Io e te saremo entrambi bravi a dirci...
" L' isola dei topi " è un libro che esprime il senso del limite, dello spazio, del tempo, del corpo e dell' essere. Come una lama affilata, lo sguardo del poeta percepisce, sente e svela il nostro confine nello stare al mondo, tra la vita e la non vita, tra il quotidiano e l'abisso, l' umano e il bestiale. Ciò che ci affascina è la capacità di cogliere e di far convivere il cosmo e la casa, la complessità dell' universo umano ( nella sua bellezza e nella sua brutalità ) con la delicatezza della sfera intima e privata, ciò che è misurabile con ciò che è lontano, la meraviglia e la tristezza. Per questo, leggere questo libro, ci permette di entrare in un mondo assai complesso, intrigante, a volte spaventoso, ma al contempo ricco di storia, di vita e di ricordi che sola la poesia è in grado di donarci.
VECCHI GIOCHI
Dalle cose, ho divorziato.
Le compro, mi cadono, ne rompo
l'involucro e via
nel cassonetto
oppure le sposto e le trasloco
di senso e di ruolo
come un vecchio gioco,
così mi sento l'uomo
più adatto a conquistare
l'assoluto non essere che sono.
Ma come sanno vendicarsi, loro!
Un inciampo improvviso del tono
le scioglie nel più roco
sprofondo della voce,
pretende che le cose
conversino al mio posto
dall' angolo di mondo più remoto.
***
METAMORFOSI
Una delle prime cose che farò
quando tutt'e due saremo alberi
sarà dimenticarti
ma senza whisky e senza psicoanalisi.
No, saprò dimenticarti
donando le foglie più casuali,
ribelli, irregolari
alle schiere di passeri sui rami
e - vedrai - saprò dimenticarti
come ho già dimenticato
gli immani soffi atlantici
le diastole e le sistoli del mare
che si tende o si apre
di sei ore in sei ore
così che ogni giorno quattro volte
avanza e si ritira.
Io e te con le facce come
cortecce di rughe,
buchi da sembrare tane
e radici del buio più profonde
io e te saremo entrambi bravi
a dirci come siamo stati
portatori nel complesso sani
d' abbandoni e resistenze.
E così, rimanendo tali e quali,
fruste di salici, ali
potremo all' infinito ricordarci.
***
NELLO SPECCHIO
Nello specchio stamattina ho visto
un sorriso che non conosco
Mi sono insaponato,
ho lavorato di rasoio
e alla fine ho ridato faccia d'uomo
al topo color cenere che sono,
i baffi vibratili sul naso,
gli occhi due buchi senza fondo
e le labbra aperte sugli spigoli
della chiostra di dentini dove esplodo
il mio squittìo di primo buongiorno.
Sarà che il mondo
è pieno di ambulanze, ma
- Nessun problema! - ho urlato,
non fosse per lo sguardo
intimo e privato
che dilapida anche adesso nel riflesso
questo gioco di ruolo del mio sogno.
***
QUESTI GIORNI
Le giornate ti avvistano negli angoli
più innocui
e ti presentano conti esagerati
sintonie mancanti.
Le giornate sono gorghi
capaci d'ingoiarti
e dopo non lo prendi più, non lo raccogli
il tempo di scavare
radici, buche, tane
nel terreno segreto delle cose.
Trame d' attese improbabili, storie
senza coscienza e senza
che torni una vera
vita di natura,
delle volte.
***
ABBEY ROAD
Se è questo il mio giorno fatale
o un giorno abbastanza importante
da ricordarne alba e colore
tutt' attorno delle piante
secco nelle arie
prima quasi assenti
e poi pungenti
che dobbiamo alzarci i baveri
ricoprire d'unguenti
Se è questo il giorno più importante
per occhi, nasi e sentimenti
è meglio che sia un giorno
di circostanze povere
fra salici sbilenchi
una palude di pozzanghere
questo muretto circondato di sterpaglie
e l' asfalto tutto crepe
dove riconciliarci con la sete
dei fratelli persi chissà dove.
A santificare
un giorno uguale
in pegno posso offrire
le mie scarpe ormai cinquantenarie
le stesse di George Harrison
sulla copertina di Abbey Road.
Ottobre del '69
a me quattordicenne senza cielo
di reticoli di tane prigioniero
un autunno di topi nel pensiero.
Alberto Bertoni da L' isola dei topi
Molto bello davvero (meglio dire: mi piace davvero). Più che di lama parlerei di bisturi con cui seziona con precisione e mano leggera
RispondiEliminaHai dato davvero una bella immagine della scrittura di Bertoni, che è intensa e vitale ma leggera . Direi anche raffinata.
RispondiEliminaBuona giornata.
Il gioco di ruolo come immagine ricorrente, e la comprendo - o perlomeno credo - visto che mi piace ribaltare i punti di vista. Quasi un demonizzarle le cose, mentre sono loro a incastrarci coi loro "conti esagerati"..
RispondiEliminaPoesia sottile - questa di Bertoni - di stampo quasi filosofico su cui si potrebbe disquisire a lungo, per arrivare al fine alla " sua" conclusione, che è quella - attraverso il vecchio gioco dello spostamento dei ruoli - di " sentirsi l'uomo più adatto a conquistare l' assoluto non essere che sono".
RispondiEliminaMa mi chiedo - a noi comuni mortali - : si può arrivare a definirsi come un " non essere"? ". E in tal caso, che ne sarebbe della nostra vita ? Una " non - vita?
Ai posteri...
A saperlo mia cara.. viviamo di congetture, sensazioni, brividi..
EliminaPoi c'è chi si accontenta e chi no... Chi si dà una risposta che lo " appaga" , chi si annienta e chi impazzisce ( Nietzsche e tanti altri... ).
RispondiEliminaA noi cosa conviene?