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giovedì 11 agosto 2022

YELLOW



                                                  Se fosse la morte la felicità del ritorno...




Con questa lingua aerea

che non vuole farsi corpo

che non diventa dura abbastanza

per penetrarti come meriti,

puttanapoesia,

per farti inginocchiare 

e dire la verità

che per essere veramente poeti

occorre un'intelligenza sovrumana.



                                                ***


LA FELICITA' DEL RITORNO


Se la morte fosse

un rannicchiarsi nel buio caldo

come quando si va a letto d'inverno

a godere della cuccia, a guardarsi dentro,

a toccarsi prima di nascere,

stare al sicuro a occhi spalancati

senza perdere sonno ancora,

se fosse la morte

la felicità del ritorno.



                                      ***


Con voce rauca di temporale

con voce squillante di bambino

che salta fuori dalla culla

cantano i gatti negli intervalli

delle corse sui tetti, potere

dei coiti istantanei nei cortili,

avere la forza di cantare

prima e durante l'amore.



                                        ***


Cominciamo a fare l'amore?

hai detto non ancora sveglia una mattina;

per tutta la notte ci eravamo solo sfiorati

con la punta delle dita, con i piedi

e ora per arrivare alla pienezza

sono bastate le tue parole

e un lieve bacio di addio sulle labbra

per sentire che i corpi si erano uniti nel sonno

più che nella veglia.



                                          ***


Se anche sapessi, e forse no

che il destino nostro è niente

ma se una donna ascolta dietro una parete

o un suono dei passi sull'ultimo selciato

o una risata schietta, senza fretta

o bacio una bimba che dice: io non sono malata,

al gioco del massacro allora non ci sto,

preferisco del linguaggio quel che ha di divino

e non m'importa - amici - di ciò che direte,

parlo da ingenuo ( come Freud ), do per scontato

il male e cerco il bene, disperata - mente.




                 Antonio   Porta     da      Yellow



lunedì 31 dicembre 2018

L'ULTIMO GIORNO ( dell' anno )

 
 

                                                           Avanza sempre una frangia di vita…


L' ultimo giorno dell'anno
non è l'ultimo giorno del tempo.
Altri giorni verranno
e altre cose e ventri ti comunicheranno
il calore della vita.
Bacerai bocche, strapperai lettere,
farai viaggi e tanti festeggiamenti
di compleanni, laurea, promozioni e gloria,
una morte dolce con sinfonie e cori,
tanto che il tempo sarà colmo
e non sentirai il clamore,
gli irreparabili ululati
del lupo, nella solitudine.

L'ultimo giorno del tempo
non è l'ultimo giorno di tutto.
Avanza sempre una frangia di vita
in cui si siedono due uomini.
Un uomo e il suo contrario,
una donna e il suo piede,
un corpo e la sua memoria,
un occhio e la sua luce
una voce e la sua eco,
e chissà... anche Dio.

Accetta con semplicità questo dono del caso.
Ti sei meritato un altro anno di vita.
Vorresti vivere per sempre e consumare la faccia dei secoli.
Tuo padre è morto, anche tuo nonno.
Anche in te molto si è estinto,
il resto sbircia la morte,
ma sei vivo.
Ancora una volta sei vivo,
e col bicchiere in mano
attendi l'alba.

La risorsa del bere.
La risorsa della danza e del grido,
la risorsa della palla colorata,
la risorsa di Kant e della poesia,
tutte insieme… e nessuna serve.
E' tutto pulito, in ordine.
Il corpo esausto si rinnova nella schiuma.
Tutti i sensi - all'erta - funzionano.
La bocca sta masticando vita.
La bocca si ingozza di vita.
La vita scorre dalla bocca,
imbratta le mani, la strada.
La vita è grassa, oleosa, mortale, surrettizia.

                                Carlos Drummond De Andrade


                              ***


FINE DELL' ANNO

Né la minuzia simbolica
di sostituire un tre con un due
né quella metafora inutile
che convoca un attimo che muore e un altro che sorge
né il compimento di un processo astronomico
sconcertano e scavano
l'altopiano di questa notte
e ci obbligano ad attendere
i dodici irreparabili rintocchi.
La causa vera
è il sospetto generale e confuso
dell'enigma del Tempo;
è lo stupore davanti al miracolo
che malgrado gli infiniti azzardi,
che malgrado siamo
le gocce del fiume di Eraclito,
perduri qualcosa in noi:
immobile.

                                    Jorge Luis Borges


                                        ***


INCAMMINARCI

Al giro di boa ancora fiammeggiano le querce,
celebriamo il passaggio dell'anno, del fuoco:
quello appena nato non può temere il gelo,
tutte le foglie lo trattengono nel calore
fin che possa liberare le ali piumate,
ruotare sopra noi che dormiamo.
Incamminarci.

                                          Antonio Porta