mercoledì 31 luglio 2024

L ' AMORE INDIANO

 


                                           Amami ogni giorno come se davvero fosse unico...




AMAMI


Amami ma non fermare le mie ali se vorrò volare, non chiudermi in una gabbia per paura di perdermi.

Amami con l' umile certezza del tuo Amore e io non andrò più via.

E se sarò in un cielo lontano, ritroverò la strada del tuo pensiero e se sarai con me ti insegnerò a volare.

E tu mi insegnerai a restare.

Amami con ogni parte di te perché io possa appartenere all'anima e non al corpo quando ti bacerò e abbraccerò le tue forme.

Amami senza nascondere quella tenerezza che ti fà bambino sulle mie pupille e non vergognarti mai se ti dirò " ti amo".

Amami qualunque sia l'aspetto che assumerà il nostro Amore o il luogo in cui ci scambieremo un altro sguardo.

Amami anche se ti sembrerà selvaggia la mia passione e i miei modi a volte risulteranno bruschi e forti.

Amami per quello che sono e io ti seguirò lungo i passi della dolcezza e proteggerò dal mondo la tua fragilità.

Amami e accompagnerò ogni tuo gesto senza bisogno di parole.

Amami un po' di più di quanto chiederò al tuo cuore perché lo stesso farò io camminandoti accanto.

Amami e non guardare il mio aspetto trasandato o le mie forme che non sanno di bellezza; non indugiare sul colore dei miei occhi o su ciò che mi farà grande o piccolo o debole o forte.

Amami per ciò che vedi ad occhi chiusi o per quello che senti quando resto in silenzio nelle tue mani stretto.

Amami per questo e non per quello che la gente dirà su di me.

Amami perché lo vivi il nostro amore e non farne un bisogno per non sentirti sola e nemmeno per convincerti che sarà per sempre.

Amami ogni giorno come se davvero fosse unico, ma non l'ultimo... solo così ogni volta conoscerai la mia bellezza.




                                           Poesia indiana



lunedì 29 luglio 2024

CIO' CHE RESTA DELLA NOTTE

 

                                                      
                                                          E questo nome resterà preghiera...




C'è un fatto, un'evidenza che questo libro ci insegna: una madre resta tale anche dopo la perdita del proprio figlio. In questo testo, l'autrice dà voce all'assenza straziante del proprio figlio, Samuele, e al tempo stesso lo rende immortale con la sua poesia colma di fede e speranza. Un' altra evidenza, la meno scontata : la fede non annulla la portata di una tragedia, ma permette quantomeno di inginocchiarsi a pregare.
La poesia di Anna Paradisi è preghiera.




Ancora non sai che il tuo nome

sarà pieno di luce

il primo battito d'ecografo

per una donna sterile.

E anche adesso che non sei

mi viene quasi da chiamarti

quando mi accarezzo la pancia

come se ci fossero già le tue mani

da afferrare, il tuo respiro da aspettare.

Tu non sarai mai carne

e questo nome che ti chiama in un soffio

resterà preghiera.



                                                ***


Tu non hai mai avuto 

paura del buio, e vai in discesa

fino al centro della mia pancia

fino ad incontrare la morte

che mi porto addosso.

Da lì sembro quasi un albero

di quelli che si vedono dal treno

soli in mezzo ai campi

che non fanno ombra a nessuno.



                                                    ***


Vorrei avere le parole

quelle giuste

per dire che da quando ci sei tu

le ginestre fioriscono in ottobre

per dire le tue mani

sul mio corpo

che oggi nasco, e muoio

e sono ginestra, e sono in canto

della pioggia alla finestra.

Vorrei avere le parole

quelle giuste

di quelle che si lasciano dietro l'orecchio

per ascoltare quando si va a dormire.



                                                      ***


E quando dicono il nome di un'altra

e la chiamano madre

è un lento cadere di capelli

trovarmi senza nulla

che sappia farmi donna.

Chi lo dice non sa

quanto pesano le braccia in sala parto

quando un treno manca la corsa

e resti a guardare le macchine

e nessuno ti raccoglie.



                                              ***


Se tutto dovesse concludersi per me

nell'essere madre di bambini sognati, e di uno

piccolo, nato senza respiro, allora

le rose saranno le mie figlie

e gli argini del fiume e l'odore

della pioggia di maggio, le ginestre

sulle rotonde a dire

che anche un cespuglio può essere giallo

dentro una città e anche tutti i nomi

che non dirò mai in qualche modo

sono esistiti.




                                Anna Paradisi  da    Ciò che resta della notte



sabato 27 luglio 2024

QUANDO L' ALBA...

 


                                                                           Apro tutte le porte...



Non sapendo

quando l'alba

verrà,

apro tutte le porte.

Abbia essa 

piume come come un 

uccello,

o frangenti, come

una riva.



                              Emily  Dickinson



giovedì 25 luglio 2024

IL CANTO DEL CIGNO DI GIAN PIERO

 


                                                Per salvarci sogniamo sul ramo fiorito più alto...




Perdonate, voi che mi avete amato,

se rudere non voglio diventare,

ma radice nascosta che appare

sotto i vostri piedi, e al vostro dolore

innumerevoli fiori regala,

colori d'ala alle promesse aurore.


Perdono, se voglio esser ricordato

come uomo non nato sulla terra,

ma ritrovato in una falsa rima.


Così, quando morrò, non morirò

perché dalla nascita ero già morto;

perché colui che scrive poesia

ha smarrito la sua via. Non vive,

ma piange come un Gange domestico.



                                                  ***


Cuore, martello strano che batti

sovra incudine rovente, e a colpi

mi rendi un suono quotidiano;

quali facce tu a me nascondi

che a capirti m' obblighi a seguirti

e a scoprire le tue mille tracce?


Vuoi dirmi che vivere fu bello

in questo caos misconosciuto

fino all'ordine di un gran bordello?

Ti sembrò il cosmo rassomigliare

a un piccolo specchio famigliare?


Sei solo una terrena povertà.

Come avresti potuto inventare

parola quali : eterno e realtà ?

Chi entrò in te a fartele enunciare?


Un giorno una lapide dirà

che sei fermo, invece tu sarai

assente, bocciato da universi,

uscito dal petto e dai miei versi.


Mio cuore ridi, perché non tu

ma qui sepolto sarà il tutto,

ché prima d'esser nato, sei già

stato.



                                                      ***


Se l'universo è nato dal vuoto,

che sarà mai il vuoto

che non è vuoto?


Dunque ignoto

son io anche al mio noto,

senza sapere mai niente

sulla vita presente.


Ora tutto è nerume

anche ogni lume

che si accende nel mondo,

dove nel fondo

la morte non ha spiegazione,

ma e' traduzione di parole non scritte


Dunque viviamo

come l'ombre più fitte

di questa creazione,

dove mai nessuno

saprà ciò che siamo.


Allora, per salvarci, sogniamo

sul ramo fiorito più alto,

col salto del merlo

che vola senza saperlo.




                  Gian Piero Bona    da     Detriti del fiume celeste



martedì 23 luglio 2024

L' ISOLA DEI TOPI DI BERTONI



                                                   Io e te saremo entrambi bravi a dirci...




" L' isola dei topi " è un libro che esprime il senso del limite, dello spazio, del tempo, del corpo e dell' essere. Come una lama affilata, lo sguardo del poeta percepisce, sente e svela il nostro confine nello stare al mondo, tra la vita e la non vita, tra il quotidiano e l'abisso, l' umano e il bestiale. Ciò che ci affascina è la capacità di cogliere e di far convivere il cosmo e la casa, la complessità dell' universo umano ( nella sua bellezza e nella sua brutalità ) con la delicatezza della sfera intima e privata, ciò che è misurabile con ciò che è lontano, la meraviglia e la tristezza. Per questo, leggere questo libro, ci permette di entrare in un mondo assai complesso, intrigante, a volte spaventoso, ma al contempo ricco di storia, di vita e di ricordi che sola la poesia è in grado di donarci.




VECCHI GIOCHI


Dalle cose, ho divorziato.


Le compro, mi cadono, ne rompo

l'involucro e via

nel cassonetto

oppure le sposto e le trasloco

di senso e di ruolo

come un vecchio gioco,

così mi sento l'uomo

più adatto a conquistare

l'assoluto non essere che sono.


Ma come sanno vendicarsi, loro!

Un inciampo improvviso del tono

le scioglie nel più roco

sprofondo della voce,

pretende che le cose

conversino al mio posto

dall' angolo di mondo più remoto.



                                               ***


METAMORFOSI


Una delle prime cose che farò

quando tutt'e due saremo alberi

sarà dimenticarti

ma senza whisky e senza psicoanalisi.


No, saprò dimenticarti

donando le foglie più casuali,

ribelli, irregolari

alle schiere di passeri sui rami

e - vedrai - saprò dimenticarti

come ho già dimenticato

gli immani soffi atlantici

le diastole e le sistoli del mare

che si tende o si apre

di sei ore in sei ore

così che ogni giorno quattro volte

avanza e si ritira.


Io e te con le facce come

cortecce di rughe,

buchi da sembrare tane

e radici del buio più profonde

io e te saremo entrambi bravi

a dirci come siamo stati

portatori nel complesso sani

d' abbandoni e resistenze.


E così, rimanendo tali e quali,

fruste di salici, ali

potremo all' infinito ricordarci.



                                                   ***


NELLO SPECCHIO


Nello specchio stamattina ho visto

un sorriso che non conosco

Mi sono insaponato,

ho lavorato di rasoio

e alla fine ho ridato faccia d'uomo

al topo color cenere che sono,

i baffi vibratili sul naso,

gli occhi due buchi senza fondo

e le labbra aperte sugli spigoli

della chiostra di dentini dove esplodo

il mio squittìo di primo buongiorno.


Sarà che il mondo

è pieno di ambulanze, ma

- Nessun problema! - ho urlato,

non fosse per lo sguardo

intimo e privato

che dilapida anche adesso nel riflesso

questo gioco di ruolo del mio sogno.



                                             ***


QUESTI GIORNI


Le giornate ti avvistano negli angoli

più innocui

e ti presentano conti esagerati

sintonie mancanti.


Le giornate sono gorghi

capaci d'ingoiarti

e dopo non lo prendi più, non lo raccogli

il tempo di scavare

radici, buche, tane

nel terreno segreto delle cose.


Trame d' attese improbabili, storie

senza coscienza e senza

che torni una vera

vita di natura,

delle volte.



                                                    ***


ABBEY ROAD


Se è questo il mio giorno fatale

o un giorno abbastanza importante

da ricordarne alba e colore

tutt' attorno delle piante

secco nelle arie

prima quasi assenti

e poi pungenti

che dobbiamo alzarci i baveri

ricoprire d'unguenti


Se è questo il giorno più importante

per occhi, nasi e sentimenti

è meglio che sia un giorno

di circostanze povere

fra salici sbilenchi

una palude di pozzanghere

questo muretto circondato di sterpaglie

e l' asfalto tutto crepe

dove riconciliarci con la sete

dei fratelli persi chissà dove.


A santificare

un giorno uguale

in pegno posso offrire

le mie scarpe ormai cinquantenarie

le stesse di George Harrison

sulla copertina  di Abbey Road.


Ottobre del '69

a me quattordicenne senza cielo

di reticoli di tane prigioniero

un autunno di topi nel pensiero.



                           Alberto Bertoni  da     L' isola dei topi



domenica 21 luglio 2024

AD ALTRI CHE A TE ( di Thomas )

 


                                          I miei amici non erano che nemici sui trampoli...




AD ALTRI CHE A TE


Amico da nemico io ti sfido

Tu con monete false nella borsa degli occhi,

Tu amico mio dall' aria accattivante

Che per vera mi rifilasti la menzogna

Mentre spiavi bronzeo i miei più gelosi pensieri

Che mi allettasti con luccicanti pezzi d' occhio

Finché il dente goloso del mio affetto trovò il duro

E scricchiolò, e io inciampai e succhiai,

Tu che ora evoco a stare come un ladro

Nella memoria, moltiplicato da specchi

In sofferente inobliabile atto,

Mano lesta nel guanto di velluto

E  un martello contro il mio cuore,

Eri una volta una tale creatura, un così allegro,

Schietto, spassionato compagno,

Che non avrei mai detto né creduto

Mentre una verità spostavi nell' aria

Che per quanto li amassi per i loro difetti

Come per i loro pregi,

I miei amici non erano che nemici sui trampoli

Con la testa fra nuvole d' astuzia!



                 Dylan  Thomas  da    Poesie   Trad. di  Ariodante  Marianni




ALZHEIMER D' AMORE

 


                                              O Dio, tienici nel tuo Alzheimer d'amore...



Per la prima volta Interlinea  pubblica un' Antologia di diversi poeti e scrittori che hanno come denominatore comune la malattia di Alzheimer e che sono dedicate ai genitori o ai familiari nonché ispirate dal dolore e dalle difficoltà di questa patologia. Quando apparentemente non si hanno più parole, la poesia ha parole adatte e sufficienti; è uno strumento profondo che può trasmettere contenuti altrimenti difficili da comunicare, perché è universale come la malattia. Le poesie di questo libro sono accompagnate dal commento di Franca  Grisoni , con cui condividiamo le modalità di lettura della sofferenza, un'altissima sensibilità e una capacità interpretativa dell'umano. Il libro nasce dall'incontro del' autrice con la poesia di Davide Rondoni  Alzheimer , madre ) dedicata ai suoi amici, figli di una madre colpita dalla malattia. Vi possiamo anche leggere testi di Margaret Atwood, Mario Benedetti, Alberto Bertoni, Roberta Dapunt, Valerio Magrelli, Fabio Pusterla, Andrea Zanzotto e altri.




Era lei il sole mite

le girava tutto intorno, noi


ci spargevamo

il bel quartiere il mondo

ma era lei


in fondo alle stanze

cuore d'oro e catena, e ora

vederla aver bisogno di tutto, cadere

le luci della mente

- l'hai vista passare, ti ha

riconosciuto?


come fare a imparare la scena

dove siamo finiti


è proprio lei la mamma l'angelo

con gli occhi incomprensibili

che annuncia: non vi sarà più tempo.


Ora artigliaci Dio

tienici nel tuo 

alzheimer d'amore,

perdiamola tutti

la memoria del male


se ne va come una canzone dalle labbra

e dalle pianure bianche dei nomi.



                          Davide  Rondoni   da    Alzheimer d'amore ( Poesie e meditazioni su una malattia )



venerdì 19 luglio 2024

QUALCOSA CHE MI RIGUARDA ( dice Daniela )

 


                                                         Non vedere più la bellezza uccide...




HO TRASCURATO DI DIRE QUALCOSA CHE MI RIGUARDA


Ho trascurato di dire qualcosa che mi riguarda

ma che riguarda anche voi che mi siete vicini.

Amo la luce che indietreggia quando gli alberi

flettono le foglie nel vento simili ad aironi verdi,

mi commuove l'orizzonte di mare

che emerge dal buio come un ricordo

e il sole che arriva a toccare l' acqua senza scalzarla;

vorrei parlarvi dei miei percorsi sotto i portici di

piazza Vittorio dove ristagna il fiato di tante voci

e del raccoglimento della luce quando scende sulla

tavola apparecchiata, ma anche della prima vastità del giorno

o della prima oscurità del giorno quando un antifurto

mette in scena la scintilla dell'idea


io sono una che raccoglie sassi

ma non sono una collezionista

li stringo in pugno per ricordare il

corpo, scrivo dialoghi di lunghe

frasi con la vita per non sprofondare

scrivo per ingraziarmi la morte -

sono una sospesa nella paura

che prima di spalancare la finestra

e sparire nei cunicoli della notte

allagherà di luce le pagine dell'infanzia.



                                                   ***


Anche senza sangue il male fa paura

anche se non ci sono sciami di bombe che cadono sulla

città *, anche se non ci sono volte di fumo nella stanza

anche senza labbra nere il male fa paura


morire prima della morte fa paura

ma non vedere più la bellezza uccide.




                           Daniela  Attanasio   da      Vicino e visibile



*  era il 2017 e le bombe  non cadevano sulle città ( non così vicine a noi, almeno )




giovedì 18 luglio 2024

ESSERE VIVI NEL MONDO DI DANIELA

 


                                                      L' impazienza di te non è più tortura...



" Il segreto della poesia è fatto da : spontaneità, segreto, accuratezza. In quest'ordine preciso"  

( Elizabeth Bishop )


Queste sono esattamente le caratteristiche di Daniela Attanasio.




non ha una sua solitudine lo spazio una solitudine il tempo -

sono due idee che si curvano ma non si toccano

come le tende che scendono sui vetri della finestra

i libri schierati nelle loro rastrelliere

come le braccia quando si chiudono in un abbraccio

senza stringere nulla


solitudini inerti che non sanno niente delle mie paure -

non è la solitudine dell' aquila in montagna

né la solitudine di chi entra in clausura a spaventarmi

ma quella dell' acqua che nella cella del freezer

si cristallizza in un cubetto di ghiaccio.



                                                ***


se noi scordassimo il sole d'estate che ci

scortava su una strada di sabbia

verso la tela azzurrissima del mare

se avessimo scordato il riflesso viola dell' acqua

gettata sugli scogli dai tagli del vento

se volontariamente ci scordassimo

di sperimentare la bellezza della terra o avessimo già scordato

tutti i pensieri d'amore che risucchiando il respiro

ci hanno fatto tremare

una volta almeno dovremmo girarci per guardare indietro.



                                                ***


avrei voluto spostare lo sguardo dalla tua

schiena al tronco malato del platano ai pappagalli

che sono germogliati sui rami della magnolia

fermarmi davanti alla fontana di pietra ma le

ortiche si moltiplicavano sotto i piedi la siepe di

alloro sfumava gialla nella sua gabbia geometrica

la ghiaia si macchiava di muffe e cortecce

sotto il sole le foglie bruciavano accartocciate dalla

sete - l'impazienza di te non è più tortura

tra vita e morte c'è uno spazio esiguo ormai una

lingua di silenzio fra le facce del mondo e la bellezza


come accadeva nell'infanzia un secolo fa tra la

paura del buio e la grazia del sole d'inverno

quando entrava dalla finestra con la volta a ogiva.




                               Daniela  Attanasio  da   Vivi al mondo



mercoledì 17 luglio 2024

FINO A DOMANI

 


                Fatti coraggio, sfida l'amore / fammi vedere cosa vuol dire avere un cuore...


 


Oggi vorrei che tu rintracciassi le mie orme

per custodire la parte giusta del cuore

dove il sangue è rosso e la morte dorme.



                 Daniela  Attanasio   da     Vivi al mondo



LA PREZIOSA " ELLE " DI FRANCESCA

 


                                                           Io sento il suo passo fatto d'aria...



E' un raccontare. E' un raccontarsi. Noi siamo spettatori di questo teatro dalle luci spente, fioche a volte. Strizziamo gli occhi per vedere le forme di certe scene ; aguzziamo l'udito per ascoltare i dialoghi semi nascosti tra i versi, o quelli immaginari tra chi resta e chi non c'è più. Attenti, cerchiamo di capire cos'è successo veramente attraverso gli sguardi e i gesti dei vicini, la vicinanza degli amici. Non vorremmo arrenderci al nostro non essere adeguati a questa drammaturgia, al nostro non essere preparati ad affrontare il dolore - quando si presenta - al nostro non esserlo mai. Eppure continuiamo a leggere questi testi - fiume ( chi volesse legger altre poesie dell'autrice , può trovarle su questo blog, all'etichetta Francesca Del Moro ), a farci bagnare dalle gocce che schizzano a ogni metafora intuita, a ogni similitudine azzeccata, a ogni rima che sonoramente si leva in questo canto.

Cosa ci resta addosso?





E' di altri la vita che ci resta.

E' per proteggerli.

Lieve cura dire noi.


 Noi superstiti.



                                             ***


Camminando

come con la febbre alta

ogni parola

mi spacca le labbra.


Penso come

la sua vita

si è versata.


Come mi è caduta

la sua vita

fra le mani.



                                           ***


IL SUO SPARIRE


Dallo stato di famiglia

le detrazioni in busta paga

la dichiarazione dei redditi

il conto in banca

il sito dell'università

la rubrica del telefono.


Io che ratifico

firmo, confermo.


Il suo sparire.



                                               ***


Fosse fatta con le dita

l' arma che si è puntata contro.


L' avessi presa al volo

puntata verso l'alto.



                                           ***


Vorrei vederti

gli occhi da vicino

mi hai detto.

Gli occhi

sono lo specchio 

dell' anima, si sa.

E  lei vuole vedere

se l'anima l' ho ancora.



                                        ***


Mi piaci

dice lei, generosa

sei più dolce

il dolore

ti ha forse cresciuta.

Io so di avere

gli occhi calmi di chi

ha deposto le armi

e non teme più nulla

si rincuora al sapere

che la guerra è finita

anche se l'ha persa.



                                               ***


Lui mi parla

con una tenerezza

che non gli conoscevo.

Forse la voglia

di un lieto fine dopo

la tragedia, forse i segni

di un amore postumo.

La morte a volte

cambia una vita intera

a qualcuno inventa

dei ricordi buoni

a qualcun altro

glieli toglie tutti.



                                          ***


Fra tutti noi ha fatto

il percorso più lungo.

Non piange, ha una luce

leggera nel viso

lo sguardo perso

verso l'infinito

sorride quando

parla di suo figlio

dice di aspettare

dalla morte la pace.



                                           ***


Quando è diventato

un angelo tuo figlio?

Mi chiede, straziante

tenerezza condivisa.

E' già passato

un po' di tempo

ma la parola precisa

insieme al loro nome

fa ancora spavento.



                                            ***


Il gruppo è la vita.

Due volte al mese

sbendiamo la ferita.

La facciamo respirare

la guardiamo

mentre duole e sanguina

e impercettibilmente

si rimargina.



                              Francesca Del Moro  da     L



martedì 16 luglio 2024

HO BISOGNO DI NOI...


                                                        

                                               Io ho bisogno di  Noi......





HO BISOGNO DI NOI...


Ho bisogno di vomitare

e di montare di frusta la bile

insieme all'albume degli occhi;

di scrivere del nulla

e del mutato dolore degli angeli

senza più un cielo da ricucire

con brandelli di pelle per farne coperta.

Se solo potessi truccare le carte

e sentirmi regina di cuori

per prenderti la mano...

Se solo sapessi leggere i cerchi

sul pelo dell'acqua e della tua lingua...


Non voglio essere sepolta nel paradosso

di verità nascoste e dei perché

impiccati a un AMO.

Voglio una croce nel solco del silenzio

che porti il mio nome e fiori freschi

d' arancio, immaginando domeniche

di primavera e d'amore, tra filari di gelsomini

e baci avviluppati alle labbra.

Io non so vivere di questi giorni spaiati

a vagare smarrita come anima monca.


Io

ho bisogno 

di Noi

che abbiamo perso

anche questo tramonto.



                                    frida



domenica 14 luglio 2024

UNO SGUARDO SU ZOE'

 


                                                          L' illusione era questa amicizia...



Questa raccolta di Zoé Valdés rappresenta chi si ostina a sondare i margini della realtà, ma che rimane a lungo nell'ombra di coloro che impongono le loro prerogative ( riferimento al regime di Castro a Cuba, criticando il quale fu esiliata in Francia nel 1995 ), sempre più vicina a sferrare un colpo di rinnovamento nella propria poesia.

" La quotidiana guerra delle canaglie / Contro la poesia / Non dirò niente d più / Anche se non saprei tacere ".

 E' così che si vive questa raccolta, attraverso i testi che sono veramente unificati per tema, stile e pensiero ( sentimento d'amore, di amicizia, di sacrificio e di eroismo, nonché grido di dolore e di ribellione contro le ingiustizie perpetrate dalle dittature ), un unico discorso con tante varianti, sfuggente e allusivo alla vita.

" I pesci si trasformarono in sudditi / di stupide spacconate ".




DIPINGERE  LA  VITA


Non sussurrerò che il colore è

brutto

Troppo scuro nel suo azzurro

elettrico

Ti consiglierei di rimuovere il

manto bianco

Con la tavolozza chiazzata di

dorato

L' illusione era questa amicizia

trasparente

Ed è diventata nera

Per averla così impastata di

melassa

Io come intuisci amo il verde

Muoio per il giallo

E ho bisogno del rosso per

baciare i sogni

Non ritornare per favore con le

macchie cristalline

Non ho niente a che vedere con

il gelo

E domani avrò le mani bianche

di calce

Il pube roseo e un morso

Il mare è un colore esuberante

Per ridipingere la vita

Che si va sciogliendo scolorita

Per i sobborghi e i vicoli.



                         Zoé   Valdés     da     Anatomia dello sguardo   Trad. di Giordano Lupi


                       

DONDE QUEDA LA LUZ ?

 


                                                             E' una bomba atomica caduta...




DOVE RIMANE LA LUCE ?


Dove rimane la luce quando si spegne?

Almeno, il calore rimane ancora

posando su ogni superficie

la sua mano amorevole per qualche minuto

prima che il suo guanto collassi

gelido, sulle piastrelle intirizzite.

Ma la luce mai : la stanza in ombra

sprofonda nell'amnesia della sua lucentezza;

le tenebre sono improvvise se il dito

sigilla le labbra dell'interruttore.

Tutto si risolve in un istante,

la guerra della notte contro il giorno.


E' una bomba atomica caduta

non un esercito in lenta ritirata.



                               Antonio  Rivero Taravillo     Trad. di Marcela Filippi



venerdì 12 luglio 2024

POESIE DI MARUSA

 


                                                                  L' importante è insistere...





COME PROLUNGARE IL MOMENTO


si può stendere come un filo fra due pali della corrente elettrica

ma se hai paura dell'altezza può servire anche come filo per il bucato

l' unica differenza è che nel primo caso il tuo

tempo sarà misurato da uccelli casuali

nel secondo invece la tua strada

sarà come pizzicata e i

momenti si faranno

lunghi ma la tua

vita resterà come

prima -

breve .



                                              ***


COME SCRIVERE UNA POESIA


prendi un coltello con cui tagliare un pezzo di cielo

strofina via dalla pelle gli ultimi granelli di sale di questa estate

e conservali sotto la lingua per l'inverno

così - nel buio - ritroverai più facilmente la via verso sud

cogli pezzetti di storia per creare memoria

e infilali nelle tasche del cuore

fai finta di gettare sguardi a caso

fai finta che la direzione di partenza dipenda dalla luce

pensa al nero degli occhi e alle mani calde

tocca delicatamente il dito di

questa fragile presenza del silenzio

e aspetta che cominci a suonare

l'importante è insistere

fino all'ultimo respiro.



                                                     ***


QUELLO CHE NON E' SUCCESSO


tra i ricordi i miei preferiti

sono quelli di ciò

che non è successo

le nevi dell'anno scorso

i ciliegi in inverno

il domani

che poi

arriva

quando meno te lo aspetti

il bello di questi ricordi

è che si può sempre

aggiungere o togliere qualcosa

senza avere la coscienza sporca

capovolgerli

e mischiarli come carte

e inoltre sono

quasi sempre

ricordi bellissimi

anche di quello

che non è mai successo

che resta nascosto da qualche parte

da qualche parte

è.



                                              ***


PESCIOLINI


all'inizio c'è

un foglio bianco e vuoto

uno spruzzo silenzioso qua e là

poi i cerchi sull' acqua

e l'attesa

di una fine

che arrivi presto

o un po' più tardi

che accade

oppure no

nel bianco, il galleggiare

dei pesciolini neri

presi

ignari

nella rete del poeta.



                                                   ***


LA RACCOLTA DELLE OLIVE


quest' anno il tempo è stato clemente

il sole ci ha scaldato i capelli

la bora non ce li ha sventagliati sul viso

quindi abbiamo pettinato gli alberi


noi che amiamo così tanto tacere

raccontavamo storie e ogni tanto

mordevamo il frutto amaro per poi

sputarlo e ridere con i denti anneriti


solo che non osavamo cantare

non avevamo ancora il coraggio

tutti insieme

di aprire la bocca nel medesimo tempo


per ora tutto riposa nei momenti

in cui le nostre dita

si toccano accidentalmente

tra le foglie d'argento.



                       Marusa  Mugerli  Lavrencic     Trad. di Ana  Gersak


    

mercoledì 10 luglio 2024

L' AMORE , IL SILENZIO DI DOLORES

 


                                                     Ridere, adesso manca il nostro ridere...




OGNI PAROLA CHE SCRIVI LA CONSUMA IL FUOCO


Ogni parola che scrivi la consuma il fuoco.

Ogni pagina che lasci in bianco

aggiunge un'elica delicata alla tristezza

e si mette a girare...

Se attraversiamo la pioggia,

la notte trasforma in bicchieri i nostri cuori

perché beviamo lentamente l'uno all'altro

malinconiche storie di uccelli

feriti nell'aria

e che verso di noi ancora scendono.

Le levatrici curano vecchi soli

all'orecchio delle gestanti;

le loro mani immobili incidono il tempo

e dispongono l'area scura delle case.

Per lunghi corridoi il silenzio incatena statue.

Ogni splendore del tuo corpo che offri

ti fa ridere e ti fa piangere di profilo

nella luce incurabile degli specchi.

Vieni a coricarti sul mio pianto

e le tue palpebre chiuse

eseguano i loro ordini siderali.


Non ci possiamo amare,

i nostri giorni si sono già incrociati

e nel silenzio che dissodavamo per unirci

cancellammo i nostri stessi cuori.




                       Dolores  Etchecopar da   Canciòn del prencipio



lunedì 8 luglio 2024

OGNI VOLTA ( che pronuncio te... )

 


                                                    Profumano ancora queste notti di rosa...



" Non ho mai sentito l'urgenza di pubblicare, ho sempre pensato e lasciato sedimentare ogni pensiero e ogni parola il più a lungo possibile, nella speranza - al contempo - che tutto trovasse il proprio posto, il proprio ordine nella semplicità, nel tempo mai banale del silenzio ".

( S. Sblando )




COME  NOI


Concedo tutto me stesso ad una passeggiata

di portici e schiamazzi, di profumi ed erbe,

di vento e di bandiere.

Siamo in questo esistere di cose non dette

un garbuglio di giochi e silenzi

nell'abbandono di un'apparenza disattesa.


Parliamo di strade, fra mendici e rimandi

di vento, solitudini d'asfalto e sigarette.

Preghiamo ché sia la distanza,

l'inappetenza del destino a renderci

singolare moltitudine fra specchi deformati.


E che non sia la curva di una rotaia

a indicarci la precisa direzione.



                                           ***


OGNI VOLTA CHE PRONUNCIO TE


Ogni volta che pronuncio te comincia un verso

nell' a capo di ogni singolo respiro c'è

l'impronta dell'affanno,

e i giorni si protendono al tempo

dal precipizio di un'assente punteggiatura.


Sarà che finora ho scritto

ciò che meglio so fare,

il fermarsi di un autobus al capolinea

e l'incedere del sonno tra le prime ore

del lavoro


che mi porto a parlare di te,

di Emily, della tua casa dai tre muri

vista mare

e di questa cocciuta traversata di un ponte

tra due sponde prosciugate


e noi vorremmo l'altro

come la coraggiosa incertezza

di chi entra in una vasca

piena

d' acqua calda.



                                          ***


GELOSIA


Non sarai fra mura di cera accesa

stesa a colare, o negli echi

di un'ineffabile lingua, a ritrovare la tua

fotografia nel silenzio senza luce.


Non riconoscerai più qui e nei giorni

che rileggono il passato, quel verso

germogliato sul profilo e caduto

sopra un foglio bianco, ad asciugare.


Profumano ancora queste notti

di rosa, dei fiumi delle tue labbra.

E che nessun altro s'abbeveri.


                                              ***


DALLA MIA MANSARDA


Amo il freddo silenzioso

della mia mansarda

della vita tra i lucernari

che come in un personale 

stato

       di necessità

avvolge garbugli di fogli

tenuti stretti

       nell'assedio

del giorno alle parole

nella dolcezza appassionata

dell'impegno

       nel desiderio

di porgere

       un tuo fianco

       furtivo

alla notte.




                      Salvatore  Sblando    da    Ogni volta che pronuncio te