia,

che ero in campagna quando spuntò l'alba,

fra i  mandorli e gli ulivi se ne veniva, incerta, timida,

eppure ad ogni passo combinava il finimondo


e svegliò il gallo nero sull'umido steccato,

e svegliò il gallo rosso nel cortile ancora bruno,

e svegliò addirittura il gallo grigio,

banderuola ammaccata in cima al silos.


Che lampo, per un attimo - oro nuovo, e non latta.

Che sogno, per un attimo - ma tu sei irraggiungibile.


Però non devi darti troppo arie :

a tua madre piacevo, quando lei era esattamente uguale a te.




                    Umberto  Simone  da     Il sacco del curdo