sabato 23 marzo 2019

AZZURRO ELEMENTARE

 
 

                                                               E' qui che sei approdato adesso…


LA MISURA DELL'ERBA

Attieniti alla misura dell'erba
di questo prato che è largo
quanto si stende di verde
è qui che sei approdato, adesso;
ti sei svegliato
hai inforcato gli occhiali
hai calzato le scarpe
hai camminato, perfino:
per questo è plausibile
che ogni soffio di brezza
sia un bacio di Armida
che il prato sorrida
com'è scritto nei libri.


                                             ***

Quando si è scarsi di ragione e senno
capita che si scambino
fischi per fiaschi
- fa' che capiti -
nei sereni di maggio
di' pure un usignolo più un usignolo
sommato a un altro usignolo
è una manciata di spiccioli d'oro
gettata nell'aria chissà da chi
chissà per chi
magari fra i tanti per te
quando sei solo.


                                             ***

Qui è appena grandinato
considera la porzione di cielo
rotta a nord
dal culmine della villa  di fronte
anche noi siamo abitati dal fulmine
noi stessi cielo
se l'intercedere di una metafora
fa di noi più cielo
altro l'andare nostro al nostro andare.


                                                ***

Assaggia dalle mie dita un po' di quest'acqua
di questa che ha ancora sapore di nuvola
che tornerà nuvola
c'è come una desinenza concorde
un muto cospirare di cerchi
in questo alfabeto
e così anche tu tornerai
come passi adesso che passo
senza toccarti
è la medesima semplicità del sasso
pronta a risolversi in polvere
è la medesima semplicità del silenzio
il silenzio, soltanto, perfetto.


                                                    ***

Piangere non è un sussulto di scapole
e adesso che ho pianto
non ho parole migliori di queste
per dire che ho pianto
le parole più belle
le parole più pure
non sono lo zampettìo delle sillabe
sull'inverno frusciante dei fogli
stanno così come stanno
è fuoco né cenere
fra l'ultima parola detta
e la prima nuova da dire
è lì che abitiamo.


                                                ***

La parte soleggiata di noi stessi
non somiglia a questo prato d' agosto
che vedi
somiglia piuttosto a una pietra
che il tempo abbia sepolta
nel fondo profondo di noi
oppure sta come un'isola
e noi siamo sponda
ma sempre al di qua di quell'isola
dove io si dice per dire
- per essere - noi.


                                               ***

Se essermi è un carcere
è in questo carcere che sono libero
se qui sono libero
non fuggirmi adesso che ti avvicini
ma liberami, piuttosto,
perché io non  ti vedo.



 
  Pierluigi  Cappello   da    Azzurro elementare ( Poesie 1992 - 2010 )



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