Adoravo la sua voce, la bocca che innalza ognuno al rango di re…
Lo capivo da come si muoveva tra la gente
mente sottile e senza devozione
destinata a non stupirsi mai abbastanza.
Giocava a bere nei bar, a stanare i derelitti per farne una corte di salvati.
Adoravo la sua voce, la bocca che innalza ognuno al rango di re.
Tanto parla il nostro bisogno di crederci immortali
nel furto repentino della notte.
***
Se ti avvicini posso contarti i battiti del cuore
posso anche indovinarti i sogni, ma prima disàrmati con cura
lasciami toccare il viso la schiena che da tempo immemorabile
non conosce carezze. Senti? E' come aver dimenticato il corpo
non sapete quanti infiniti lampi di piacere
stanno sulla punta delle dita.
Così mi avvicino alla tana del leone cieco, senza più slanci
per quante ferite aveva dato e preso
la sua voce un'arpa ormai disincarnata
perduto anche il rimedio degli inganni.
Era questo quando l'ho trovato.
***
Ma se lo lascio partire
muta la casa il cortile le viole
io credo che allora come un mulo
dondolerai nel pigro della sera
come piange la cagna senza figli
finchè non torna il padrone.
Allora - Dio - fammi calce nel sole.
Sarò una pietra che non si definisce
polvere consumata dalla luce
senza contorno né ragione. Ma se confine
fosse acqua e non terra, un'onda
ribelle alla misura, allora
nel diverso nome scriverei il mio.
***
Il letto non è più casa
il sonno non è orma sul cuscino
anche i libri si sono fatti stranieri.
La prima pagina porta il sigillo
del suo nome, ma il resto
è cenere spenta
omaggio di miseri inganni
a chi si credeva regina.
***
Dura un attimo il battito
immortale, a sorprendere gli occhi
basta la curva serrata nella luce del giorno
basta la carcassa d'animale
ora costretto all'asfalto, ora immobile
nel freddo della strada. Basta la sua ferma
lontananza da ogni giorno, da ogni bosco
e ramo scosceso per ricordare
che l'anima sta con il respiro
un soffio di polmoni e sei nell'aria.
***
Ovunque io vada
sono la linea storta del modello smisurato.
A lui chiedevo argini e centro
la pesatura perfetta del mio nome.
Finché c'era, come lui mi credevo un corpo
che la luce non trapassa, un piede
che si incide nella sabbia.
E invece sono un passaggio tra le cose
così leggero che mi involo con le foglie.
Fare del mio niente la brocca che tiene
ostinato tesoro - la promessa del suo pieno.
Roberta Ioli da Il confine dell'isola
Belle, la seconda quella che preferisco.. Interessanti i dipinti accompagnati dalla voce di Fiorella Mannoia
RispondiEliminaAnche a me sono piaciute molto le liriche di questa poeta: versi intensi ma nello stesso tempo di grande delicatezza.
RispondiEliminaGrazie per il commento.