Io sento il suo passo fatto d'aria...
E' un raccontare. E' un raccontarsi. Noi siamo spettatori di questo teatro dalle luci spente, fioche a volte. Strizziamo gli occhi per vedere le forme di certe scene ; aguzziamo l'udito per ascoltare i dialoghi semi nascosti tra i versi, o quelli immaginari tra chi resta e chi non c'è più. Attenti, cerchiamo di capire cos'è successo veramente attraverso gli sguardi e i gesti dei vicini, la vicinanza degli amici. Non vorremmo arrenderci al nostro non essere adeguati a questa drammaturgia, al nostro non essere preparati ad affrontare il dolore - quando si presenta - al nostro non esserlo mai. Eppure continuiamo a leggere questi testi - fiume ( chi volesse legger altre poesie dell'autrice , può trovarle su questo blog, all'etichetta Francesca Del Moro ), a farci bagnare dalle gocce che schizzano a ogni metafora intuita, a ogni similitudine azzeccata, a ogni rima che sonoramente si leva in questo canto.
Cosa ci resta addosso?
E' di altri la vita che ci resta.
E' per proteggerli.
Lieve cura dire noi.
Noi superstiti.
***
Camminando
come con la febbre alta
ogni parola
mi spacca le labbra.
Penso come
la sua vita
si è versata.
Come mi è caduta
la sua vita
fra le mani.
***
IL SUO SPARIRE
Dallo stato di famiglia
le detrazioni in busta paga
la dichiarazione dei redditi
il conto in banca
il sito dell'università
la rubrica del telefono.
Io che ratifico
firmo, confermo.
Il suo sparire.
***
Fosse fatta con le dita
l' arma che si è puntata contro.
L' avessi presa al volo
puntata verso l'alto.
***
Vorrei vederti
gli occhi da vicino
mi hai detto.
Gli occhi
sono lo specchio
dell' anima, si sa.
E lei vuole vedere
se l'anima l' ho ancora.
***
Mi piaci
dice lei, generosa
sei più dolce
il dolore
ti ha forse cresciuta.
Io so di avere
gli occhi calmi di chi
ha deposto le armi
e non teme più nulla
si rincuora al sapere
che la guerra è finita
anche se l'ha persa.
***
Lui mi parla
con una tenerezza
che non gli conoscevo.
Forse la voglia
di un lieto fine dopo
la tragedia, forse i segni
di un amore postumo.
La morte a volte
cambia una vita intera
a qualcuno inventa
dei ricordi buoni
a qualcun altro
glieli toglie tutti.
***
Fra tutti noi ha fatto
il percorso più lungo.
Non piange, ha una luce
leggera nel viso
lo sguardo perso
verso l'infinito
sorride quando
parla di suo figlio
dice di aspettare
dalla morte la pace.
***
Quando è diventato
un angelo tuo figlio?
Mi chiede, straziante
tenerezza condivisa.
E' già passato
un po' di tempo
ma la parola precisa
insieme al loro nome
fa ancora spavento.
***
Il gruppo è la vita.
Due volte al mese
sbendiamo la ferita.
La facciamo respirare
la guardiamo
mentre duole e sanguina
e impercettibilmente
si rimargina.
Francesca Del Moro da L
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