Lasciandoti - pieno di parole - in un mondo vuoto...
Dunque, è dal termine che bisogna partire: dalla gemma partorita con dolore, dalla goccia che prima di cadere e di mutarsi in folgore, trema, si aggrappa - icona di spina, sventata vampa - al ramo. Così scrive la poeta in una delle sue poesie più note ( si può leggere nel blog cliccando nella lista degli autori ) ; ciò che sboccia succede con dolore, ciò che nasce ferisce, il nuovo accade per ventura d' inverno in grammatura d' oro. Sembra di leggere la " Decima Elegia " di Rilke, quella della " felicità che ascende ( si può leggere su questo blog, cliccando sul nome del poeta ), della commozione che lascia sgomenti " quando cade una cosa felice " . In Karin è epidermica la violenza, la screziata grazia della cosa che si spezza, la fiamma prima della felicità, la forza che discende.
Fu pure lei, Karin, goccia che cade, frutto che - risolto a maturità -si apre : purissima gemma, la poeta scelse Alingsas, cittadina di laghi; scelse i sonniferi : cadde. Aveva quarantun anni; l' anno, il 1941 è lo stesso in cui muoiono - volontariamente - Virginia Woolf e Marina Cvetaeva. Karin optò per Aprile, il mese che " genera lillà da terra morta, confondendo / memoria e desiderio. "
GLI DEI
I carri degli dei
non scuotono le nubi
scivolano silenti
come raggi.
I passi degli dei
sono difficili da udire
come un mormorìo
nell' erba.
Con cautela
segui le loro tracce:
profumano di una
vicinanza tremenda.
Voleranno, lasciandoti
pieno di parole
in un mondo vuoto.
***
NON NOMINARE
Molte cose fanno male e non
hanno nome.
Taci e accettale.
Il molto è segreto, oscuro il
pericolo,
Sopporta e porta rispetto.
Meglio confinarsi nel segreto
e non solleticare i semi che
crescono.
" Dove il pensiero non si avventura
Madre di Tutto, guidami,
esortami ! "
E' bene ascoltare la voce della
Madre -
non ha parole la cura, non ha
nomi il cuore.
***
IL CONFORTO DELLE STELLE
Ho parlato con una stella, la
scorsa notte
luce lontana, in inabitati spazi -
" Cosa illumini, strana stella ?
Ti muovi così grande e luminosa ".
La mia pietà l' ha ammutolita
poi, con il suo stellato sguardo :
" L ' eterna notte illumino
illumino lo spazio senza vita .
La mia luce è fiore che non appassisce
nello spinato autunno del cielo.
Questa luce è tutto ciò
che ho, il mio solo conforto ".
***
CUORI
Alcuni cuori sono
inesauribili tesori.
I loro proprietari gettano
con generosità - ovunque - i rivoli di
quel sole.
Con mani tenaci accogliamo
il dono, grati. Felicità
e salute a te, benedetto,
che maneggi l' oro come fosse
sabbia !
Alcuni cuori sono
inabissati fuochi.
Nella più fredda notte
un riflesso sulla neve.
In quell' incanto, nessuno
sopporta il desiderio
tranne chi scorge una luce
nella notte e ne vuole la fiamma.
***
QUIETE
E' così grande questa quiete, la
quiete
di un' assolata foresta in inverno.
Come ha fatto la mia volontà a
diventare
così perfetta, così obbediente la
mia vita ?
Portavo in mano una ciotola di
vetro - risuonava.
Il mio piede è diventato cauto -
non inciampa più.
La mia mano è precisa - non
trema più.
Sono stata travolta dalla violenza
delle cose fragili.
Karin Boyle da DE SJU DODS SYNDERNA Trad di Daniela Marcheschi
" Andando " è una poesia che mette al centro il difficile e inquietante percorso dell' esistenza umana. Un viaggio filosofico che diventa riflesso delle emozioni che ogni umano vive nella vita, nella difficile comprensione su quale sia il modo più opportuno per affrontare il passato, il presente e il futuro. Un percorso che si snoda tra illusioni, rimpianti, speranze e la consapevolezza dell' inevitabile fine. Pirandello esplora in questa poesia quale sia il contrasto tra il futuro idealizzato e il passato trascurato, offrendoci una riflessione intensa sulla condizione umana.
C'è chi dice che sia più semplice scrivere di un poeta conoscendolo. Io non la penso così: a meno di scrivere un commento letterario, preferisco leggere le poesie lasciandomi cullare dal sogno, dal non detto, dalla leggerezza, da un abbraccio di emozioni....
" Innue " è la prima traduzione italiana dell' opera di Joséphine Bacon, autrice ( del Québec ) impegnata nella scena artistica autoctona canadese, nonché ambasciatrice della cultura Innu. Sin dalle poesie d' esordio fino alle più recenti, la sua appare come una " poesia incarnata ", vissuta sia come passione che come militanza nei confronti di una memoria da salvare. Bacon scrive le sue poesie in una lingua che contiene la bellezza dell' oralità, autotraducendosi in un francese di grande leggerezza. Scoprire i suoi scritti significa aprirsi a una vita di parole vaganti, che vengono a noi dal repertorio lessicale della lingua parlata. La forma si costruisce su quei temi che ritraggono la tradizione del nomadismo, raccontandoci la vita nella tundra canadese. Ma il territorio non è solo un luogo che contiene, ma un' entità esso stesso, che vive negli elementi che lo abitano, costituendosi così come paesaggio interiore. In questi attraversamenti, esistenziali e letterari, troviamo una voce che prende la parola, nel suo rapporto con gli altri e con le cose ; il mondo dentro di sé si relaziona con quello esterno, entrambi in continuo mutamento.
Il mio dolore,
diventato rimorso,
è il lungo castigo
che curva la mia schiena.
La mia schiena somiglia
a una montagna sacra,
piegata dall' aver amato
tante volte.
***
Tu che hai visto la carestia
tu che conosci
i sogni
hai tracciato un sentiero
affinché i bambini
seguano le tue tracce.
***
Figlia del Nord,
mio nonno dice
senza collera :
" Il figlio del Sud
chiama il vento dell' Est
per risvegliare la tormenta
dell' Ovest.
Sicuro che i suoni
i canti e le danze
sentono il battito
dei cuori raccolti
nella cavità del tamburo.
***
Papakassiku, Atikuapeu
quello che si spera
tu mi porti verso
Missinaku
che offrirà la trota grigia
della nostra terra, e se
ho freddo,
Uapishtanapeu
mi terrà al caldo
nel mio sonno.
Ushuapeu
mi porterà vicino a
Tshishikushkueu,
colei che veglia
sui battiti delle terra
nel mio cuore.
***
Papakassiku, stasera,
mi offrì la tua scapola,
cacciatore afflitto,
non ho bisogno di mappa
perché stendo la tua scapola
in un fuoco di braci
che mi guida verso te.
Sparpagliato,
mi perdoni
ci liberi
dalla carestia
io ti vedo :
domani, mi aspetterai
nella tundra.
***
Il midollo delle tue ossa
colpisce
l' invisibile,
opera accecante
sulla scapola
del caribù.
***
Una notte di stelle ci invita,
ci racconta
l' Orsa Maggiore
Le aurore boreali
danzano i gesti della terra
è la notte delle cicatrici che perdonano.
***
I nostri passi hanno lasciato le loro tracce :
noi apparteniamo a un fiume
tu infossi in noi
un serpente di ferro.
Un fuoco annega i nostri lamenti.
Joséphine Bacon da Innue , Poesie 2009 - 2018 ( Trad. di Francesca Maffioli
E' appena uscito - ad Aprile di quest' anno - per lo " Specchio di Mondadori, il volume che raccoglie le poesie di Franco Buffoni, dai suoi esordi ad oggi ( 1975 - 2025 ). La parte finale dell' Introduzione di Massimo Gezzi è dedicata alla nuova raccolta inclusa, " La coda del pavone ", dove non si può non notare la continuità di quest' ultimo testo con uno dei libri più notevoli di Buffoni " Guerra", soprattutto per ciò che riguarda il rapporto uomini - animali. Nel nuovo libro, i comportamenti degli animali sono osservati sia da un punto di vista scientifico, sia da uno simbolico, con evidenti richiami alle religioni e ai miti teriomorfici. Dall' induismo e dalla cultura egizia alle concezioni del cyborg, passando attraverso Ennio e Lucrezio, Apuleio, Fedro e La Fontaine fino alla cultura pop, il nuovo libro di Buffoni fa interagire in maniera pervasiva versi e prosa, arrivando ad un esame etico del vivere di ascendenza leopardiana.
Attraversiamo da soli questi mondi in contrasto...
I " Canti del ritorno" non sono una semplice raccolta di poesie eterogenee, bensì formano un libro coeso e a sé stante, centrato su un tema specifico : la morte. La narrazione si articola in quattro sezioni, ognuna introdotta da una breve prosa poetica a cui seguono una serie di componimenti. A questa struttura viene dato il compito di raccontare la ricerca da parte dell' Io di un canto, attraverso il quale ritornare a una dimensione esistenziale autentica che abbracci l' esperienza di morte che anima il viaggio . Un viaggio che attraversa il ciclo delle stagioni e le varie fasi del giorno, formando un vero e proprio percorso di indagine esistenziale ed espressiva. Un cammino che si dipana di fronte a chi tenta la parola, mostrandogli la via.