lunedì 23 giugno 2025

POESIE DI KARIN BOYLE

 


                                                       Lasciandoti - pieno di parole - in un mondo vuoto...




Dunque, è dal termine che bisogna partire: dalla gemma partorita con dolore, dalla goccia che prima di cadere e di mutarsi in folgore, trema, si aggrappa - icona di spina, sventata vampa - al ramo. Così scrive la poeta in una delle sue poesie più note  ( si può leggere nel blog  cliccando nella lista degli autori ) ; ciò che sboccia succede con dolore, ciò che nasce ferisce, il nuovo accade per ventura d' inverno in grammatura d' oro. Sembra di leggere la " Decima Elegia " di Rilke, quella della " felicità che ascende ( si può leggere su questo blog, cliccando sul nome del poeta ), della commozione che lascia sgomenti " quando cade una cosa felice " . In Karin è epidermica la violenza, la screziata grazia della cosa che si spezza, la fiamma prima della felicità, la forza che discende.

Fu pure lei, Karin, goccia che cade, frutto che - risolto a maturità -si apre : purissima gemma, la poeta scelse Alingsas, cittadina di laghi; scelse i sonniferi : cadde. Aveva quarantun anni; l' anno, il 1941 è lo stesso in cui muoiono - volontariamente - Virginia Woolf e Marina Cvetaeva. Karin optò per Aprile, il mese che " genera lillà da terra morta, confondendo / memoria e desiderio. "




GLI  DEI


I carri degli dei

non scuotono le nubi

scivolano silenti

come raggi.

I passi degli dei

sono difficili da udire

come un mormorìo

nell' erba.


Con cautela

segui le loro tracce:

profumano di una

vicinanza tremenda.

Voleranno, lasciandoti

pieno di parole

in un mondo vuoto.



                                                ***


NON NOMINARE


Molte cose fanno male e non 

hanno nome.

Taci e accettale.


Il molto è segreto, oscuro il

pericolo,

Sopporta e porta rispetto.


Meglio confinarsi nel segreto

e non solleticare i semi che

crescono.


" Dove il pensiero non  si avventura

Madre di Tutto, guidami,

esortami ! "


E' bene ascoltare la voce della

Madre -

non ha parole la cura, non ha

nomi il cuore.



                                                     ***


IL CONFORTO DELLE STELLE


Ho parlato con una stella, la

scorsa notte

luce lontana, in inabitati spazi -

" Cosa illumini, strana stella ?

Ti muovi così grande e luminosa ".


La mia pietà l' ha ammutolita

poi, con il suo stellato sguardo :

" L ' eterna notte illumino

illumino lo spazio senza vita .


La mia luce è fiore che non appassisce

nello spinato autunno del cielo.

Questa luce è tutto ciò

che ho, il mio solo conforto ".



                                                  ***


CUORI


Alcuni cuori sono

inesauribili tesori.

I  loro proprietari gettano

con generosità - ovunque - i rivoli di

quel sole.

Con mani tenaci accogliamo

il dono, grati. Felicità

e salute a te, benedetto,

che maneggi l' oro come fosse

sabbia !


Alcuni cuori sono

inabissati fuochi.

Nella più fredda notte

un riflesso sulla neve.

In quell' incanto, nessuno

sopporta il desiderio

tranne chi scorge una luce

nella notte e ne vuole la fiamma.



                                                   ***


QUIETE


E' così grande questa quiete, la

quiete

di un' assolata foresta in inverno.

Come ha fatto la mia volontà a

diventare

così perfetta, così obbediente la

mia vita ?

Portavo in mano una ciotola di

vetro - risuonava.

Il mio piede è diventato cauto -

non inciampa più.

La mia mano è precisa - non

trema più.

Sono stata travolta dalla violenza

delle cose fragili.




                             Karin  Boyle    da     DE SJU  DODS SYNDERNA  Trad  di Daniela Marcheschi



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