sabato 23 marzo 2019
AZZURRO ELEMENTARE ( Prefazione )
UN POETA AL CROCEVIA
(…) " Sono nato al di qua di questi fogli"
Questo endecasillabo perfetto,senza orpelli letterari, è l'inizio
della poesia Ombre e al tempo stesso del mio amore per
Pierluigi Cappello.L'ho conosciuto come si conoscono i poeti,
prima di tutto e soprattutto sui loro fogli. Solo dopo ci siamo
incontrati per l'occasione di un lavoro insieme e siamo
diventati amici.
Aver parlato a lungo e minuziosamente con lui di alcuni
episodi della sua vita, mi ha fatto diventare un po' esperta
della sua poesia,per questo sono qui.Anzi -più modestamente-
esperta della sua biografia, tanto da riconoscere nei versi
tanti echi personali. Naturalmente, quando si legge, non è
necessario conoscere l'autore, ma può essere il punto di
partenza per scriverne, se non si è un colonello delle armate
che distribuiscono medaglie, un critico letterario, bensì un
soldato semplice: il lettore.
Non sento in Pierluigi Cappello quella navigata perizia che
mi infastidisce, lo sfogo di un miracolo linguistico, ma la
bravura sì, la capacità artigianale sì, la conoscenza
approfondita della storia della poesia sì. Conditio sine
qua non certo, ma mai sufficiente. E' tutto il resto che
incanta.Le sue parole non sono dirette solo a chi sta leggendo;
la voce tenta di stringere una relazione spietata con il proprio
Io, l' Io narrante. James Hillman esortava ogni forma di
narrazione- non solo psicanalitica - a spiantare gli occhi da
se stessa e portarli alla finestra. Questa esortazione così
importante da seguire, riportata alla poesia di Pierluigi
Cappello, ha poco senso. Il suo Io è la finestra stessa.
Coincidono. Dai suoi versi ci affacciamo per vedere un mondo
popolato da un quarto stato che emerge dalle gole delle
montagne friulane in un commovente e goffo cammino fiducioso
verso il futuro. Persone evocate ad una ad una mentre cantano,
sarchiano, rompono cadono, bussano, ridono, ma di cui il
poeta non ha nessuna paternalistica pietà , " perché ho soltanto
i miei occhi nei vostri e l'allegria dei vinti e una tristezza
grande ". Tutto è sconquassato nelle sue poesie, tutto si è rotto
e ha bisogno di essere ricostruito.Eppure mai un lamento, mai
un vittimismo, nemmeno sulle macerie sociali o civili o reali
come il terremoto del suo Friuli quando era bambino.
Sembra che la vita apparecchi spettacoli meravigliosi o cruenti
proprio per i suoi occhi, perché lui - lì fermo - li possa narrare.
Le pagine sprizzano una fortissima tensione etica: è
esattamente il nostro paese che emerge, nello stupro che gli è
stato compiuto.Ma nemmeno per un momento si sente una
protesta ideologica, o una didascalia,o una nostalgia passatista
E' tutto poesia, eppure è tutto racconto.
" Con l'allegria dei vinti " (…)
Francesca Archibugi ( Prefazione a ) Azzurro elementare
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