martedì 6 maggio 2025

LA FIGLIA DI MARIA

 


                                                                    No, non è un uccello questa paura...



Nelle poesie di questo testo, l' autrice racconta con intensità e onestà la sua condizione di madre di una figlia malata, esperienza che ha contribuito ad accrescere l' amore per questa piccola bambina. Un libro che testimonia le difficoltà quotidiane di una madre coraggiosa.



IL NIDO


La casa piange e io

asciugo legna per il tuo corpicino

( giocattolo che si allaga 

margherita annegata ).

La casa piange.

Ma anche la vita si alimenta

cerca la sua fessura per rimanere

lotta

filo che non si spezza

vita per spaventare

il dolore.

Come asciugare questa lacrima di non averti

nell' angolo rotto della casa ?



                                            ***


GLI UCCELLI


No

non sono uccelli

sono ali di cenere

con la lingua d' acciaio delle locomotive

no

non sono uccelli

sono resti di un uccello mitologico

nave ebbra o lupa partoriente

che si apre

sopra le cupole

non sono uccelli gli stami

dei fiori funerei

la testa sepolta

                    struzzo di ogni agosto

transeunte che infrange

                     i sogni

sono ali di cenere

fragili corpi addormentati

nei santuari della voce

no

non è un uccello questa paura

che si annida in bocca.



                                                  ***


CODA


Avanzo lungo il corridoio dove transitano i morti.

Cerco il fulgore che avviene alla vita.

( Tu sei testimone della mia lotta ).

Ritorno attraverso il corridoio bianco con la figlia intatta.

Qualunque cosa accada, ho vinto.



                                                 ***


IL PRESAGIO


Frugo nell' armadio della morte

un lutto che mi copra le costole.

Mi vesto di rappezzi.

Non c' è tessuto

che possa proteggere

questo cadavere.



                                                ***


IL PIANTO


Il fiele è più dolce di questo scricchiolare

di sedie quando si rompono.

Cristalli si spaccano lasciando negli occhi

resti di

vetro.

Non piange più.

I  frammenti scivolano.

Non c'è ferita.

Soltanto una fitta che si allevia

con il pianto.



                                 Maria  Zambrano   da   La hija ( la figlia )



lunedì 5 maggio 2025

QUAND LA VIE è ROSE...


                                                                         Quand il me parl tout bas...




QUANDO TU MI HAI SCELTO


Quando tu mi hai scelto

- fu l' amore che scelse -

sono emerso dal grande anonimato

di tutti, del nulla.

Sino allora

mai ero stato più alto

delle vette del mondo.

Non ero mai sceso più sotto

delle profondità

massime segnalate

sulle carte di mare.

E la mia allegria era

triste, come lo sono

quei piccoli orologi

senza braccio cui cingersi,

senza carica, fermi.

Ma quando mi hai detto : " Tu "

 - a me, sì a me, fra tutti -

più alto ormai di stelle

o coralli sono stato .

E la mia gioia ha preso a girare, avvinta

al tuo essere, nel tuo pulsare.

Possesso di me che tu mi davi,

dandoti a me.

Ho vissuto, vivo. Fino a quando ?

So che tu tornerai

indietro. E quando te ne andrai

tornerò a quel sordo

mondo indistinto

del grammo, della goccia,

nell' acqua, nel peso.

Sarò uno dei tanti

quando non ti avrò più.

E perderò il mio nome,

i miei anni, i miei tratti,

tutto perduto in me, di me.

Ritornato all' ossario immenso

di quelli che non sono morti

e non hanno più nulla

da morire nella vita.




                                 Pedro  Salinas  da   La voce a te dovuta



venerdì 2 maggio 2025

L' ORA INSONNE DI GABRIELLA

 


                                                        Posso darti le mie parole e i miei addii...




Può essere bello lo stesso

un mondo che non ha colore

che si svigorisce che langue

che indossa un vestito dismesso.

Ma io vorrei ritrovare

il verde mutante del mare

il blu da parata d' onore

il rosso fiottante del sangue

col dolce perverso suo odore.



                                           ***


Le cose che dicesti

in altro tempo differente ormai

ebbene - dunque - fàlle.

Se poi non le farai

se i tuoi proponimenti sono questi

io ti avverto non senza una risata

che stavolta sarò maleducata :

sporgerò il mento e alzerò le spalle.



                                                ***


Certo nella tua voce

molte segrete ragioni udii.

Fu allora che compresi

e non nel tempo - precoce o maturo -

il calcolo vuoto della distanza

la vaghezza angosciosa del futuro

e oggi lo dico nella mia vacanza

da tutto - senza schemi e senza arti -

oggi che posso darti

solo parole e ancora i miei addii.



                                              ***


Io amo vorrei dire

l' animale dallo sguardo sgomento

che senza colpa accetta di soffrire.

E amo anche la pioggia quando viene

in cadenza secondo il proprio accento

e il cielo che contiene

assai lontano il volto della luna

pallida per le molte sue nottate

e la viola, la viola gialla e bruna

simile nel disegno a una farfalla

dalle ali spalancate.



                                                ***


Cercatela là dove ha la sua sede

quella pura sostanza.

E' un luogo tranquillo cui accede

chi lo voglia ma pochi vi hanno stanza.

Nella sua luce ferma entra e muore

la voluttà dell' amore fugace

e di quello seguace

sosta a lungo il dolore.



                                                       ***


Mi svegliai che la luce era cambiata

nel pomeriggio che si inoltrava.

L' ora era andata e il giorno perso ormai.

Come - come diverso

quando il tempo nei suoi minimi resti

difendevo per te per la mia vita

per quella - volta indietro - si- investita

per te che non volesti



                               Gabriella Leto  da  L' ora insonne




giovedì 1 maggio 2025

LE RIMOZIONI DEL CONFLITTO



 

                                                                               Esiste un tipo di lontananza...



De Alberti, con questo nuovo testo in cui affina la sua ricerca poetica, cerca di elaborare e rimuovere un conflitto con i soldi. La rimozione è psicologica. Il conflitto è sociale. In ogni caso, ogni evento, ogni essere che entra in contatto con noi, ci aiuterà a capire qualcosa, a socializzare con ciò che abbiamo rimosso e a rimuovere ciò che avevamo socializzato male.

Le poesie che compongono questo testo sono una trentina, e non ne occorreva nessuna di più : la distanza è accorciata, chi ha scritto ci ha avvicinati. Dopo la lettura , forse anche noi avremo fatto i conti con il nostro rimosso, aggiungendo qualcosa , togliendo via il nostro socializzare sprecato e forse un po' del nostro tempo perduto. Il nostro piccolo universo è immenso se ci crediamo, è quanto basta se lo conosciamo.

De Alberti ama le sfide e i temi difficili e in questa nuova opera - come ci informa in una nota finale - si propone di elaborare e di rimuovere un conflitto con i soldi : in nessuno dei due casi - però - l' autore ha inteso dimostrare una tesi o svolgere un discorso critico, giungendo a conclusioni di tipo speculativo, ma, attraverso la poesia ha portato l' esperienza, la memoria e le relazioni personali a fare i conti - in modo imprevedibile - con il tema e il concept scelti. " La rimozione del conflitto " si articola in cinque sezioni che non mettono mai in scena - se non in modo indiretto - la vicenda di un Io. A parlare è una voce impersonale che racconta le azioni di un soggetto di terza persona, di genere variabile. Intorno a questi soggetti, le forze in relazione con il denaro si fronteggiano e si attraversano : nelle prime due sezioni prevalgono l' immaginazione e l' infanzia, per niente immune dal fascino ambivalente del denaro : " L' infanzia è il nostro letto / i soldi fanno l' infanzia luminosa ". A mano a mano che il libro progredisce, la complessità e la densità dei testi, aumentano. La quarta sezione rappresenta il culmine del libro : due lunghe poesie ribadiscono in modo quasi ossessivo la potenza feticistica del denaro e il suo influsso sull' adolescenza, fino a che - da adulti - scopriamo che " la pietà è nemica del denaro " perché ci fa guardare in basso, verso chi chiede soldi in ginocchio, e non verso " i frutti dell' albero della cuccagna ". Neanche l' ultima sezione - in prosa - serve a rimuovere fino in fondo il conflitto perché De Alberti racconta con nostalgia la trattoria dei nonni, persone autentiche, che vivevano in un posto raccolto " dove le uniche visite dovevano portare i soldi ". Così - come deve capitare in  un libro di poesia,  l' ultima riga non offre a chi legge una soluzione definitiva, ma una splendida e difficile polisemia : " L' osteria era la Banca dell' infanzia ".


           Liberamente tratto da un Commento di Massimo Gezzi






" La ragione per cui la ricchezza non porta la felicità sta nel fatto

  che il denaro non è un concetto infantile "



Si è capito che voleva leggere un luogo

e dopo si è dimenticato di scrivere qualcosa,

poi un giorno di marzo ha raccolto le prime viole

sulla riva di un fosso che sembrava una fogna,

le ha portate in cucina

e mentre faceva le pulizie di casa

ogni tanto si girava per vedere

se durava questa storia passeggera.

Succedeva sul suo diario,

aveva annotato questo appunto,

delle viole che non morivano mai.



                                                        ***


Gli zeri sono belli,

hanno il guscio svuotato

di una lumaca.

I soldi fanno la bava.


Se nell' aldilà ci sono andate

miliardi di persone,

allora l' aldilà è un luogo sporco,

è una latrina di campagna.


Adesso ditemi :


" C'è una salvezza

dove sta per accadere a tutti la stessa cosa ? ".



                                                ***


Le Confessioni di Agostino, lo spirito di Hegel,

il gesto di Pilato non possono essere fissati.

I soldi invece attraversano la vita

in un conto o una misura e non muoiono mai.



                                                      ***


Esiste un tipo di lontananza

che disciplina l' esistenza,


oppure Dio, come scrive Sant' Agostino,

minaccia i discendenti di gravarli

con i peccati dei loro genitori,

fino alla terza o quarta generazione.


A forza di cercare strade

obbliga un albero a fiorire.


Da ragazzo pensa le cose in grande.


Decide di allevare libri a terra.



                                                 ***


Ho riportato una storia vera e non discutibile

in tutto ciò non vi è alcun male.


L' infanzia è il nostro letto.


I soldi fanno l' infanzia luminosa.


Queste storie contengono fatica.




                       Andrea  De  Alberti   da    Rimozioni del conflitto



1 MAGGIO

 



                                      

                    Si sa che gli asini fanno sempre cattivi pensieri !



                                            frida



lunedì 28 aprile 2025

I LARI DI PAOLA

 



                                                                   Finché ci sono le rondini è estate...



                                                                     

ESTATI CHE


Finché ci sono le rondini 

è estate, il cuore sta

da qualche parte

poggia su questi

picchi guizzanti

incastonati nel vuoto

che stride a strapiombo.


E' un grido fuori e dentro.

Sono arrivare

le consanguinee.



                                               ***


C' era una dolcezza - la sera - all' imbrunire.

Un arrendersi all' abbraccio del buio

un lasciarsi andare. Nessun sospetto

che significasse la fine.

Tutto era attesa

rilascio cominciamento.

O forse la fine era dolce,

come una ricompensa.



                                                ***


Te la ricordi la sera

della malinconia ?

Era settembre 

nel bosco vivo

e calava il sole

ma c'era ancora

così tanta luce

che sembrava il giorno

non dovesse mai finire.

Erano le cose ferme

che cambiano

cadono

scaldano.

Come un ingresso in un  altro

mondo un andare incontro

a tutto quello

che doveva capitare.

Un venire ( qui ) un accadere.

L' inizio collocato

al vero centro

della fine.

L' odore d' esser sazi

( e poi non esserlo più ) :

quell' amore per le cose compiute.



                                                      ***


SENZA VOCE


A volte mi pare

di aver subito l' oltraggio

che è tuo.


E s' innalza il mio grido

al cielo e alla terra.


E non serve.



                                                     ***



caro padre,


quando gli occhi ti si allargano

di meraviglia al primo sguardo

a settantasette anni

sulle cose che sempre sono state

davanti agli occhi che

non vedevano


caro padre quando dici sì 

che va tutto bene

basta che cessi il male

e l' angoscia per tutto questo dolore

( di ora e di allora

è la stessa cosa )


caro padre 

quando il mondo viene eliso

nello spazio dell' attesa

di un domani leggero

concepibile

come un ricominciamento

così vicino alla fine


caro padre quando

senti il mio abbraccio più certo

cinquantuno anni dopo

gli otto o dodici che soli ti ricordi

in mezzo al vuoto pieno

di parole amare e silenzi feroci


caro padre che scopri il mondo

come avrebbe potuto essere

( che c'era e hai negato

fino a diventare inerme )


caro padre che porti le cose

con la fiducia dell' amore

per un breve tratto

tanto umano e presente

che vale finalmente

vivere e vivere

insieme

( per non morire

adesso ).



                                                  ***


Sei quieta e contenta

come non sei mai stata

alla fine della vita.

Dici tanti di quei Sì

tutti convinti e compresi

per dire che sei giunta

alla meta, e non ti spiace.

Hi i movimenti misurati ed essenziali

degli anziani, che non hanno più nulla

da sprecare e più nulla da investire.

Ti aggiri nell' orto

ti chini alle colture

alle erbe alle piante ai fiori

per prendertene cura

come speri qualcuno

stia facendo con te.

Guardi vicino e vedi

così tanto oltre. Oltre

questo caco, questo fico,

queste ortensie e questi gigli

oltre la salvia e l' erba cipollina

la canasta e i grasselli

la melissa e i mughetti

le felci ancora attorte

e l' alto lauro che separa,

finalmente, dal male

che hai accolto

con fede e con dolore

per serbarlo nel cuore,

farne concime.

Sei come quando sono

aggrappata alla roccia, in alto, *

e sto patendo, ma la roccia mi porta

leggera e mi dice che non è

un patire : è un amare.

Sono forse i tuoi capelli

poco bianchi o forse la tua pelle

così fresca a tradire la tua età

per una ragazzina che in valle

circolava con le trecce e il broncio,

in bianco e nero, sfumato seppia.



                                                     ***


cara Mari,  *


è il giorno dei morti,

e tu ormai - di fatto - potresti

considerarti tale

visto che non sei più tornata

e neanche riapparsa

da qualche parte

nota, nota al altri, o ignota


non ti ho più pensata

si direbbe in un certo senso

inaccurato

perché ti ho pensata, a volte,

( quante ? )

ma non sufficientemente

non abbastanza per dire

di essere stata 

con te

di aver continuato a stare

con te


ti ho lasciata

andare dove sei

voluta ( o dovuta ? )

finire, si potrebbe dire

oppure

che ti ho rimossa,

- come si dice -

dalla mia coscienza

per non sopravvivere

( si sopravvive meglio con i morti )

ma per stoltezza di vita :

perché anch'io ho cominciato

a morire

e in modo molto meno

significativo


cara Mari

sarebbe ora

cominciassi a pensarmi 

un po' tu

( a tenermi un po' in vita )

per lo meno il necessario

a farmi bene

finire.




                      Paola  Loreto     da    Miei Lari



Paola è una provetta scalatrice


Mari è una sorella scomparsa misteriosamente e di cui non si sono avute più notizie.



venerdì 25 aprile 2025

LIBERAZIONE.....

 


                                        ... ma non per tutti... ( Immagini da Gaza )



27 / 04 / 2024


Voglio sognare

fosse questa

la mia unica colpa

per essere ucciso.


Voglio nutrire

i passeri delle strade

e non ho altro che la mia carne

sul marciapiede.



                   Testo tratto dal libro   " Il loro grido è la mia voce " . Ed. Fazi, 2025



PROSEGUENDO CON TAVILLA...

 


                                                          Uno ha la fretta di andare a vedere...



" La cometa " 

( e cos'è questo corpo in caduta, scia di un attimo, brillìo nel nulla, se non la parola...)


Ripropongo ( come avevo promesso a Sari e a Franco  - ma poi a quelli che vorranno  )  altre poesie di questo autore che era sembrato troppo ermetico per la comprensione. Non so se ( compresa me ) cambieremo idea o saremo rafforzati nella primitiva impressione. Aggiungo, a benefico della conoscenza biografica, che l' autore insegna all' Università di Modena, Diritto Italiano presso la Facoltà di Giurisprudenza.




TUTTO E SUBITO , a nulla servono gli errori

appollaiati sul filo della roba stesa

contro il sole. Contro tutto e tutti

hai combattuto e ora esiti e smetti

di dolerti per il caro incontro con i detti

popolari,

                  rischi nella vuota conoscenza

che avevi della vita, quindi cieca

è la quintessenza della tua declinazione


una volubile meteora sfuggiva

dal campo visivo dell' estate.



                                                  ***


CALDO ITALIANO DEL DUE GIUGNO, il mio

ricordo contro il tuo che ti tenevi stretto

su per il corrimano degli uffici dello stato

uno indivisibile e 

                                  repubblicano. Amavi

e ami quel segno sigillato sulle carte

trasmesso come eterno indiscutibile elemento

dei popoli riuniti sotto

giuramento. Grufola

il cinghiale senza alcun timore

resta il barbagianni a sorvegliare un

cimelio d' autocarro nella polvere, tra i sassi.



                                                  ***


E INVECE NO, uno ha la fretta

di andare a vedere. Qualcuno si annulla

nell' accatto, una pena improvvisa

arranca sui cuori e vola come volano

i balestrucci sora i fiumi neri, questa

è la vita


                             oppure il diversivo

degli obici sui terrazzi, lo avrebbe

schiantato d'  emblée e niente scherzi

se alla sera rivoltavano i corpi

per scrutarne almeno i nomi. Non convince

dei gerani l' odore ripudiabile, uno

ha chiesto di finire processato

sotto i denti aguzzi

dei bagliori dell' estate.



                                                   ***


NEL BUIO ACCADEVANO COSE che quasi

erano bagliore, il nulla accecante di certe

giornate di sole in meridione.


                                                                            Nel buio così

come apparivi dispàri, amavi e ami

così come solo nei lampi notturni puoi


il crepitare delle interiori fiamme

fa il resto : l' inferno fantasmatico

che temevi. Ai bivi del cuore non devi

dire no, sussurra la sassifraga e si sperde

nel desiderio erratico, perenne

di crescere no.



                                                     ***


PER QUESTO GIRAVANO AL LARGO, per

questo hanno visto assieparsi

figure, ad una ad una cadevano forme

impossibili di trasmutato fuoco

nel candore interiore che si accende

se si muore. Tutto era calo e fissato

come si fissa l' entropia se portata

al grado termico di zero che a pensarlo

niente è più di un assoluto zero.

Non volevo dirtelo, ma continuano

a scambiarsi febbre con febbre

e noi con loro, potrebbe




                            Elio  Tavilla     da        La cometa



giovedì 24 aprile 2025

ANTIFASCISMO , UNA POESIA ( 25 Aprile )


                      Presentazione della Costituzione Italiana al Presidente Enrico De Nicola




ANTIFASCISMO


Nella Costituzione non c'è  l' antifascismo

perché era ora che diventasse pane quotidiano, antiveleno.

Non un auspicio, ma il ricavato dopo il maltolto,

una medaglia per la sollevazione

appuntata sul petto del poi, fino a noi.

Prima che il presente tornasse a cantare,

il passato era stato rinnegato migliaia, milioni di volte,

la Liberazione arrivava per tutti

come un veglione di fogli bianchi

e di lenzuola da ripiegare.


La Costituzione non voleva più nominare

chi aveva sbagliato con i bambini, le donne, gli ebrei,

l' economia e la felicità , proteggendosi col nazismo,

dividendoci per razze,

annerendo di scorie l' aratura e la semina.

La mancanza della parola antifascismo

era e resta pietas o disambiguazione

nei confronti di chi totalizzò più danni possibili,

rendendo cattiva e vendicativa anche una parte degli altri.


La Costituzione non contempla la parola antifascismo

perché non contempla la dittatura,

per rispetto e in onore del suo contrario,

la sudata democrazia.

Ribadire che i despoti fanno le scarpe al popolo

e il popolo - piuttosto - preferisce andare scalzo,

sarebbe solo allungato il brodo.

Questo il succo.


I Padri costituenti non potevano figurarsi il nonsense

di un figlioccio delle Istituzioni

capace di vedere nel superamento dei torbidi,

dei torti e dei torsi appesi ai lampioni

un lasciapassare per torpori nostalgici, con tanto di seguito.


Ogni destra, nell' interesse di se stessa, dovrebbe rendersi ambidestra.

Vale anche per la sinistra.

Ogni mano che si intreccia con l' altra è un terzo occhio.

Parole che hanno fatto da stampella alle tragedie

esasperano la nostra stanchezza.

Sporchiamoci di aria fresca, sarà meglio.



                              Ennio  Cavalli



INEDITI DI ELIO TAVILLA

 


                                                            Un punto d' ascolto prossimo alle nevi...



Scrittore dal verso nitido, depurato come da un' antichissima decantazione, siciliano di nascita, ma modenese d' adozione, Elio Tavilla è un autore appartato, sconosciuto ai più. Le sue poesie, raccolte in piccole, preziose plaquette stampate al computer per pochi fruitori, nascono da  una profonda concentrazione interna in cui nulla è affidato al caso. Sono versi che hanno la capacità di definire con esattezza il farsi di un pensiero, gli elementi naturali, la memoria nel suo sorgere e dissiparsi, senza mai imprigionare nulla entro gabbie concettuali, sempre rispettando l' inafferrabilità del loro mistero. Segni di una ricerca della verità secondo le parole dell' autore : "  che è nel mondo, ma non è verificabile nel mondo e di cui possiamo solo esprimere il mistero e la fatica di un avvicinamento ".




LA DISFATTA


fare caso alla bocca quando

tocca il cibo, allungarvi le dita

e restare in ascolto. Mica come

quella retta parallela che tagliava

il buono dal marcio senza il sentimento

che si deve in queste cose.



                                         ***


il perché delle lacrime, diceva

lo sai ? Lo sai come distende le ali

l' autunno al primo dispiegarsi

dell' inverno ?

Un punto d' ascolto prossimo

alle nevi, lo aveva visto sciogliersi

dal ghiaccio che covava dentro

un primo amen e basta, tu per te

sei la linea fratta di demarcazione

visiva, i polsi dentro l' acqua

convinciti che è vero.



                                                 ***


niente più acquazzoni, un inverno

così non si era visto mai


alla lunga viene fuori il marcio

le cose sistemate alla meno peggio sotto

al letto, ci si farebbe a pezzi

per uscir fuor di metafora : bugie.

Cotti dal gelo si prendeva a botte

l' autista fantasmatico che a volte

le tagliava la strada.



                                                   ***


ora o mai più. Barchette

di stagnola come pegno

dell' amore.

D qualcuno viene un grido

che ogni notte si alza

dai cuscini ; la leggenda si disperde

sopra i fumi alti dei fornelli.

Ora sai che dire, mai più vorrai

sospendere le trame della sera all' apice

storielline di tormenti.



                                                   ***


la viva, l' innocente, la

disfatta, la pervenuta al fondo

del dilemma : prendere o

lasciare ?

Te l' ho detto ieri sera

prima di dormire, la conserva

per la notte si distrugge

tu piangi per bene, la sfumata

la nera, la sempre più disparsa.




                             Elio  Tavilla      Inediti



lunedì 21 aprile 2025

LE COSE DEL MONDO ( La vita la prendo com'è )

 


                                                Intanto mutando in gara infinita - intravista e perduta - la vita.    



Questo nuovo libro di Paolo Ruffilli, per esplicita dichiarazione dell' autore " vuole porsi come opera unitaria ", che è " l' esito di una lunga elaborazione di un lavoro più che quarantennale ". " Le cose del mondo " rappresenta quindi un progetto al quale il peta è rimasto fedele : " L' idea è legata a un mio desiderio, a una mia precisa necessità, e cioè quella di perlustrare il concreto mondo in cui si è venuta muovendo la mia esperienza, in un gioco continuo di rimandi e rispondenze tra l' Io e la realtà esterna attraverso la pratica del linguaggio."  Così scrive Ruffilli nella nota che apre la raccolta, così che  noi potremo trovare qui una precisa chiave di lettura.         




NELL' ATTO DI PARTIRE


Nel porsi in viaggio, prese le distanze

e tutte le misure per quello che si può,

considerato l' angolo di fuga, l' impulso

di deriva andante dentro il vuoto...

la curva sghemba della deiezione,

lo scarto imprecisato del destino.

All' imprevisto che è legato al moto,

la ragione ha posto antidoto

di linee rette : orari, termini, binari.

Contro i rischi dell' ignoto.



                                                      ***


E' proprio andando che si capisce

qual è il rovesciamento di ogni prospettiva.

Perché, restando fermi, sfuggiva in pieno

che è una questione del tutto relativa.

Avanti e indietro... qui e là...più o meno,

ma sui riferimenti sempre circostanti.

E' il movimento a darci in dote la speranza

mettendo in relazione noi stessi con le cose

e fa presenti a un tratto le ignote e le distanti,

rendendo le vicine subito vacanti.



                                                         ***


Di corsa, inseguendo se stessi,

la propria figura smarrita,

pensandoci in fondo lasciati

soltanto un pochino più indietro.

E andando lanciati in avanti

metro su metro, in questo

spreco di sé nel mondo fuggendo,

intanto mutando in gara infinita

- intravista e perduta - la vita.



                                                      ***


LE COSE


Le persone muoiono e restano le cose

solide e impassibili nelle loro pose

nel loro ingombro stabile che pare

non soffrire affatto contrazione dentro casa

perché nell' occuparlo non cedono lo spazio

vaganti come mine, ma nel lungo andare

il tempo le consuma senza strazio

solo che necessita di molto per disfarle

e farne pezzi e polvere, alla fine.



                                                      ***


IL VENTO DELLA VITA


Oltre l' evidenza che segna nel distacco

e fuori dall' abbaglio che ruba luce

nascondendo agli occhi il fondo,

dentro il sistema di molteplici raccordi

passaggi, corridoi, varchi e porte

l' enigma si disvela nel linguaggio :

le cose vive hanno radici lunghe

che pescano sempre nelle cose morte.

Ciò che rinasce puro si trasforma,

prolungandosi, nella speranza del futuro

ed ecco che di colpo il vento della vita

soffia infilandosi da vagabondo

in giro dappertutto per il mondo.




                            Paolo  Ruffilli   da    Le cose del mondo  (1978- 2019 )


domenica 20 aprile 2025

PASQUA 2025

 


                                                                                Anima Christi . Frisina



 RIT.  Anima Christi, santifica me

         Corpus Christi, salva me.

         Sanguis Christi, inebria me

         Acqua lateris Christi, lava me,


Passio Christi, conforta me.

O bone Jesu exaudi me.

Intra vulnera tua absconde me.


RIT:


Ne permittas a te me separari.

Ab hoste maligno defende me.

In hora mortis meae voca me.



Amen.





                         Serena Pasqua  a chi - per caso o per scelta -

                         si trovasse a transitare qui !



                                                            frida



venerdì 18 aprile 2025

LA CROCEFISSIONE SECONDO GUTTUSO

 


                                                                 Renato Guttuso - Crocefissione *



Oggi contempliamo una stazione della Crocefissione, fissandone un' icona laica, quella della Crocefissione di Renato Guttuso, che venne dipinta fra il 1940 e il 1941, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Egli stesso, ateo convinto e fervido comunista, affermava che " Questo è tempo di guerra e di massacri, di gas, forche e decapitazioni. Voglio dipingere questo supplizio del Cristo come una scena di oggi. Non certo che Cristo muore ogni giorno sulla croce per i nostri peccati, ma come simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggi, carcere e persecuzioni per le loro idee."

E proprio da quest' ottica universale sul dolore del mondo, di chi si considera lontano da ogni devozione religiosa, deriva ogni scelta iconografica e stilistica : la scelta di ritrarre i corpi nudi ( come quello della Maddalena avvinta alla croce ) proprio per rendere la scena perenne e non storicamente collocata ; la strana collocazione a cannocchiale delle croci, che si guardano tra loro e non sono poste l' una accanto all' altra; la natura morta in primo piano con segni di universale tortura ; la disperazione delle donne senza espressione del volto frontali ; due cavalli simbolo di bene e di male ; i pugni chiusi dei crocefissi che resistono allo strazio del male e - infine - un Cristo senza volto coperto dalla croce di spalle del ladrone che non si pentirà ,e che ha le carni rosse come un diavolo. Questa scena drammatica, a ottant' anni di distanza, ci appare straordinariamente espressiva, quasi una preghiera gridata con strazio, dopo aver subito tanta cattiva fama da parte dei contemporanei per la sua apparente blasfemia, per la presenza di nudo e quasi di irriverenza. Diviene invece - forse - ai nostri occhi, colmi dello strazio a cui  assistiamo ogni giorno attorno a noi, uno dei modi più veri di rappresentare la struggente verità redentrice dell' offerta d' amore di Cristo sulla croce.

Quel Cristo che qui è privato ormai anche uno sguardo allo spettatore, come nel profeta Isaia 53,3


" Disprezzato e reietto dagli uomini,

uomo dei dolori che ben conosce il patire,

come uno davanti al quale ci si copre la faccia,

era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima ".


E Guttuso la ricopre quella faccia e lo ritrae proprio così, probabilmente senza la piena consapevolezza di ritrarre il Redentore del mondo, eppure dandone un' autentica immagine di uomo che solo può conoscere il patire di ogni altro uomo, in ogni tempo e in ogni luogo. Ieri, oggi e domani.



Ti preghiamo Signore,

per il grido di ogni uomo che non sa gridare,

per il pianto di chi non sa più piangere,

per il nome che non vuole o non può essere pronunciato,

per chi si crede ateo, ma Ti conosce tanto.



Ti preghiamo per chi Ti sta cercando e non lo sa,

per chi Ti attende senza darti un nome, ma Tu lo stai chiamando.

Per chi soffre ma non sa di stare ai piedi della Tua croce.

Perché per tutti Tu sei

Pienezza di ogni amore.



                                              

*   Crocefissione è una tela di grandi dimensioni ( 200 x 200 cm ) conservata oggi presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma.


giovedì 17 aprile 2025

POESIA DEL GIOVEDI' SANTO

 




                                                                        Caravaggio -  Cena in Emmaus





SENZA UNA SOLA SBAVATURA


Ha trovato nella morte un cibo

di cui nutrirsi. E se n'è andato

libero e felice e non stanco

né remissivo. Con perseveranza

ha accumulato anno dopo anno

la sua voglia di andarsene

tranquillo

con la determinata volontà di un

saggio.

Visse così una vita dignitosa,

per morire senza ombra di peccato.

Morire era per lui una priorità

di vita. E lo assolse in piena regola

e senza neanche un po' di

sbavatura.




                           Italo  Bonassi    da     Assonanze poetiche 



lunedì 14 aprile 2025

MITO E LOGOS ( 1 )


                                           Pompei - Affresco di una madre che allatta il bambino




MADRI, BAMBINI E DEE CON LA SCOPA


Se potessimo sbirciare in casa di una madre che ha appena partorito, nella fase più antica della storia di Roma, ai nostri occhi si presenterebbe una  scena quantomeno singolare. In piena notte vedremmo infatti tre uomini compiere una sorta di ronda all' esterno dell' edificio con in mano altrettanti oggetti piuttosto bizzarri : una scure, un pestello e una scopa. Giunto davanti alla porta d' ingresso, il gruppo si fermava e compiva gesti non meno misteriosi : la scure e il pestello venivano sollevati per colpire la soglia, la scopa per ripulire le schegge di legno che si accumulavano per terra, e questo nonostante i tre non fossero affatto dei malviventi intenzionati a penetrare con la forza nell' abitazione.

A offrirci la spiegazione di quello che in effetti ha tutta l' aria di essere un rito molto arcaico, è il maggiore studioso antico di religione romana, il dottissimo Varrone , attivo nel I sec. a.C.. Secondo Varrone, quel giro intorno alla casa della puerpera aveva la funzione di tenere lontano il dio Silvano e di impedire che tormentasse la madre e il bambino appena nato. E poiché Silvano è un dio irsuto e selvaggio, il cui dominio coincide con gli spazi del bosco e dell' incolto, ecco che per fronteggiarlo venivano impiegati oggetti appartenenti al campo dell' agricoltura : la scure con cui si tagliano gli alberi, il pestello con cui si macinano i cereali e la scopa con cui le spighe vengono ammassate sull' aia dopo la mietitura. Non solo : da Varrone apprendiamo anche che le tre figure coinvolte nel mito impersonavano altrettante divinità : Pilumno era il dio del pestello, Intercidona la dea della scure, mentre Deverra era riconoscibile dall' attributo della scopa .



                                 Mario Lentano  da   Mito e Logos