domenica 13 ottobre 2024

IL CONVITO DELLE STAGIONI PER ANTONIO

 


                                         Henri - Edmond Delacroix - Landscape with stars



C'è una fenomenologia ricorrente nella poesia di Antonio Prete che non sappiamo definire altrimenti che " campo di forze". Molto spesso esse prendono le mosse dall' osservazione e dalla contemplazione di fenomeni naturali - un paesaggio, gli alberi, il mare, gli animali  -  o interiori, immagini e figure della memoria che lo spazio naturale evoca e attrae. E pressoché sempre, ciò che cade sotto lo sguardo, appare innervato da una " energia" che fa sì che gli elementi risultino in tensione, in movimento o in trasformazione. Talvolta il movimento o la tensione sembrano circoscritti al mondo della natura; in altri casi quest'ultimo entra in risonanza con l'universo interiore dell' autore, facendo più chiaramente emergere quelli che sono i temi della sua poesia : il tempo, la memoria, il desiderio, la distanza, la dialettica tra presenza e assenza. In sostanza , la continuità tra " cielo esteriore " e " cielo interiore" è un punto fermo nella poetica di questo autore.




CONVITO DELLE STAGIONI


C'era il canto delle foglie nel vento,

il sibilo dell' ape sull' anemone,

c'era il grido della gazza che volava

verso l'ulivo,


                        stormiva a gran voce

la primavera, ma c'era nel cuore

del suono un grande silenzio,


c'era della musica negli alberi

un silenzio che era specchio

del cielo, dei suoi silenzi.



                                                 ***


NEL CERCHIO DEL VEDERE


E'  un intrico di rami bruni, la

linea

dei tigli, privi delle loro foglie.

Sui tronchi, macchie di

muschio.

Dove finisce l'arato, boschi di

faggi,

di castagni. In lontananza,

sperduti

torrioni.


Questo cerchio del vedere

è solo un punto. S' aprono, di

là da questo,

altri cerchi, con fiumi che

corrono verso il mare,

strade che rigano valli, cieli

che si perdono

in altri cieli, tra vortici

d' astri.


Quel che qui è assente dalla 

vista

è nel respiro degli alberi, nel

tordo

che si posa un istante sul

ramo alto

della magnolia, nel suono del

vento

tra i cespugli.

 In quel che appare

e in quel che si nasconde pulsa

un tempo

che è attesa. Tremito di

sconfinata attesa.



                                            ***


UN ALBERO, UN NOME


Dico : ciliegio. E appare nel

suo inverno,

già con le prime gemme. Nei

rami

il ricordo dell' ultima neve.

C'è, nel nome, la chimica delle

cellule arboree,

l' attesa del fiore, il primo

infogliarsi.

Ci sono le radici, la

fotosintesi,

la linfa, l'energia molecolare.

E si aprono nel nome filmiche

vallate

giapponesi, con floreale

allegria.


Mi porta anche, il nome, le

ombre meridiane

di un orto, in un'antica

primavera:

c'era un ciliegio che, ragazzi,

spogliavamo dei frutti.

Con il nocciolo si potevano

fare, bucandolo, minuscoli

fischietti.

 Con un gruppo di ciliegie

appeso

alle orecchie si

improvvisavano

selvatici monili.

E' quel ciliegio

che chiede ora timidamente

di entrare in questa poesia.



                                                ***


METAMORFOSI


Non c'è pensiero o affetto

che si perda nel nulla.

Amori e turbamenti fluttuano nell'aria,

sono nube, pulviscolo di luce.

O vapore lunare.


Nello schiudersi di un fiore

o nel formarsi di una stella,

quel che accade ha lo stesso respiro

del tuo desiderio.

Niente muore davvero.


Per questo qualche volta una nuvola

ha la forma di animale, o sopra le ali

di una farfalla c'è il disegno di una rosa :

figure di un legame, parvenze fuggitive

di una trama condivisa.


O forse questo è solo il sogno

di una metamorfosi.

Un sogno che la parola oppone

al silenzio che la abita,

la materia al vuoto che l' assedia.



                                            ***


UNA ROSA Dì INVERNO


Rosa d'inverno, un frugale lampo.

Petali gialli che sfumano in bianco

niveo su un calice d'ombra che è coppa

alla luce, tra rami rampicanti

senza foglie.

                 Lo stesso tempo giallo

è laggiù, sopra la linea ondulata

dell' Amiata, dissipato in un cielo

che si abbruna.

                       Velata e già lucente

la luna guarda dall' alto dischiudersi

la sera.

                  Quale intesa tra la rosa,

il crepuscolo, la luna?


                                    Una rosa

d'inverno, nel morire della luce :

una sillaba chiara nella spenta

lingua. Resto di fulgidi rosai,

forse, o annuncio di nuova fioritura.


Una rosa d'inverno : balenìo

di un riso offerto al vento che la sfoglia.



                                          ***


Presentazione di una delle prose che l'autore ha inserito nella raccolta :



Questo scritto non vuole dimostrare ma riflettere, non persuadere il lettore ma renderlo partecipe di una fondata percezione : quel che accade - nella vita quotidiana dei singoli e in quel teatro, spesso tragico, che chiamiamo storia  - ha con sé, in ogni azione, in ogni gesto, qualcosa che non prende forma, restando inattuato, qualcosa che ha a che fare con la speranza priva di risposta, con il desiderio rimasto vuoto, con il progetto inadempiuto. Contrattempi e ostacoli impediscono l' attuazione di un'idea o di un sogno, ma quell'idea e quel sogno hanno avuto un tempo, e spesso anche un'energia che non si disperdono, anzi agiscono silenziosamente nella formazione di nuove idee, di nuovi sogni. Quel che non è stato da noi vissuto, continua a vivere in noi con una sua presenza : ombra che presiede a una scelta, immagine che favorisce un incontro, mancanza che sospinge verso una ricerca. Potremmo dire che un'immensa elpisfera ( dal greco elpis, speranza ) circonda la Terra : le azioni e gli stessi pensieri attingono il loro respiro, il loro tempo e persino il loro prender forma, da questa invisibile fascia che avvolge la Terra.




                     Antonio  Prete   da    Convito delle stagioni



4 commenti:

  1. Mi sembra si prediliga la "sconfinata attesa", l'immenso cui non riusciamo a dare i resti. C'è questa fascia invisibile col vuoto in assedio, un vuoto formidabile, e ogni tanto cerchiamo solo di rinchiuderne ipotetici margini in un lampo frugale, un tordo fermo un istante, poi solo vento e noi con nulla in mano.. un imponente nulla però..

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  2. E' vero che l' autore parla di " sconfinata attesa" e che oltre quest' attesa spesso c'è il vuoto. Ma il messaggio che il poeta vuole mandare mi sembra riguardi più la speranza e che si possa riassumere in questo verso " Non c'è pensiero o affetto che si perda nel nulla " . Tutto ciò che sembra destinato a perire si convoglia in un' " energia" di trasformazione, cosa che conferisce continuità alla vita.

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    1. Un osseqioso riconoscimento al nulla, siamo debitori, e anche riconoscenti..

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  3. Non ho espresso un parere personale ( che in questa sede può interessare o anche no ); ho cercato solamente - con tutti i limiti del caso - di dare un'interpretazione a ciò che scrive il poeta.
    Grazie per i commenti.

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