Così neri i tuoi occhi, luce mia...
Lucian Blaga nacque nel 1895 in una cittadina transilvana, ultimo di nove figli. Ebbe difficoltà a parlare fino all' età di quattro anni. Il suo mutismo, emblematicamente concepito - da poeta - come un tempo della riflessione profonda, fu per lui una condizione simbolica della vita. Parla di questa suo essere nell'incipit di una poesia " Autoritratto ", del 1943 : " Lucian Blaga è muto come un cigno. / Nel suo paese la neve del discettare sostituisce la parola ".
Si laureò in filosofia e divenne Professore Ordinario presso l' Università di Cluj; si rifugiò poi, dopo il Diktat di Vienna del 1940, in Romania, a Sibiu. Dopo la presa del potere da parte del regime comunista, fu messo in disparte : fu escluso dall' Accademia Romena nel 1948 e i suoi libri furono ritirati da librerie e biblioteche. Non ebbe più il permesso di pubblicare e potè esercitare solo l' attività di traduttore.
Secondo il filosofo - poeta, l' esistenza dell' essere umano oscilla tra due tipi di conoscenza: una " paradisiaca " e l' altra " luciferica ", la prima raggiungibile attraverso le vie della razionalità logica, la seconda derivante dagli stati di conoscenza orientati verso il mondo dei misteri. Ed è dal dialogo continuo con questo mondo a noi sconosciuto che deriva il fascino particolare della poesia di questo autore .
Quella luce che sento
entrarmi in petto
quando vedo te
non è forse una goccia
della luce
creata il primo
giorno
dal profondo assetato
d' esistenza?
Giaceva il nulla in
agonia,
nel buio errava, solo,
quando diede
l' Inconoscibile un
segnale:
" Luce !"
Un mare
un'insensata
tempesta di luce
dilagò in un istante:
era come una sete di
peccati, di desideri,
di patemi e slanci
una sete di mondo e
di sole.
Dov'è sparita
l' accecante
luce d' allora - chi lo
sa ?
Quella luce che sento
entrarmi in petto
quando ti vedo -
angelo mio,
forse è l' ultima
goccia
della luce creata il
primo giorno.
***
IO NON CALPESTO IL FIORE DEL MONDO DELLE MERAVIGLIE
Io non calpesto il fiore del
mondo delle meraviglie.
La mia mente non uccide
i misteri che incontro
sulla mia strada,
nei fiori, negli occhi, sulla labbra
e nelle tombe.
La luce degli altri
soffoca il bisbiglio di ciò che si
nasconde non esplorato
nelle profondità del buio,
ma io
io con la mia luce, aumento il
segreto del mondo -
come la luna con i suoi raggi
bianchi splendenti
non diminuisce, ma intensifica
il mistero della notte.
Io stesso illumino l'orizzonte
oscuro
con tremori, grandi tremori di
misteri consacrati.
E ciò che non è compreso
diventa ancora più
incomprensibile
sotto il mio sguardo
perché io amo
i fiori e gli occhi e le labbra e le
tombe.
***
FIORI DI PAPAVERO
Fra l' amara cicuta
canto la mia letizia - e un remoto sgomento
della morte mi prende,
mentre vi guardo, fiori di papavero
in riva al mar di segale.
Poter sfiorar i petali,
e non oso,
sembrano nati
dalla rossa bambagia
d'un affocato tramonto d'estate.
Abbracciare vorrei
il vostro slancio vergine,
ma siete un ornamento tanto esile
che temo
anche a stringervi al petto del pensiero.
E schiacciarvi vorrei,
ché siete rossi, rossi
come in terra poterono esser solo
le ardenti gocce di sangue cadute
sulle pietre
e la sabbia, al frantoio delle olive,
giù dalla fronte di Gesù,
quando ebbe terrore
della morte.
***
LA SORGENTE DELLA NOTTE
Bella,
hai gli occhi così neri che di sera,
quando appoggio la testa sul tuo grembo
mi sembra
che i tuoi occhi profondi sian la fonte
da cui corre la notte misteriosa alle valli
e i suoi monti e le piante
inondano la terra
con un mare di tenebre.
Così neri i tuoi occhi,
luce mia.
***
UN UOMO SI SPORGE SUL MARGINE
M' accosto al margine :
non so - è del mare
o del gramo pensiero ?
L' anima mia sprofonda
come anello dal dito
smagrato per un male scivolando.
Ormai nessuna strada è lunga,
nessuna voce m' allontana.
Giungi tu, nulla.
Sui gomiti una volta ancora
mi sollevo un palmo da terra
e ascolto.
L' acqua urta la sponda.
Nient'altro, nulla
nulla.
***
IL POETA
Anche se invento una poesia
non faccio che tradurre.
E poi, è giusto che sia così.
Così soltanto ogni verso ha una terra
per germogliare e diventare fiore.
Traduco sempre. Traduco
in lingua romena
un canto che il mio cuore
dolcemente m' annuncia, nel suo idioma.
***
LE LUCCIOLE
Brucia il prato nel sonno. Dalle ciglia dei giunchi
s' allontanano lacrime di fuoco :
le lucciole.
Tra disegni di nubi sulla costa
s' alza la luna.
Mani autunnali allunga su di te la mia notte
e nel cuore il sorriso ti porto dalla spuma
lucente delle verdi lucciole.
La tua bocca è uva diaccia.
Solo l'orlo sottile della luna
sarebbe così freddo
- se potessi baciarlo -
come le labbra tue.
Mi sei vicina.
Nel buio sento un palpito di palpebre.
Lucian Blaga da I poemi della luce. Trad. di S. Albisani
lieto
RispondiEliminasenza timori o sgomento.
luminosa libertà
con cui sono impastato.
grazie e ciao
Lieta giornata a te " luminosa libertà ! "
RispondiEliminalieto giorno :)
EliminaImmagini bellissime, anzi vere perle di luce. L'ultima goccia del big bang negli occhi dell'amata, la luna...non diminuisce ma aumenta il mistero della notte, dalle ciglia dei giunchi s'allontanano lacrime di fuoco: le lucciole. E l'elenco continuerebbe!
RispondiEliminaCome donna ti posso dire che se mi fossero state dedicate da un uomo solo alcune di queste poesie, mi sarei sentita una dea !
RispondiEliminaSe la metti così, ti dirò: penso a te come la "Sorgente della notte" per la tua capacità di scavare nello scuro ed estrarne lucenti diamanti e poi "mi sei vicina \ nel buio sento un palpito di palpebre"!
EliminaE' una meraviglia ! E' proprio vero che " non è mai troppo tardi... "
RispondiEliminaNoi siam come le lucciole, brilliamo nelle tenebre... https://youtu.be/-nivrZYPfFo
RispondiEliminaHo ascoltato su tuo suggerimento " Lucciole vagabonde " del 1974 cantata da Gigliola Cinquetti. E' passato tanto di quel tempo che mi sembra preistoria, ma devo dire che motivo è accattivante e il testo ha una sua dignità " lucciole ansiose di libertà...."
RispondiEliminaGrazie per l'intervento , molto apprezzato.