lunedì 24 settembre 2018
L'ARCOBALENO SUL RUSCELLO 3
(…) Se nell'odio siamo risucchiati nel gorgo di un passato che
annulla ogni trascendenza possibile e ci imprigiona in una
crudele immanenza,nel perdono - il tempo - l'agostiniano tempo
interiore, cambia radicalmente il suo modo di snodarsi che,
senza dimenticare il passato doloroso, lo immerge nel flusso
eracliteo del divenire - trasformandolo - e aprendolo al futuro,
all'avvenire, e in fondo alla speranza, che è memoria del futuro.
Il passato ( le ferite, più o meno laceranti che lo hanno
contrassegnato ) non si cancella, non è divorato dall'oblio, ma
è rivissuto in un altro modo:come ferita che non si è cicatrizzata
e forse non lo sarà mai, ma che viene redenta in un orizzonte di
insondabile accoglienza e di indicibile sacrificio. Certo, è
possibile che non si riesca a perdonare, a ridare un altro senso
alle ferite inemendabili dell'anima ( cosa ovviamente
comprensibile ), ma il drago da cui dovremmo in ogni caso
fuggire è quello dell'odio, del desiderio di augurare all'altro,
all'altro che ci ha fatto del male, ogni possibile male.
Solo alla speranza, solo alla generosità è dato di ridare un
senso alla violenza e alle ferite subite.
Le parole della psicologia e della psichiatria non bastano a
convertire al perdono persone che siano state ferite nell'anima
fa feroci ingiustizie, da grandi sofferenze, dalla perdita di
persone amate o dalla devastazione del proprio volto. Guarire
perdonando:ma chi lo direbbe a persone lacerate dall' angoscia
e dal dolore? Sono invece necessarie le parole che nascono
dalla grazia delle fede e della speranza, e che ci immergono nel
mistero insondabile dell'amore che è l'anima del perdono.
Il resto è silenzio.
Eugenio Borgna da L'arcobaleno sul ruscello ( Figure della speranza )
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