Alberi autunnali
Donna incinta e la morte
Madre cieca
(…) L' autunno era la stagione preferita da Schiele: dichiarava di
amarlo " non soltanto come stagione dell'anno, ma anche come
una condizione dell'uomo e delle cose. La delicata, gentile
malinconia di cui la natura sembra permeata in autunno, emana
perfino dai vecchi muri, colma il cuore di tristezza e ci ricorda
così che siamo soltanto pellegrini su questa terra ". Ogni
paesaggio - popolato di strade, di alberi e case-veniva percepito
nel suo cono d'ombra, nella sua stilizzazione devitalizzata, colto
attraverso uno stato d'animo che neutralizzava ogni variabilità
atmosferica: la finalità interna, la vocazione ineludibile, la
ragione d'essere di ogni stagione risiedeva nella malinconia dell'
autunno, onnipervasiva anche nel mese di agosto: " Si può
percepire intimamente, nel profondo del cuore - scriveva Schiele
ventiduenne - un albero autunnale in piena estate; io vorrei
dipingere questa malinconia ". Agli occhi dell'artista, l'autunno
non è mai stato una tarda estate, quanto un inesorabile preludio
dell'inverno, annunciato dall'inaridimento della natura visibile
nei rami secchi e nei girasoli appassiti, dall'assorbimento della
linfa vitale che appare come un presagio di morte: i tre alberi
autunnali del 1911,ormai quasi privi di foglie, sembrano evocare
il Golgota, l'evento di una gelida estinzione dell'uomo.
Il pittore sa che tutto ciò che vive è anche morto, porta cioè in sé
il suo esiziale compimento, fin dall'istante del concepimento,
come attesta il funesto dipinto del 1910 La madre morta, in cui
il grembo appare come un lugubre mantello, un involucro
mortuario che racchiude il Sein Zum Tode del nascituro, ne
circoscrive la parabola esistenziale, prefigurandola orfana dell'
affetto materno.
Per Schiele la maternità è l'evento tragico della vita, in cui si
preannuncia la percezione originaria del dolore e della
solitudine che neppure l'erotismo e l'apparente congiunzione dei
corpi può scalfire. Si osservi la tela Donna incinta e la morte
del 1911 che è un'autentica annunciazione macabra, in cui un
monaco di spettrali fattezze appare alla puerpera agonizzante
come angelo della morte; e qualora un bagliore di vita riesca a
sottrarsi all'abbraccio mortale, esso non può che esibire la
propria mutilazione, come nello splendido Madre cieca del
1914, in cui l'allattamento viene privato di quello sguardo
affettuoso che comunicherebbe fiducia al neonato.
Schiele, nell'iconografia della malinconia e della vanitas ,
introduce un evento di grande rilievo, operandone una
trasfigurazione tragica: l'uomo non reclina più la testa sotto il
peso della riservatezza pensosa , non medita più sulla morte
raffigurata da un teschio posato sul tavolino dello studio come
altro da sé, ma assume sul proprio volto l'icona funebre,
diventa morte incarnata esibita nel gesto di esistere, nel
godimento del sesso e nella prostrazione della sofferenza . (…)
Marco Vozza da Rendere visibile il dolore ( La pittura oltre la filosofia )
Madre coi due bambini
Una descrizione interessante, ma i quadri non mi piacciono, eccetto "alberi autunnali"
RispondiEliminaA me - invece- il tratto di pittura di questo autore piace molto: trovo che in lui ci sia una percezione e una consapevolezza non solo del dolore, ma anche delle sfumature ( a volte quasi irriconoscibili ) con cui questo si si manifesta.
RispondiEliminaSoprattutto nei dipinti di carattere erotico.
Non mi trovo sempre d'accordo sulle sue considerazioni esasperate riguardo agli eventi della vita ( per me la maternità - ad esempio- non è l'avvenimento fosco che egli immagina e dipinge ), ma il suo modo di dipingere mi affascina e mi cattura. Sempre.