martedì 23 luglio 2024

L' ISOLA DEI TOPI DI BERTONI



                                                   Io e te saremo entrambi bravi a dirci...




" L' isola dei topi " è un libro che esprime il senso del limite, dello spazio, del tempo, del corpo e dell' essere. Come una lama affilata, lo sguardo del poeta percepisce, sente e svela il nostro confine nello stare al mondo, tra la vita e la non vita, tra il quotidiano e l'abisso, l' umano e il bestiale. Ciò che ci affascina è la capacità di cogliere e di far convivere il cosmo e la casa, la complessità dell' universo umano ( nella sua bellezza e nella sua brutalità ) con la delicatezza della sfera intima e privata, ciò che è misurabile con ciò che è lontano, la meraviglia e la tristezza. Per questo, leggere questo libro, ci permette di entrare in un mondo assai complesso, intrigante, a volte spaventoso, ma al contempo ricco di storia, di vita e di ricordi che sola la poesia è in grado di donarci.




VECCHI GIOCHI


Dalle cose, ho divorziato.


Le compro, mi cadono, ne rompo

l'involucro e via

nel cassonetto

oppure le sposto e le trasloco

di senso e di ruolo

come un vecchio gioco,

così mi sento l'uomo

più adatto a conquistare

l'assoluto non essere che sono.


Ma come sanno vendicarsi, loro!

Un inciampo improvviso del tono

le scioglie nel più roco

sprofondo della voce,

pretende che le cose

conversino al mio posto

dall' angolo di mondo più remoto.



                                               ***


METAMORFOSI


Una delle prime cose che farò

quando tutt'e due saremo alberi

sarà dimenticarti

ma senza whisky e senza psicoanalisi.


No, saprò dimenticarti

donando le foglie più casuali,

ribelli, irregolari

alle schiere di passeri sui rami

e - vedrai - saprò dimenticarti

come ho già dimenticato

gli immani soffi atlantici

le diastole e le sistoli del mare

che si tende o si apre

di sei ore in sei ore

così che ogni giorno quattro volte

avanza e si ritira.


Io e te con le facce come

cortecce di rughe,

buchi da sembrare tane

e radici del buio più profonde

io e te saremo entrambi bravi

a dirci come siamo stati

portatori nel complesso sani

d' abbandoni e resistenze.


E così, rimanendo tali e quali,

fruste di salici, ali

potremo all' infinito ricordarci.



                                                   ***


NELLO SPECCHIO


Nello specchio stamattina ho visto

un sorriso che non conosco

Mi sono insaponato,

ho lavorato di rasoio

e alla fine ho ridato faccia d'uomo

al topo color cenere che sono,

i baffi vibratili sul naso,

gli occhi due buchi senza fondo

e le labbra aperte sugli spigoli

della chiostra di dentini dove esplodo

il mio squittìo di primo buongiorno.


Sarà che il mondo

è pieno di ambulanze, ma

- Nessun problema! - ho urlato,

non fosse per lo sguardo

intimo e privato

che dilapida anche adesso nel riflesso

questo gioco di ruolo del mio sogno.



                                             ***


QUESTI GIORNI


Le giornate ti avvistano negli angoli

più innocui

e ti presentano conti esagerati

sintonie mancanti.


Le giornate sono gorghi

capaci d'ingoiarti

e dopo non lo prendi più, non lo raccogli

il tempo di scavare

radici, buche, tane

nel terreno segreto delle cose.


Trame d' attese improbabili, storie

senza coscienza e senza

che torni una vera

vita di natura,

delle volte.



                                                    ***


ABBEY ROAD


Se è questo il mio giorno fatale

o un giorno abbastanza importante

da ricordarne alba e colore

tutt' attorno delle piante

secco nelle arie

prima quasi assenti

e poi pungenti

che dobbiamo alzarci i baveri

ricoprire d'unguenti


Se è questo il giorno più importante

per occhi, nasi e sentimenti

è meglio che sia un giorno

di circostanze povere

fra salici sbilenchi

una palude di pozzanghere

questo muretto circondato di sterpaglie

e l' asfalto tutto crepe

dove riconciliarci con la sete

dei fratelli persi chissà dove.


A santificare

un giorno uguale

in pegno posso offrire

le mie scarpe ormai cinquantenarie

le stesse di George Harrison

sulla copertina  di Abbey Road.


Ottobre del '69

a me quattordicenne senza cielo

di reticoli di tane prigioniero

un autunno di topi nel pensiero.



                           Alberto Bertoni  da     L' isola dei topi



6 commenti:

  1. Molto bello davvero (meglio dire: mi piace davvero). Più che di lama parlerei di bisturi con cui seziona con precisione e mano leggera

    RispondiElimina
  2. Hai dato davvero una bella immagine della scrittura di Bertoni, che è intensa e vitale ma leggera . Direi anche raffinata.

    Buona giornata.

    RispondiElimina
  3. Il gioco di ruolo come immagine ricorrente, e la comprendo - o perlomeno credo - visto che mi piace ribaltare i punti di vista. Quasi un demonizzarle le cose, mentre sono loro a incastrarci coi loro "conti esagerati"..

    RispondiElimina
  4. Poesia sottile - questa di Bertoni - di stampo quasi filosofico su cui si potrebbe disquisire a lungo, per arrivare al fine alla " sua" conclusione, che è quella - attraverso il vecchio gioco dello spostamento dei ruoli - di " sentirsi l'uomo più adatto a conquistare l' assoluto non essere che sono".
    Ma mi chiedo - a noi comuni mortali - : si può arrivare a definirsi come un " non essere"? ". E in tal caso, che ne sarebbe della nostra vita ? Una " non - vita?

    Ai posteri...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A saperlo mia cara.. viviamo di congetture, sensazioni, brividi..

      Elimina
  5. Poi c'è chi si accontenta e chi no... Chi si dà una risposta che lo " appaga" , chi si annienta e chi impazzisce ( Nietzsche e tanti altri... ).
    A noi cosa conviene?

    RispondiElimina