Parliamo una lingua morta…
Questo presente di coltelli
a sibilo di luce, lame
nell'aria secca che non dà scampo
aria che non lascia fiato
vento più affilato del metallo
che punta l'alto, mille invisibili
tagli verticali - questo,
oggi mi sei. Questo oggi dimostri.
Così sanguina la carne
della mente, e non solo.
Questo tornare all'uguale
dei luoghi, nei giorni diversi
- al pensiero che si allenta,
si colora di esterni, annuisce.
***
Sbòcciami al tuo tocco
percorrimi i nervi del pensiero
ogni singola giuntura irrigidita
dall'attesa, ogni fibra
insisti, premi sulle resistenze
che si scioglieranno,
sfarinami al tuo setaccio
ospite inatteso
inquilino abusivo
nelle mattine che governano il mondo
ritroveremo la stagione chiara
del respiro, andremo a tempo.
***
Parliamo una lingua morta
un inerte paradiso d'intenti
soffice e voluttuoso come un'infezione
annidata in fondo alla trachea
la voce ci esce in bolle di sapone
sale effimera involute arcobaleno
a frantumarsi contro un cielo velenoso
carico di sospesi che lo appannano
coltiviamo una magnifica astenia
persi in una lontananza che sa di esilio,
senza cibo né acqua per lenire
una febbre di cui non ci accorgiamo.
Siamo più cose di quante eravamo,
ma ci sfugge l'essenziale,
***
LEGARE, LEGARSI
I
Tu che mi sei paradigma, prossimo
nel tuo esistermi spasmodico, declinazione
della mia carne, legato alla fascina sempre
pronta per il fuoco : tu che mi impersoni
meglio di chiunque altro- ora - che mi dai
nuova sostanza e nuova consistenza , tu-
pietra angolare del mio basamento,
cataclisma sospeso sul mio discernimento.
***
II
Cerco in una consapevole vulnerabilità
fruttifico di azzardi e fuochi d'artificio
espongo sulla ribalta della sola tua presenza
talenti che ignoravo, oggetti che non sapevo
di contenere, isole remote perdute ad altre
conquiste. Cartografo dei miei arcipelaghi,
il tuo scafo solca mari inesplorati : presto
non avrò più spiagge, né flutti, né anfratti,
e sarà guerra.
***
III
Non può che essere così: generare, legare,
esporre, esporsi : accogliere la morbida
potenza del ramo che si allunga, la radice
che affonda in cerca d'acqua, l'intreccio,
la risonanza, la saldatura, l'urto delle cose;
scoperchiarsi al fulmine in arrivo, lasciarsi
spogliare dalla pioggia, invadere dal mare.
Germogliare, sapendo di poter illividire.
Giovanna Rosadini da Frammenti di felicità terrena
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